Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Marauder Juggernaut    05/04/2024    0 recensioni
[Traduzione dell'opera Prince Incendié di LawEsculape su AO3]
King è il braccio destro di Kaido, imperatore dei mari e feroce capitano della ciurma delle Cento Bestie. Katakuri è il figlio secondogenito di Charlotte Linlin, la terribile imperatrice dell'arcipelago di zucchero Totto Land.
Quando King viene catturato dai figli di Linlin, viene posto sotto la sorveglianza di Katakuri per impedirgli di causare problemi.
Katakuri si innamora immediatamente di lui e tra loro nascerà un'amicizia che nessuno dei due si aspetta, ma che salverà entrambi.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Charlotte Katakuri, Charlotte Pudding
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note di chi traduce:
Ciao! L'opera originare in francese "Prince Incendié" è scritta dalla bravissima LawEsculape, la sta pubblicando su AO3 e mi ha dato il consenso alla traduzione. Se siete curiosi della storia originale, potete trovarla QUI. 
Quando in origine mi sono imbattuta in questa fic, mi sono sorpresa della casualità di aver trovato una fic sulla mia nuova fissazione rarepair nella lingua che avevo cominciato a studiare, ma seguendola da più di un anno posso dire con assoluta sincerità una cosa: 
questa storia dovrebbe essere letta da più persone possibili, per questo ho chiesto di poterla tradurre. L'autrice pubblica ogni due settimane, io cercherò di farlo ogni settimana, sempre il venerdì. 
Siete super invogliati a lasciare recensioni (proverò a girarle tradotte all'autrice originale!) e spero che l'amiate come la sto amando io, che aspetto con più ansia gli aggiornamenti di questa fic che i capitoli di One Piece.
Alla prossima settimana!
M.J.




Principe dato alle fiamme

 
 
Capitolo 1: Icaro
 
 

«Forza! Questa è la volta buona, non abbassate la guardia! Preparatevi alla salita: se vedete anche solo un’ombra in cima a questa cascata, aprite il fuoco, chiaro?».
 
Charlotte Smoothie aveva preso il comando della nave in assenza di Mamma e Perospero. Tutti sul ponte erano tesi. Cadere due volte di seguito si era rivelato particolarmente umiliante per l’equipaggio, già demoralizzato dal recente fallimento contro Cappello di Paglia. D’altro canto, erano tutti pronti a combattere. Erano furiosi per aver perso la madre in mare. Nessuno a bordo credeva alla sua morte, doveva essere per forza scappata, ma l'affronto che era stato fatto loro era troppo grande perché potessero semplicemente aspettarla con tranquillità in fondo alla scogliera. Aveva bisogno di loro, lo sapevano.
 
Non avrebbero deluso Mamma.
 
Smoothie si assicurò che tutto andasse liscio per il loro terzo tentativo. Tutti erano armati e pronti. Questa volta niente avrebbe potuto fermarli. Stavano per risalire la cascata che portava a Wano quando il Mont d'Or, incaricato del monitoraggio del cielo, li allertò.
 
«Aspettate! Qualcosa si dirige verso di noi!».
 
«Preparatavi ad aprire il fuoco!» ordinò Smoothie.
 
«Si avvicina molto rapidamente!» aggiunse Mont d’Or «Aspettate! Ma è…!».
 
Non ebbe il tempo di finire la frase. Pochi secondi dopo, un gigantesco proiettile colpì il ponte della nave. L’impatto fece volare i passeggeri più fragili, gettandone altri in mare e spargendo qua e là enormi schegge di legno, che ferirono alcuni membri dell'equipaggio. I più potenti furono risparmiati e si affrettarono a ristabilire l'ordine, Smoothie in primis. Fortunatamente nessuno si lasciò prendere dal panico. I feriti vennero portati nella cabina di mamma per ritornare a Totto Land e gli sfortunati caduti in acqua furono velocemente ripescati.
 
