Anzitutto lasciatemi dire che non mi aspettavo affatto tante recensioni per poche righe: grazie. Confesso però che ora mi sento fortemente a disagio per tutti gli occhi che ho puntati addosso. XD
Spero di non deludervi.
Quello che segue è un altro capitolo introduttivo, ma giuro che dal prossimo ci sarà qualche piccola novità.
PARTE PRIMA
Junius Seven
Da tempo l’Alleanza Terrestre pretendeva da noi una produzione maggiore, sfruttandoci il più possibile e minacciando un blocco economico. In più, una larga falda di gente ci squadrava come se fossimo degli insulti con sembianze umane, degli esseri immorali, perché nati per mezzo della manipolazione genetica: risultavamo così dotati di un fisico più resistente e di una memoria più vasta.
Fra questioni politiche ed etiche, insomma, le tensioni fra i Naturals che abitavano la vecchia Terra e noi Coordinators che vivevamo invece su PLANT si facevano sempre più aspre, fino a che non sfociarono in un conflitto armato. I nostri avversari erano decisamente più numerosi di noi ed era su questo che facevano arrogantemente affidamento. Ben presto, dimostrammo loro che ZAFT, l’Esercito di PLANT, aveva dalla sua soldati migliori e tecnologie più avanzate.
Rendendosi conto che la superiorità numerica non bastava, l’Alleanza Terrestre tentò di metterci in ginocchio con la più sporca e vile azione che potesse commettere.
Era il 14 febbraio dell’anno 70 della Cosmic Era.
Junius Seven, colonia di PLANT, subì un attacco nucleare ad opera dell’Alleanza Terrestre e quasi duecentocinquantamila persone, tutti Coordinators come me, furono spazzati via nel nulla.
Lì c’era mia madre. Non l’avrei più rivista.
Fu, quello, un episodio che segnò nel profondo la vita di molti, compresa la mia. Come accadde a tanta altra gente, la disperazione si impadronì di me, covai rancore e, nell’impulso nato da quell’opprimente dolore che per più di un anno mi avrebbe offuscato la ragione, meditai vendetta.
Quando dissi a mio padre che volevo arruolarmi nell’esercito e combattere i Naturals che avevano commesso quella carneficina, lui fu d’accordo. Non poteva non esserlo, era a capo del Comitato di Difesa Nazionale e aveva sofferto forse più di me per la perdita subita.
Quanto, però, lo avrei capito soltanto dopo, quando ormai non c’era più nulla ch’io potessi fare per lui.
Senza che me ne rendessi conto, l’esplosione di Junius Seven non aveva portato via soltanto mia madre: aveva annientato la mia famiglia, rischiando di trascinare anche me in quel vortice di distruzione.