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Autore: Hipatya    20/09/2009    6 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che quindi si prende tutti i diritti del loro uso

 

Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che quindi si prende tutti i diritti del loro uso. Le strofe della canzone riportate all'inizio e alla fine della storia sono di Time, meravigliosa ballata di Tori Amos che anche qui giustamente si prende tutti i diritti del caso.

 

 

 

 

 

Less remain in one place

 

 

...And the things you can't remember
Tell the things you can't forget that
History puts a saint in every dream
Well she said she'd stick around
Until the bandages came off...

 

 

Il vestito sarebbe dovuto essere color pulce, come quello delle grandi occasioni, elegantissimo e appena scollato, non troppo se si volevano evitare le scenate di Kankuro e di Gaara.
Prevedibile come ogni singola circostanza si fosse verificata con precisione millimetrica, compresa la discussione con i suoi irascibili fratelli che alla fine, stremati da una lunga battaglia dialettica, avevano ceduto, seppure di malavoglia.
Dunque lo splendido vestito da cerimonia guardava Temari dall'alto dell'anta dell'armadio a cui era stato appeso.
Temari, un po' vuotamente per la verità, guardava il vestito, elaborando una scusa dopo l'altra per non indossarlo. Scuse molto credibili, ovvio.
Si sarebbe indossato da solo era una di queste, ad esempio.
A quel punto, seguita da una mezza dozzina di strambi personaggi vocianti, senza neppure bussare era entrata Matsuri.
La sua stanza divenne un risuonare di voci confuse e petulanti che chiedevano lumi sulle portate, sulle lampade a olio che avrebbero illuminato la terrazza, sul colore dei festoni, sui cinque musicisti di Suna che avrebbero allietato le orecchie degli ospiti: Matsuri, con la sua vocina pacata e pragmatica, rispondeva a tutti dipanando dubbi che avrebbero rischiato di pregiudicare lo svolgimento della festa e, mentre lo faceva, riusciva anche a spazzolare con cura il vestito elegante e a drappeggiarlo sul corpo di Temari, che con scarsi risultati fingeva di dormire il migliore dei sonni.
"E, sì, Ozu-san, faccia preparare un dolce sobrio, anzi, una serie di dolci, non siamo a un funerale né a un matrimonio e le cerimonie pacchiane sono troppo volgari. Le farò avere una lista delle preferenze degli invitati fra un'ora. Già che ci siamo, Miyazaki-san, si dimentichi le luci colorate e gli addobbi vistosi, la signorina ha gusti semplici. A proposito, Kurosawa-san, niente posate d'argento od ostentazioni gratuite.
Temari-san, il vestito non s'indosserà mai da solo di questo passo."
Temari era stata molto chiara in merito: non voglio nessuna stupida festa. Matsuri aveva replicato cristallina indicendo il ricevimento per i venti anni di Temari-hime per il mese successivo.
L'opposizione di Gaara e di Kankuro aveva finito per crollare, ma solo dopo un'agguerrita e ostinata resistenza.
Quale fosse il motivo che la spingeva a infilarsi in quel vestito, a indorarsi le gote di cipria e ad abbandonare per una sera pugnali e shuriken, Temari non lo capiva fino in fondo.
Matsuri l'aveva avuta vinta così facilmente che c'era da chiedersi quanto alla fine la prospettiva della festa la nauseasse davvero. Sempre meglio comunque di un viaggetto in missione diplomatica a Konoha o a Mizu.
Matsuri in fondo aveva letto in lei come in uno specchio, si era fatta carico dei desideri che Temari mai e poi mai avrebbe confessato a chicchessia, neanche sotto tortura, e infine si era accollata l'onere di mettere in piedi un ricevimento degno di questo nome.
L'aveva detto a Gaara, Temari: Matsuri era il vento fresco che spazzava via la polvere da quelle stanze, che dissipava i veli di buio. Ma Gaara da quell'orecchio proprio non ci sentiva...
Su una cosa però Temari era stata irremovibile: i capelli. Niente crocchie, trecce, boccoli o fronzoli vari, i suoi quattro codini erano sufficienti. Tanto più che aveva un viso troppo pieno per acconciature simili.
Dunque Temari stava lì, l'espressione appena un po' ebete e pensosa, gli occhi verdi e distanti che fissavano l'ingresso del palazzo senza vederlo neppure.
Pensò a Kankuro, a Gaara. A Matsuri immobile vicino a loro.
Le venne quasi da ridere.
Forse da lontano sembravano una famiglia, non tre individui inciampati nella stessa trappola.
Erano eleganti, benvestiti, alteri. Eppure, ammise con cautela, sembravano umani. Almeno da lontano.
Poi Temari non ebbe più fiato né pensieri, perchè un turbine rutilante di voci, visi e sorrisi la avvolse come uno scialle. Lo stato maggiore di Suna e quello di Konoha si erano incontrati alla sua porta e come il delta di due fiumi la travolgevano in un coro di auguri e risate.
Temari rise in faccia a Nara Cry-baby quando scartò il suo regalo, per poi scoprire con orrore che l'aveva scelto la Yamanaka a nome di tutto il Team. Gaara dovette salvare la situazione invitandoli non troppo gentilmente a raggiungere il tavolo per la cena e scoraggiando perfino l'allegria insistente dell'Uzumaki.
Il ventaglio nuovo che le avevano regalato i suoi fratelli giaceva al piano superiore, appoggiato a una parete della sua camera, ed era stato il solo regalo che Temari giudicasse tale. Il solo di cui le importasse qualcosa. Nonostante tutto non riusciva davvero, pensava, a essere diversa da se stessa, fosse anche per una sera.

