‘Akaashi… Akaashi… Akaashi…’
E Bokuto lo sillaba, come una preghiera, come se volesse evocarlo da un momento all’altro. Ed, in effetti, lui è lì, a pochi passi di distanza, ma qualcosa lo blocca ed i suoi piedi non si muovono, mentre il suo nome si sussegue e si perde e fa eco, nel silenzio della stanza, con un’inclinazione sempre differente. Bokuto lo pronuncia in una maniera strana, l’ha sempre fatto: prolunga le vocali in base al suo stato d’animo e, adesso, è una confusione di sentimenti diversi che si racconta da solo, con quella strascicata cantilena.