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Autore: Fiore di Giada    05/05/2024    0 recensioni
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt 400, Anima fidata.]
Di scatto, Roran si alzò a sedere e lo abbracciò. Quelle parole, pur secche, risplendevano d'un affetto smisurato.
Kaidan, silenzioso, strinse a sua volta le braccia attorno al tronco dell'altro.
− Grazie… Grazie di tutto… − affermò il principe, le guance umide di lacrime. Nonostante tutto, era fortunato.
L'amore di quel guerriero era indistruttibile.
Il combattente, per alcuni istanti, tacque. Quella pena meritava giustizia.
− Di nulla, figlio mio. −
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di luna filtrava da una finestra semiaperta e illuminava la stanza d'una viva luce argentea.
Di tanto in tanto, il canto malinconico di una allodola rompeva il silenzio.
Lo sguardo di Kaidan, attento, si posava sul corpo di Roran, abbandonato sul letto. A fatica, erano riusciti a scappare dal regno di Namida.
Ma avevano sopportato un viaggio tormentoso, tra foreste e deserti.
Il giovane principe si agitò, come scosso da una convulsione, e l'uomo gli sfiorò la guancia destra. Il dolore di quell'ingiusta prigionia non aveva abbandonato il suo amato figlio adottivo.
Sono un idiota., si disse l'uomo. Come avrebbe potuto andare oltre quell'atroce pena, in un tempo così limitato?
Perfino lui, che pure era adulto, sentiva il peso di quell'insensata sofferenza.
Erano uniti da un destino di ingiustizia, a cui dovevano opporsi.
L'uomo, calmo, appoggiò la mano sul collo del giovane. Per fortuna, sapeva cosa fare.
Le sue dita, ad un tratto, verdeggiarono e l'energia curativa, come una coperta luminosa, circondò Roran.
Il corpo del principe, prima rigido, quasi fosse pietrificato, si rilassò e un leggero sorriso sollevò le sue labbra.
Kaidan, per alcuni istanti, fissò la figura addormentata, poi gli accarezzò i capelli biondi. Per fortuna, il dolore della maledizione non si era manifestato.
Scosse la testa, le labbra serrate in una linea diritta. No, non avrebbe parlato a nessuno di quel segreto crudele.
Roran, se avesse saputo, avrebbe sopportato un'ulteriore, orribile pena.
Ad un tratto, il giovane principe, quasi sentisse il tocco sulla sua testa, aprì gli occhi.
Un mezzo sorriso sollevò le labbra del giovane. Gli era parso di sentire un tocco leggero sui suoi capelli, mentre la sua mente era tormentata dal dolore.
− Grazie. − mormorò. Kaidan non si era fatto spaventare da loro e lo aveva seguito, nella sua fuga disperata. Non aveva ceduto alle loro torture.
Ma è giusto?, si domandò. Con la sua forza, si era conquistato una fama luminosa.
Ma il suo affetto per lui lo aveva condannato alla solitudine.
Accortosi del mutamento d'espressione, Kaidan strinse le mani del principe.
Roran spalancò gli occhi, sorpreso, e un brivido scosse la sua schiena. In quel tocco, avvertiva l'amore paterno, che gli era stato sottratto.
Tale affetto acuiva lo strazio del suo cuore.
− Non ti lascerò solo. Tu, per me, sei un figlio. − dichiarò, serio.
Di scatto, Roran si alzò a sedere e lo abbracciò. Quelle parole, pur secche, risplendevano d'un affetto smisurato.
Kaidan, silenzioso, strinse a sua volta le braccia attorno al tronco dell'altro. − Grazie… Grazie di tutto… − affermò il principe, le guance umide di lacrime. Nonostante tutto, era fortunato.
L'amore di quel guerriero era indistruttibile.
Il combattente, per alcuni istanti, tacque. Quella pena meritava giustizia.
− Di nulla, figlio mio. −
   
 
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