Crossover
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Autore: daeran    30/05/2005    3 recensioni
Che cosa lega le sorelle Halliwell al gruppo di Sanzo? Perché il “pelatone” biondo ha lasciato il Togenkyo alla volta della San Francisco del 2000, accompagnato solo da due dei suoi compagni? Che cosa mai può averlo spinto ad abbandonare il viaggio verso il Tenjiku e cosa potranno fare le tre streghe per lui? Probabilmente nulla, a parte evitare di farsi uccidere nel fuoco incrociato provocato dalla devastante rabbia di un dio della guerra condannato a morte e dalla furia di un bonzo defraudato della cosa a cui, suo malgrado, tiene più di ogni altra al mondo.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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I personaggi qui presentati non sono miei ma tratti da note serie televisive, la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma per puro e semplice piacere personale.

Crossover: Streghe – Gensomaden Siyuki
Ambientazione:
Streghe dopo la 6° stagione.. (la 6° è quella con Chris… giusto?..)
Gensomaden Saiyuki dopo la discesa di Homura e dopo lo scontro finale con Goku, diciamo che è un “finale” alternativo.. ^_^’’ della serie Gensomaden..



Capitolo 1
Casa Halliwell

Era una giornata estiva come tante altre a San Francisco, il sole batteva con forza sulle strade scoscese della città. Bambini allegri vociavano lungo i viali di periferia, giocavano a rincorrersi, tirarsi gavettoni, giocavano a baseball con basi di fortuna ricavate da copertoni e cartoni trovati per la strada.
Nelle villette appollaiate lungo la collina del quartiere di periferia, lontano dal trambusto della città, i papà guardavano le partite di football trasmesse dalla tv via cavo, le mamme accompagnavano i figlioletti più piccoli a spasso per il parco, in un perfetto ed idilliaco quadretto familiare.
In questa quiete nella calura estiva, tra le risate dei bambini e i canti degli uccellini, un urlo provenne da una villa molto antica, conosciuta nel quartiere proprio per gli strani schiamazzi a qualsiasi ora del giorno o della notte, e spezzò l’incantesimo di pace.

“No!” un frastuono di vettovaglie infrante accompagnò l’urlo attraverso le finestre aperte di casa Halliwell.
“Piper!”
Una giovane donna si precipitò in cucina. “Oh, Dio!”
Un’altra donna al piano di sopra, uscì dalla doccia a rotta di collo, si avvolse nel primo asciugamano che riuscì ad afferrare e corse giù per le scale, sgocciolando acqua ovunque.
La sorella maggiore non ne sarebbe stata affatto contenta ma, come ben aveva imparato negli anni, in casa Halliwell esistevano momenti in cui poteva diventare pericoloso essere troppo attenti all’ordine.
“Che c’è? Dov’è il demone?” bofonchiò, sbattendo contro la schiena della minore ancora ferma sull’uscio della cucina.
Lo spettacolo che le si presentò davanti la lasciò basita.

