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Autore: GiGTiger    19/04/2024    0 recensioni
L’intero mondo della Blizzard, tutti i mondi dei giochi, vogliono il potere. In conflitto fra loro, non c’è più nessuna pietà. Ci deve essere un unico mondo ed un unico re… Il portale, Nexus, è stato aperto: chiunque può viaggiare tra le città.
Nuove e vecchie alleanze sono in procinto di essere riforgiate. Intrighi mai sopiti sono pronti a riaccendersi, come una fiamma su un tizzone ardente.
Non è importante dove ti trovi in questo momento, che tu sia su Azeroth, su Sanctuarium, sulla Terra, ovunque… verrai spazzato via se non obbedirai al nuovo re: semmai ce ne sarà uno.
I principali protagonisti sono stati allertati dell’imminente guerra e del potere che da essa può scaturire. I capi sono pronti a reclamare il loro dominio ma sanno benissimo, che in questo conflitto, potranno perdere la loro leadership e la loro vita per sempre...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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ALLEANZE E INTRIGHI
Libro primo di World of Blizzard
Questo Libro è per tutti i fan della Blizzard
PROLOGO
"Perché hai scelto proprio questo posto?" "E’ oscuro… come me."
Si vedeva bene la terra da quassù, ora era lei ad essere piccola come un pollice. Camminavano lentamente padre e figlio sul suolo del famoso lato oscuro della luna, erano giorni che cercavano qualcosa… qualcosa di prezioso. Faceva freddo e molto anche, ma le loro tute proteggevano da molte cose. Le aveva fabbricate lui stesso.
"Padre sono giorni che scrutiamo questa parte, non troveremo mai niente d’importante" il volto di Valerian cominciava ad essere stanco. "Zitto figlio mio, è vicino, molto vicino, lo sento."
L’udito di Arcturus si fece più importante, sentiva che era arrivato alla svolta della sua spedizione personale, mancava così poco.
"Il rumore, questo rumore, è fatta. Siamo nel punto giusto!" esclamò il padre.
Valerian alzò le spalle. "Io non vedo nulla."
Pochi metri davanti a loro la terra cominciò a tremare, li raggiunse rapidamente e caddero entrambi. Furono sbilanciati e sorpresi troppo velocemente per tentare di rimanere in piedi.
La terra si calmò e pochi secondi dopo emerse la testa di un Protoss. Guardarono emergere quell’essere nella sua interezza, fino a quando non cominciò a fluttuare. Fu allora che si alzarono entrambi, il più lestamente possibile. Il Protoss li guardava dall’alto verso il basso, con sguardo di sfida. "Che ci fate qui voi due, non è permesso andare oltre." Continuò seccato. "Sparite da questa luna, o vi ucciderò come ho fatto con altri cinque intrusi."
Padre e figlio si guardarono per un attimo meravigliati, quella notizia li aveva appena messi in guardia da altri esseri o cose.
"E tu chi saresti precisamente?" chiese Arcturus.
"Sono il guardiano del lato oscuro della luna. Il mio nome è Kalador e il vostro viaggio… finisce qui."

