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Autore: two_dollar_bill    18/04/2024    1 recensioni
‘Akaashi… Akaashi… Akaashi…’
E Bokuto lo sillaba, come una preghiera, come se volesse evocarlo da un momento all’altro. Ed, in effetti, lui è lì, a pochi passi di distanza, ma qualcosa lo blocca ed i suoi piedi non si muovono, mentre il suo nome si sussegue e si perde e fa eco, nel silenzio della stanza, con un’inclinazione sempre differente. Bokuto lo pronuncia in una maniera strana, l’ha sempre fatto: prolunga le vocali in base al suo stato d’animo e, adesso, è una confusione di sentimenti diversi che si racconta da solo, con quella strascicata cantilena.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Akaashi lo trova, rannicchiato in un angolo, avvolto nel suo complicato malessere, con la testa incastrata tra le gambe, lo sente bisbigliare qualcosa, ripetutamente. Si ferma, allora, sui suoi passi, curioso, prima che lui si accorga della sua presenza, per essere sicuro di cosa stia sussurrando a se stesso e appena lo capisce i suoi occhi si sgranano sorpresi:
Akaashi… Akaashi… Akaashi…’
E Bokuto lo sillaba, come una preghiera, come se volesse evocarlo da un momento all’altro. Ed, in effetti, lui è lì, a pochi passi di distanza, ma qualcosa lo blocca ed i suoi piedi non si muovono, mentre il suo nome si sussegue e si perde e fa eco, nel silenzio della stanza, con un’inclinazione sempre differente. Bokuto lo pronuncia in una maniera strana, l’ha sempre fatto; prolunga le vocali in base al suo stato d’animo e, adesso, è una confusione di sentimenti diversi che si racconta da solo, con quella strascicata cantilena.

Passa un tempo indefinito e Keiji si avvicina e gli posa una mano sul braccio, Kotaro neanche sussulta, come fosse consapevole che sarebbe arrivato, ad un certo punto, come se lo stesse aspettando.
‘Bokuto-san, stai bene?’ gli dice indulgente, vedendolo piu’ provato delle altre mille volte che ha dovuto rimetterlo in piedi dalle sue ermetiche crisi.
Lui scuote appena la testa e la sua preghiera adesso si è interrotta.
‘Ti va di alzarti da lì?’ domanda ancora e di nuovo il capitano del Fukurodani si limita a scuotere il capo.
‘Almeno, puoi farti vedere, sembri davvero un gufo con la testa incassata nelle spalle.’
Lo sa di avergli strappato una risatina perché il suo corpo sobbalza appena e piano piano le braccia liberano la sua testa che si tira su.
Quando i loro occhi si incontrano Akaashi si perde, per un attimo, in quelle pozze dorate e lucide, giurando a se stesso che, nella sua breve vita, non ha mai visto degli occhi così e non potrà mai vedere, o trovarne, o amarne, di più belli. Le pagliuzze d’oro incandescente sfrigolano, nelle sue grandi iridi, quando Bokuto è felice, ed ondeggiano quando è triste, ma non perdono mai il loro innato splendore. Sono avvolgenti ed incoraggianti, perché Bokuto Kotaro ha tanti difetti ma troppi pregi da enumerare: è una forza incontrollabile, un trascinatore, un’onda di altezza immane, un fuoco d’artificio. Ed ancora, un sole esplosivo ed un campo magnetico, a cui è impossibile sottrarsi.
Ma Bokuto sa essere anche un cielo notturno cupo, e senza stelle, quando si perde nella sua debolezza, e la sua luce si attenua un po’. Lì subentra Akaashi per riaccenderla sempre dall’interruttore giusto.

