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Autore: Scribak    27/09/2009    7 recensioni
Billy Elliot ha quindici anni. Frequenta da quattro la prestigiosa Royal Ballet School. Ed Everington sta diventando piano piano qualcosa di irreale, di lontano. Ma cosa accadrebbe se, un giorno, ricevesse una lettera da Michael e Debbie? Cosa significa il "ci vediamo presto" della ragazza? Spero che apprezziate il mio tentativo.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Billy Elliot, Debbie Wilkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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memories

Memories from Everington

<-E uno, e due, e tre, e quattro…su Elliot, più in alto quella gamba!-

Billy sbuffò e cercò di mantenere l’equilibrio, i muscoli doloranti che gli imploravano pietà e le gocce di sudore che gli scorrevano per la schiena rigando la canotta.

Era l’ultima ora del mercoledì, e questo, almeno, lo rincuorava.

Ancora mezz’ora, e avrebbe potuto andare a farsi una doccia, cenare, e buttarsi a letto. Le lezioni alla Royal Ballet erano estenuanti, soprattutto quelle con Miss Scarlett, l’insegnante di danza classica.

Fisicamente, non sembrava affatto una maestra di danza: imponente, con un seno prosperoso e una cascata di capelli ramati, pareva piuttosto una cantante d’opera…o una matrona romana fuggita dalla National Gallery.

Billy, invece, presentava già la muscolatura affusolata di un ballerino, unita al fisico slanciato di un quindicenne e a due occhi castani mansueti, ora socchiusi, rapiti dalla musica.

Dietro di lui, sentiva il respiro affannoso di altri ragazzi, che non vedevano l’ora che finisse quello strazio di lezione.

Il ragazzo inspirò profondamente e tirò ancora più in su la gamba, in un arabesque perfetto.

Miss Scarlett annuì: -Bene, Elliot. Così si fa- gli abbaiò, in un’imitazione di complimento.

La musica si arrestò, sospesa in un accordo diminuito per un attimo, galleggiando nell’aria; Billy la sentiva scorrere sulla sua pelle, sulle braccia protese verso l’esterno, e sorrise.

-E ora tutti in centro. Voglio vedere qualcosa di decente, questa volta-

La voce dell’insegnante lo risvegliò, come un rivolo di acqua ghiacciata.

Sì, un’altra mezzora sarebbe stata dura da far passare, pensò, correndo verso il centro della sala.

 

-Giuro, oggi la Scarlett era ancora più sadica del solito- sbottò Jan, inforcando rabbiosamente la sua bistecca.

Billy lo guardò, chiedendosi come avesse ancora la forza di parlare o masticare: dopo essersi faticosamente rivestito, era andato nel refettorio insieme all’amico, e lì si era lasciato cadere sulla prima panca libera. Non si muoveva da un quarto d’ora, sentendosi troppo pesto anche per portare la forchetta alle labbra.

-Eddai, Billy- lo scosse esasperato il ragazzo –È  da quando siamo arrivati che non spiaccichi parola! Sto conducendo praticamente un monologo a senso unico!!!-

Elliot sorrise suo malgrado.

-Jan, quella donna ti uccide anche nell’anima. E vorrei risparmiare le forze per trascinarmi almeno a letto- gli disse amabilmente, con un sorriso angelico.

Jan Stewart era il suo unico amico alla Royal, un ragazzo dagli incredibili occhi verdi e dalle fantastiche ricchezze bancarie, ma che, suo malgrado, gli si era affezionato e non aveva mai mostrato di notare il suo terribile accento del nord.

Un po’ gli ricordava Michael, il suo vecchio amico di Everington, se non che lui le ragazze le notava eccome.

-Vuoi dire che non esci con noi nemmeno stasera?- fece l’altro fintamente sorpreso

Billy annuì, inghiottendo svogliatamente un pezzo di pane.

-Dai, Billy! Non è possibile che un ragazzo sano ed nel pieno della giovinezza vada a dormire alle otto di sera!!! Di questo passo rimarrai zitello a vita!- gli urlò quello addosso, mollando un gran pugno al tavolo che fece rovesciare la caraffa dell’acqua.

-Zitello,eh?- ridacchiò Billy, spostando la caraffa –Per finire con una di quelle insipide snob che ti fanno tanto la corte, preferisco ritirarmi nel mio eremo- disse dignitosamente.

-Non parlerai sul serio!- esclamò Jan, asciugando la tovaglia –Christiane non era così male- disse, indicando una ballerina che sedeva impettita dall’altra parte della sala.

Billy sospirò, guardandone un momento la lunga chioma bionda –No, ma non mi va uscire. Davvero- gli sorrise –Devo scrivere una lettera a mio padre-

Jan lo guardò poco convinto, cercando di ribattere, quando un uomo in giacca e cravatta entrò nella mensa urlando “Posta!”e iniziando a distribuire lettere ai tavoli.

-Oh, finalmente- sospirò Billy, balzando verso l’uomo prima che si fermasse la solita coda. La sua era stata una scusa, ma ora pensò di scrivere davvero a casa.

Chiese all’inserviente se ci fossero lettere per Elliot, ricevendo una busta spiegazzata, che si strinse al cuore.

Attendeva sempre la posta da casa, preoccupato per come andassero laggiù le cose: la miniera, la fame, la nonna…e si sentiva in colpa, pensando di essere in una scuola come quella, tra il lusso e le cose buone da mangiare.

