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Autore: Bombay    07/04/2024    0 recensioni
Dal testo: - Il rumore della sveglia trapanò la sua coscienza riportandolo alla realtà, si mosse a disagio nel futon stropicciandosi gli occhi, un lieve mal di testa gli pulsava nelle tempie e una diffusa nausea lo infastidiva.
Si mise a sedere avvertendo un peso sul petto abbassò lo sguardo posandosi entrambe le mani sul… seno.
Caccio un urlo scalciando le coperte e mettendosi in piedi. Anche la sua voce era diversa, più alta e stridula. -
Challenge: “Hey Warrior Keep Going” - challenge del weekend - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime | Avvertimenti: Gender Bender
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Nei panni di qualcun'altra

Challenge: “Hey Warrior Keep Going” - challenge del weekend - organizzata dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

Prompt: “My experience of the world is that things left to themselves don’t get right” (Thomas Huxley) trad. “La mia esperienza del mondo è che le cose lasciate a sé stesse non vanno bene” - proposto da Adele Nannetti

 

Genere: romantico

Tipo: one shot

Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi

Coppia: yaoi, het

Rating: PG-17, arancione

Avvertimenti: slice of life genderswap, lime

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Nei panni di qualcun’altra

 

Il rumore della sveglia trapanò la sua coscienza riportandolo alla realtà, si mosse a disagio nel futon stropicciandosi gli occhi, un lieve mal di testa gli pulsava nelle tempie e una diffusa nausea lo infastidiva.

Si mise a sedere avvertendo un peso sul petto abbassò lo sguardo posandosi entrambe le mani sul… seno.

Caccio un urlo scalciando le coperte e mettendosi in piedi. Anche la sua voce era diversa, più alta e stridula.

Che cazzo stava succedendo? spalancò le tende e la luce inondò la stanza si tolse la casacca del pigiama, rosa con la stampa di un una testa di alieno davanti, fidandosi stranito allo specchio.

Quello non era il suo riflesso o meglio sembrava sua sorella quando aveva la sua età… i grandi occhi castani, i capelli spettinati che arrivavano fino alle spalle, il corpo magro e due… due… tette di tutto rispetto.

Sto sognando… è solo un brutto sogno…

Tirò l’elastico dei pantaloni e non c’era… sparito volatilizzato il suo… il suo…

“Cosa cazzo sta succedendo?” urlò in preda al panico.

“Ehi signorina modera il linguaggio” la redarguì suo padre passando nel corridoio, il commento del genitore la gelò sul posto.

Signorina…

Si fiondò in bagno per pisciare… seduta ovviamente mentre si tormentava una ciocca di capelli e fissava il suo riflesso nella specchiera.

Guardiamo il lato positivo, non devo farmi la barba.

Ma a quella situazione non c’era nessun lato positivo, nessun fottutissimo lato positivo.

Tornò in camera frugando nell’armadio… prese tra le mani la divisa scolastica, la corta gonna a scacchi.

Come un automa si vestì e scese di sotto, sua madre le andò incontro e le scoccò un bacio sulla guancia.

“Buona Festa della Donna” le augurò con un caldo sorriso “Guarda tuo padre ci ha regalato delle mimose”

Le ho comprate io, quelle mimose, ieri sera, finito l’allenamento.

Uscì di casa quasi inciampando sui propri piedi, era più presto del solito, suonò con forza alla villetta di Iwaizumi, che la raggiunse poco dopo con uno sonoro sbadiglio.

“Guardami, Iwa-chan” intimò senza salutarlo.

L’altro ragazzo la fissò per un lungo momento sollevando un sopracciglio, sembrava che dovesse notare qualcosa di diverso, ma era sempre la stessa.

“Sei perfetta come sempre, Tooru-chan” le rispose sorridendo, sapeva quanto le piacessero i complimenti.

Tooru-chan?

E quello da dove veniva e quel sorriso poi Iwaizumi aveva sempre quell’aria incazzata con il mondo.

“Non ti sei truccata… ma non mi dispiace, stai meglio senza nulla sulla faccia” commentò avviandosi su per la via tallonato dalla ragazza.