La sorella maggiore galleggiava a mezz’aria e scalciava nel vuoto come un cavallo imbizzarrito.
“Tesoro, metti giù la mamma.” parlò con voce malferma.
Un bel bambino paffuto, di circa quattro anni rideva seduto sul pavimento, con le manine aperte protese verso la donna, poco vicino un altro bambino, seduto sul seggiolone e ricoperto dalla testa ai piedi di omogeneizzato di frutta, rideva divertito.
“Wyatt, ti avverto, la mamma sta cominciando ad innervosirsi. Mettimi giù!” Ripeté alzando la voce.
Wyatt, per tutta risposta, scosse la testa, agitando i soffici boccoli biondi che aveva ereditato dal padre e, con un gran sorriso, mantenne le mani in alto.
“Voi due, aiutatemi invece di rimanere lì a ridere!”
Le due sorelle Halliwell infatti, dopo lo spavento, erano entrambe scoppiate a ridere davanti al bizzarro quadretto familiare.
“Va bene, adesso basta! Leo!”
L’angelo bianco apparve immediatamente al centro della cucina, avvolto da un turbinio di scintille azzurre.
“Eccomi! C’è qualche problema?” si guardò attorno accigliato. “Ma… dov’è Piper?”
“Quassù!” Leo schivò per un pelo un ben assestato calcio dall’alto della tranquilla mogliettina.
“Piper! Ma cosa? “
“Chiedilo a tuo figlio!” ringhiò la donna indicando il bimbo biondo.
Wyatt che aveva ancora le mani protese verso l’alto, all’arrivo del padre aveva cambiato espressione, ora sembrava imbronciato e nervoso.
“Wyatt, ora basta! Metti subito giù la mamma!” urlò Leo, rabbioso. Cominciava ad essere stanco delle bravate del primogenito.
Era certo che Wyatt avesse un enorme potenziale, più potere di quanto avessero potuto immaginare ma fin troppo spesso lo utilizzava per fare scherzi ai familiari.
Leo e Piper, aiutati dalle sorelle, avevano faticato parecchio per educarlo a non utilizzare la magia in presenza di estranei. Dopo gli incidenti provocati quando era ancora troppo piccolo per capire, finalmente intorno ai due anni mezzo aveva cominciato a calmarsi, evitava di orbitare se non in presenza del padre o della zia Paige, poco per volta, nonostante la giovane età, aveva imparato a controllare anche i poteri di telecinesi; tuttavia, con l’arrivo del piccolo Chris, le cose erano nuovamente precipitate.
In presenza del fratellino infatti i poteri di Wyatt sembravano impazzire.
Il bambino fingeva di non avere nulla a che fare con gli avvenimenti insoliti: dalla levitazione spontanea del lettino di Chris alle esplosioni degli omogeneizzati, ogni volta che Piper cercava di imboccarlo.
Inizialmente erano tutti stati convinti che si trattasse semplicemente delle prime manifestazioni magiche dello stesso Chris, in fondo anche lui come Wyatt era metà angelo bianco e metà strega, avrebbero dovuto avere un potere simile e le prime esperienze magiche di Wyatt risalivano addirittura a prima della nascita. A lungo andare però si erano accorti che la magia proveniva invece dal maggiore, il quale agiva volontariamente e pienamente padrone delle proprie azioni.
La spiegazione di un simile comportamento era giunta infine da Paige, semplice e diretta come un pugno allo stomaco: “E’ geloso di Chris.”
Piper e Leo avevano riso lì per lì.
Non avevano preferenze per i due figli, li amavano entrambi e li trattavano allo stesso modo ma, col tempo, avevano avuto piena conferma delle parole di Paige.
Nonostante tutto Chris era più piccolo ed esigeva maggiori attenzioni. Certo, avevano provato a non far pesare la cosa al maggiore, rendendolo partecipe di qualsiasi avvenimento, giocando spesso con lui, ascoltandolo, non lasciandolo mai solo mentre le attenzioni erano rivolte a Chris.
Nonostante gli sforzi però il comportamento del giovane mago non accennava a migliorare e tanto Piper quanto Leo si ritrovavano a sgridarlo e urlargli contro più spesso di quanto effettivamente desiderassero.