Smoothie era fuori di sé. Chi avrebbe potuto prenderli di mira a questa distanza? Non esisteva un cannone capace di una simile impresa. E non poteva trattarsi di una coincidenza, non erano abbastanza vicini al dirupo per subire alla caduta di macerie.
 
«La prossima volta, Mont d’Or, quando vedi che qualcosa viene verso di noi, spara senza pensarci due volte, invece di parlare! Altrimenti ti butto in mare!» gridò lei.
 
«Mi ha colto di sorpresa!» disse tossendo a causa della polvere. «Guarda!».
 
Indicò l'enorme massa nera che aveva provocato quell'esplosione e che ora giaceva sul ponte, occupando quasi tutto lo spazio disponibile nonostante le dimensioni del loro galeone. Non ci volle molto prima che si rendessero conto che non si trattava di un proiettile, ma di un uomo privo di sensi. Un uomo gigantesco e gravemente ferito, con i capelli appiccicati al viso e mescolati al sangue che perdeva in abbondanza. Lo splendido paio di ali che aveva sulla schiena non allertò nessuno, ma la comandante riconobbe subito gli abiti di colui che li aveva lanciate giù dalla cascata e fatto cadere la mamma in mare qualche giorno prima.
 
«Questo è … King?».
 
Ci fu un attimo di silenzio prima che Galette si avventasse su di lui con la sciabola in mano.
 
«Perfetto! Gli taglierò la testa e la offrirò a mamma quando tornerà!».
 
Tentò di afferrare King per i capelli, ma faticò per sollevare la testa, che probabilmente pesava il doppio di lei. Ci volle un po' prima che tutti si rendessero conto che era a volto scoperto e in condizioni critiche.
 
«È ancora vivo?» domandò Smoothie, sorpresa che un simile mostro fosse stato sconfitto.
 
Galette, abbandonò l'idea di sollevargli la testa e gli tastò il polso.
 
«Sì» constatò alla fine «Sbrighiamoci e uccidiamolo!».
 
Smoothie trattenne i propri fratelli che volevano avventarsi su di lui per farlo a pezzi e si rivolse a Daifuku, suo fratello maggiore.
 
«Cosa può aver ridotto l’uomo migliore di Kaido in questo stato?».
 
«Per me è chiaro».
 
Tutte le teste si girarono nella sua direzione.
 
«Mamma. Un taglio simile» e indicò la ferita sul petto di King «non può che essere l’opera di Napoleon».
 
Risuonarono esclamazioni di approvazione. Tutti volevano immaginare la mamma viva ed erano ancora più felici nel pensare che avesse già compiuto la sua vendetta su uno dei luogotenenti di Kaido. Dopo alcuni secondi di grida di gioia, i più giovani della famiglia Charlotte iniziarono a discutere su chi sarebbe stato il primo a porre fine alla vita del nemico.
 
«Aspettate!» continuò Daifuku «Se la mamma è l’artefice della sua sconfitta, potrebbe averlo mandato da noi in custodia».
 
«Fratellone!» si scandalizzarono i più giovani. «Non possiamo lasciarlo in vita dopo quello che ci ha fatto!».
 
«Guardate meglio».
 
Tutti obbedirono e si presero la briga di osservare con maggiore attenzione la loro preda. La follia vendicativa si trasformò rapidamente in interesse. Nonostante anni passati a vedere sfilare volti ed etnie diverse, vantandosi di essere la famiglia più diversificata del Nuovo Mondo, nessuno di loro aveva mai visto qualcuno con un aspetto simile. Flambée si avvicinò per prima per liberare i capelli che erano attaccati al naso di King e strillò di sorpresa mentre rivelava la bellezza dei suoi lineamenti al resto dell'equipaggio.
 
Per i più vecchi, coscienti delle ambizioni di Mama in termini di utopia multiculturale, una simile scoperta era straordinaria: la pelle nera di King combinata con le sue ali e il candore dei suoi capelli non lasciavano spazio a dubbi sulle sue origini.
 
