Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |       
Autore: SHUN DI ANDROMEDA    29/09/2009    2 recensioni
“Non puoi fermarmi, Aiolia!”. La voce furibonda e preoccupata del Saint di Gemini risuonò a lungo tra le colonne austere della Nona Casa Zodiacale, irradiate dal riverbero solare. Il Terzo Custode, a stento trattenuto dal gemello, fissava quasi con astio un giovane di qualche anno minore, vestito di una semplice tunica di lino grezzo, che si ergeva come una guardia dinanzi all’ingresso principale del Tempio, bloccando il passaggio." Un litigio sta avendo luogo nei pressi della Casa del Sagittario, dopo una Guerra devastante che ha visto vincitori sotto le armi i Saints di Athena e ha visto il ritorno di vecchie conoscenze ormai perdute. Ma i sensi di colpa del passato torneranno a far visita a Saga, e questa volta non può più ignorarli.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

GUARDAMI DENTRO GLI OCCHI

 

PARTE 1

 

 

“Non puoi fermarmi, Aiolia!”.

La voce furibonda e preoccupata del Saint di Gemini risuonò a lungo tra le colonne austere della Nona Casa Zodiacale, irradiate dal riverbero solare.

 

Il Terzo Custode, a stento trattenuto dal gemello, fissava quasi con astio un giovane di qualche anno minore, vestito di una semplice tunica di lino grezzo, che si ergeva come una guardia dinanzi all’ingresso principale del Tempio, bloccando il passaggio.

 

“Non posso farti passare, Saga!” esclamò con tono serio, spingendolo via con forza, “Mio fratello deve riposare!” ribattè, con sguardo fiammeggiante.

 

Il biondo greco fu buttato con malagrazia a terra, un rivoletto di vermiglio sangue scivolava giù dal labbro inferiore, spaccato.

I Cosmi dorati si alzarono attorno a loro, crepitando scintille, l’atmosfera tesa si poteva quasi tagliare con un coltello.

 

I due compagni d’arme si squadrarono furibondi, il Leone Dorato aveva estratto le zanne contro il Duplice Spirito delle Illusioni.

Ed era pronto ad attaccare.

 

“Mi stai sfidando, Aiolia?” ringhiò Saga, pulendosi il labbro con la manica della camicia di iuta, “Non è saggio, e lo sai bene.” soffiò lui, mettendosi in piedi.

Leo lo guardò di traverso: “Se fosse necessario, lo farei, sai che ne sono capace.”, sbottò, poggiandosi alle colonne.

 

Dietro il fratello, Kanon di Gemini assisteva con crescente preoccupazione alla situazione che andava verificandosi sotto i suoi occhi, non sapendo assolutamente che fare.

 

Fermarli, era necessario, ma due Gold Saints erano troppi anche per lui, “colui che aveva ingannato perfino un Dio,” come lo aveva apostrofato Rhadamantis della Viverna tra le ventose pianure d’Ade.

 

E di inganni ne aveva tesi, Kanon, a molte persone, compreso il fratello, ma in quel momento l’arguzia di cui andava tanto fiero non gli fu di alcun aiuto.

 

Quei due andavano fermati, e alla svelta.

Prima che una forza spropositata si abbattesse sulla Terra Santa e sui territori circostanti, distruggendo senza fatica ogni cosa.

 

Il Terzo e Quinto Custode, intanto, continuavano il loro inutile litigio, le scintille che i loro Cosmi emanavano facevano rabbrividire il gemello, egli percepiva chiaramente la frustrazione del fratello, ma anche l’angoscia e la sofferenza dell’amico e sapeva che non avrebbero mai potuto scontrarsi ancora, non dopo la dura battaglia che aveva visto vincitrice la loro Dea.

 

Ma Aiolia aveva le sue buone ragioni per comportarsi in quel modo così aggressivo, così poco congeniale al suo carattere, e così anche Saga e nessuno dei due voleva mostrarsi debole all’altro, nemmeno in un frangente del genere.