“Mi hai sentito, signorino? Fai scendere di lì la mamma. Adesso! Non ho nessuna intenzione di ripeterlo!” ringhiò Leo con maggior violenza.
Wyatt imbronciato abbassò le mani e Piper atterrò delicatamente accanto al marito.
“Uff… grazie.” sospirò sollevata.
“Adesso mi hai stancato, Wyatt! Non devi usare la magia né sulla mamma, né sul tuo fratellino, né su nessun altro. Mi sono spiegato? Non è un gioco, Wyatt. Parlo sul serio, se lo farai di nuovo, annulleremo tutti i tuoi poteri, sarai come a metà, mi hai capito? Guardami in faccia!”  Leo rosso in viso per la rabbia urlò più di quanto intendesse.
Wyatt sollevò il visino, con gli occhi umidi e il labbro tremolante.
“Ha di nuovo fatto scoppiare il piatto di omogeneizzato?” domandò l’angelo lanciando un occhiata al secondogenito ricoperto di pappetta.
“Sì, Leo, ma...” balbettò Piper. Si era a sua volta arrabbiata per essere stata sollevata in aria, dopo aver cercato di sgridare il figlio per il brutto tiro contro il fratellino ma trovava la rabbia di Leo un po’ eccessiva.
“Niente ma, Piper. Questa storia deve finire! Cosa sarebbe accaduto se mentre lui giocava a tenerti appesa sul soffitto, fosse entrato un demone in casa? Se continua così, finirà col fare del male a qualcuno di noi o peggio ancora a Chris! Deve imparare ad obbedire e, se con le buone non capisce, allora mi vedo costretto a diventare cattivo. Vai in camera tua, Wyatt e non uscirne fino a nuovo ordine!”
Wyatt si alzò in piedi, imbronciato, tirò su col naso e strinse gli occhi concentrato, un turbinio di scintille azzurre lo avvolse sollevandolo verso l’alto. Leo lo afferrò per un piede, lo tirò giù con forza.
“Usa le scale!”
Wyatt scappò via dalla cucina piangendo.
“Leo, che diavolo ti prende? Non capisci che così è ancora peggio?” Paige guardò il cognato con rabbia.
“Peggio? Peggio di così cosa potrebbe fare? Dare fuoco alla casa con noi dentro? Ha usato la magia direttamente contro Piper. Avrebbe potuto farle del male! La prossima volta potrebbe far svolazzare Chris sul tetto della casa e lasciarlo cadere. E’ questo che volete? Non mi importa se è geloso, deve cercare di capire che non può fare tutto quello che vuole! I nostri poteri sono una responsabilità, non un gioco!”
“Si, Leo ma Wyatt è ancora piccolo, non ha pieno controllo sui propri sentimenti. Se è convinto che lo trascuriamo a causa di Chris, urlargli contro come hai fatto tu può solo convincerlo che ciò che crede sia vero.” Piper parlò tesa, asciugando il viso del bambino seduto sul seggiolone.
“Cosa dovevo fare? Lasciarti appesa al soffitto?” chiese Leo esasperato.
“No, Leo ma…”
“Vado su da Wyatt. Voglio vedere come sta. Leo, faresti bene a salire anche tu, più tardi. Quando avrà smesso di crederti un orco.”  Paige corse verso le scale.
“Che significa questo? Adesso sarebbe colpa mia?” domandò l’angelo rivolgendosi prima alle spalle della cognata poi alla moglie.
“Ehm… io devo asciugarmi…” Phoebe si tirò fuori d’impiccio un momento prima che il cognato interpellasse anche lei.
“… e visto che tanto sarò già in bagno, dammi Chris che gli faccio il bagnetto.“
“Fa attenzione. Non scaldare troppo l’acqua. La vaschetta è già in bagno e…” cercò di avvisarla Piper.
“Sì, sì, lo so. Non è la prima volta che faccio il bagno al mio nipotino. Vero, tesoro?“ Phoebe prese il bambino tra le braccia e corse dietro la sorella minore, presto sarebbe scoppiata una guerra in cucina e preferiva non trovarsi in mezzo alla linea di tiro.
Marito e moglie in realtà litigarono limitatamente, tanto Piper quanto Leo infatti ormai non sapevano più cosa fare per bloccare la gelosia del figlio.

