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Autore: Master_Chief in the life    13/10/2009    1 recensioni
«Dannazione! Chief era la nostra unica speranza! Adesso è anche contro di noi.» puntualizzò il maggiore Drake «Va bene ODST, cercate di salvarlo: potrebbe ancora riprendersi.»
Master Chief è nelle mani del nemico... ma è davvero così?
Genere: Azione, Suspence, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La grande battaglia finale

Ciao a tutti!

Questa è la prima storia, spero vi piaccia.

Penso che ricevere recensioni sia utile per migliorarsi... quindi non abbiate timore e siate sinceri nelle recensioni.

 

Master_Chief in the life

 

presenta

 

La grande battaglia finale

 

«Dannazione! Chief era la nostra unica speranza! Adesso è anche contro di noi.» puntualizzò il maggiore Drake «Va bene ODST, cercate di salvarlo: potrebbe ancora riprendersi.»

«Vuole che non lo catturiamo morto?»

«Esatto, dovreste cercare soprattutto di far terminare l’effetto dell’ipnosi.»

Mentre il maggiore impartiva l’ordine, scesero le truppe Covenant, con Master Chief al seguito, armato di martello gravitazionale e due fucili a spuntoni.

I militanti nelle ODST si misero subito in allarme: non era facile affondare il loro migliore soldato, l’ultimo spartan rimasto per giunta, senza ferirlo, anche considerando che egli, causa l’effetto dell’ipnosi, avrebbe usato tutta la propria potenza senza risparmiarli.

«Tutti alle torrette!» impartì il maggiore e l’ordine venne immediatamente eseguito.

Improvvisamente si levò un urlo: «Maggiore, non bastano per tutti!»

Proprio in quel momento, arrivò un tenente dell’ODST con una scorta di fucili da sfamare un esercito. «Prendete questi!» urlò.

Chi con qualche doppietta, chi con fucili di precisione, tutti i militanti si riarmarono e cominciarono ad assaltare i Covenant. Ma fra tutte quelle granate e tutti quei colpi, Master Chief non si vedeva più.^__^

«Attento sottotenente Callagher!» urlò il tenente Gates.

«Troppo tardi...» sussurrò, mentre s’accasciava al suolo «...per me è…» le palpebre si cominciarono a chiudere «...finita...» concluse, e poi spirò.

Master Chief gli aveva spezzato l’osso del collo.

«Non uccidetelo!» impartì preoccupato Drake.

«Ma maggiore!» urlò il tenente Gates «Ha ucciso il sottotenente Callagher!»

«Non importa!» urlò di rimando il suo superiore, mentre lanciava un fumogeno all’indirizzo di Chief. Così gli ODST misero delle distanze tra loro e il vecchio alleato, covando la flebile speranza che rinsavisse.

Però in quell’attimo di distrazione arrivarono sul campo di combattimento cinque wraith e dieci cacciatori, tanto che Drake fu costretto a ordinare: «Ritirata!»

Le truppe dell’ODST eseguirono l’ordine, ma non erano per nulla intenzionate a lasciare Master Chief nelle mani del nemico.

Come non lo era il maggiore Drake del resto.

 

Nella base ODST il maggiore aveva radunato l’intera truppa, armata dalla testa ai piedi. Egli vedeva innumerevoli Scorpions, Mongose, Wartogh, imponenti aerei militari. Coloro che non guidavano s’erano posizionati sulle torrette montate sui veicoli oppure a bordo, armati di un laser spartan e un’altra arma, diversa per ognuno, perché a loro discrezione.

La prudenza non era mai abbastanza.

L’esercito partì per la base nemica, la paura nel cuore. Non solo di perdere, ma anche di non rivedere mai più Master Chief.

 

Quando furono giunti a destinazione videro un gruppo composto da cacciatori, flood, bruth e notarono che, sul tetto, c’erano appostati molti geckal come cecchini e altrettanti grunt alle torrette al plasma.

«Maledizione!» imprecò il maggiore «Ci hanno anticipato!»

All’improvviso spuntarono tantissimi banshee, ghost, wraith, chopper-bruth e tre carri scarab che cominciarono ad attaccarli. Così iniziò lo scontro decisivo.

Tra cruenti attacchi e un avvincente susseguirsi di colpi di scena, la battaglia giunse all’apice. C’erano innumerevoli cadaveri che giacevano a terra, di entrambe le fazioni, mentre i pochi sopravvissuti continuavano a combattersi, in lotte all’ultimo respiro che lasciavano trapelare palesemente che non sarebbero mai finite in pareggio.

Ad un certo punto, quando tutti i soldati dei Covenant giacevano morti al suolo, il loro capo decise che la sua vita non valeva l’eroica impresa di affrontare da solo gli ODST. Si guardò intorno, ma non riuscì a scorgere Master Chief.

Dove diavolo era finito?

Decise allora di battere in ritirata, mentre gli ODST iniziavano a cantare vittoria.

All’improvviso, sopraggiunse un nuovo carro scarab, le cui dimensioni, tuttavia, eccedevano la norma... a ben guardarlo, Drake si rese conto di come quello potesse essere... la base Covenant???

«Siamo finiti!!!» urlò il tenente Gates, in preda al panico.

Tutto l’ambiente circostante fu avvolto da una cortina fumogena, della quale il capo dei nemici approfittò per sparire.

Riapparve nella propria base, mentre bofonchiava un “grazie” mal riuscito all’alleato che era andato a recuperarlo.

Dall’esterno, nessuno riuscì a scorgere una figura con elmo e corazza spartan, che s’arrampicava sulle zampe del gigante carro scarab.

Master Chief penetrò nella base che, sebbene fosse ancora sotto l’effetto dell’ipnosi, riusciva a definire nemica grazie al proprio intuito.

Improvvisamente, un’esplosione blu travolse tutto il campo di battaglia, sconvolgendo gli ODST stupiti dalla notevole quantità di fumo e macerie che si disperse senza una ragione apparente. Quando il caos si fu diradato, il maggiore Drake, tra un colpo di tosse e l’altro, cominciò ad avanzare verso l’epicentro dell’esplosione.

Trovandovi semplicemente un pezzo di carta.

Lesse e, sotto gli occhi attoniti dei suoi sottoposti, scoppiò in lacrime.

Senza dire una parola, passò il foglio al tenente Gates, che lesse ad alta voce: «Mi spiace davvero per quello che ho fatto. Quando mi sono ridestato parzialmente dall’ipnosi la battaglia era già finita e vi avevo già fatto del male. Mi spiace... forse qualcuna delle vittime dei nostri l’ho mietuta io... Spero che con il mio gesto, che mirava a eliminare il Capo dei Covenant, sia riuscito a rendervi un servigio. Non credo di meritare il vostro perdono. Spero ci rivedremo tardi all’altro mondo...»

  
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