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Autore: BeautyLovegood    18/04/2024    0 recensioni
[Helluva Boss]
Storia ambientata dopo il quarto episodio della seconda stagione
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Spero che guarirai puesto :(

 

Grazie Blitz, significa tanto per me.

Potrei restare qui per un po’, semmai volessi venire a trovarmi.

 

Blitzø stava per rispondere, ma era talmente stanco e frustrato per la pessima giornata avuta che non sapeva cosa scrivere, così mise via il nuovo cellulare e si concentrò sulla guida.

“Signore… ha intenzione di fare visita a Stolas?”, gli chiese Moxxie.

“Non lo sai che non si leggono i messaggi degli altri? Sei uno spione del cazzo, Moxxie!”.

“Io non ho letto niente… pensavo solo che a Stolas farebbe molto piacere ricevere una visita da lei”.

“Sa… mentre lo portavamo in ospedale… continuava a pronunciare il suo nome”, intervenne Millie.

Blitzø era fermo ad un semaforo verde. Il pensiero di Stolas che chiedeva di lui mentre soffriva per le ferite riportate a causa di Striker lo fece sentire ancora di più in colpa.

Tre clacson lo riportarono alla realtà.

“VAFFANCULO, COGLIONI!”.

“Allora?”, chiese Moxxie.

“Allora cosa?”.

“Cos’ha intenzione di fare con Stolas?”, provò Millie.

“Non sono cazzi vostri, MeM!”.

“PORCA PUTTANA, PAPÀ! PORTAMI A CASA E POI TORNA IN OSPEDALE DA STOLAS! E SE TORNI DI NUOVO A CASA IN LACRIME, TE LO DARÒ IO IL CAZZO DI VACCINO”, sbraitò Loona dietro il collare elisabettiano.

Gli occhi di Blitzø s’illuminarono di gioia per la ‘parolina magica’ usata da sua figlia, ma gli si gelò anche il sangue per la minaccia.

“Va bene, Loone Toone mia, lo farò!”.

“Dice sul serio, signore?”, azzardò Moxxie, ma Blitzø gli lanciò uno sguardo assassino.

“Lo prendo come un sì”.

 

*

 

Stolas non riusciva a riposare e non era solo colpa dei dolori al braccio e alla gamba ingessati.

Fissava il soffitto e ogni tanto guardava il suo cellulare, ma senza toccarlo neanche con la magia per riguardare i numerosi messaggi che aveva mandato a Blitzø.

Si sentiva così solo e illuso.

Odiato da una moglie stupida e psicopatica.

Amato da una figlia ma la cui fiducia rischiava di sgretolarsi.

Innamorato di un imp che lo usava soltanto per scopi lavorativi sin dal loro primo incontro da bambini.

All’epoca non capiva, ma dopo che Blitzø era tornato al circo, si era reso conto che il gioco dei pirati consisteva nel rubare la maggior parte delle cose più preziose presenti nella sua lussuosa villa. Per questo dovette imparare in fretta certi incantesimi per far riapparire la maggior parte delle cose rubate ed evitare di ricevere una severa punizione da suo padre, ma nonostante ciò, non aveva mai smesso di pensare a Blitzø per venticinque lunghi anni.

E se prima il pensiero dei suoi occhi gialli, il suo corpo rosso e a macchie bianche e le sue corna bianche e nere gli scaldava il cuore, ora rischiava di bruciarsi.

D’un tratto, sentì un rumore provenire dalla finestra, come di qualcuno che cerca di rompere il vetro.

Con gli occhi incollati al soffitto, Stolas iniziò a tremare, convinto che fosse tornato Striker. Forse Stella aveva cambiato di nuovo idea e lo pagato il triplo per farlo fuori.

“Vieni pure a prendermi, cowboy di merda”, pensò Stolas a voce alta e chiuse gli occhi. Pensò intensamente ad Octavia e Blitzø, ma anche solo per un momento a Moxxie e Millie, sentendosi in colpa per essersi lamentato ogni volta che veniva salvato da loro al posto del suo ‘principe azzurro’.

Sentì la finestra spalancarsi, dei forti sospiri e infine un tonfo, seguito da un…

“Cazzo, che male!”.

“Blitzø?!”, esclamò Stolas fissando l’imp dolorante sul pavimento.

“Sssh, zitto! Se sono passato dalla finestra un motivo ci sarà, no?”.

“Oh, giusto. È notte fonda, non si possono ricevere visite”, commentò Stolas, ma pur essendo felice di vedere Blitzø, gli lanciò uno sguardo severo.

“Che cosa ci fai qui, Blitzø?”.

Blitzø lo fissò a lungo, indeciso su cosa dire.

“Sono venuto… sono venuto per… oh, cazzo. Senti, Stolas, lo so che sei arrabbiato con me, ma non pensare che non sia venuto a salvarti perché non me ne frega un cazzo di te. Octavia ha la fobia degli aghi?”.

“E questo che cosa c’entra? Comunque, sì, non li sopporta. Da piccola inventava un sacco di scuse per evitare le punture anti-allergia…”.

“Ecco, io invece ci ho quasi rimesso le corna per aiutare il dottore a conficcare un ago grande come il cazzo di un’aquila nel culo di Loona!”.

