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Autore: Rei Hino    14/04/2024    3 recensioni
[Michel Sheen/David Tennant]
“Ti è arrivato un messaggio” gli disse.
“Che palle, chi è?”
David allungò il collo per vedere il mittente “Neil”
“E che vuole?”
“E che ne so”
“E leggilo!” Michael sentì il suono dello sblocco del telefono “Che dice?”
“Domani c’è il photoshoot. Dormi invece di…” David rimase interdetto dal resto del messaggio e si bloccò.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In realtà è la mia prima raiting verde, ho messo giallo giusto per il linguaggio. Mi fa strano, ma mica possono sempre stare a pucciarsi i biscotti, no? (Questo lo dice lei!- cit). 
E' una minchiata ma andava scritta! PER FRODO E PER LA CONTEA.


 

It’s not just an eggplant!

David e Michael si trovavano a New York per la premiere americana di Good Omens. La settimana successiva avrebbero vissuto di nuovo l’esperienza a Londra. Erano stati mesi pressanti tra panel, interviste, photoshoot e tutta la grande macchina di promozione della serie e non erano nemmeno a metà.
Ma i due non si lamentavano, anzi. Di norma odiavano tutta quella parte del lavoro ma adesso, ovviamente, ne erano particolarmente felici dato che tutto quello stare in giro per il mondo gli permetteva anche di stare più tempo insieme e soprattutto da soli. Sia a lavoro, sia dopo. E questo era bello, anche perché in fondo i due erano all’inizio della loro storia e avevano bisogno di starsene per conto proprio.

Erano trascorsi un paio di mesi da quando tutto si era appianato e i due uomini avevano trovato il loro equilibrio.
Andava tutto bene, ma le occasioni per stare davvero insieme non erano molte, tra il lavoro e le famiglie. Le ragazze poi aspettavano entrambe un bambino quindi necessitavano di assistenza e cura. Ma questo lo avevano messo in conto e come si erano detti, non era importante quanto tempo si passasse insieme, ma far valere questo tempo. Far valere ogni istante. 

E questo significava anche semplicemente starsene abbracciati nel letto comodo dell’albergo a vedere un po’ di sano trash su Real Time. Quella sera Michael aveva trovato una docuserie su un serial killer, sia lui che David presto ne avrebbero interpretato uno, quindi magari sarebbe stato anche utile vederla.

David era sdraiato al centro del letto, con la schiena appoggiata alla testiera imbottita, Michael era adagiato su di lui, i telefoni erano abbandonati su un cuscino e sul comodino c’erano due cartoni vuoti di noodles al pollo. 
La stanza non era grande, Michael aveva insistito per avere una standard, non voleva far spendere troppo alla produzione. Comunque era comoda lo stesso, c’era un bel letto matrimoniale, un’ampia finestra che si affacciava su Manhattan, un armadio a muro, due comodini laccati di nero, un 40 pollici attaccato alla parete di fronte al letto e un bagno a cui non manacava proprio nulla. Per quanto Michael doveva usare la stanza era anche troppo lussuosa. 
L’unica luce era quella del televisore e i due uomini si stavano rilassando alla grande. 

Una mano di David continuava a vagare tra i ricci grigi e la barba folta dell’uomo che aveva tra le braccia, ogni tanto lo sentiva cedere al sonno, se ne accorgeva perché gli cadeva la testa. La barba di Michael era molto morbida, David pensò di rubargli la crema che usava perché la sua di contro cominciava ad essere davvero ispida. Lo scozzese aveva portato raramente la barba lunga ma pensò, e non era il solo, che gli stesse assolutamente bene. 

“Che hai nel minibar?” chiese David  dopo qualche minuto, sottovoce.
Michael tirò su la testa di colpo, si era di nuovo addormentato “Chi? No, niente”
“Come sarebbe a dire niente?”
“Che ho finito tutto” rispose il gallese alzando le spalle, accomodandosi di nuovo sulla spalla dell’altro. 
David aggrottò le sopracciglia “Ma siamo arrivati ieri!”
“Ma era semi vuoto!” si difese il più grande.
Tennant sbuffò “Che palle che sei” borbottò. Poi vide una luce provenire dal cuscino alla sua destra, uno smartphone si era illuminato, quello di Michael 
“Ti è arrivato un messaggio” gli disse.
“Che palle, chi è?”
David allungò il collo per vedere il mittente “Neil”
“E che vuole?”
“E che ne so”
“E leggilo!” Michael sentì il suono dello sblocco del telefono “Che dice?”
Domani c’è il photoshoot. Dormi invece di…” David rimase interdetto dal resto del messaggio e si bloccò.
Michael aggrottò le sopracciglia “Invece di?”.
David gli porse il telefono “Ha messo queste emoticon”.