«Non può essere..!» disse Smoothie in un sussurro «È una leggenda!».
 
«Apparentemente no! Ecco perché non penso sia una buona idea ucciderlo: la mamma non lo vorrebbe, altrimenti l’avrebbe fatto lei stessa».
 
Tutti ascoltavano attentamente, senza distogliere lo sguardo dal lunariano svenuto sul ponte della barca.
 
«Forse è stata lei stessa a mandarcelo quaggiù, perché potessimo recuperarlo. E anche se non fosse così, immaginate la sua gioia quando saprà che questo nuovo esemplare è nelle nostre mani. Un luogotenente di Kaido, un lunariano, che trofeo!».
 
Smoothie rifletté la questione e alla fine ammise che suo fratello aveva ragione. Sarebbe stato sciocco non approfittare di una simile opportunità.
 
«Molto bene» dichiarò.
 
Chiamò gli homies in dispaccio sulla barca e ordinò loro di portare King alla cabina di mamma. Dovevano agire in fretta, non c'era niente che dicesse loro che non avrebbe ripreso conoscenza da un momento all'altro e avrebbe dato loro del filo da torcere. Era piuttosto distrutto, ma era più saggio non sottovalutare un membro così potente della Ciurma delle Cento Bestie. Gli homies hanno avuto grandi difficoltà a sollevare il gigantesco corpo di King e a trascinarlo verso lo specchio gigante che avrebbe permesso loro di portare in salvo la loro preda. Smoothie lasciò il comando della nave a Daifuku mentre dava un'occhiata a Whole Cake Island.
 
«Qui è la comandante Smoothie, preparatevi a ricevere un prezioso prigioniero, è King l’incendio. Attenzione. È privo di sensi ma estremamente pericoloso. Mettetelo in un luogo sicuro in biblioteca fino al ritorno di Mamma».
 
Gli homies si radunarono davanti allo specchio, portando King sulla schiena, pronti ad attraversare il portale per Totto Land.
 
 
 

Non sapeva davvero se stesse sognando o no. Credeva di sentire qualcosa, frammenti, formicolio, minuscole interferenze che solleticavano la superficie della sua coscienza. Ma non aveva voglia di svegliarsi, non ancora. Per il momento si sentiva tranquillo. Tutto intorno a lui era morbido, luminoso e calmo. Era da molto tempo che non provava una tale tranquillità, un tale rilassamento. Tuttavia, il leggero disagio che cercava di attirare la sua attenzione diventava sempre più forte. Non il dolore ma una sensazione altrettanto spiacevole, che faceva emergere brutti pensieri. Erano confusi, ma familiari. Sapeva che erano vecchi, aspettavano solo di riemergere.
 
Più si concentrava, più il paesaggio intorno a lui si oscurava e tornava ad essere rumoroso. Il nervosismo aveva scacciato la calma. Provò a muoversi, ma non ci riuscì. Il suo corpo era pesante e non rispondeva. A poco a poco le immagini davanti ai suoi occhi diventarono più nitide, cominciò a captare di nuovo suoni e odori. Niente gli era familiare, non ricordava ancora cosa fosse successo e le voci intorno a lui parlavano troppo velocemente perché qualcosa di comprensibile potesse raggiungerlo. Ma col passare dei secondi i suoi sensi si fecero più acuti. Provava dolore, molto dolore, gli bruciava la pelle, i muscoli si strappavano... C'erano persone attorno a lui, discussioni animate. Da quando così tante persone si permettono di strillare in quel modo intorno a lui?
 