Per due volte le bottiglie di sakè ripresero la strada delle cucine, perchè pareva che sarebbe successa una catastrofe se lo strambo tizio dalla tutina verde, Rock Lee, ne avesse bevuto un solo goccio. Per la stessa ragione l'ottimo vino di Suna sparì quasi esclusivamente dalle parti del gruppo Nara, Uzumaki, Inuzuka, Sai e Akimichi, autoproclamatisi all'unanimità tutori dell'ordine e di Rock Lee. I tentativi di Kankuro e di Baki-sensei per strappar loro la bottiglia andarono tutti tragicamente a vuoto.
Le risate scoppiettavano sui loro visi, guizzavano da un volto all'altro rapide e meravigliose come fiori, percorrevano l'intera tavolata in un unico impeto esplosivo.
E il vino danzava, danzava: cantava la sua roca canzone accompagnandosi ai sapori forti della cucina di Suna, al saettare pacato degli occhi di Matsuri che, impagabile, controllava che ogni cosa fosse al suo posto.
Temari guardò Kankuro, guardò Gaara.
Kankuro, di punto vestito dell'uniforme di gala, combatteva con foga contro un bianco-mangiare allo zenzero e cannella, il suo dolce preferito. Seguiva il dondolio molle del budino con un'attenzione quasi maniacale.
Gaara, seduto alla sua destra, sorseggiava composto un calice di vino fortunosamente sottratto alle mire dei ninja di Konoha. La sua espressione severa stava come cedendo, come chi si sforza di rimanere impassibile pur volendo scoppiare in una risata fragorosa.
Temari sentì qualcosa di molto simile alla tenerezza. Sorrise, mesta.

"Signori ma soprattutto signore, 'sta sera il miglior ballerino di Konoha è qui per voi!"
E con una piroetta sbilenca l'Uzumaki s'era lanciato in mezzo alla sala, giusto un minuto prima che la Haruno lo riagguantasse per un orecchio facendolo ululare di dolore. L'Uchiha, di fianco a lei, aveva borbottato un bisillabo molto simile a "Dobe".
Ovviamente spettava a Temari aprire le danze, per quanto l'idea di ballare la facesse singhiozzare dal ridere come un'isterica.
Danzò con Gaara. Danzò con Kankuro. Danzò con Baki-sensei. Danzò con, udite udite, Shikamaru Nara -ricevendo per questo un'occhiata di puro veleno da parte della Yamanaka. Danzò con l'Akimichi. Danzò con l'Aburame. Danzò con l'Inuzuka. Danzò con Sai. Danzò con la migliore gioventù di Konoha, con il fior fiore degli Anziani di Suna e infine con un paio di Jonin davvero niente male.
Fece persino l'esperienza allucinante di danzare con l'Uzumaki e anche quella, non meno allucinante, di danzare con Rock Lee.
L'Uchiha e l'Hyuuga invece, irremovibili, opposero il proprio veto all'idea di danzare con qualcuno e a nulla valsero le proteste della Haruno e di Tenten.
Temari sentì il capo girarle vorticoso, non per il vino o per il cibo, ma per le risate convulse che le dilaniavano lo stomaco.
Era lei, quella? Dio, era proprio lei quella?
Guardò Gaara, guardò Kankuro. Loro, dall'altro lato della sala, risposero in silenzio al suo sguardo.
Erano loro, erano davvero loro?
Temari non capiva perchè le venisse così tanta voglia di piangere.