“Non noti nulla di strano?”

Il mondo è capovolto: ecco cosa c’è di strano.

Hajime fece spallucce scrutandola ancora, ma no tutto regolare.

“Sono una ragazza, Iwa-chan” piagnucolò bloccandolo dalla giacca della divisa.

Il ragazzo sbatté le palpebre perplesso trattenendosi dallo scoppiare a ridere “Come ogni giorno da diciassette anni, Tooru-chan”

Dio come suona bene quel nomignolo sulla bocca di Iwa-chan.

Oikawa lo fissò a bocca aperta, scuotendo la testa, non era il momento di fare simili pensieri.

“No, io non…” sbottò.

“Ehi… hai le tue cose oggi?”

“Fanculo, Iwa-chan!” proruppe diventando rossa come un peperone riprendendo a camminare a passo svelto verso la scuola seguita dall’amico d’infanzia.

 

Se affrontare Hajime era stato surreale a scuola fu anche peggio.

Sto impazzendo.

Hanamaki e Matsukawa agitarono la mano nella sua direzione “Ehi capitano buongiorno” lo salutarono e lo stomaco contratto di Tooru si sciolse per un momento, ma si rese conto in pochi istanti che non era rivolto a lei, ma a Iwaizumi poco dietro di lui, che ricambiò il saluto.

Non è possibile. Iwaizumi è il capitano dell’Aoba e io?

Dovette tenersi per sé i suoi dubbi, perché dovettero recarsi tutti in classe, un gruppo di ragazzine le si accodarono e Tooru sospirò dovevano essere sue amiche o qualcosa del genere.

Le lezioni passarono troppo lentamente e Oikawa non riusciva a concentrarsi sulle materie, continuando ad arrovellarsi il cervello del perché era finito in quella situazione.

Osservò Hajime seduto qualche posto più avanti a lui, fino a quel momento, nella sua esperienza aveva sempre lasciato le questioni che andassero per conto loro, solo in quel momento si rese conto che non andava affatto bene.

Nella pausa pranzo aveva perso di vista Iwaizumi e non aveva voglia di stare a sentire il chiacchiericcio inutile delle sue amiche ed aveva anche mandato via un paio di ragazzini che gli orbitavano intorno.

Era una bella giornata di sole e l’aria era tiepida e profumata, Oikawa si recò sulla terrazza per pranzare e rimase immobile nel vedere Hajime attorniato da un gruppo di ragazze che gli offrivano senza vergona il loro pranzo.

Solitamente succede il contrario… Iwa-chan si arrabbia ogni volta.

Tutto sommato nel pomeriggio gli allenamenti non andarono così male, anche se a causa dell’abitudine Tooru si stava per infilare nella stanza del club dei ragazzi, ma era stato salvato proprio da Hajime che ridendo l’aveva spinta nella direzione giusta.

Almeno la pallavolo è rimasta tale e quale.

Finiti gli allenamenti Oikawa si appoggiò al muro lasciandosi scivolare contro di esso fino a quando non si trovò accucciata a terra. Posò la testa sulle ginocchia dopo averle abbracciate.

Voleva che quella giornata finisse, per tornare a casa e trovare una soluzione a quella follia.

“Ehi tesoro che fai qui tutta sola?”

La ragazza sollevò la testa di scatto, non aveva voglia di interagire con nessuno.

“Ohhh sei l’alzatrice della squadra di pallavolo femminile ti ho visto giocare l’altro giorno”

“Smamma non sono dell’umore adatto” rispose, anche perché era certa che il tizio che aveva davanti non avesse osservato come giocava, ma le sue curve e il suo sedere che i pantaloncini della divisa femminile strizzavano in modo indecente, rispetto a quella maschile.

“Come sei scortese… che ne dici di divertirci un po’” le propose avvicinandosi mentre Oikawa si alzava in piedi, con l’intenzione di andarsene, ma l’altro ragazzo la bloccò tra sé e il muro.

“Lasciami…”

“Dopo che sarai stata carina con me” la provocò accarezzandole il viso con il dorso della mano, quando il ragazzo tentò di baciarla voltò il viso di lato.