Bastò un ultimo contatto - uno di troppo - per farlo reagire. Una mano si posò su di lui, fredda, gelida, spietata. Altre mani si unirono, su tutto il suo corpo, afferrandolo, stringendo per tenerlo fermo. Sapeva cosa stava succedendo ed era fuori discussione. Non si sarebbe sottomesso mai più, mai più. Lottò, sbattendogli i pugni e le gambe intorno a sé. Come si aspettava, la presa dei suoi nemici si fece più salda. Fece appello alle sue forze rimanenti per trasformarsi. Le sue mani divennero artigli, la sua bocca divenne un becco. Colpì senza pensarci e bruciò senza pietà tutto ciò che gli capitava alla portata, con la sgradevole sensazione di colpire l'acqua. Ma i suoi sforzi alla fine furono ripagati, nessuno ormai lo tratteneva e le grida circostanti lo rassicurarono sulla sua battaglia. Era ancora disorientato e quasi morto, ma era libero.
 
 

 
Katakuri stirò i muscoli feriti davanti allo specchio. La sua riabilitazione era stata più dolorosa di quanto si aspettasse. La sua lotta contro Rufy Cappello di Paglia lo aveva lasciato davvero indebolito. Si era rimesso in piedi abbastanza velocemente, ma per quanto riguardava i movimenti corretti era più complicato. Paradossalmente, la ferita più grave era quella che si era inflitto per riparare l'affronto di Flambée. Ruotò le spalle e sentì i punti che tiravano. Il dolore era in gran parte sopportabile, era la sua vulnerabilità a metterlo a disagio. Era troppo lento a guarire. C'era bisogno di lui, non poteva più permettersi di restare a letto.
 
«Le vostre condizioni migliorano di giorno in giorno, Lord Katakuri» tubò la lampada sul comodino alla sua sinistra.
 
«Non abbastanza veloce per i miei gusti» disse, guardandosi allo specchio.
 
Dopo aver esaminato lo stato delle sue ferite, alzò lo sguardo e dovette guardarsi in faccia. Non ci era ancora abituato. Aveva così spesso evitato di guardarsi in faccia, era nuovo per lui affrontarlo nella sua interezza. Era ancora a disagio, ma non voleva più nasconderla. Aveva trascorso troppo tempo scappandoci. Si prese un secondo per contemplare tutti questi dettagli che aveva maledetto e ignorato; le sue cicatrici rosa, gonfie, lisce come il vetro, le sue zanne prominenti e la sua enorme bocca mostruosa. Deglutì a fatica quando si rese conto che, nonostante tutti i suoi sforzi per accettarlo, non ci riusciva. Era incapace di non provare repulsione per il proprio corpo.
 
Si passò timidamente un dito sulla zanna e immaginò di strapparsela. Dopotutto, cosa glielo impediva? Non aveva bisogno di quei canini per ingoiare i dolci e forse si sarebbe sentito meglio senza?
 
Perso nei suoi pensieri, non vide subito il volto di Brûlée dall'altra parte dello specchio. Quando la riconobbe, fece un salto e si tolse velocemente la mano dal viso, imbarazzato per essere stato sorpreso in un momento così intimo. Aveva sicuramente notato il suo imbarazzo, ma era troppo cortese per fare qualsiasi commento.
 
«Brûlée» ringhiò «Avvisa quando vieni a trovarmi».
 
«Ti chiedo scusa, ma è urgente!».
 
La sua voce non mentiva: più che un'emergenza si trattava di una catastrofe. Dimenticò immediatamente la vergogna precedente.
 
«Che sta succedendo?»
 
«La Queen Mama Chanter ha rimpatriato un prigioniero ferito a Whole Cake Island ma ... Non è andata come previsto, è fuori controllo!».
Si prese un secondo per elaborare l'informazione e si prese la testa tra le mani.
 
«Ma che gli è preso? L'isola è già in crisi, abbiamo già abbastanza difficoltà a far partire i lavori. Che idea stupida mandarci un nemico da affrontare».
 
«So che sei ferito, ma abbiamo bisogno di te … distruggerà tutto!».
 