I due si guardarono mortificati.

“Scusami! Cosa? Tu non mi devi delle scuse, so io che… aspetta…”, dissero in coro, ma Blitzø coprì il becco di Stolas con le mani.

“Così non va, Stolas. Parliamo uno alla volta”.

“Vuoi parlare prima tu?”, chiese Stolas dietro le mani di Blitzø. In un’altra situazione, gliele avrebbe mordicchiate e leccate, ma era troppo triste per esaudire le sue fantasie peccaminose.

Blitzø lo lasciò andare e guardò il suo braccio ingessato.

“Mi… mi dispiace di non essere venuto a salvarti. E mi dispiace… che tu sia ferito. Co-com’è possibile? Tu hai la magia, sei invincibile…”.

“Te l’ho detto, Striker mi aveva legato con una corda benedetta. Non sono riuscito neanche a pietrificarlo con il mio sguardo. E oltre a ferirmi con il suo coltello, ha anche minacciato di fare del male a Via. Non mi ero mai sentito così impotente… e tu… tu non eri lì”, disse Stolas tra le lacrime e nascose la faccia nel cuscino, facendo innervosire l’imp.

“Cazzo, Stolas, te l’ho detto, io…”.

“Lo so che cosa mi hai detto! E per questo ti perdono… se non lo facessi, sarei un grande stronzo egoista. Dopotutto, anche io ho una figlia”.

Blitzø sospirò e, con non poca fatica, si sedette sul letto e aspettò che Stolas finisse di singhiozzare.

“Blitzø… sono felice che tu sia qui, davvero… ma dobbiamo parlare”, disse lui dopo essersi decise a guardare l’imp negli occhi.

Blitzø sapeva che aveva ragione e non pensò a nessuna scusa per evitare l’argomento.

“Dalla sera del nostro primo appuntamento, penso così tanto a te che a volte faccio fatica a respirare e se non fosse per il cazzo di divorzio che sto affrontando, sopporterei questa sofferenza, dopotutto sono abituato a portare tanti pesi sulle spalle, ma… non credo più di essere abbastanza forte”.

Stolas fece per nascondere di nuovo la faccia nel cuscino, ma Blitzø lo fermò con una mano. Non aveva problemi a vederlo piangere, anche se lo faceva sentire in colpa.

“Quando dicevi che a me importa di te solo per scoparti… avevi ragione a metà. È vero, quando sono con te, desidero saltarti addosso e sono felice di poterlo fare senza freni, ma mi sono reso conto che non mi basta, perché oltre al tuo corpo, io vorrei tutto di te…”.

Sorridendo con dolcezza, Stolas prese la mano di Blitzø e se la portò sul petto piumato.

“Vorrei anche il tuo cuore e i tuoi pensieri. Sento che sono tanti, come anche le tue paure, ma non m’importa, voglio conoscerli tutti”.

Blitzø si concentrò sui battiti del cuore di Stolas. Come poteva rischiare di spezzarglielo di nuovo?

“Mi dispiace, Stolas… non posso…”.

Stolas lasciò scivolare le mani sul materasso, amareggiato.

“… non posso raccontarti niente di me… non sono pronto…”.

“Ma come possiamo conoscerci meglio se non mi racconti niente di te?”, chiese Stolas con una punta di speranza nella voce.

“Perché non voglio farti conoscere la parte peggiore di me! Mi odieresti e non vorresti avere più niente a che fare con me!”, ammise Blitzø singhiozzando e si sdraiò sul letto voltando le spalle a Stolas.

“Blitzy… come potrei odiarti? Lo so che non sei perfetto, nessuno lo è”.

“Non me ne frega un cazzo dell’imperfezione degli altri! Non posso amare tutti!”.

Entrambi ebbero un tuffo al cuore.

“E… chi sono gli imperfetti che ami?”, chiese Stolas posando una mano sulla spalla dell’imp, convincendolo a girarsi verso di lui. Stava piangendo.

“Loona… Moxxie… Millie… mia sorella Barbie, anche se lei mi odia e…”.

Blitzø si perse nei grandi e rossi occhi di Stolas, confondendogli le idee. Voleva abbattere il muro che lo bloccava, ma aveva troppa paura di fare del male ad entrambi.

Stolas sospirò e asciugò le lacrime di Blitzø con una carezza.

“Stai tranquillo, Blitzy… non sei costretto a dirlo se non te la senti… ti chiedo solo una cosa… rimarresti con me stanotte? Non voglio stare solo”.

Finalmente Blitzø sorrise e trovò il coraggio di baciare Stolas sul becco. Avrebbe anche voluto proporgli di uscire di nuovo insieme quando si sarebbe ripreso, ma si era sforzato a sufficienza per quel giorno, aveva bisogno di riposare ed era felice di poterlo fare tra le braccia del suo principe.

“Grazie, mio caro”, sussurrò Stolas commosso.

“No… grazie a te”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Adoro troppo Stolas e Blitz ed è faticoso aspettare il nuovo episodio di HB per sapere come risolveranno i loro problemi. Spero comunque che anche questa storia vi sia piaciuta!

  
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