Le scarpe col tacco erano volate senza tante cerimonie sotto al tavolo, e scalza Temari aveva accompagnato al gabinetto un Inuzuka Kiba in stato di deliquio etilico. Era tornata pensosa verso il salone, le mani strette dietro la schiena e l'eco dei conati di Kiba nelle orecchie. Disgustoso, davvero disgustoso.
"Cry-baby, ti togli di qua?"
"Sicuro, Temari." E Shikamaru, leggermente brillo, non accennava a spostarsi.
Temari sospirò.
"Sono la festeggiata nonchè neo-ventenne, ho diritto a un po' di pace. Fammi indovinare, perchè non sei con la Yamanaka?"
"Appunto."
Shikamaru sbattè le palpebre. Temari lo imitò.
"Và da lei." La tentazione di chiamarlo cagasotto era talmente forte che Temari non seppe davvero come riuscì a resistere: tacque, si morse l'interno delle gote fino allo spasmo e con sollievo vide che Shikamaru annuiva serio, per poi raffazzonarle un sorriso ebbro.
"Sì. Grazie. Anche per la festa." E in un istante sparì verso il salone.
Temari scosse il capo, chiedendosi quale intelligenza superiore avesse definito gli uomini "sesso forte".
Si avvicinò a una finestra e osservò il villaggio silenzioso splendere come un diamante, mentre nell'aria si inseguiva l'eco del ballabile che l'orchestrina stava eseguendo per la sesta volta sotto le proteste dell'Uzumaki, scatenato come non mai.
I granelli di sabbia onnipresenti in quel palazzo le solleticarono fastidiosi le piante dei piedi, ma non ci fece neppure caso, vi aveva fatto l'abitudine da molto tempo.
Temari in silenzio spense con un soffio una lampada ormai sul punto di affogare nel suo stesso olio e raddrizzò una lanterna di carta quasi del tutto rovinata a terra.
Gaara si era eclissato da ore e Kankuro aveva trovato un nuovo passatempo: ridere delle sbronze altrui e possibilmente contribuire a peggiorarle, come stava testè facendo con l'Uzumaki coadiuvato da Hyuuga Neji. L'Uzumaki tra l'altro, dopo aver ballato con tutte le ragazze di Suna e anche con qualche donna d'età non più verde, aveva concluso la sua carambola di danzatore sulle ginocchia di Hyuuga Hinata, chiamandola celestiale Yuki Onna. La Hyuuga non era stata in grado di costruire una frase intelligibile per il successivo quarto d'ora.
"Temari-san, la festa è la tua, ed è di là."
Matsuri, gli occhi scuri e limpidi fissi su di lei, la osservava dall'angolo d'ingresso alla sala.
"Andiamo, Tsuri-chan, non farmi la predica" sbottò Temari improvvisamente insofferente.
Matsuri, contro ogni aspettativa, sorrise.
"Ho parlato con Takeru-sama. La Roccia ha accettato le nostre condizioni."
"Firmeranno?"
"Firmeranno."
Le due kunoichi si sorrisero. Temari allora rilassò impercettibilmente la schiena.
"Questo sì che è un regalo di compleanno," mormorò.
"Mi dispiace molto, Temari-san."
"Eh? Per cosa?"
"Hai appena acceso un bastoncino d'incenso per quell'altare, vero?"
"Ma piuttosto parliamo di te, Tsuri-chan. Và da Gaara prima che diventi nervosa."
"Uh?"
"Non fare finta di niente. Sarà sul tetto, come sempre. Và da Gaara e giuro che se domattina non ti trovo in camera sua ti spedisco in missione a Kumokagure per sei mesi."
Matsuri avvampò, scandalizzata:"M-ma... ma... Temari-san!"
Temari sibilò un lapidario "Vai" e la ragazzina si dileguò in tutta fretta verso le scale. Una scocciatura in meno. 
La Jonin si congratulò con se stessa: il suo sguardo omicida evidentemente aveva ancora un certo effetto, poteva consolarsi, non s'era ancora rammollita del tutto. Si tranquillizzò.
Ma non completaamente: la parte più segreta e intima di lei, quella che desiderava un simbolico riconoscimento per i suoi primi venti anni su questa terra, quella che aveva urlato di terrore agli attacchi d'ira di Gaara, quella che, non vista, piangeva con la rarità eccezionale dei temporali nel deserto, strizzò un occhio d'intesa a Matsuri, e fu come sussurrare "Va bene, ti restituisco il favore, perchè, malgrado tutto, tu sai che io so, e io so che tu sai."

