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Autore: Mery Rosa    09/04/2024    1 recensioni
Oscar passa una giornata alla reggia di Versailles con sua nipote Loulou. Emerge il rapporto di amicizia tra lei e la regina Maria Antonietta con dialoghi confidenziali. Un incontro per certi versi speculare a quello tra André ed Alain nella precedente storia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loulou, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao zia Oscar, sei pronta?” disse Loulou salutando con la mano.
“Ciao piccola, hai già fatto colazione?”
“Si zia, con quelle tartine al miele buonissime della nonna”.
“Va bene Loulou. Cameriera! Aiutatela ad indossare un vestito elegante, e a pettinarla a dovere, oggi siamo attese a Versailles. La regina è tornata dal Petit Trianon con i suoi figli, e ha sentito molto parlare di te. Bada a non commettere le tue solite marachelle.”
“A Versailles zia!? Andiamo Juliette” esortò la cameriera ad accompagnarla nella sua stanza, saltellando.
Oscar aveva da poco ripreso servizio fra i soldati della Guardia, e la Regina Maria Antonietta, preoccupata dell’accaduto a Saint Antoine, teneva ad una sua visita.
Loulou indossava un elegante vestito bianco con ricami color lilla, i capelli biondo cenere erano raccolti in un semplice chignon. In compagnia di Oscar, che non aveva certo bisogno di declinazioni per la sua innata eleganza, salirono sulla carrozza.
“Zia, hai il polsino della camicia sporco di rosso… “
Oscar si affrettò a nasconderlo nella giacca, camuffato dal fazzoletto di merletto: “Non è niente cara, oggi cercheremo di trascorrere una serena giornata”, disse frenando la curiosità e la fervida fantasia di sua nipote.
Giunti a palazzo: “Fa il suo ingresso il comandante Oscar François de Jarjayes, e sua nipote l’infante Loulou”.
“Buongiorno Madamigella Oscar, sono felice di rivedervi. È trascorso del tempo dall’ultima volta che siete venuta a farmi visita”.
“Buongiorno Maestà, sono felice che stiate bene”. Si rivolse con cerimonia.
“Vostra nipote Loulou vi somiglia molto, se lo vorrà avrà modo di giocare con la principessa Maria Teresa e il principe Luigi Carlo. Purtroppo il delfino non è ancora in salute, è costretto a letto.” Apparve un velo di tristezza nei suoi occhi.
Loulou si inchinò un po' goffa a causa dell’ampia gonna, ma si comportò stranamente come una perfetta piccola dama, davanti all’espressione compiaciuta di Oscar.
Senza corte a seguito, raggiunsero il piccolo gazebo sotto i salici. Il cielo era terso, una lieve brezza accarezzava i visi delle due donne, ormai familiari per i quasi venti anni di amicizia. D’intorno le aiuole si tingevano con rose bianche e rosse, vanitose tra i timidi azzurri Non ti scordar di me.
I bambini presero presto confidenza e dopo il buon ristoro, si misero a giocare fra loro.
“Oscar ditemi, quali notizie da Parigi? Ho saputo che siete stata aggredita a Saint Antoine e che il conte Fersen vi ha salvato”.
“Sì, mia Regina, ha compiuto un intervento tempestivo, ma in questo caso il danno maggiore è stato per uno dei miei soldati: André Grandier.” Raccontò con un tono meno risoluto del solito e con lo sguardo basso.
“Oscar sapete, Fersen ha deciso di restare accanto a me e alla famiglia reale. Non si sposerà e non tornerà in patria. Ci consideriamo in maniera diversa dopo molti anni. Le separazioni, i figli, la vita di corte, le incombenze politiche, hanno reso più docile quel sentimento che mi mordeva il petto. Voi Madamigella mi siete stata vicina nei momenti più difficili, avete preso in custodia le mie mani piene di lacrime, come quella volta in cui dovetti rimandare il mio incontro con Fersen, a causa di un importante impegno con sua maestà il Re. Vivemmo pochi e fugaci attimi di felicità, non basta una vita per dimenticarli …  perché escano dalle mie membra” disse con un urgente sospiro.
Oscar comprendeva il dolore della Regina. Le loro vite, imperniate di obblighi, si svolgevano in parallelo: l’una imprigionata in una divisa militare con un’educazione maschile, l’altra che sin da giovane venne esposta agli intrighi di corte, manipolata al fine di ottenere favori, con un consorte alquanto timido, dedito a produrre serrature e ai doveri del suo status.