 

E l’oggetto della disputa era placidamente addormentato in una stanza all’interno del Nono Tempio dinanzi a loro, ignaro di ciò che stava accadendo a poca distanza da lui tra il fratello e il proprio migliore amico.

 

“Forse, se intervenisse, tutto si sistemerebbe...” pensò , sospirando, per poi accantonare all’istante quel pensiero egoistico, sfregandosi gli occhi.

 

Da ormai parecchi giorni, Aiolos non lasciava la sua stanza, troppo stanco e debilitato per muovere anche solo un passo e di ciò, tutti quanti erano a conoscenza; ma i sensi di colpa di Saga erano più forti di qualunque altra cosa, e il giovane guerriero non desiderava altro che poter parlare con l’antico compagno, cosa che gli veniva puntualmente impedita da Aiolia, restio a disturbare l’adorato fratello ritrovato.

 

Ma ormai la sopportazione del Terzo Custode era al limite, nel suo animo lacerato albergava solo un desiderio.

 

Guardare fisso negli occhi il Sagittario e potergli finalmente parlare.

 

Lo spettro che aleggiava sul Terzo Tempio si faceva più pressante ogni giorno che passava.

Le notti trascorrevano quasi insonni per Gemini, tra brevi sonni tormentati da incubi e, non appena i primi, timidi raggi di sole inondavano il cielo, Saga saliva faticosamente, malgrado le ferite e la stanchezza, sin lassù, accompagnato da Kanon; egli avrebbe voluto alleviargli, per quanto possibile, tutta quella sofferenza, ma in casi del genere non era mai stato molto utile.

 

Più impulsivo, era spesso il maggiore a confortarlo e calmarlo nei momenti difficili, sin da bambini.

 

Il Sole si alzò ancora  nel cielo, giungendo allo zenith.

Il caldo si fece ancora più insopportabile, il guerriero sentì i raggi bruciargli la pelle, stille di sudore scivolargli dalle tempie lungo tutto il viso.

 

Anche i due rivali cominciavano a sentire il caldo, le fronti imperlate e lucide ne erano un chiaro segno, ma nessuno voleva abbandonare la propria posizione.

“Testardi...” sbuffò esasperato il gemello, asciugandosi con la manica la fronte umida e calda.

 

“Cosa diavolo sta succedendo qui?!” esclamò una voce profonda proveniente dall’interno dell’edificio; i due ebbero un sussulto, mentre, dall’ingresso, uscì a larghi passi la figura snella del Gold Saint di Capricorn, Shura. Aiolia e Saga si spostarono di scatto, gli sguardi fissi sul viso del compagno: “Cosa state facendo qui?” ripetè lui, “non è il posto più indicato per litigare. Se avete qualche cosa di cui discutere, andate a sfogarvi nell’arena, sono stato chiaro?” sbottò con tono severo, indicandogli con l’indice la strada da seguire.

 

Un briciolo di lucidità finalmente cadde sui due che, sbuffando, cominciarono a scendere la scalinata.

 

Kanon raggiunse Shura: “Cosa stava succedendo?” chiese il moro con tono piatto, non appena Gemini gli fu accanto, “Mio fratello, sono giorni che vorrebbe incontrare Aiolos, ma gli è sempre stato negato da Aiolia...”.

 

Capricorn lo guardò, lo sguardo raddolcito: “Per quanto voglia, Saga non risolverebbe nulla.” sospirò il moro, massaggiandosi le spalle, “dorme ancora, e se si sveglia, è solo per pochi minuti, minuti durante i quali sembra quasi assente...” spiegò lo spagnolo, leggendo la delusione sul viso dell’amico, “la Dea è fiduciosa, dice che si tratta semplicemente di stanchezza ma non so più cosa pensare.” ammise, con un sospiro cupo, “Non sembra più nemmeno lui, non l’ho mai visto così… debole..” sussurrò Capricorn, stringendo i pugni.