Se in passato c'erano state delle ostilità fra Suna e Konoha, dopo quella sera potevano dirsi definitivamente appianate.
Baki-sensei, sottobraccio all'Uzumaki da una parte e dall'altra all'Akimichi, intonava l'Inno di Suna con fervore patriottico e veniva imitato con pari ardore dai compagni di bevute. Gli Anziani se n'erano andati già da troppo tempo per poter inneggiare al decoro oltraggiato, mentre i Chunin e i Jonin di Suna avevano preso allegramente parte al simposio e insegnavano il testo dell'Inno ai colleghi di Konoha.
Temari assistette interdetta alla scena.
"Stanno andando avanti così da ore" le sorrise Tenten, "Penso che tireranno mattina."
"Ah, per me..." Temari roteò gli occhi e si lasciò cadere scomposta su una sedia, poco lontano da Hinata Hyuuga.
"Sono esilaranti" continuò Tenten.
"Io piuttosto direi ubriachi."
"Sono... buffi" mormorò incerta Yuki Onna -pardon, Hinata.
"Un po' meno quando svomitazzano dappertutto come quel tuo compagno di squadra, come si chiama, ah sì, Inuzuka."
Tenten venne scossa da una marea di risate convulse. Hinata invece parve ancor più mortificata e nascose la testa tra le spalle.
"M scusi, Temari-san."
"Ma figurati. Mica sei stata tu a rovinarmi la tappezzeria."
Tenten rise di nuovo, mentre la Hyuuga non sembrò molto tranquillizzata.
Se c'era qualcosa che Temari non sopportava era l'arrendevolezza, soprattutto durante la *splendida* festa per il suo ventesimo compleanno, organizzata contro la sua volontà e perdipiù trasformata nel trionfo dell'alcol e del cameratismo. 
Alzò gli occhi al soffitto. Calma, Temari, calma.
Caracollando per non incespicare nel vestito arrivò fino alla tavola, si servì un generoso bicchiere di liquore e tornò alla sedia. Porse la bevanda alla Hyuuga con un insolito sorriso cordiale.
"Avanti, bevi."
La Hyuuga oppose una resistenza fin troppo friabile, soprattutto dopo che Temari la rassicurò con calore:"E' solo acqua, non vedi?"
Hinata, un po' riluttante, bevve.
S'infiammò non appena il liquore le raggiunse la gola, poi cominciò immediatamente a tossire. Tossì finchè non le spuntarono le lacrime e le gote non le divennero di fuoco.
Tenten quasi cadde dalla sedia per il gran ridere.
"Ops, devo essermi confusa" fischiettò innocente Temari.
Hinata la fissò a lungo.
Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, rise. La risata più sincera, più argentina che Temari avesse mai sentito.
Il suo riso e quello di Tenten si mescolarono un po' esitanti a quello genuino di Hinata.
Non c'era ragione, in fondo, per rovinare la serata anche a qualcun'altro.