Bokuto, in quel momento, lo guarda come in una supplica silenziosa e Akaashi gli si fa un po' più vicino, piegandosi, in ginocchio, accanto a lui, gli sfiora uno zigomo con una mano in un gesto fin troppo intimo, che non impressiona nessuno dei due, e ferma al volo una lacrima fuggitiva.
‘Lo sai che i Capitani non dovrebbero piangere, se non di gioia? Danno il brutto esempio…’ lo rimprovera.
‘La fragilità è un brutto esempio, adesso? Sei severo, Akaashi…’ risponde lesto, Kotaro, e Keiji resta spiazzato, pentendosi delle sue parole ‘No, Bokuto-san, hai ragione. Ho sbagliato.’ Da quando lo conosce non ha mai detto, né pensato quelle cose. ‘Davvero?’ Il viso del capitano si incrina in un mezzo sorriso
‘Non lo credevo possibile, tu sai sempre tutto, Akaashi…’ poi poggia il mento sulle ginocchia piegate ma non abbandona il contatto visivo.
‘Oh no, sapessi quante sono le cose che non so…’ e quella frase resta sospesa tra loro finché di nuovo Bokuto non rompe il silenzio.
‘Io sono bravo, Akaashi?’ gli chiede, ed ha quello sguardo smarrito ed infantile, come un bambino in cerca di consolazione. Keiji vorrebbe solo abbracciarlo stretto ma non lo può fare, non ne è in grado, o forse gli manca solo il coraggio, quindi si limita a guardarlo con la ferrea tranquillità, che ha saputo costruire nel tempo, e la solita espressione atona, mentre dentro di lui qualcosa scricchiola, nel costringersi a mantenere strenuamente la distanza. ‘Certo che lo sei, lo sai anche tu.’
‘Ma sono il migliore?’ continua, ancora.
Keiji tentenna, cerca di ponderare le parole più adatte, quelle corrette ma non irragionevoli, ma poi qualcosa dentro di lui spinge, non si ferma, e punta i piedi ‘Si, si lo sei’ si sente dire, con convinzione estrema, ed i suoi occhi percorrono ogni dettaglio del viso di Kotaro: dai capelli, agli occhi, gli accarezzano le guancie e poi la linea del mento e si fermano alle labbra schiuse. ‘Lo sei, per me, Bokuto -san. E lo sarai per tutti, un giorno. ‘ aggiunge. Una nota fiera a colorare la sua frase.
Bokuto cede ad un lungo sospiro, le sue spalle si alzano e si abbassano, mentre stringe gli occhi, forse assimilando quelle parole ‘Io non sono molto brillante, eh, Akaashi. Non sono intelligente come te. Non sono bravo a scuola, ma ci provo te lo giuro. E’ che a me piace la pallavolo, solo questo mi piace. Non sono bravo neanche in altri sport, sai? Ho provato con il calcio, una volta, e sono inciampato nei miei stessi piedi. Potevo farmi molto male, Akaashi. E’ stato davvero brutto… - quel ricordo gli fa contrarre il viso in una smorfia infastidita -… e poi non è appagante, è solo violento e caotino. Non c’è ordine nel calcio. Non c’è quella magia che trovo nella pallavolo, quindi… - si ferma, sposta lo sguardo fissandolo in un angolo lontano della stanza - quindi – ripete, con la bocca più nascosta dalle braccia incrociate ‘…se non sono bravo neanche in questo, se non posso essere il migliore, che cosa mi rimane?’ La sua voce si incrina appena mentre esterna quella paura pesante ed il suo dolore scivola tutto fuori. Non è una delle sue solite crisi, questa, è molto di più. Akaashi viene schiacciato da quella immensa tristezza che non credeva possibile in un ragazzo come lui, ne è quasi tramortito e, per la prima volta, non sa come affrontare questa cosa, non sa come riportarlo a galla dallo sconforto che lo sta spingendo giù. Il muro che si trova davanti sembra altissimo e lui non crede di poterlo scalare a mani nude.
Lui, che è un eccelso paroliere, resta smarrito a guardare il suo Capitano, rannicchiato su se stesso, per lunghi secondi, secondi così pesanti che sembrano un’eternità. Ci pensa, ci ripensa, cerca una soluzione vagliando mille alternative possibili, con il cervello che viaggia ad una velocità supersonica anche per i suoi standard. Si immerge fino al collo nelle sue riflessioni ma, nella realtà, dura tutto il tempo di uno schiocco di dita. Poi, prende un gran respiro e fa l’unica cosa che gli sembra sensata: si avvicina con slancio e lo abbraccia. Le conseguenze non hanno significato, adesso.
Lo abbraccia forte, finalmente, come non ha mai fatto prima, come sognava di fare da sempre, ma non ne aveva mai avuto l’ardire. Lo stringe e poggia la fronte sulla sua spalla, respira il suo profumo e si sente stordito da quella vicinanza così imprevista, dall’odore intenso che conosce bene, ma che non ha mai raggiunto le sue narici con quella intensità, dal calore della pelle di Bokuto che lo solletica, nel tepore del suo conforto, quando a consolarlo in verità dovrebbe essere lui.