Con uno scatto istantaneo si fermo davanti a Valerian, gli diede una testata poi un pugno ben assestato nello stomaco. Il giovane si piego in due sputando sangue, ma la furia del Protoss non accennò a diminuire. Questa volta si voltò verso il padre sferrandogli un calcio in faccia. Fece un passo indietro e riuscì appena a schivarlo. Era di nuovo il turno del giovane. Gli balzò addosso in un istante e gli diede una gomitata sulla schiena. Cadde a terra stordito.
"Aiutami padre."
Non aveva perso tempo il furbo Arcturus, pronto sempre ad ogni evenienza. Prese la sua vecchia e fidata pistola Sheriff ac15, e la impugnò a due mani. Braccia tese, gambe divaricate, sguardo concentrato. Ora bisognava solo attendere il momento giusto, l’attimo più preciso, dove Kalador si dimenticasse completamente della sua presenza.
"E’ finita per te, mio giovane umano." disse in tono compassionevole il Protoss.
"Nessuno può trovare l’entrata del laboratorio finchè ci sarò io a proteggerla. Sono secoli che è così e sarà ancora così, perché tu o tuo padre…" si interruppe bruscamente.
"Già… tuo padre." si girò lentamente verso di lui, ma sapeva che forse era troppo tardi. La foga con cui aveva sconfitto Valerian gli aveva tolto la concentrazione. Aveva trascurato il suo principale obiettivo: Arcturus Mengsk. Palesemente più forte e furbo del figlio.
Non appena i due sguardi si incrociarono, la pallottola speciale c14, lo trafisse in mezzo agli occhi. La capacità di questi proiettili era che potevano passare attraverso gli scudi Protoss.
Il rumore dello sparo e il tonfo a terra di Kalador riecheggiarono nello spazio…
Dopo aver rinfonderato l’arma, si diresse verso il figlio ancora a terra. "Alzati Valerian, è ora di andare, dobbiamo proseguire."
Non ebbe alcuna risposta. Non parlava o non voleva parlare. Ferito, sanguinante, ma era vivo. Era abbastanza forte e robusto il ragazzo. In lontananza, improvvisamente e inaspettatamente, si senti provenire un applauso. Pochi secondi dopo erano due.
Arcturus si guardò intorno senza notare niente di strano. Ad una più attenta ispezione, però, vide due teste comparire di fianco a lui. Erano due uomini, entrambi armati con un fucile. Bandana sul capo, jeans strappati, maglietta a mezze maniche e muscoli ovunque. Erano vestiti uguali. Sembrò ricordare tale abbigliamento Arcturus, non poteva sbagliare, ne era certo ora. Arrivarono lentamente. Si fermarono a qualche metro da lui.
"Siete stati grandi, o meglio, sei stato bravo a freddare quel guardiano." sostenne il più alto dei due sorridendo.
Gli puntarono i fucili in faccia.
"Dicci chi sei subito, o non parlerai più." proseguì.
Alzò le mani in alto e si presentò.
"Sono Arcturus Mengsk, capo del gruppo I Figli di Korhal. Ex imperatore del Dominio Terrestre. Figlio del senatore Angus Mengsk."
Mise la mano sulla sua pistola.
"Wo,wo,wo… calmo, calmo." Agitarono i fucili verso di lui. "Abbiamo capito chi sei, il nostro capo ci ha parlato spesso di te. Non sono stati complimenti, quindi puoi immaginare da solo il livello del discorso. Ci è andato giù davvero pesante Raynor, eh Will…"
"Si Bill, ricordo bene, ma non siamo qui per parlare di questo." Si avvicino di più. "Sappiamo che sei pieno di soldi. Facci ricchi e ti mostreremo la porta del laboratorio. Non fare il furbo adesso, Raynor ci ha detto che lo stai cercando."
"Quando torneremo sulla terra ci darai soldi e ville, accetti o no?" si intromise Bill.
"Niente di più facile per me, non vedo l’ora. Portatemi all’entrata e farò di due sporchi Randagi, due sporchi Randagi ricchi."
Stavolta fu il turno di Bill di avvicinarsi.
"Non offenderci, non sei nella posizione per farlo. O forse vuoi una pallottola in mezzo agli occhi?"
"Perdonate la mia insolenza Will e Bill, la prossima volta sarò molto più gentile… non vi preoccupate." c’era un sorriso strano alla fine della frase sul volto di Arcturus…
Will lo guardò stupito "Non so cosa cerchi li dentro, e non vogliamo saperlo, ma è un posto vuoto. Siamo già entrati giorni fa e non abbiamo trovato nulla d’interessante, non c’è nessuno."
"Meglio… molto meglio." rispose a bassa voce.

Will poggiò per terra il suo zaino, tirò fuori una vecchia pomata che lo aveva salvato diverse volte da delle brutte ferite. La spalmò su Valerian, gli fasciò il taglio e lo incitò ad alzarsi.

Pochi minuti dopo ripresero il cammino.
Fu un tragitto di quasi un’ora, poche parole, poche battute, ma alla fine erano lì, davanti ad una enorme roccia con al centro una porta.
"Prego entrate pure, dopo di voi." si rivolse verso i due Randagi Arcturus.
"Grazie, così si fa." rispose Bill.
I due Randagi, adesso, era proprio di fronte alla porta. Padre e figlio dietro di loro, tutti ad aspettare che la via fosse libera.
Will urlò qualcosa, diede due botte e la porta finalmente si aprì. Arcturus capì che i due era distratti, era il momento giusto per procedere. Passò un coltello al figlio, e gli fece un cenno con la testa.
Le poche parole che si erano detti mentre venivano qui, erano sì esigue, ma di un importanza estrema. I due Randagi erano troppo sicuri di se, non avevano prestato troppa attenzione a quello che facevano e dicevano padre e figlio lungo il percorso.
Ora era troppo tardi…

Quasi contemporaneamente furono accoltellati dietro la schiena. Le grida dei due non erano abbastanza per lui.
Sgozzò Will…
"Valerian avanti, fa lo stesso con lui, sbrigati."
Ci stava pensando… troppo, eccessivamente.
Sgozzò Bill…
"Così si fa figlio mio. La prossima volta non esitare o ti lascierò a marcire in qualche posto schifoso. Non posso sempre fare tutto io." Valerian si limitò ad annuire, senza conferire parola. Sapeva di avere ancora deluso suo padre, ma il coraggio di sgozzare qualcuno non lo possedeva… forse non l’avrebbe mai trovato.