Il suo viso stravolto, con tanto di occhiaie e pelle livida, le fece capolino dal riflesso di una finestra. Adesso cominciava a essere decisamente molto, molto stanca e irritabile. Aveva sfidato Tenten a una partita di Mah-Jong, sicura della vittoria, ma la Chunin di Konoha l'aveva stracciata come un foglio di carta, per dirla in parole spicce. Era stato soprattutto il suo umore, poi, a esserne uscito sconfitto.
Neppure assistere all'ondata di furore popolare che si era scatenato quando Sai aveva offerto a ogni ragazza di posare nuda per un ritratto l'aveva fatta sorridere. Neppure vedere la Yamanaka che trascinava Cry-baby dalle parti della foresteria. Neppure vedere l'Uzumaki che si era definitivamente buttato addosso alla Hyuuga e le russava angelico in grembo, mentre lei tentava in tutti i modi di non svenire.
Temari in fin dei conti era sempre e solo Temari, c'era ben poco da fare.
Era una specie di condanna, ecco. 
Quando il frastuono delle voci aveva finito per innervosirla, aveva requisito una bottiglia di sakè e si era avviata verso la terrazza. Aveva spento un paio di torce ancora accese, così, tanto per sottolineare che la festa poteva anche dirsi conclusa, ed era stato allora che li aveva notati.
Seduti sul pavimento, sotto l'oblò di una finestra, Sakura Haruno e Sasuke Uchiha osservavano in silenzio una gigantesca luna rossa che sembrava voler cadere loro addosso da un momento all'altro.
Anzi, a dire il vero la Haruno guardava solo l'Uchiha. Come se lui fosse addirittura meglio della luna.
Parlavano piano; qualunque cosa si stessero dicendo, Temari passò oltre con discrezione.
Raggiunse il parapetto e per un istante il suo sguardo volò lontano, incontrò Suna che sonnecchiava nel buio e il deserto che in lontananza riposava come un'enorme bestia addormentata. Si sedette e tuffò le gambe nel vuoto, le lasciò penzolare nell'aria bruna senza curarsi dello spacco del vestito, dell'aria frizzante sulla pelle nuda, dei capelli in disordine e del trucco che aveva cominciato a dare i primi segni di resa.
Quella era una notte fortunata: il clima desertico prevedeva un caldo asfissiante durante la giornata e un gelo polare non appena il sole calava dietro le dune, ma questa volta aveva risparmiato un po' del suo freddo notturno. Il regalo di compleanno, pensò Temari, che il deserto le aveva fatto.
Posò la bottiglia di sakè un po' più in basso, sul pavimento.
Non sentì né freddo sonno: si sforzò di escludere ogni rumore attorno a lei, di cancellare meticolosamente ogni traccia umana che si fosse frapposta tra lei e il silenzio. Via le risate, via lo sfrigolio dei flauti, via le chiacchiere inconcludenti. Voleva solo il silenzio, Temari, voleva solo quello.
Stare immobile al centro del mondo per un istante lungo tutta un'eternità.
Oh, sì.  

"Temari-chan?"
"Mh? E chi diavolo è adesso? Nessuno può chiamarmi Tem-"
Temari si voltò e rimase lì, cristallizzata in quell'atto e in quella frase che non riuscì a terminare, come la lancetta di un orologio che aveva esaurito la carica.
Sbigottita fece cadere lo sguardo sulla bottiglia di sakè poggiata a terra e la trovò intonsa, l'orlo verdognolo del liquido che occhieggiava dall'imboccatura stappata.
Non era ubriaca.
(Sapeva che il giorno seguente avrebbe preso l'altare, la fotografia e i bastoncini d'incenso e avrebbe buttato via tutto, tutto quanto.)
Diede subitaneamente la colpa a un sogno: doveva essersi addormentata a forza di pensare. Un sogno, solo un maledetto sogno. Un sogno, sì. 
Sua madre la guardava con occhi identici ai suoi, occhi che sorridevano perlacei nel buio.
Non ci sarebbe stato nulla di sbagliato, se non per il fatto che Karura, sua madre, era morta diciotto anni prima dando alla luce Gaara.
Niente di tutto questo è vero, realizzò Temari. Eppure il viso di sua madre sembrava così dannatamente reale, così vivido, proprio come nelle fotografie, proprio come nei ricordi...
Sorrise, Karura.
"Sono venuta a vedere come stavi, Temari-chan."
"Io sto... sto bene, tutti noi stiamo bene" e voleva dirle quanto era stato difficile senza di lei, quanto era stato duro imparare tutto quanto da capo e da soli, quanto era stato doloroso capire, e poi raccontarle di tutti gli errori, di tutti i denti stretti, di tutte le notti gelide e interminabili, di tutti gli incensi accesi davanti alla sua fotografia, di tutto quello che era andato irrimediabilmente in pezzi e-
"Ci sei riuscita, Temari-chan?"
"...A fare che cosa?"
"Ad amarli."
"Io credo, penso che... Sì."
"Mi perdonerai mai, Temari-chan?"
"No."
E Temari si voltò di scatto verso Suna, che per sua fortuna era reale. Il villaggio, desolato, non seppe come consolarla.
Nascose il viso tra le braccia e serrò ostinata le palpebre sugli occhi aridi. Non pensò a Kankuro, non pensò a Gaara, non pensò proprio a niente: era troppo occupata a ignorare il lago di ricordi che d'improvviso le si era aperto davanti al volto.
Sillabava atona un'unica piccola parola, senza sprecare neppure un filo di voce, nel silenzio perfetto del suo buio: mamma, mamma, mamma.