Nell’attimo in cui il suo gesto si articola chiaramente tra di loro, Akaashi lo sente sussultare, stavolta per davvero, e rialzare la testa con due occhi enormi e spalancati. Bokuto gira appena il collo di lato e piega la testa per poterlo osservare, abbandonato lì, sulla sua spalla, con le braccia sottili che lo avvolgono. Akaashi fa lo stesso, piega appena il capo nel senso opposto così che i loro sguardi possano ritrovarsi ad una distanza davvero irrisoria ‘Scusa, Bokuto -san, forse non dovevo.’ Gli esce dalle labbra e le parole si infrangono direttamenete sul viso di Kotaro, vicinissimo. Così vicino che se solo si spostasse di poco i loro nasi si potrebbero sfiorare. ‘Dovevi, invece. Non ci speravo più…’ gli dice, in un sussurro flebile. E qualcosa nei suoi occhi è cambiato, mentre lo fissa e quasi perde il fuoco dei suoi lineamenti per la vicinanza estrema.
La presa di Keiji si allenta, spiazzato da quelle parole, che gli rimbombano rumorose nella mente, cerca di ritrarsi ma Bokuto è veloce e lo trattiene con forza gentile, lo tira piano a sé, come volesse dargli il tempo di opporsi, se proprio vuole, ed una volta che entrambe le sue braccia sono nella morsa ferrea delle sue mani grandi lo avvicina ancora di più e sussurra ‘Perdonami, Akaashi, se puoi…’ Le parole restano sospese un istante sopra le loro teste, poi esplodono, come bolle, interrotte bruscamente da Kotaro che, con delicatezza, lo bacia. Lì, a terra, con le gambe ancora strette al petto e le braccia tese a tratterenlo. Keiji rimane così interdetto da non muoversi di un millimetro; tranne gli occhi, quelli scattano frenetici, mentre le labbra del più grande poggiate sulle sue gli regalano un brivido caldo che corre giù per tutta la schiena.

Bokuto ha gli occhi chiusi e l’espressione contratta sul suo viso è scomparsa. Il contatto dura pochi secondi e poi come l’ha attirato a sè, con la stessa cortesia, lo allontana. I suoi occhi si aprono, brillando di una sfumatura che Akaashi non aveva mai visto prima e ci legge qualcosa come una muta domanda, forse una speranza, non sa dire neanche lui cosa sia. La sua bocca leggermente si schiude per la sorpresa mentre quella dell’altro si piega in una smorfia quasi mortificata ‘…forse non dovevo.’ Dice, con imbarazzo evidente, riprendendo le sue stesse parole e lasciando la presa sulle sue spalle, guardandole ricadere ai fianchi di Keiji, completamente immobile. Tutto di lui è fermo, perfino il suo brillante cervello ha deciso di tradirlo, proprio in quel momento, tranne il cuore che invece è partito al galoppo sfrenato in una prateria sconosciuta e selvaggia, senza contorni.
Sul viso di Bokuto si susseguono mille espressioni diverse: imbarazzo, vergogna, paura, speranza, sconforto, poi pena e speranza di nuovo, incredulità, nervosismo e così via in un alternanza di caos che Akaashi è sempre estremamente bravo a leggere. ‘Quanto sei arrabbiato?’ è l’unica cosa che rompe il silenzio dopo un paio di lunghi minuti in cui non hanno fatto altro che guardarsi negli occhi. ‘Io… - ma le parole giuste non le trova, non è mai stato molto bravo in quello – mi dispiace, Akaashi, è che io, sai…’ Si passa una mano sul volto stanco e tra i capelli, scompigliandoli ancora di più ‘Mi puoi perdonare? Possiamo dimentircare quello che è successo…’ dice, riapparendo da dietro le dita affusolate, provando a sorridere incoraggiante.
E nel frattempo Keiji pensa di essere imploso, in una cacofonia di colori diversi che gli hanno ridipinto anche le pareti dell’anima. Si chiede quante volte aveva immaginato quello stesso momento, per poi sentirsi brutalmente colpevole dei suoi stessi pensieri, si chiede se sia effettivamente successo davvero o se magari stia ancora dormendo, al sicuro nel suo letto, e da un momento all’altro la sveglia lo riporterà alla dura realtà; eppure quel sapore di menta fresca che ancora sente sulle labbra, delle caramelle che Bokuto preferisce lo smentiscono. Si chiede cosa dovrebbe fare o dire, come reagire, se magari le sue gambe rispondessero potrebbe scappare. Si chiede mille altre cose e non trova nessuna risposta, trova solo lo sguardo impotente di Bokuto che ancora lo fissa, con il senso di colpa che danza sul viso, ed è lì che Keiji capisce che la cosa giusta da fare è una ed una sola: così semplicemente gli sorride, rassicurante.