Arcturus rovistò lo zaino del Randagio in cerca di qualcosa di utile per l’imminente esplorazione.
Fazzoletti, nastro adesivo, caramelle… voleva altro in questo momento. "Ho trovato una torcia, possiamo provare ad entrare…"
"Non c’è bisogno padre. Dentro è già tutto illuminato."
Restarono sorpresi per qualche istante, poi incominciarono a scendere le scale. Nessuno sapeva chi o cosa alimentasse quei neon, ma facevano molto comodo. Erano allungati, stretti e bianchi, non erano in gran numero ma si poteva procedere spediti.
Il corridoio principale era lungo, ma si poteva vedere la fine. L’ultima stanza in fondo era lì e non vedevano l’ora di raggiungerla.
Hai lati c’erano delle stanze vuote, grandi e piccole. Macchie di sangue sui muri, sedie e tavoli distrutti. Era questa la macabra vista.
Comunque vi era motivo di fermarsi ad ispezionarle, si avanzava dritti.

"Siamo arrivati padre…" "Zitto." lo ammonì Arcturus.
La stanza era ovviamente vuota, ma su di un muro si vedeva una piccola leva. Senza esitazione Arcturus l’azionò ma non successe nulla.
"Com’è possibile." Esclamò
"In realtà qualcosa è successo, hai azionato un altro meccanismo." gli suggerì Valerian.
"Difficile capire cosa sia, ma possiamo trovarlo con un po' di attenzione. Questa camera è vuota, quindi l’unica cosa che può cambiare sono le mattonelle sul pavimento."
"Tu sei pazzo figlio."
"Zitto." lo ammonì Valerian
"Sono tutte disegnate con una striscia orizzontale, ovviamente dobbiamo trovare quella verticale."

"Bene… eccola. Mentre starò qui sopra tira la leva padre, vediamo che succede."
Dopo averla abbassata di nuovo, il muro centrale si aprì. Dietro vi giaceva il corpo infestato dell’ex ufficiale del Direttorio della Terra Unita: Alexei Stukov.
"Bravo Valerian, hai svolto un ottimo ruolo in questa missione. Hai adempito al tuo compito."
Estrasse qualcosa dalla tasca…
"Con questa fiala di sangue zerg, altamente modificata dai miei migliori scienziati, Alexei mi servirà e mi obbedirà."

Aprì la bocca di Stukov e vi versò l’intero contenuto della fiala. Attesero qualche minuto in silenzio, poi aprì gli occhi, si alzò e disse: "Arcturus, sono qui per servirti. Cosa posso fare per te ora?" "La mia gioia è immensa nel vederti di nuovo Alexei. Ho subito un incarico mio vecchio rivale. Sarà un compito facile per te."

Andarono tutti al centro della stanza, pronti per uscire dal laboratorio. Arcturus prese parola.
"Non possiamo uscire di qui senza prima aver fatto una cosa. Stukov, sei rimasto troppo tempo qui, è ora che qualcuno ti sostituisca. Il laboratorio non può essere lasciato vuoto e privo di compagnia."
"Cosa vuoi Arturus?" Alexei cominciava a diventare impaziente. Sognava di usare di nuovo gli artigli della sua manona zerg.
Padre e figlio si stavano guardando dritto negli occhi… "Alexei Stukov…" comandò.
"Uccidi mio figlio…"