 

Quando rialzò il capo c'era solo il sussurro bizzarro del vento a farle compagnia: nessuno attorno a lei. Stranamente se lo aspettava.
Ebbe voglia di gridare così forte da svegliare il deserto e spaccare il mondo intero.
Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
Temari innalzò in silenzio la bottiglia al cielo di rubino e un istante dopo il sakè scrosciando allegro le bruciava già le pareti della gola.

 

Alla salute.

 

 

...And it's Time Time Time
And it's Time Time Time
And it's Time Time Time
That you love
And it's Time Time Time...

 

 

Fin


    
 

 

Kumokagure: Il Villaggio della Nuvola.
Yuki Onna:
Creatura mitologica del folklore giapponese (con cui peraltro sono fissata) e personificazione dell'inverno. Ha i capelli lunghi e nerissimi, la pelle nivea e i suoi occhi terrorizzano i mortali. Si capisce adesso perchè un ebbro Naruto l'ha paragonata a Hinata ;)?

 

 

Nota dell'Autrice
Misà che Temari tanto IC non è. Damn. Io che con il Canon sono praticamente fissata!
Il problema è non renderla la maniaca omicida della prima serie né la brava ragazza dello Shippuden, ma amalgamare entrambe le Temari e aggiungere una bella fetta di maturità. Voglio dire, sono passati due anni dalla fine dello Shippuden, la nostra Temari sarà maturata.
Questo è un tributo, comunque, a una delle kunoichi più sole, forti e determinate di tutta la saga.
Infine, piccola nota esplicativa sul titolo: non è che gli scelgo a random perchè così prima o poi ne esaurirò 52 (OPS XD! Misà che ho svelato il trucco...), no no. "Less remain in one place" significa "Rimane meno in un posto" e io l'ho inteso come la totale non-appartenenza di Temari a qualunque ambiente, compagnia, luogo lei frequenti. Guardatela: passa da una scena della festa all'altra, raddrizza le cose che non vanno, aggiusta questo e quello (Shikamaru e Ino, Gaara e Matsuri), irrompe nella sala come un'anima in pena e, uscita lei, non rimane niente. Vede o non vede sua madre? Non importa, perchè comunque non la perdonerà mai per essere morta, per averli lasciati da soli e averli oltretutto maledetti.
La casa di Temari è in se stessa, tutto qui.
Se non si è capito, le storie alla "Tutto in una notte" mi piacciono moltissimo.

 

 

Questo scrivevo in calce a questa storia oltre un anno fa, dato che il tributo che avete testè letto risale a marzo 2008 :D quando ero in piena crisi di mezz'età per l'avvento del mio 18esimo compleanno.
Mwahahahahaha.
Comunque, questo aggiornamento è per dire che THE BITCH IS BACK, non sono morta né mi hanno rapito gli alieni, sono tornata in tutta la mia esecrabile persona :D e domani inizio l'Università. Allegria!
Ringrazio i magnifici sei che hanno commentato la precedente flavour, nell'ordine: Cla Mela -da cui mi devo assolutamente far perdonare T.T-, Topy, Koks, Lalani, Chaos -a cui sono sicura che l'Hinata di questa storia starà sulle balle XDD- e infine Amaranth93.
La prossima volta giuro che ricomincio con le risposte alle recensioni! Prometto solennemente!

 

Ultima cosa: mi è stato notificato ieri via mail che le Flavours sono state inserite tra le Storie Scelte del sito *_____*! Sono tanto felice per le mie piccole!

 

 

Vostra non-morta e sempre viva,
Hipatya

 

 

 

  
    
 
       

 



 

  
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