Sorride ed il sorriso gli arriva agli occhi, i suoi e del Capitano che sembra improvvisamente tornare a respirare; poi, in un impeto di coraggio, che non credeva davvero di possedere, lo afferra per la maglietta e fa riunire le loro labbra, con uno strattone. E questa volta è come se si fosse svegliato da una trance molto lunga, Akaashi, ed il bacio non è così casto e leggero. Non è un semplice tocco di labbra ma è un chiedere il permesso ed entrare. Ed è il turno di Bokuto di rimanere spiazzato con gli occhi sgranati, ma lo accoglie all’istante tra le braccia, allarga pure le gambe per fargli spazio e tirarlo più vicino, e quando le loro lingue si scontrano, gli scappa un sospiro di sollievo come non succedeva da tempo immemore. Appagante e liberatorio. Un respiro condiviso e caldo che passa ossigeno e parole non dette da un corpo all’altro.

Akaashi bacia bene, pensa Kotaro, come in tutte le cose che fa lui è bravo. E Bokuto si lascia guidare, mentre gli avvolge le spalle con le braccia e se lo tira addosso e realizza che non si è mai sentito così felice, mai. Neanche quando salta tanto in alto da guardare oltre la rete e segnare un punto come l’asso che vuole diventare. Se non dovesse mai riuscirci gli basterebbe anche quello per essere felice, gli bastarebbe voltarsi e trovare sempre Akaashi lì accanto a lui e si sentirebbe comunque appagato. E mentre lo realizza, quella verità quasi lo spaventa, mentre Akaashi lo bacia con più intensità, gli afferra il viso con le mani e poi sale fino ad impossessarsi dei suoi capelli, poi si stacca per riprendere fiato e poggia la sua fronte contro quella di Bokuto, apre gli occhi e lo guarda con un amore che non credeva possibile ed il verde dei suoi occhi lo travolge. Gli posa dei baci sul viso, Akaashi, intorno alle labbra, sulle guance, sul mento, gli accarezza leggero il collo con i pollici, poi si riprende la sua bocca e Bokuto lo lascia fare beandosi di quel tipo di ardente felicità che sta provando per la prima volta, nell’avere Keiji tra le braccia, finalmente, e che non aveva mai provato prima, neanche in campo.
 
