Era stata splendida, un’altra notte era passata.
Uguale a tutte le altre; le vedevo ai concerti, carine, gridanti, seducenti e una volta arrivato in albergo le facevo chiamare dai bodyguard e una manciata di minuti dopo eccole. sulla mia porta, incredule.
Un modo strano di fare il mio.
Ma ottenevano sempre quello che volevano alla fine: me.
Sì perché in fondo il mio era un modo originale di vendersi.
Di svendersi.
Notte dopo notte, una uguale all’altra, perdevo un pezzo di me stesso.
Se lo portavano via loro.
Prima ingenue e poi passionali, si trasformavano e dicevano di amarmi.
Amarmi, che ridere, nemmeno le avevo mai viste prima e loro pretendevano di amarmi perché avevano la stanza tempestata di mie fotografie e perché sapevano tutto di me? Folli.
Anche quella notte salì una ragazza, facemmo sesso, poi cambiai stanza; sì cambiavo sempre stanza per non dormire con loro, non dormivo lo stesso, ma serviva a non uccidermi dentro.
Presi i miei antidepressivi e mi avvicinai alla finestra: dove eravamo?
Parigi, Londra, Amburgo, Roma?
Non lo capivo più, tutte le città erano uguali, un susseguirsi di luci e urla continuo.
Mi sdraiai sul letto e mi accesi una sigaretta.
Un’altra notte in bianco stava per iniziare e io mi preparavo ad accoglierla.