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Autore: Ella_94    20/09/2009    3 recensioni
...Mi chiamo Gabriella, Gabriella Montez. Sono, ovviamente, la più popolare della scuola. Cheerlading e discoteche quasi ogni giorno. Ho 17 Anni, o forse 15...Ho una compagnia di amici pazzi,ci ubriachiamo fuori misura...leggete!!!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hollywood Milano, 27.03.09 02.30 del mattino “cazzo!!!” Il rumore dell’acqua del cesso sovrasta qualunque altro suono. Mi prendo il volto tra le mani. “cazzo…” continuo a ripetere mentre mi sollevo dal lucido pavimento del bagno. Barcollo, andando a sbattere sul muro laterale. Mi appoggio con le spalle alla parete. Avevo vomitato già 4 volte quella sera. Lo sapevo che non dovevo bere tutta quella merda, eppure l’ho fatto!!! Cazzo… “Gabriella!” sento urlare da fuori la porta. Sento dei passi che rimbombano nel mio cervello, si apre la porta. “Gaby, ma dove cazzo eri andata a finire? Porca puttana ti ho cercata tutta la sera…!” Alzo il volto e vedo la mia migliore amica. “Tay sto di merda, cazzo…!ho sboccato trecento volte ormai!” “dio mio, sei ubriaca marcia!” “è stato Ryan, lo sai com’è…!penso sia stato lui…non lo so, non mi ricordo…” “cazzo Gaby…torniamo a casa prima che mia madre ci faccia un culo così…” “si ma solo se guido io!!!” “no, sei ubriaca!!!” Mi avvicinai alle sue labbra mentre parlava e le sentii il fiato. “beh scusa manco tu ci sei andata leggera!!!” “guido io!” “no Tay, se guidi tu io a casa non ci torno!” “guido io ti ho detto, niente storie! E poi abbiamo la macchina di tuo padre, chi lo sente se succede qualcosa???” “cazzo c’hai ragione…ma sto attenta voglio guidare io…eddai fammi provare!!!” non cedette alla tentazione di fare un’altra delle nostre ennesime cazzate. Aprii la porta del bagno e andai nella sala principale della discoteca. Quella musica da truzzi mi sfondava il cervello! In cinque minuti sono fuori da quel posto di merda. Apro la macchina e mi siedo sul posto guida. Pioveva a dirotto e non capivo assolutamente niente di quello che succedeva intorno a me. La strada era buia e non si vedeva un cane in giro…Che pretendevo??? Infondo erano le 3 di notte…non c’era nessuno. Guardo dallo specchietto. Dietro di noi una macchina dei miei amici,Ryan, Jason e Zeke, ubriachi pure loro. Si accostano e abbassano i finestrini, alzano il volume della musica a palla. Tamarri. “hei, Gaby! Che cazzo fai ti arrendi così presto???ma se non hai bevuto una minchia!!!” “mi vuoi sfidare, stronzo???” “dai!!!” Cominciamo a correre come dei pazzi sulla strada, alternando i sorpassi agli strombazzamenti. Le ruote fischiano e scivolano sull’asfalto bagnato come una saponetta. Non sono concentrata a guidare, no. Summ era mezza addormentata accanto a me. Le do uno schiaffo. “svegliati scema che siamo arrivati!” Persi il controllo dell’auto per guardarla e vedere se si stava riprendendo. Un lungo strombazzamento dalla macchina di Ryan, quella dietro alla nostra. E poi niente, il buio totale…il silenzio viene interrotto da un suono lungo e continuato. Sembra la sirena di un’ambulanza. Non ero cosciente di niente, ma sentivo quello che mi circondava. “…respiro…?” “…regolare…” “…battito cardiaco…?” “…presente…” Sento delle mani sul mio seno, che mi sfilano la maglietta. “…Ryan cazzo non voglio fare sesso adesso, non vedi in che condizioni sono???” Apro gli occhi. Due uomini accanto a me. Ci cazzo sono? Boh…sono vestiti di bianco…uno attrae maggiormente la mia attenzione. È l’uomo delle domande. “…chi sei…?” gli domando. “un medico…avete fatto un tamponamento…” “porca puttana…chi è morto…???” “nessuno per fortuna…” “ahn…” “ma tu sei ubriaca persa!” “può essere…!” sorrido rivolgendo lo sguardo al cielo, poi lo guardo “senti…ma tu che vuoi da me???non sto male, non ho bisogno del dottore…!” rido. “io credo di si invece…!” Mugolo mentre sento che qualcuno mi sta portando via. In tre secondi sono stesa al centro di un’ambulanza. “come ti chiami?” “…non lo so…non mi chiamo, di solito mi chiamano gli altri!” Sghignazzo. Poi emetto una specie di urlo. “ah…che ridere!” Mi guarda ancora. Non ride. Forse mi rendo conto di aver fatto una battuta