 

Kanon non rispose, si limitò a sbuffare, asciugandosi la fronte: “L’unica speranza è che entrambi si diano una regolata, la situazione è già parecchio difficile per tutti, non possono continuare a litigare in una circostanza simile.” concluse Shura,  voltando le spalle al compagno e dirigendosi verso l’interno del Tempio.

 

§§§§§§§

 

Le ore passarono lentamente e fu solo nel tardo pomeriggio che Saga di Gemini fu visto rientrare nella propria dimora, sotto il sole cocente.

 

Indosso aveva una semplice divisa da allenamento, logora e consunta dal tempo e dai colpi ricevuti: il giovane zoppicava leggermente, il viso contratto in una smorfia addolorata, faceva ben capire il dolore che provava.

 

Ma questo era quasi un sollievo per il guerriero.

 

L’aria calda e ferma gli toglieva il respiro; per lungo tempo, le afose estati greche erano state solo un ricordo confuso per il suo spirito, il suo corpo, abituato al freddo della morte, aveva scordato il contatto con quelle temperature così elevate.

 

Ma il sudore che gli imperlava la fronte, gli sforzi fatti per giungere sino a casa gli permettevano di tenere la mente, e il cuore, occupati e lontani da pensieri che avrebbero potuto ulteriormente ferirlo; sospirando stancamente, entrò a passo lento dentro il Terzo Tempio, silenzioso e incredibilmente tranquillo.

 

Una sensazione estrema di disagio lo colse, stringendogli lo stomaco in modo innaturale; sbuffando seccato, socchiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il proprio respiro affannato e il battito convulso del suo cuore.

 

“Saga.”.

 

La voce inconfondibile del gemello riecheggiò sotto le volte marmoree, la sagoma snella del Saint comparve nella penombra: “Saga,” ripeté questi, ma l’altro sembrò quasi non notarlo, lo superò senza rivolgergli alcuna attenzione per poi sparire nella propria stanza.

 

Kanon sbuffò contrariato a quel comportamento infantile del fratello.

Ne seguì l’allontanarsi con lo sguardo nella penombra, ne sentì il passo affievolirsi, sino a scomparire, come inghiottito nel buio.

 

Senza dire nulla, il biondo greco restò per qualche istante lì, fermo, sperava forse che il giovane uomo tornasse indietro per scusarsi?

 

Con un gesto stizzito, il gemello si rimproverò per quel pensiero assolutamente stupido, la mente del guerriero era concentrata su altro.

 

Su qualcun altro.

 

Il greco trasalì improvvisamente, udendo un rumore come di vetri infranti in lontananza, proveniva sicuramente dalla camera del fratello; con uno scatto, il Saint s’inoltrò nel corridoio buio; la porta della stanza di Saga era aperta, un rumore sordo di oggetti che s’infrangevano su una qualche superficie dura riecheggiò cupo sotto le volte, una debole luce rischiarava la stanza dall’aspetto rustico.

 

Saga sedeva sul letto, il viso nascosto tra le mani, il capo chino verso il basso e i gomiti sulle ginocchia. Il pavimento in granito era ingombro di libri, fogli e resti di quelle che, un tempo, dovevano essere state due vecchie terrecotte dipinte a colori vivaci, alcuni dei cocci a terra presentavano tracce di azzurro pallido; Kanon storse il naso, una voce anziana gli ritornò alla mente per un attimo: “Conservateli con cura, mi raccomando…”, sottile e lontana come quei rari ricordi della loro infanzia.

Quei due angioletti che per anni li avevano accompagnati, unico dono di un vecchio prete che li aveva accuditi in tenera età, giacevano con le ali spezzate al suolo, distrutti da una mano amica.

Una lucerna stava poggiata sul basso comodino in legno d’ulivo accanto al letto, una delicata fragranza di olio si diffuse ovunque.

 

Gemini non seppe che fare.

 

Una volta di più, il suo primo istinto fu di cercare un modo, un qualunque modo, per sollevare il fratello dai pesanti sensi di colpa e dagli opprimenti desideri che provava, ma il raziocinio lo bloccò.