Quando si staccano, il silenzio che cade nella stanza in penombra è tipiedo e confortante. Bokuto sorride, stringendo Keiji al petto, forse con la malcelata e tenue paura che possa fuggire da lui; mentre Akaashi, dal canto suo, si lascia andare, butta giù quei pochi muri di autoconservazione che aveva eretto, fin dal primo momento che il suo sguardo aveva posato gli occhi su Kotaro, e respira, come se respirasse per la prima volta. Sente il suo cuore ed è come un tormento in festa e serve un tempo che sembra infinito perché torni ad assumere un ritmo regolare. Poi pian piano succede, il trotto impazzito lascia il posto al formicolio piacevole che avvolge ogni centimetro del suo corpo, dato dai movimenti delle dita di Bokuto sulla sua schiena, mentre lo accarezza con devozione estrema. E la percepisce quella devozione fin dentro nelle crepe più buie e tetre della sua anima, la stessa che non era stato in grado di leggere in quegli occhi chiari, ogni giorno. E lì, in quel momento, la sua insaziabile curiosità, il suo cervello in continuo moto perpetuo, in analisi dei dettagli, costante e minuziosa, anche dei più insignificanti della realtà che lo circonda, lo portano ad infrangere quella loro quiete privata ed intima ‘Bokuto-san, posso farti una domanda?’ suona sbagliato, interrompere quel momento, ma Keiji proprio non resiste.
Kotaro non parla ma annuisce e nel farlo gli solletica il viso con i capelli, strappandogli un versetto divertito.
‘Quando ti ho raggiunto, stavi ripetendo… il mio nome.’ Lascia la frase in sospeso, non sapendo come concludere la domanda che si dipana ovvia in mezzo a loro. ‘Ah.’ Dice Bokuto, con la voce arrocchita dal silenzio prolungato e dalla sorpresa. Keiji si allontana di poco per osservare il suo viso e lo trova arrossato, mentre per tutta risposta lui sposta lo sguardo, imbarazzato, per non incontrare i suoi occhi ‘… è un segreto’ aggiunge in un sussurro.
‘Hai dei segreti, Bokuto-san?’
‘Mh… qualcuno.’ E sembra pensieroso, mentro lo ammette.
‘Mi piacerebbe saperli, tutti.’
‘Ed io te li direi.’ Sconfitto dai suoi stessi sentimenti, lo guarda, di nuovo, negli occhi. E l’oro che li permea brilla di luce propria, Keiji si perde e ci annega, in quel mare calmo e abbacinante, si lascia trasportare dalle onde leggere di un’emozione così chiara che gli parla a gran voce. ‘Il fatto è… che i miei segreti portano tutti il tuo nome.’
Per la seconda volta in così poco tempo, Bokuto lo lascia senza parole, sta la ad osservarlo e più il tempo passa più il suo sguardo si addolcisce, più aspetta e più il verde dei suoi occhi si scioglie in rigoli di speranza sopita e trattenuta che si trasformano in una cascata spumosa e roboante.