“Mia Regina, per me è stato un onore servirvi nella Guardia Reale, e ancora oggi vi accordo tutta la mia stima e affetto. Sapete Parigi, il popolo francese ha bisogno di voi per risorgere.” Cercò di essere una bussola fra i discorsi della Regina. Stranamente non sentiva alcuna fitta rispetto alle confidenze sul conte Fersen e se ne stupì. Ebbe la conferma che quei vetri di bicchiere rotto davanti al caminetto, dopo che Fersen le afferrò il polso, confidando di averla riconosciuta al ballo di corte, rappresentavano tutta la fragilità dei sentimenti verso di lui. Capì che l’Amore vero è come un faro che non si spegne mai, nonostante tutto, che resiste alle onde in tempesta, che si erge alto verso il cielo buio, per essere guida, meta, e rifugio. Negli anni in cui sentì di essere innamorata di Fersen, provava solo un grande vuoto, una malinconia che tentò di soffocare con tutte le sue forze, perché la rendevano debole. Voleva ritrovare quell’entusiasmo di adolescente, quando pensava di essere un maschio.
La regina guardava i suoi figli giocare con Loulou e scoppio in una sonora risata.
“Oscar, rammento i miei giorni di fanciulla vissuti con mia madre, come ero felice. Oscar voi non avete mai pensato di sposarvi?”
D’un tratto il comandante si irrigidì, essendo sempre insieme ad André, o ai soldati, era più avvezza ad udire laide battute da caserma. Qualcosa sapeva, era colta, ma non leggeva solo Catone e Virgilio…
“Maestà in verità non molto tempo fa il capitano Girodelle venne a chiedere la mia mano al Generale Jarjayes, ma mi presentai al ricevimento organizzato in mio onore con la divisa militare” lasciò trapelare un leggero imbarazzo.
“Oscar, se mi permettete dopo tutti questi anni vi vedrei al meglio come comandante Oscar Francois de Jarjayes Grandier” confessò pacata e risoluta.
Oscar era molto abile con spada e pistola, ma non con tali conversazioni da salotto che la mettevano profondamente a disagio. Era curiosa di scoprire cosa potesse esserci oltre quei baci e quegli abbracci, desiderava ancora un’occasione di vivere quelle nuove emozioni. La mancanza che un tempo fece così male, lasciò spazio a desiderio e speranza, insiti nella costante presenza di André. Possibile che non se ne fosse mai accorta?
“Loulou cosa stai facendo? Ti farai male a cogliere quei fiori, hanno le spine!”
“Lasciatela fare Madamigella, guardateli, sono così sereni, così felici, così protetti sotto i nostri sguardi. Sareste una splendida madre.”
Oscar pensò al suo rapporto con Rosalie, più materno che fraterno, all’affetto che aveva per lei il figlio malato della Regina, che quando possibile distraeva con giochi e galoppate a cavallo, e alla sua pestifera Loulou, brillante, intelligente, piena di vita.
“Io moglie, io madre” come a scrutarsi con tono di incredulità.
“Oscar è nella natura di noi donne” rispose consapevole ed esperita Maria Antonietta.
“Noi donne… noi donne” pronunciò con un filo di voce. Non erano solo chiacchere da salotto, ma uno scorcio di intime confidenze. Era permesso esternarle solo in tali occasioni, uscendo dall’etichetta, e dai ruoli imposti. Parole sciolte da una fiamma di identità.
“Oscar vi è caduto il fazzoletto, cos’è quella macchia di sangue sul polsino della camicia?”
“Nulla maestà…”
“Oscar promettetemi che vi prenderete cura di voi. Vi lascio qualche giorno di licenza con André. Vi vedo in difficoltà”. La Regina intuì che si celava qualcosa nel cuore e nella mente del comandante, qualcosa che saggiò anche lei da ragazza, ma con più spontaneità e trasparenza.
“Perdonatemi Maestà, ho appena ripreso servizio, ho dei doveri da rispettare, inoltre devo consolidare la fiducia che i soldati ripongono in me” obiettò.
“Oscar non è una cortesia, ma un ordine. Avanti, promettete!” disse fermamente.
“Va bene Maestà, ve lo prometto, e vi ringrazio delle vostre premure e di questo sereno tempo trascorso insieme”.
Le due donne si alzarono, e camminarono verso i bambini, sudati e con ormai i vestiti in disordine.
“Loulou è giunta l’ora di congedarci dalla Famiglia Reale”. Enunciò in tono dispiaciuto.
La bambina eseguì un inchino. Recava in mano dei fiori azzurri e li porse in parte verso sua zia e in parte verso Maria Antonietta.
Con voce gentile li offrì:” Per voi”
Entrambe conoscevano bene il significato di quei piccoli fiori. Si scambiarono una silenziosa promessa: qualunque cosa potesse accadere nelle loro vite, la memoria della loro amicizia non sarebbe caduta nell’oblio. Così come l’amore di Maria Antonietta per Fersen, a cui lui promise eterna protezione fino alla fine dei suoi giorni, così Oscar avrebbe potuto rendere grande ed eterno il legame con il suo André, se solo avesse dato una possibilità a sé stessa.
Quei pensieri vennero distratti per tutto il tragitto verso casa, incalzata dall’entusiasmo di Loulou per quella bella giornata. Quando si ritirò nella sua camera, un brivido la pervase. Era il freddo della sera, della solitudine, o di quelle frequenti febbriciattole che raramente le lasciavano tregua. Pensò alle onde del mare, pensò ad Arès….
   
 
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