Si astenne dal chiederle perché stesse chiamando lui. Conosceva già la risposta: il prigioniero era estremamente potente ed era l'unico all’altezza. Se la mamma aveva voluto riportarlo indietro, doveva essere molto prezioso, ma era assolutamente irresponsabile mettere il loro Paese in pericolo quando erano tutti così indeboliti dopo il fiasco del matrimonio di Pudding. Tuttavia non commentò. Avrebbe fatto il proprio dovere. Non aveva più il diritto di fallire.
 
«Portami direttamente sul posto, sistemerò la cosa».

 

 
 
 
Katakuri lasciò il mondo specchio e si ritrovò direttamente sulla banchina. Il caldo nell'aria lo sorprese; non aveva mai sentito temperature così estreme, nemmeno in presenza di Prometheus. L'aria puzzava di zucchero carbonizzato. Analizzò rapidamente la situazione: gigantesche fiamme divoravano i tetti delle case, gli abitanti e gli homies urlavano di terrore. I suoi fratelli e sorelle correvano in tutte le direzioni per fermare il fuoco, in preda al panico. Si calmarono vedendo la sua alta figura emergere dallo specchio. Guardò al futuro, per ottenere le informazioni che gli interessavano.
 
«Fratellone! È laggiù!».
 
«A ovest» mormorò tra sé, senza prestare attenzione a Mascarpone e Joscarpone che correvano verso di lui per spiegargli la situazione.
 
«Fratellone! È laggiù!».
 
«Lo so, pensate a spegnere le fiamme».
 
Si avviò nella direzione indicata, ma ebbe difficoltà a vedere qualcosa attraverso il fumo. Fortunatamente, il suo dono di chiaroveggenza gli permise di individuare il nemico senza che se ne accorgesse. Brûlée non gli aveva fornito molte informazioni, la situazione preoccupante aveva causato il panico tra le loro fila e impedito la trasmissione di informazioni importanti su questo prigioniero. Katakuri rifletteva che la loro organizzazione lasciava un po' a desiderare in assenza di Mamma. Il loro precedente fallimento che avrebbe dovuto renderli più vigili, li aveva solo resi più deboli. Tutto quello che sapeva in quel momento era che il fuggitivo era un luogotenente di Kaido e che doveva essere preso sul serio. Non era il caso di prendersela comoda, doveva metterlo KO immediatamente.
 
Alla fine, vide la sua sagoma attraverso le fiamme. Non c'era niente di umano in lui. "Uno zoo-zoo, come previsto." pensò mentre sollevava il tridente. Gli utilizzatori di questi frutti del diavolo erano rinomati per la loro incredibile forza fisica, nel suo stato avrebbe dovuto stare attento e coglierlo di sorpresa per evitare di combattere una battaglia che avrebbe potuto costargli cara. Non era nelle condizioni giuste. Si avvicinò lentamente, aggirando il suo avversario per non ritrovarsi nel suo campo visivo. Ancora non riusciva a vedere di che mostro si trattasse. Per il momento, era impegnato a fare a pezzi i poveri homies che urlavano di angoscia.
Katakuri si mise in posizione per lanciare la sua arma, ignorando il dolore al fianco e mirando a quella che pensava fosse la testa del mostro. Lesse il futuro e cambiò idea, non solo avrebbe schivato, ma anche sarebbe volato via. Quando capì di che creatura si trattasse, il nemico era già in aria.
 
«Uno pteranodonte?» esclamò ancora scioccato dal fatto che la mamma avesse pensato che fosse una buona idea mandare qualcuno di così potente nella loro capitale a corto di personale.
 