‘Akaashi è la mia parola preferita.’ Kotaro lo dice come fosse la più preziosa delle verità ‘E so sempre come usarla, sai? Non posso sbagliare, perché è sempre perfetta, per me. – porta una mano incerta ad accarezzargli il viso e Keiji risponde andandogli incontro e chiudendo gli occhi a quel tocco leggero, poi lo sente continuare con un tono così serio che non ricorda di avergli mai sentito usare prima – lo sanno tutti che quando mi butto giù, e succede spesso, tu sai sempre come risollevarmi e rimettermi in carreggiata, così quando mi sento triste, e tu non sei con me, io… semplicemente, io ripeto il tuo nome, come un mantra mi da conforto. E mentre lo ripeto mi concentro nel ricercare la sensazione, o meglio quella stessa emozione, che provo quando ci sei tu. Lo faccio finché non mi sento meglio, poi a volte, se sono molto fortunato, come stasera, tu mi trovi. Appari lì, accanto a me, come una magia. E tutto torna al suo posto. Dicono che si chiami legge dell’attrazione. Dai, non guardarmi così, Akaashi, anche io leggo, ogni tanto. Post brevi sui social network ma anche così si imparano tante cose…’ si concede una risatina buffa, poi continua ‘…ma non è solo questo, quando sono in campo, prima di saltare per una schiacciata, dopo una partita vinta, in qualunque momento dell’azione io ti chiamo, l’avrai notato. – gli sembra che stia arrossendo un po' di più adesso - Probabilmente ti avrò anche esasperato, a volte, ma io ti cerco sempre, perché grido sempre il tuo nome quando sono felice.’  
Scandisce piano le ultime parole come a volerle sottolineare con fermezza.
‘Quando mi sveglio la mattina e prima di addormentarmi la sera, il tuo nome è la prima e l’ultima cosa che bisbiglio tra me e me, desiderando di averti lì vicino, nel mio letto, e poterti stringere. Lo so, mi dispiace se le mie parole ti mettono a disagio, ora, ma è così, ormai è fatta. E poi sai che succede? Poi sorrido, come uno stupido, da solo, pensando che a breve comunque ti rivedrò e sarai di nuovo accanto a me, e tutto sarà ancora magnifico, illuminato dalla tua luce. Neanche lo sai quanta luce che emani, Akaashi. A volte, se ti guardo troppo, mi sento accecato. E fortunato. E mi tormento… sì quanto mi ha tormentato non potermi avvicinare ed abbracciarti, baciarti, tenerti solo per me. Che cosa egoista da dire, lo so…ma è la verità.’ Si ferma, si mordicchia le labbra con i denti, pensieroso, accarezzando Keiji anche con gli occhi, forse meditando se continuare o meno, se riversare tutti i suoi più privati pensieri davanti alla stessa fonte che li ha fatti sgorgare.
‘Se mi chiedessero qual è la mia persona preferita, nel mondo, la risposta saresti sempre tu. E la musica preferita? Il suono della tua voce, e poi la tua risata! Non ridi abbastanza, Akaashi, non va bene. E’ una gioia di cui mi privi.
Il colore? Sicuramente quello dei tuoi occhi, più chiaro al mattino, più intenso all’imbrunire. Un verde screziato di blu se sei arrabbiato e di arancio quando sei di buon umore. Non capita spesso, eh, ma quando succede, oh quando succede è come lava incandescente e mi sento bruciare la pelle sotto il calore di quello sguardo. Del tuo sguardo. E, adesso, che ho provato questo.’ Si avvicina un po' incerto, stavolta quasi a chiedere il permesso, tenendo il viso di Keiji per il mento, e lui il permesso glielo concede subito chiudendo gli occhi e avvicinandosi appena. ‘se mi chiedessero il mio gusto preferito’ lo bacia piano, con una dolcezza estrema che stritola il cuore di Akaashi in una morsa bollente che lascia i segni indelebili del suo passaggio ‘sarebbe quello delle tue labbra.’ Un altro bacio, poi un altro ed ancora uno.
‘Cavolo, suono smielato e patetico… ma ho realizzato, baciando queste labbra, che la mia paura più grande non è non diventare l’asso migliore al mondo, ma diventarlo senza di te al mio fianco. Mi sfugge il senso delle cose senza di te…’ cerca una sua mano e la stringe forte, poi se la porta al petto e la poggia all’altezza del cuore.
‘E adesso che sai tutto, Akaashi, che conosci tutti i miei segreti. Fanne quello che vuoi. Fai anche di me quello che vuoi…’ il discorso si perde in un sussurro sospirato, il volto di Bokuto si stende in un sorriso leggero, sembra sollevato da un fardello gigantesco e piacevolmente arreso alla portata del peso delle sue parole: consapevolezza, accettazione, liberazione.
E adesso sono tre.
Tre volte in cui Bokuto, con incantevole semplicità, ha sopraffatto la sua capacità di articolare parole assennate. Keiji lo sapeva già che tutto ciò che lo riguarda è più forte, più intenso, più travolgente di qualunque altra cosa al mondo; l’aveva sempre saputo, dal primo momento in cui i suoi occhi si erano posati su di lui. I suoi sorrisi, le sue grida entusiaste, i suoi sguardi intensi, i bisbigli tristi, perfino i suoi lamenti ed i gesti scomposti sono più turbinosi di tutto il resto, ma ne ha nuova estrema consapevolezza, adesso.
 
Annichilito, Akaashi, non può far altro che osservarlo in silenzio e si sente stupido e si sente debole, sconfitto da Kotaro anche nella capacità di esprimere l’immensità di ciò che si porta dentro e che non avrebbe potuto prevedere l’avrebbe colpito in quel modo, in quel momento, in quella stanza, così improvvisamente, inaspettatamente, quasi con disperazione. Vorrebbe abbandonarsi alle lacrime e poi ridere, la confusione di quello che prova gli fa quasi girare la testa ed il fardello gigantesco adesso è tutto addosso a lui, tra le sue braccia impreparate che però cedono e lo fanno cadere, lo abbandonano a terra lontano.