CAPITOLO 1
Il primo lato
"A babordo!" urlò il capitano Harrison.
"Dopo questa manovra siamo quasi arrivati, vedo l'isolotto davanti a noi!" disse un pirata sulla nave.
"Bene ragazzo. Non attracchiamo lì dove c'è la statua però, dirigiamoci verso il loro ponte." Harrison fissò più intensamente la statua. "Non so se faccia più paura il fatto che gli manchino dei pezzi, o se raffiguri un goblin..."
Davanti a loro il mare... un acqua bellissima, trasparente, leggera. Non vi erano pesci, o più verosimilmente, erano stati tutti catturati dai goblin di Baia del Bottino. Brutta specie quegli esseri verdi, pensò il capitano. La cosa allarmante era che non li avevano presi per mangiarli, ma bensì per rivenderei alla loro fottuta asta di contrabbando. Se avesse potuto il capitano, appena sceso a terra, li avrebbe sgozzati uno ad uno, ma erano davvero troppi e la sua ciurma era così scarna di uomini...
Il mare era calmo, l'esatto opposto della gente che viveva qui alla Baita del Bottino. La nave lentamente andava a perdere velocità fermandosi davanti al ponte; tutto stava diventando pronto per gettare l'ancora e procedere allo sbarco.
Passo dopo passo scese dal piccolo ponte della sua nave e mise i propri stivali su quello grande della Baita. Scrutava ogni goblin, a destra e a sinistra, fin quando di fronte a se vide tre di questi corrergli incontro.
"aahahahah"
"ehehheeh"
"addosso al capitano, deve avere le tasche piene d'oro o di diamanti." "Uccidiamolo prima però ahahah." Era un ondata di schiamazzi irridenti; la parola più ricorrente era ovviamente... oro!
Gli saltavano intorno, lo spingevano in ogni direzione.
Mani ovunque, persino nei capelli, volte a cercare chissà quale cianfrusaglia... d’oro!
"Levatevi di torno, stupende pulci verdi." Harrison non ne poteva già davvero più di quelle grida, di quelle mani.
"Via, VIA!" li spintonò a uno a uno ma ritornavano sempre. "Capitano abbiamo bisogno dei suoi averi, vogliamo conservarli come cimeli." Disse il più bugiardo.
Tutti sapevano che quei tre non avrebbero mai conservato nulla, ma non vedevano l'ora di rivendere tutto.
"Non c'è un comandante qui? Qualcuno che ha in mano queste baracche? Salvatemi da questi tre pazzi furiosi, assetati di denaro!"

Harrison ormai si era arreso, li faceva frugare tranquillamente.
"Mi avete rubato tutto quello che possedevo, piantatela adesso. Perché continuate?!?"
"Continueranno finché non le avranno strappato anche i pantaloni Mr. Harrison."
La voce veniva dal basso ma il capitano si guardò intorno e, non vedendo nessuno, abbassò lo sguardo.
A pochi centimetri da lui vi era un altro goblin, si era avvicinato furtivamente. Era vestito come un comandante, ma la cosa buffa stava nel fatto che non fosse un vero comandante.
Harrison, dopo un attenta squadratura del soggetto, capì subito che quei vestiti leggermente più larghi e lunghi, erano stati rubati chissà a chi; beh forse al vero comandante di chissà quale nave.
"Almeno questo era vestito, li altri tre avevano solo dei pantaloncini." Pensò fra se e se il capitano.
"Frik, Frok, Frek, avanti toglietevi di mezzo. Io è la persona qui presente dobbiamo parlare." Li guardò con sguardo minaccioso Gorkon. Se ne andarono subito ma non senza borbottare qualcosa.
"Mi scusi per questa insolita..." si fermò un istate e strinse gli occhi fino a farli diventare una fessura "per lei…"
li riaprì subito dopo e continuò "accoglienza."
"Facciamo in fretta comandante di non so cosa, devo darle delle informazioni troppo importanti per restare qui a giocare con i suoi buffoni di corte. E soprattutto non è il solo che deve sapere, devo immediatamente ripartire e informare altre zone di Azeroth.>> Stavolta strinse lui gli occhi per pochi secondi.
"Bene Harrison, venga pure subito nella mia baracca lassù. Mi segua da solo, senza i suoi uomini."
Diede l'ordine di attenderlo alla nave e segui Gorkon.
Non era lontano da raggiungere, si poteva già vedere, però le gambe tozze e grosse del goblin fecero apparire quel tragitto noioso e lento, quasi snervante. Più di una volta Harrison fu sul punto di gridargli di muoversi, ma si rese conto che con quelle piccole gambe verdi non avrebbe potuto fare poi molto di meglio. Di tanto in tanto si girava a vedere e controllare i suoi uomini, lasciati laggiù sulla nave. La prudenza non è mai troppa ovunque tu vada, gli aveva insegnato quel vecchio pirata di suo padre.
"Entri pure capitano." Gorkon levò la tenta con una mano, e con un gesto dell'altra lo invitò ad entrare.
Harrison poggiò la sacca sul tavolo dopo che si erano seduti entrambi. "Che bello! C'è dentro un grosso diamante vero? Grazie capitano, la storia delle informazioni importanti quindi era solo una grande balla... geniale." "Apri la sacca..." il tono di voce di Harrison divenne sarcastico. "Uno scrigno? Mmm... ma certo! Il diamante sta dentro, grazie capitano... geniale"
"Apri lo scrigno..." fece un sospiro.
"Un foglio piegato più volte? Mmm... ma certo! Ci sono scritte dentro le indicazioni per arrivare al diamante, grazie capitano... geniale." "Apri il foglio..." si passò la mano sul volto,
"ma come fate..." pensò