“Siete tutte uguali, provocate e poi vi tirate indietro” 

“Io non ho fatto niente” protestò, mentre l’altro ragazzo le posava una mano sul seno senza troppo cerimonie.

La reazione di Tooru fu immediata lo schiaffeggiò e lo spinse indietro… ma l’altro studente ripartì alla carica, ma qualcuno si frapposte tra loro.

“Ohhh è la tua ragazza, Iwaizumi? Ti sei scelto la più bella della scuola, ma è ritrosetta, la stronzetta” 

“Vattene se non vuoi farti male” lo minacciò Hajime irato, facendo scrocchiare le nocche delle dita delle mani.

L’altro studente alzò le mani, in segno di resa, allontanandosi, non aveva assolutamente voglia di attaccare briga con uno del terzo anno.

Quando se ne fu andato Hajime si volse verso di lei; la sua espressione si addolcì immediatamente.

“Stai bene?” le chiese preoccupato e Tooru annuì voltando il viso di lato con stizzita.

“Sei arrabbiata?”

“Non sono arrabbiata”

“Allora che cosa hai?”

“Niente!” strillò quella situazione era frustrante.

“Sei strana da questa mattina… non sembri la solita”

Tooru trattenne il fiato e lo espirò lentamente stringendo i pugni.

“Ti ho visto con il gruppo di ragazze sul terrazzo nella pausa pranzo” cambiò discorso, tanto Hajime non avrebbe capito.

Iwaizumi sollevò un sopracciglio.

“Sei gelosa?”

Oikawa strascicò un piede per terra ed annuì.

“Sì, credo di sì”

A quelle parole Hajime le si avvicinò e posò le labbra sulle sue che spalancò gli occhi.

Oikawa si era sempre tenuto dentro i sentimenti che provava per Iwaizumi da non sapeva bene quanto tempo, ma quella folle situazione poteva andare a suo vantaggio dopotutto, ad Hajime piacevano le ragazze, lui era diventato inspiegabile una ragazza però si sentiva quasi di ingannarlo.

“Hajime posso farti una domanda?” mormorò lisciando le pieghe della gonna imbarazzata, mentre Iwaizumi le accarezzava una guancia con il dorso delle dita.

“Certo”

“Ti piacerei anche se fossi un ragazzo?” sussurrò e l’altro ragazzo sorride, un sorriso dolcissimo che Tooru non aveva mai visto.

“Ti amerei anche se fossi maschio, o avessi la pelle verde e le antenne”

Tooru spalancò gli occhi a quella dichiarazione e poi li chiuse quando le labbra calde del ragazzo si posarono sulle sue in un lungo bacio bagnato.

Hajime mi ama.

Stava sognando ne era certo… lo bocca di Iwaizumi era sulla sua, la sua lingua che forzava le sue labbra ed entrava a giocare con la sua. Si allontanarono con il fiato corto.

“Era tanto che volevo farlo” ammise il ragazzo stringendola a sé.

“Perché non lo hai fatto prima?” lo interrogò curiosa, loro si conoscevano da una vita.

“Perché tu sei troppo bella, troppo perfetta, troppo irraggiungibile per stare con uno come me”

“Stupido, stupido Iwa-chan” sussurrò con le lacrime agli occhi.

“E poi hai sempre intorno un sacco di ragazzi”

Tooru lo abbracciò nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla inspirando il suo buon odore.

“È con te che voglio stare” ammise in un sussurro respirando nell’orecchio di lui.

Sempre.

Hajime la accompagnò fino alla porta di casa, dove si baciarono ancora.

“Vuoi entrare?” gli chiese sulla bocca, i suoi genitori sarebbero rientrati tardi lo sapevano entrambi.

Iwaizumi scosse la testa riprendendo a baciarla appoggiati contro la porta d’ingresso, Tooru chiuse gli occhi tremando a quei tocchi gentili, se fosse stata una illusione non avrebbe voluto che si dissipasse.

Dopotutto non è così male…

Avvertì la mano del ragazzo sotto la gonna della divisa, risalire sulla coscia, ansimò nella sua bocca, era pronta per quello? Non lo sapeva, forse lo avrebbe compreso quella sera, ma Hajime posò la fronte sulla sua, guardandola negli occhi.