‘Akaashi…?’ il suo stesso nome gli sfiora il viso, Keiji pensa che non ci sia suono più dolce, più bello del suo nome pronunciato da Bokuto Kotaro. Perché non l’aveva notato prima quanto gli piacesse sentirsi chiamare per nome, una, cento, mille volte?
‘Bokuto-san…’ mormora in risposta, poi lentamente si guarda intorno nella stanza ormai quasi buia e si alza in piedi. Kotaro ha paura, l’immagine di Akaashi che scappa, l’idea di averlo perso per sempre si srotola con violenza e gli dilania la mente ed il cuore, gli adombra gli occhi che si costringe ad abbassare per non guardarlo mentre scompare oltre la porta, ma poi una mano entra nel suo campo visivo ed è proprio quella di Akaashi, tesa verso di lui in un chiaro invito. ‘Vieni.’ Gli dice e sta sorridendo. Non serve neanche pensarci Bokuto la afferra subito e si fa guidare, finalmente fuori da quel nascondiglio di fortuna.

Keiji avanza piano in un labirinto di corridoii che conoscono troppo bene e che ora all’imbrunire sono vuoti e silenziosi. L’ultimo passo oltre la porta che li conduce all’esterno lo compie quasi con solennità, entrambi stringono un po' gli occhi per la luce, che seppur tenue, li abbraccia potente dopo quel tempo indefinito nella penombra di una stanza dimenticata. Akaashi ancora lo tiene per mano, prende un respiro profondo e l’aria è piacevolmente fresca e profumata contro il suo viso; poi gli si fa vicino, si ferma proprio davanti a lui e lo guarda negli occhi. ‘Anche io ho un segreto…’ racconta al Capitano. Bokuto le vede le sue gote che si imporporano e la timidezza che le avvolge, pensa che sia ancora più bello del solito adesso che può vederlo in ogni dettaglio alla luce chiara del sole. ‘…e voglio che non lo sia più; un segreto intendo.’ Precisa precedendo l’ombra confusa sul viso dell’altro. ‘Riesci ad indovinare…?’ e la sua mano libera si posa sul viso di Bokuto, accarezzandone una guancia con il polpastrello. Il più grande scuote la testa piano ‘Mi dispiace, Akaashi, non sono in grado…’
‘Hai ancora ragione, Bokuto-san. Non puoi esserne in grado, perché neanche io sono in grado…’ si ferma un instante e lo osserva così intensamente che Kotaro quasi fatica a sostenere il suo sguardo ‘…non sono in grado di dirti, con dovizia di dettagli, di spiegarti, con precisione, di calcolare, esattamente e minuziosamente, l’immensità dell’amore che provo per te. Non posso neanche competere con le tue parole, questa volta, ma voglio che tu mi veda bene, imprimiti questa immagine nella memoria, mentre ti dico che ti amo, Bokuto Kotaro. Non posso spiegarlo a parole ma spero di riuscire a fartelo capire, ogni giorno se vorrai, perché quello che vorrei fare di te è starti vicino, e tenerti al mio fianco, sempre.
I nostri segreti un po' si somigliano, eh, Bokuto-San?’
Lo stupore sul viso di Kotaro fa una capriola composta e si trasforma in un sorriso esagerato, un’esplosione violenta di luce viva, Keiji si ricorderà di inserirlo al primo posto nell’elenco dei sorrisi più belli che gli rivolgerà nella vita. Sono tanti.
La pagliuzze d’oro negli occhi di Bokuto hanno ripreso a sfrigolare come non mai, adesso, e le iridi verdi di Akaashi sono di nuovo screziate di arancio, quella sera, ma questo loro non lo vedono, troppo intenti a baciarsi, la prima volta, alla luce di un sole pigro che lentamente scompare.
 
 




NdA.
Era davvero tanto tempo che non scrivevo qualcosa con entusiasmo, ed ancora di più che non pubblicavo qui.
Poi sono arrivati questi due ed io, follemente, li adoro. 
Se mi state leggendo, ho solo una cosa da dire: HEY HEY HEY, GRAZIE!
  
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