Michael aprì solo un occhio e vide il testo del messaggio accompagnato dall’emoticon di un cetriolo e di una pesca. Gli venne da ridere ma si trattenne.
“Che demente” si limitò a borbottare. 
David rimase abbastanza confuso e continuò a fissare lo schermo dello smartphone “Perché ha messo queste emoticon?” continuava a osservare la chat nel caso gli fosse sfuggito qualcosa, ma no, era tutto lì.
Che c’entravano una zucchina e una mela? Era una mela? Sembrava una mela. Ma era abbastanza stanco e senza occhiali. 
Michael ridacchiò “Perché è stupido. A scanso di equivoci, io non gli ho detto nulla, semplicemente ha due occhi che funzionano e mi conosce da tanto tempo” non che fosse preoccupato che David si arrabbiasse, ma era meglio dirlo prima. 
David scosse la testa, non stava seguendo il discorso “Ma di cosa?”
“Di cosa secondo te?!”
“Non lo so, io ancora sto cercando di capire perché ti ha detto di andare a dormire con una zucchina e una mela! Cioè mi sembra una mela, ma forse è una pesca, sì aspetta… Sì ok, è una pesca, ha la riga in mezzo, vedi?” finalmente alzò il viso dal telefono e vide che Michael si era girato e lo stava fissando con l’espressione più strana del mondo: sembrava sul punto di ridere e di mettersi a piangere nello stesso momento.

David stava per domandargli se andasse tutto bene quando lo vide portarsi una mano al petto “Gesù, sei adorabile” mormorò Michael, quasi commosso, incredulo e divertito.
David rimase a fissarlo per un tempo indefinito “Ok… grazie?” rispose infine.
Michael si mise in ginocchio tra le sue gambe e congiunse le mani davanti al viso, come un perfetto Sherlock Holmes “No sul serio, sei reale? A volte sembra davvero che vieni da un altro pianeta” David non rispose.

Michael gli indicò il telefono che lo scozzese ancora stringeva in mano “Scusa ma finora i miei messaggi come li hai letti?” si preoccupò improvvisamente perché se David non capiva il significato di due emoticon in croce probabilmente lui aveva chattato col muro per mesi e mesi. 
Il più giovane sbuffò “In che senso? Senti se è un codice tra vo-”
“E’ un codice tra il mondo credo, il mondo tranne te, tesoro mio” lo interruppe, cercando di non ridere, indicò di nuovo il messaggio con un dito “Mi ha detto di andare a dormire invece di scopare” spiegò. 

David fissò il messaggio, poi il viso di Michael, poi di nuovo il messaggio “Con una zucchina e una pesca?” chiese infine. 
Michael si portò una mano al mento “E’ un cetriolo, il cetriolo! Dai!” piagnucolò quasi “Concentrati! Il birillo! Puoi usare anche il birillo tra l’altro, o la melanzana ovvio, la banana, un grande classico, la pannocchia, la baguette. Poi puoi aggiungere un vulcano o una fontana, gocce di piog-” David gli mise una mano sulla bocca e annuì, aveva il quadro della situazione
“E la pesca? Non è più… allusiva una ciambella allora?”
Michael sorrise soddisfatto “Bravo il mio ragazzo, impari in fretta. La ciambella è di norma un’altra parte anatomica, la pesca è beh… è tonda…” fece il gesto con le mani “...con una venatura al centro, indica il?” si stava divertendo come un bambino.
David annuì di nuovo, aveva capito, e ora che ci pensava aveva anche una sua logica. 
Se la pesca era un sedere, una ciambella era un altro tipo di buco, ma lì c’era una pesca, quindi un sedere, quindi un uomo. 
Si sentì di meritare un dieci e lode in logica applicata.
“Ok. Perciò ti ha detto di non scopare…  beh… con me!” esclamò lo scozzese, non sapeva nemmeno se incazzarsi o mettersi a ridere, nel dubbio comunque sentì le orecchie scaldarsi. 
“Ma scherzava su!” Michael gli tolse il telefono dalle mani, ma David non lo stava guardando, era rimasto immobile con lo sguardo fisso al materasso.
“Mi avrà visto entrare in camera tua?” chiese poi Tennant.
“Ma non credo, non è che si mette a spiare!” Michael riuscì a incontrare il suo sguardo castano e sorrise “Ehi, e se anche fosse? Chi se ne frega!” sorrise luminoso e gli adagiò le mani sugli avambracci “Credi che la gente già non si immagini cose? Che te ne importa?” continuò a sorridergli muovendo le mani su e giù, dolcemente “E poi se devo essere proprio sincero un po’ mi fa piacere” ammise infine.
David alzò un sopracciglio “Che scrivano fan fiction? Sì, lo so che ti piacciono!” rispose con sufficienza.
Michael scosse la testa “No, cioè sì anche quello ok, ma no. Intendevo che mi fa piacere che un amico… beh che almeno un amico lo sappia, ok?” David lo guardò negli occhi e contrariamente a quanto Michael potesse pensare lo capì sul serio.