Il gigantesco rettile, che doveva avere un'apertura alare di dieci metri, salì in alto nel cielo. Alla fine Katakuri decise di reagire, lanciò in aria il suo braccio appiccicoso e strinse la presa sulla zampa posteriore dello pteranodonte. Usò tutta la sua forza per gettarlo a terra, sperando di metterlo KO. Il suo duro atterraggio provocò un'esplosione di fuoco che costrinse Katakuri a lasciarlo andare. Non capiva cosa fosse successo, ma fece attenzione a non toccare le fiamme. Si avvicinò al cratere dove si trovava il suo avversario, pronto a sferrargli il colpo finale con il suo tridente. Fortunatamente, ebbe il riflesso di controllare qualche secondo successivo e riuscì a proteggersi dal fulmine che ne conseguì. Chiunque altro al suo posto sarebbe stato trafitto dal becco affilato dello pterosauro.
 
Bloccò l'attacco con entrambe le mani ed ebbe tutta la difficoltà del mondo per trattenerlo. Il mostro era gigantesco, se ne rese conto solo in quel momento. Era abbastanza grande da bloccarlo a terra e da eguagliare la sua forza. Sbatté furiosamente le ali e colpì le gambe di Katakuri con i suoi artigli. Tentò di invertire la posizione, ma la potenza delle sue ali era tale che non riusciva più a sollevare la schiena da terra. Era bloccato: se avesse lasciato andare il becco, sarebbe stato infilzato. Ma non poteva più sopportare la violenza dei suoi artigli, ancora un po' e alla fine sarebbe riuscito a sventrarlo. Cercò di incrociare il suo sguardo, di ottenere la minima informazione sullo stato d'animo del prigioniero ma, ancora una volta, si ritrovò in un vicolo cieco. Il suo avversario era bloccato nella sua forma animale e sembrava assente, in preda a uno scatto d'ira, probabilmente a causa del dolore al petto ferito.
 
Vedendo finalmente un'opportunità per liberarsi, fece del suo meglio per analizzare la grande ferita che aveva praticamente diviso in due l'enorme pteranodonte. Era una buona notizia per lui che, per quanto potente fosse, era gravemente ferito. Non ci sarebbe voluto molto per stancarlo. Katakuri alzò bruscamente il ginocchio e usò la punta decorativa dei pantaloni per colpirlo direttamente sullo squarcio ancora fresco. Il mostro gemette di dolore e indietreggiò, liberando Katakuri. Approfittò dell'occasione per avventarsi sull'animale e infilargli la testa sotto il braccio. Ora che non poteva più raggiungerlo con il becco, non sarebbe più stato in grado di difendersi. Lottò di nuovo come un dannato e cercò di volare via. Katakuri dovette usare tutte le sue forze per impedirgli di decollare.
 
“Hanno proprio dovuto riportare indietro uno Zoo-Zoo così potente, quegli idioti, non potrò resistere così per sempre. Come deve essere quando è in perfetta forma..."
 
Quando lo pteranodonte cominciò a indebolirsi, colse Katakuri di sorpresa ed esplose in fiamme come una torcia. Quasi si arrese per il dolore, ma ebbe la buona idea di risvegliare il suo potere e usare il mochi per proteggersi. La sostanza bianca e appiccicosa divenne dorata e andò in pezzi immediatamente con il calore. Il mostro riuscì a liberarsi dal suo abbraccio con un gesto rapido e ritornò alla carica. Aprì completamente il becco e avvolse il braccio sinistro di Katakuri prima di sbatterlo di nuovo a terra. Tirò con tutta la sua forza e per un secondo Katakuri temette che gli stesse per staccare il braccio. Si giocò il tutto per tutto e ricambiò il favore. Spalancò la bocca e morse la spalla del rettile. Lanciò un grido straziante. Per quanto potente fosse il suo becco, non poteva competere con la sua mascella prodigiosa e le sue enormi zanne. Gli equilibri di potere erano invertiti. Privato del suo battito d'ali, lo pteranodonte non poteva più lottare contro la forza di Katakuri; cadde all'indietro e alla fine rimase immobilizzato.
 
