Videogiochi > Baldur
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Autore: Lara Ponte    05/04/2024    0 recensioni
Per prima cosa grazie per essere qua, era davvero tanto tempo che non pubblicavo qualcosa.
In questa breve FF molto semplicemente volevo che il mio personaggio ritrovasse il suo adorato (nonostante tutto) Imperatore dopo tanto tempo dalla battaglia finale.
Spero non ci siano troppi spoiler (per chi ancora non avesse giocato questo capolavoro) e se ho messo la bandierina gialla è stato più che altro per il linguaggio un po' sopra le righe adottato dal mio Elrick.
A tutt* buona lettura. ^_^
p.s. Mentre scrivevo ascoltavo la canzone della soundtrack del gioco, "Song of Balduran"... e chi vuole intendere... ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I

Prologo: strada notturna.

 

L’ora di cena era passata da un pezzo e buona parte della città, almeno quella considerata rispettabile o che doveva semplicemente alzarsi all’alba per lavorare, era impegnata coi rituali quotidiani del sonno ristoratore.
Era già trascorso un anno dagli avvenimenti terribili che avevano sconvolto la città di Baldur’s Gate fino quasi a raderla al suolo e tante persone erano ancora tormentate dagli incubi, soprattutto coloro che avevano perso molto in termini di affetti; tuttavia Elrick D. Riverdrake, forse anche grazie al suo ruolo centrale nella riconquista della pace, non si riconosceva tra loro, dopotutto, in mezzo a quell’inferno riteneva di aver avuto una buona dose di fortuna.
Se c’era una cosa che apprezzava delle camminate solitarie nel silenzio della notte era la possibilità di ripensare con calma alla propria vita, l’analisi fredda e ragionata del passato, remoto o recente che fosse, contemporanea all’esplorazione delle possibilità future. Era esattamente questo quel che ora faceva nella propria mente: ricordava e rifletteva.

Quando era iniziata la sua avventura non aveva più da tempo una famiglia che potesse perdere, anche se gli era bruciato parecchio ritrovarsi di punto in bianco senza gli amici, la casetta in affitto dove abitava e un lavoro soddisfacente.
La sua gioventù era stata marchiata in modo indelebile dal sangue e dalla vendetta, portata a compimento soltanto per poi assaporare il senso di vuoto (Dolce e amaro) di qualcosa così inutile e meschino, e a fare da ciliegina sulla torta dell’ironia della vita ci aveva pensato la ricompensa datagli dalle autorità per aver macellato una banda di otto criminali. Criminali vero, ma anche persone, vite che chissà per quali motivi avevano imboccato la famosa ‘Strada sbagliata’ e di certo alla fine non si era sentito migliore di loro. Gli anni spesi ad allenarsi e la sete di sangue alimentata ogni sera prima di addormentarsi non avevano riportato indietro la sua famiglia, e gli ci volle quasi altrettanto tempo prima di riuscire a far pace con se stesso (‘Perdonare’ era una parola grossa), per poi costruirsi in città una nuova vita normale e socialmente accettabile”.

Accennò un sorriso ironico nel pensare che quella vita era durata quasi dieci anni, un battito di ciglia nell'esistenza di un elfo appena quarantenne che da un momento all’altro si era ritrovato a bordo di una nave volante aliena, fino a quel momento sentita nominare soltanto nelle vecchie storie, di quelle che si raccontano ai bambini per tenerli buoni quando fanno troppi capricci.
Un incubo del passato trasformato in realtà dentro una capsula di carne e metallo, dove un essere ancestrale dalla statura impressionante e capace di levitare, intento a studiare alcuni altri ‘passeggeri’, lo aveva infettato con un parassita dall’aspetto ripugnante.
Quando si era risvegliato coi lunghi capelli scuri madidi di sudore, sangue e sporcizia, non sapeva quanto tempo fosse trascorso, se ore o giorni, ma da li in poi aveva dovuto ricominciare a lottare per riprendersi la libertà e la sua stessa vita.

Mesi in cui si era visto obbligato ad affrontare ogni genere di situazione, alcune familiari altre completamente nuove, mesi in cui tuttavia aveva anche trovato una nuova famiglia nella banda di amici che aveva radunato attorno a se. Molti di loro condividevano il suo stesso destino e si erano alleati per cercare una cura contro l’abominio che si portavano dentro, mentre altri si erano uniti a lui spinti dal desiderio di rendere il mondo un posto migliore o dominarlo nel peggiore dei casi.
Tuttavia non era a loro che pensava mentre ora coi piedi tastava lentamente ogni singolo ciottolo della strada buia e silenziosa che percorreva. In quello stesso periodo qualcun altro si era aperto un varco, prima nella sua mente in un mondo fatto di sogni e speranze, poi nella sua stessa anima, fino a conquistare ciò che i più romantici definivano come il proprio cuore. A distanza di un anno ancora non riusciva a stabilire con certezza quanto fosse stato manipolato ( ‘sedotto?’) e quanto invece ciò che provava fossero i suoi veri sentimenti, ma una cosa la sapeva fin troppo bene: questo Qualcuno” gli doveva delle risposte e quella notte, anche a costo di doverlo sfidare, le avrebbe avute.

 

  
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