Si risedette di fronte all’amico, leggendo il mittente della lettera. La calligrafia non sembrava quella di suo padre o di Tony.

-Ma tu non eri troppo stanco?- gli domandò piccato Jan, avendo notato lo scatto di poco prima.

Billy non lo sentì, troppo felice del nome che figurava sulla carta bianca, vergato con una calligrafia regolare: Michael Caffry, --- Street, Everington, contea di Durham.

Lesse, con il cuore in gola, e un sorriso che pian piano si dipingeva sul suo volto.

Caro Billy,

Ballerino! Come va la vita alla Royal Ballet? Le lezioni sono stancanti come al solito? Hai ottenuto finalmente una parte principale? Spero di sì, così al tuo prossimo spettacolo ti vedrò finalmente sul palco, in prima fila, a volteggiare sotto le luci stupendo tutti gli spettatori. Sarebbe fantastico. Ad ogni modo, la tua famiglia sta bene, non preoccuparti. Tuo padre ha trovato un lavoro presso il panettiere (Mr Russel), mentre Tony continua a resistere in miniera. La tua cara nonnetta, invece, pare stia iniziando a nutrire una profonda passione per David Bowie (merito mio, ovviamente).

Anche il resto di Everington si riprende ogni giorno che passa e, a differenza di ogni previsione, probabilmente non diventerà un villaggio fantasma.

Mentre scrivo questa lettera, Debbie sta leggendo tutto da sopra la mia spalla.

Te la ricordi? È la figlia della Miss, la piccola Winkilson. Forse non l’hai più vista da quando sei partito. Durante Natale ti trattieni sempre così poco.

Stiamo diventando buoni amici, è una tipa tosta, non c’è dubbio.

Allego alla lettera una nostra foto, scattata qualche giorno fa in un pub di Durham: ci siamo andati a cena con la sua famiglia, e penso che suo padre avesse voluto veramente uccidermi!

Tanti baci anche da tuo padre e Tony

Il TUO

Michael

Billy ridacchiò come uno scemo, mentre la voce dell’amico gli risuonava nella testa, come se lui fosse proprio lì, accanto a lui, e gli leggesse quella lettera.

La rilesse ancora una volta, e poi frugò nella busta, estraendo una piccola istantanea lucida.

Ritraeva Michael con una bella ragazza, il suo braccio posato sulle spalle di lei e con un enorme sorriso sulle labbra. Non era cambiato affatto, pensò Billy, osservando quei grandi occhi neri da boxer che risposero al suo sguardo. Non poté trattenersi dal ridere, notando la sua esagerata pettinatura (una scultura di capelli e gel) e la sottile traccia di rossetto sulle labbra. Forse capiva perché Mr Wilkinson volesse tanto ucciderlo.

Ancora sogghignando, osservò la ragazza vicina all’amico.

E sentì un piccolo tuffo al cuore.

Quella era Debbie, la piccola borghese rompiscatole?

Davanti a lui sorrideva una ragazza sulla quindicina con i capelli castani a caschetto e due allegri occhi marroni, che indossava un morbido pullover grigio. Il tessuto faceva intravedere il suo corpo aggraziato e le sue forme, cresciute così, senza che lui le vedesse, che gli fecero ricordare la battaglia di cuscini fatta quattro anni prima, in camera sua.

E ora sentì uno strano desiderio sfiorargli l’anima, quello di essere lì accanto a loro, nell’affollato pub, sfiorando quel tessuto fumo di Londra che pareva tanto morbido e vellutato.

Un calore si diffuse nel suo petto, e suo malgrado sorrise ancora: era diventata una bella ragazza, ma probabilmente aveva conservato il suo bizzarro carattere, e, chissà, magari non danzava più.

Girò la foto, notando una scritta. Un’altra calligrafia, più spigolosa ed elegante di quella di Michael.

Ci rivedremo presto, Billy Elliot.

Una mano gli strappò la foto, e un istante dopo il suo amico Jan la stava esaminando scrupolosamente davanti a lui.

-Ehi, chi sono questi due?- gli domandò con sincero interesse.

-Un mio amico di Everington…e la sua ragazza- mentì Billy. Non sapeva perché, ma improvvisamente sentiva un vago fastidio alla vista dell’attenzione del ragazzo.

-Peccato- sospirò Jan, restituendogli la foto –La tipa è molto carina- disse, tornando poi al suo arrosto.

Billy riguardò la foto, dimenticandosi completamente della sua cena. Era bella. Molto.

Ma cosa voleva dire la scritta? Le vacanze di Natale erano lontane.

Eppure, nonostante la sorpresa e lo stupore, Billy sentiva che un pezzo di Everington stava ritornando nella sua vita.

E non potè fare a meno di sentirsi stranamente molto felice.

 Nota dell’autrice Ciao a tutti! Spero di avervi sinceramente incuriosito. Era da tempo che desideravo scrivere un proseguo di Billy Elliot e proprio ora, che ho così tante cose da fare, mi è venuta l’ispirazione. Eh, strana la vita!!!

Avverto subito che ci sarà del romanticismo, ma niente di svenevole, non è nel mio genere.

Non voglio fare altre anticipazioni, per ora. Lascio tutto a voi.

Un grazie già a chi leggera e/o commenterà.

A presto (spero…)!!!

Arianna F.

 

  
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