 

Chi aveva davanti non era un bambino, era un guerriero orgoglioso, che mai avrebbe accettato un simile comportamento.

Non poteva fare nulla per lui.

 

Senza dire una parola, si voltò e fece per lasciare la stanza, il senso di colpa che vi aleggiava era troppo oppressivo per lui, si sentiva tremendamente a disagio.

 

Ma si attardò ancora per qualche istante, preda di un non so quale timore irrazionale, da un malessere strano che gli prendeva lo stomaco, strappandogli quasi a viva forza il respiro dai polmoni, lasciandolo quasi senza aria.

 

Si aggrappò con forza allo stipite della porta, la testa non cessava di girargli e il fiato corto certo non aiutava le sue già precarie condizioni.

Saga stava soffrendo, tremendamente soffrendo.

 

Sentiva nel profondo del cuore il dolore che il fratello cercava di nascondere, l’angoscia che gli attanagliava l’anima, lo condivideva e soffriva con lui, come era sempre stato sin da bambini.

 

Sin da quando erano nati.

 

Ma il supplizio maggiore non era quello.

No.

 

Ma la consapevolezza di essere totalmente inutile in quella situazione.

 

E per la prima volta nella sua vita, se ne pentì.

 

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

 

Sangue…

Polvere…

E l’insopportabile affievolirsi di un Cosmo amico, di un Cosmo profondamente amato.

Il cuore che ebbe un sussulto, l’assordante grido di dolore di un animo che ormai aveva perso ogni connotazione umana.

 

E la sofferenza immane di Shura, la sentiva incombente e lacerante nel suo cuore.

Oh, sentiva chiaramente il suo desiderio di annullarsi nel dolore, un desiderio che era anche il suo, la lucidità aveva preso finalmente il sopravvento, ma era troppo tardi.

 

L’aveva perduto, perduto per sempre.

 

Si sarebbe strappato il cuore dal petto, avrebbe inondato la Sala del Trono del suo sangue cremisi, sporco dalle malvagie azioni compiute, tutto avrebbe fatto per poter tornare indietro… per poter evitare tutto quello.

 

Ma non era possibile.

 

Risate isteriche si levarono alte fino alle austere volte marmoree, riecheggiavano cattive e tristi allo stesso tempo; Saga avvolto dalle vesti del Pontefice si lasciò cadere a terra, nelle mani serrava ancora la daga d’oro; brillava alla fioca luce delle lanterne, un bagliore cupo e sinistro, luce e ombra come il suo animo corrotto.

 

In preda alla rabbia, la scagliò lontano, il clangore metallico assordante rimbombò per lunghissimi istanti nel salone deserto, stordendolo quel tanto che bastava per fargli ricacciare indietro le lacrime che si affollavano ai suoi occhi.

 

“Chi sei…?”

Un sussurro debole, leggero come il vento, ma udibilissimo risollevò il Saint dal suo baratro di isteria; la testa coperta dalla maschera scattò, sollevandosi.

Una figura dalle sembianze umane, evanescente ed argentea, comparve nel mezzo della sala, i bracieri si spensero improvvisi, sotto il tocco di un vento gelido.

 

Saga rabbrividì.

 

Non v’era luce, eppure la semplice presenza di quel, come definirlo? Spettro, fantasma? Illuminava fiocamente tutto attorno.

 

“Chi sei…?” ripetè quella, avvicinandosi ulteriormente.

 

Il Pontefice era paralizzato dal terrore.

 

E come dargli torto?

 

La strana apparizione allungò piano un braccio, accarezzandogli leggera la guancia.

 

Prima di sparire.

 

Saga sgranò gli occhi, portando una mano alla parte di viso sfiorata da quel tocco leggero.

L’aveva riconosciuto, non poteva essere altrimenti.

 

Si lasciò cadere a terra, le lacrime ormai non avevano più freno, non voleva nemmeno fermarle, troppo era stato fatto.

 

“AIOLOS!!!!!!!!!!”.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: SHUN DI ANDROMEDA