Lottò ancora, muovendo le ali e le zampe, ma Katakuri non lo lasciò andare. Morse così forte che poteva sentire il sangue scorrergli in gola. Il sapore gli fece venire voglia di vomitare, ma resistette. Ben presto lo pteranodonte fu esausto e smise di lottare. Lo liberò solo quando fu certo che fosse svenuto. Quando si alzò, si rese conto dello stato in cui lo aveva messo questo combattimento: in brevissimo tempo, lo Zoo-Zoo lo aveva fatto a pezzi. Tutte le sue ferite erano state riaperte. I suoi punti erano saltati e la ferita aperta nello stomaco sanguinava copiosamente. Ma si considerava fortunato che lo pteranodonte avesse attaccato le sue gambe anziché il suo stomaco.
 
Molto rapidamente i suoi fratelli e le sue sorelle, accompagnati dagli homies disponibili, si radunarono attorno a lui.
 
«Fratellone! Ce l’hai fatta! Fortunatamente possiamo sempre contare su di te!».
 
«Posso sapere» cominciò Katakuri «perché a questo prigioniero non sono state messe le manette di agalmatolite al suo arrivo?!».
 
Non riusciva a nascondere la sua rabbia. Se non fosse stato lì, questo mostro avrebbe avuto il tempo di devastare l'intera isola. Cosa avrebbero fatto se fosse stato battuto una seconda volta? Dovevano smettere di credere nella sua invincibilità, subito!
 
«Smettetela di guardarmi e fatelo subito! Prima che si svegli. Non potrei resistere un secondo round».
 
Tutti sparirono immediatamente per obbedire. Si sentiva in colpa per aver parlato loro in quel modo subito dopo il suo sermone. Nessuno su quest'isola aveva niente a che fare con questa storia. Brûlée gli aveva detto che era stata un'iniziativa di Smoothie, che senza dubbio aveva agito secondo il capriccio di Mamma. Non poteva incolpare nessuno tranne... sua madre. E non si poteva attaccare la Mamma, la sua volontà era legge. Sospirò, esausto. Gli homies erano tornati con le manette e si erano fatti carico di incatenare il prigioniero, che era tornato alla sua forma umana e giaceva ancora a faccia in giù a terra. Katakuri fu sorpreso dalle grandi ali sulla sua schiena, ma non se ne preoccupò più di tanto. Notò soprattutto l'assenza dei suoi fratelli e sorelle al suo fianco e sentì male al cuore. Aveva dimenticato che non portava più la sciarpa per nascondere la sua bocca immonda. Ora, se si arrabbiava, scappavano tutti e non tornavano più. Terrorizzati da ciò che avrebbe potuto fare loro se avesse perso il controllo. Doveva essere ancora peggio ora che il sangue del prigioniero gli colava lungo il mento e il petto.
 
Questa idea gli causò un dolore immenso. Volse lo sguardo verso il corpo senza vita che giaceva ai suoi piedi e sentì salire dentro di sé un'ondata di odio. Alla fine, aveva qualcuno da incolpare per il dolore che provava.
 
«A cosa pensava Mamma mandandoti qui? Ci causerai solo problemi…».
 
Gli homies si avvicinarono timidamente per disturbarlo.
 
«Lord Katakuri? Cosa facciamo con lui adesso?».
 
«È ammanettato?».
 
«Con la nostra miglior agalmatolite, signore!».
 
«Bene».
 
Pensò per un minuto a quale soluzione sarebbe stata migliore per tutti. Mamma stava sicuramente pensando di chiudere quello strano esemplare nella sua biblioteca, insieme alle altre sue rarità, ma non era da prendere alla leggera. Era troppo potente per Mont d'Or, i suoi libri non sarebbero durati due secondi contro il fuoco che quest'uomo poteva produrre e che non dipendeva da un'arma o da un frutto del diavolo. Non aveva davvero scelta.
 
«Me ne occuperò io» disse semplicemente «portatelo a Komugi, voglio tenerlo d’occhio».



 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Marauder Juggernaut