Uno dei problemi che avevano affrontato era proprio quello, la consapevolezza che sarebbero stati sempre un segreto. Che avrebbero dovuto tenere tutto per loro e basta, certo scherzare e flirtare per le interviste era una cosa, doversi nascondere anche solo per intrecciare le dita era un altro paio di maniche e sicuramente non era facile. 

Sapere che qualcun altro oltre loro (e ovviamente le loro compagne che ci si erano trovate e avevano accettato la cosa) sapesse, in fondo era piacevole. Perché la faceva sembrare un pizzico più accettata, anche se solo da una persona. Una persona che poi era molto importante. 

Così David sorrise e annuì “Ok” gli prese il viso tra le mani e lo tirò a sé. Lo baciò piano, solo con le labbra al principio, proprio nel mezzo del labbro superiore, quel punto così perfettamente disegnato che reputava quasi un delitto coprire con la barba. Poi baciò il labbro inferiore, gli angoli della bocca e di nuovo le labbra, non smettendo nemmeno un istante di sorridere. E Michael si abbandonò totalmente a quelle carezze, si adagiò di nuovo su di lui e lo strinse tra le braccia.

Restarono così per svariati minuti, in pace col mondo, se non ci fosse stato il maledetto audio a scatti del televisore.
Michael sbuffò “Wi Fi di merda” borbottò con le labbra sul collo dell’altro.
David rise 
“Già perché lo stavi seguendo!” esclamò sarcastico. Era circa un’ora che Michael entrava e usciva dal sonno. 
“Certo che lo stavo seguendo! Senti, rispondi a Neil, mandagli un dito medio” David allungò un braccio per prendere di nuovo il telefono “Anzi!” Michael lo fermò “Non dirgli proprio niente”.

David sospirò e posò i telefoni sul comodino, poi gli sfregò la schiena “Fammi sdraiare, levati” lo disse sbadigliando, il sonno ormai era alle porte anche per lui. Michael si alzò con una fatica immane e David tirò le gambe al petto, scostò il lenzuolo e ci mise sotto, non era proprio in pigiama, ma una maglietta e una tuta erano più che accettabili per dormire.
Il più grande si sdraiò di fianco a lui e lo guardò qualche secondo, era bello averlo lì, accanto a sé. 

David pressò insieme le labbra “Dovrei tornare in camera mia?” chiese, quasi non voleva avere quella conferma.
Michael alzò le spalle “Perché?”
“Beh… immagino i titoli o i post ‘David Tennant visto uscire dalla camera di Michael Sheen la mattina presto’”
“E quindi? Due amici non si possono guardare un film insieme e addormentarsi?” non vedeva francamente dove fosse il problema, di qualsiasi natura fosse stata la loro relazione avrebbe comunque passato le serate con un amico così stretto.
David ne convenne “Suppongo di sì”.

Il gallese sistemò il guanciale sulla testiera del letto e si rimise semi seduto per continuare a guardare la televisione. Tennant si avvicinò e adagiò la testa sul suo petto. Sentì subito la mano di Michael tra i capelli e sorrise godendo di quella sensazione. Non se ne sarebbe mai stancato. Eppure qualcosa ancora non gli tornava
“Michael?” chiese, soffocando un altro sbadiglio
“Mh?” 
“Ma il vulcano e la fontana che c’entrano? Come emoticon allusive dico”.
Michael Sheen fu sul punto di sentirsi male sul serio. Si morse entrambe le labbra per non ridere, che poi si sentì anche sul punto di piangere per una specie di commozione e incredulità miste insieme. Annuì e attese di recuperare la voce. In realtà sentì, dal respiro di David, che il compagno si era già addormentato.
“Dormi, domattina ti do una dimostrazione pratica” mormorò, continuando a intrecciare i capelli castani tra le dita. 

A volte Michael si domandava da quale pianeta fosse atterrato quell’uomo e come avesse fatto lui ad arrivare ai cinquant'anni senza averlo con sé. 
Ma adesso non importava più perché David era lì, ed era perfetto. 

Quel momento era davvero perfetto.


 
   
 
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