"Ah ecco, tu mi hai fatto veneri qua e fatto fare tutto questo spettacolo per vedere la foto di questa reietta?" il volto del piccolo essere verde cominciò ad inorridire.
"Beh, sta sempre bene nelle foto che fa e poi non è sempre un emozione vederla?>> Harrison accennò un sorriso benché c'era poco da sorridere. < Il goblin fissò la foto e disse "Se lei c'entra col diamante, che se lo tenga pure. Non m'interessa più."
"Lo so Gorkon, spaventa anche me. Mi hanno solo incaricato di avvertire tutta Azeroth che lei adesso è libera."
Alla pronuncia dell'ultima parola la sua voce si abbassò leggermente. "È fuggita, è riuscita a liberarsi dalla cella dell’astronave dove era rinchiusa."
Il finto comandante rimise frettolosamente tutto al suo posto e consegnò la sacca ad Harrison.
"Adesso riprenditi tutta questa roba e sparisci di qui. Non voglio sapere chi ti ha ordinato di divulgare queste informazioni o dove si trovi adesso lei. Esci e vattene subito."
Sollevò la tenda ed uscì.
La prima cosa che fece fu osservare la sua nave e i suoi uomini. C'era chi si stava sfidando a braccio di ferro, chi si faceva un pokerino, tutto andava come doveva andare laggiù. Incominciò a scendere, sapeva che questa volta il tragitto lo avrebbe percorso in pochissimo tempo: camminava solo.

Arrivato davanti alla sua ciurma esclamò "Preparate tutto, si salpa ora. Ce ne andiamo il più in fretta possibile!"
"Immediatamente capitano." Gridarono in coro i suoi pirati.

Appena salito a bordo si diresse verso la sua cabina, sottocoperta. Doveva pensare, e doveva farlo alla svelta.
Toc! Toc!
"Entrate pure, la porta è aperta..." tolse i piedi dalla scrivania e si ricompose un pò, come si addice a un buon capitano. Entrò l'amico di mille avventure, il suo braccio destro, chi lo seguiva ormai da sempre. "Che hai Harrison? Conosco quella faccia cupa, cosa ti sta turbando?" "L'incontro con quello stupido goblin si è dimostrato un autentico fallimento amico mio. Non basterebbe tutta Azeroth per fermarla, figuriamoci se cominciamo a perdere i pezzi del nostro lato di universo. Quel codardo non ha capito l'imminente delirio che sta per scatenarsi con la sua venuta. Stupido! Solo un povero cretino!" il capitano batte forte il pugno sul tavolo.
"Capitano sembra che quel Gorkon non abbia nemmeno capito di chi stiamo parlando. La sua foto la vista bene vero?"
Gettò uno sguardo alla sacca, ripercorrendo in un istante tutto quell'incontro. Non trovò nessun errore, tutto era filato liscio.
"Purtroppo l'ha capito molto bene, si è anche spaventato eccessivamente secondo me... però è anche vero che solo al pensiero di trovarti al suo cospetto, di trovarli di fronte alla regina delle lame, inizi a sudare e a tremare come una foglia. Speri che non ti faccia nulla, che sia lì per un qualsiasi altro motivo e non per te. Vorresti essere da un’altra parte, su un altro pianeta se potessi scegliere. Invece no... hai davanti a te Sarah Kerrigan, ed è venuta proprio per te e, come tutti sanno, la regina degli zerg non ha pietà... O almeno non più."
Continua…

Grazie a tutti per aver letto fino a qui.
Grazie a tutti per l’acquisto e il supporto.
Spero vi sia piaciuto e di poter scrivere altri capitolo con il vostro aiuto..

Cordiali saluti a tutti
Alessio
   
 
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