“È meglio se vado…” bisbigliò e nei suoi occhi Tooru lesse quanto era combattuto a riguardo, per un istante pensò di trascinarlo in casa, ma non lo fece si limitò ad annuire di rimando accaldata e frastornata.

Quando entrò in casa si rifugiò sotto il getto tiepido della doccia, sbirciando nello specchio il riflesso di quel corpo così estraneo.

Le sue mani si mossero da sole, andò a toccarsi il seno, dai capezzoli rosa, sensibili e già induriti dall’acqua calda. Si morse le labbra chiudendo gli occhi scivolando con la schiena sulle mattonelle fredde, fino a sedersi, schiuse le labbra aprendo le gambe esplorandosi piano piano.

È così diverso…

Lasciò che le immagini di Hajime le riempissero la mente, pensando che fossero le sue mani a toccarla.

Mi sono masturbato altre volte pensando a Iwa-chan.

Introdusse le dita era così bizzarro, era calda, scivolosa, sensibile, con una mano si titillava un capezzolo, mentre con l’altra si penetrava con due dita.

Sentì il calore aumentare e condensarsi, un formicolio all’altezza del pube, mentre il proprio respiro si faceva più rapido e corto.

È bellissimo.

Era a casa da sola, poteva lasciare libero sfogo al piacere, mosse le dita più velocemente, strofinando anche il clitoride.

Hajime.

Rimase sotto il getto caldo dell’acqua fino a quando il respiro non tornò regolare, quindi raccolse le ginocchia al petto e pianse.

***

Il rumore della sveglia trapanò la sua coscienza svegliandola, si mosse a disagio nel futon stropicciandosi gli occhi, ancora un lieve mal di testa gli pulsava nelle tempie e una diffusa nausea la infastidiva.

Gemette passandosi le mani sul viso, non poteva affrontare un’altra giornata da ragazza, non ce l’avrebbe fatta poi però gli venne in mente il bacio di Hajime e quello che aveva fatto sotto la doccia e sentì la tensione a livello dell’inguine.

Spalancò gli occhi alzandosi in piedi, spalancando le tende, tese l’elastico dei pantaloni fissando la propria erezione mattutina.

“Sì” gridò felice tastandosi il petto piatto, anche la sua voce era tornata baritonale e calda. Lanciò una occhiata al telefono quadrando la data: otto marzo.

È stato un sogno?

Si lavò e vestì scendendo in cucina, recuperò due mimose dall’armadio e le consegnò a sua madre.

“Una è da parte di papà, io vado” trillò uscendo di corsa.

“La colazione?” gli urlò dietro su madre.

“Non ho fame…”

Tooru corse fuori di casa e suonò ad Hajime che lo raggiunse poco dopo imprecando a denti stretti con una fetta imburrata tra i denti.

“Che hai stamattina, Merdakawa?” gli domandò fissandolo torvo masticando la propria colazione e Tooru rise rubandogli la fetta di pane e mangiandone un pezzo.

“Dimmi una cosa, Iwa-chan” gli disse mandando giù il boccone.

“Se fossi una ragazza ti piacere lo stesso?”

A quelle parole lo schiacciatore per poco non si strozzò e dopo aver tossicchiato imbarazzato e rosso scrollò le spalle.

“La verità…” mormorò fissando l’asfalto sotto ai suoi piedi… “Oh fanculo” sbottò Hajime afferrandolo per la giacca.

“La verità è che ti amerei anche se fossi femmina, o avessi la pelle verde e le antenne” confessò colmando la distanza che c’era tra le loro labbra, in un bacio che sapeva di burro e marmellata.

Tooru ricambiò il bacio sorridendo… “Lo stesso vale per me” asserì baciandolo ancora.

“Sei strano… sei diverso” commentò prendendogli il volto tra le mani e Tooru sorrise prendendolo per mano trascinandolo lungo la via iniziando a raccontare.

È stato un sogno, una realtà parallela?

Non importa tu ed io staremo semplicemente insieme, in qualunque luogo, in qualunque tempo e in qualunque genere.

   
 
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