di merda. “come ti chiami???” Insiste. “Gabriella…e tu bel dottore??? Come ti chiami???” “…Troy, mi chiamo Troy…” Prendo un lembo del suo camice bianco e lo tiro verso di me. “dio quanto sei bono Troy, lo sapevi?” “ah an…” “ah si, lo sapevi??? E chi te l’ha detto??? Non vuoi dirmi che mi tradisci con qualcuna, vero dottore…?” Non mi caga. Io faccio spallucce sorridendo e allento la presa su di lui. Mi guardo le unghie delle mani. La manicure è un po’ rovinata. Prende un aggeggio strano. Me lo mette attorno al braccio e sta fermo lì per un po’. “…hai la pressione altissima…” “e c’ho pure un fottuto mal di testa!!!cazzo…” “che bel linguaggio per una ragazza di 15 anni…!” “ne ho 17, scemo…!” “…e tua mamma lo sa che sei ubriaca???” “…no!tanto non gliene frega niente!” “…appena arriviamo in ospedale la chiamiamo e le diciamo tutto quello che è successo!” “no, dottore la prego…non puoi essere così stronzo…” Lo abbraccio e mi tengo stretta a lui. Mi appendo al collo di lui. “sei tutto da scopare dottore…” Mi sento mancare l’aria. Buio totale un’altra volta. Poi riapro gli occhi. Sbatto le palpebre un paio di volte, prima di riuscire a capire qualcosa di quello che succede. “…ma dove sono…?” “…in un’ambulanza, avete subito un tamponamento…” “chi sei?” “un dottore, mi chiamo Troy…” “dio mio…Taylor che fa?” “la tua amica è fuori, non ti preoccupare…” Ero tornata in me. Ubriaca, ma in me. “Ho un mal di testa tremendo…” Mi lamentai. “…fammi sentire un po’…” Sentii la sua mano poggiarsi sulla mia fronte. “…sei caldissima…ma quanto hai bevuto???” “…non lo so…tanto, penso…!” “…dov’eri…?” “ad una festa di compleanno, c’era tanta roba e mi hanno convinta a bere…” “finalmente mi dici qualcosa di sensato…!” “eh...?scusa non capisco…” “diciamo che hai blaterato fino ad ora…” “cristo santo…e che ho detto???” “tante, tante parolacce…” “dio, scusami…spero di non aver detto qualcosa contro di te…quando bevo non capisco più niente!!!” “tranquilla è tutto apposto…non sei l’unica che fa così dopo essersi ubriacata, non preoccuparti…” “grazie…” Guardo il mio petto. “sono senza maglietta…???” “si, ti abbiamo visitata…niente di che…nulla di grave…” “…solo un po’ rimbambita…!” “e un po’ di pressione alta…!ora come ti senti…?” “mal di testa, mal di stomaco e…tanta voglia di vomitare ancora!!!” Faccio un verso di rigetto. Lui mi precede, porgendomi una scodella. Finisco e mi libero un po’. “…meglio, eh???” “si dai…” “solo che mi fa male la testa…” mi lamento ancora. “…stai giù distesa sul lettino…stai rilassata e cerca di non pensarci…” Mi sdraio, guardandolo negli occhi. “…ora controlliamo il battito cardiaco…” Si mette lo stetoscopio e mi visita. Se lo toglie e mi guarda. “…hai mai avuto problemi cardiaci e respiratori prima d’ora…?” “no…niente…perché???c’è qualcosa che non va???” “no no tranquilla, solo che il tuo cuore batte velocissimo…sembri nervosa…sicuro che sia tutto ok?” “si, sono solo spaventata…” “no, non avere paura…è tutto a posto, e nessuno si è fatto male…!” “no non ho paura degli incidenti, ho solo tanta, tanta paura dei medici…!” “ah si? E come mai…?” “non lo so!!!ma sono così da quando ero piccola e non mi è mai passata!!” “…sono tante le persone che hanno paura di me, ma non ti faccio niente…è normale che tu sia nervosa, ma non avere paura…va bene…?” “…ok…” “…allora…hai davvero diciasette anni…?” “no…ne ho 15, ma devo dire di averne 17 sennò niente discoteca…” “anche a me hai detto 17 prima!!!” “scusami…” “comunque era ovvio che tu ne avessi 15…si vede dal fisico…” Sussurra. “…cosa???” “niente…” mi sorride. “ok…” Restai in silenzio per un po’. “…tu quanti anni hai…?” “…21…” “e sei già un medico???” “si…mio padre lavora in ospedale e così ci sono anche io…” “penso che tu sia un bravo dottore…” Gli sorrido e ricambia. Era molto, molto carino. Occhi azzurri e capelli biondi scuri pettinati accuratamente sulla fronte. “…tu che vuoi fare da grande…?” “non lo so…mi piacerebbe fare medicina, e ora ho un buon motivo per farla…” “sarebbe…?” Mi mordo il labbro inferiore, e percepisco di stare arrossendo. “non posso dirlo…” “dai….ti prego!” Scuoto il capo facendo no. “…io…?”
  
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