Intanto Paige aveva raggiunto il nipotino nella sua cameretta, la stanza che un tempo era stata di nonna Halliwell.
La gigantografia di un tirannosauro capeggiava sulla parete sopra il letto, i giocattoli di Wyatt erano sparsi in disordine sul tappeto ed il bambino, steso sul letto pancia sotto e con la faccia nascosta sotto il cuscino, singhiozzava convulsamente.
“Wyatt… posso entrare?” in realtà la giovane strega era già entrata e stava per sedersi sul letto.
“Mh.” un borbottio attutito giunse dal cuscino.
“Lo prenderò per un sì!” decise sedendosi. “Che cosa succede?” domandò cauta.
“Perché hai usato la magia contro la mamma?” meglio partire dai sensi di colpa, piuttosto che parlare subito di Chris e Leo.
Il bambino si mosse a disagio sotto il cuscino. Borbottò qualcosa di incomprensibile e tornò a singhiozzare.
“Chiarissimo!” Paige tese la mano: “Cuscino!” questo orbitò sparendo dalle grinfie di Wyatt e fu lanciato contro la porta.
“Bene, ora possiamo parlare.” Sorrise Paige, pratica.
“Mpfh!” Wyatt voltò la testa e affondò il viso nel materasso.
“Mpfh? Si risponde Mpfh alla zia Paige?” si finse offesa. “Allora sai che ti dico? Mphf pfh pfh pfh mp!” scherzò, facendo il solletico al bambino.
Wyatt si contorse, rotolò sul letto, cercando di mantenere lo sguardo serio ma, quando Paige attaccò col solletico sulla pancia, non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere agitando i piedi ed il volto, ancora segnato da righe di pianto, si aprì in un luminoso sorriso.
“Basta! Basta!” sospirò ridendo.
“Allora ci sei ancora! Ho avuto il terrore che il fantasma del materasso ti avesse mangiato la voce!” riprese la strega con una smorfia di finta preoccupazione.
“Non è vero! Non c’è nessun fantasma del materasso! E’ una bugia!” Obbiettò il bambino cominciando a saltellare sul letto. Come sempre, dimostrava una velocissima capacità di ripresa.
“Oh, sì che c’è! E fa i dispetti ai bambini che non obbediscono alla mamma, al papà e alle zie!” Ribatté Paige. Era giunto il momento di lanciare l’amo.
Wyatt si fermò a metà di un salto. Guardò Paige rabbuiato. Paige rilanciò.
“Soprattutto ai bambini cattivi che fanno i dispetti ai fratellini.”
“Non è vero!” urlò Wyatt e, dopo averle rivolto una pernacchia, riprese a saltellare.
“Avresti potuto fare del male alla mamma, lo sai Wyatt?”
Wyatt la fissò con occhi sgranati. “La mamma si è fatta male?” due grossi lacrimoni gli si formarono sotto le palpebre.
“No ma avrebbe potuto ferirsi.” Si affrettò a rispondere la ragazza. “Non avresti dovuto usare i tuoi poteri su di lei, non dovresti usarli nemmeno su Chris.” Aggiunse.
“Io non uso i poteri su quello là!” Wyatt alzò le spalle con aria innocente.
Stranamente era la verità, non aveva mai usato i poteri direttamente sul fratello, solo sugli oggetti che lo circondavano.
“Beh, far levitare il suo lettino o fargli esplodere in faccia le pappette, non è giusto lo stesso.”
“Ma se lui si diverte! Ride sempre.” Il piccolo mago si allontanò dal letto e prese a giocare con i modellini di dinosauri sparsi sul tappeto.
“Non è questo il punto. E’ piccolo, potresti fargli molto male, poi te ne pentiresti, sai?”
Wyatt sollevò di nuovo le spalle ma non rispose, il T-Rex che stringeva in mano, stava divorando la testa di un brontosauro.
“Hai fatto arrabbiare il papà.” Paige si sedette sul tappeto accanto al bambino, afferrò un altro brontosauro che accorse in soccorso del primo e saltellò sul tirannosauro.
Wyatt alzò nuovamente le spalle.
“Non ti dispiace che il papà ti abbia sgridato?”
“Tanto…” borbottò.
“Tanto, cosa?” provò ad incalzarlo, Paige temeva di conoscere già la risposta.
“Tanto lui preferisce l’altro.”
“L’altro? Vuoi dire Chris?”
“Già!” il tirannosauro saltò sul secondo brontosauro, lo atterrò agilmente e le fauci ne circondarono immediatamente il lungo collo.
  
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