Vincitrice
del concorso “Your Thirty-One
IchiRuki fictions” del Death & Strawberry
forum.
Ambientazione:
dopo
il “The Lust” Arc, in un momento imprecisato della
storia.
Ergo, spoiler per
chi non segue le scan. Fuggite ora, siete ancora in tempo.
Buona lettura!
[21. Vuoto]
Pioggia.
Quella
sì, la ricordava.
L’aveva
sporcato per la prima volta sulla riva di un fiume, anni prima, quando
si era
mischiata al sangue di sua madre.
La
seconda volta che l’aveva inghiottito nel suo orrore, era
stato quando un portale
sekai si era chiuso, lasciandolo a terra –di
nuovo- sotto una tempesta di luglio senza fine. Immerso nel
suo stesso
sangue, aveva visto come l’acqua che cadeva dal cielo si
mischiava a quel rosso
mortale che si sottraeva al suo corpo.
E ora,
per la terza volta, si ritrovava ad affrontare il nemico sotto un cielo
che
faceva piovere promesse di morte. Acqua maledetta.
Perché
lo
sapeva, che non c’era pioggia senza
sangue.
***
La ferita
bruciava. Trafitto dalla lama del suo avversario, Kurosaki Ichigo
crollò a
terra, mentre la bocca gli si riempiva di un sapore metallico.
La
pioggia batteva forte.
-Lascialo
a me, Ichigo-.
La voce
alle sue spalle, calda e in qualche modo sicura, ebbe il potere di
farlo
riscuotere. Si stava forse arrendendo?
Afferrò Zangetsu e si rialzò, ignorando il
dolore. No, non si arrendeva.
-Stai
indietro, Rukia. Questo…-.
La lama
della sua zanpakuto squarciò l’aria, minacciosa.
-… questo
è il mio avversario!-.
Ancora colpi
di spada, fendenti sferrati per ferire la carne. Di chi era il sangue?
Suo o
del nemico?
Arrenditi,
re. A me dovrai
arrenderti.
-No…-.
Hai perso, re.
-No!-.
Di nuovo
sangue, di nuovo dolore, prima di scivolare nel nulla, prima di potere
anche
solo provare ad opporsi. E un urlo, in un punto dello spazio che non
riusciva a
cogliere. Fragoroso come il tuono di una tempesta d’estate,
disperato come il
grido di un’anima sola.
-ICHIGO!!!-.
Nero.
No rain without blood
-di Elwerien-
-Se hai paura
dell’Hollow dentro
di te, diventa tanto più forte da poterlo sconfiggere!-.
Erano
queste le parole che Rukia aveva urlato ad Ichigo, una mattina di
settembre di
non molto tempo prima.
L’aveva
riscosso, risvegliato, rapito al suo stato d’animo inquieto,
e ne era stata
contenta; sotto il suo sguardo volutamente severo, l’aveva
visto rialzarsi e
impugnare la spada, finendo l’Hollow con un solo, potente
colpo.
Questo
era l’Ichigo che conosceva, l’uomo
che ancora
viveva nel suo cuore.
Ma solo
ora vedeva cosa realmente
significasse, per Ichigo, quel mostro che si portava dentro; quale
tormento
dovesse essere condividere con lui la propria anima, e quale orrore
vivere col
timore di essere sopraffatto e sconfitto da lui,
quell’alter ego dalla mente deviata e assetata di sangue.
Solo ora
lo capiva. Ichigo aveva impugnato Zangetsu, si era scagliato contro
l’avversario con tutte le sue forze; sangue era schizzato dal
loro scontro, ma
Rukia non era riuscita a capire chi fosse stato ferito. Subito dopo,
una
reiatsu maligna si era sprigionata da lui.
Ichigo. Il nero l’aveva avvolto.
Nero come il
vuoto di un sogno, aveva
pensato prima di scattare
in avanti, decisa a riportarlo indietro.
-Fermati,
Rukia!- Renji l’aveva trattenuta, afferrandola per un
braccio. –È pericoloso!
Cosa pensi di fare? Si sta trasformando…-.
-Lasciami,
Renji!- si era liberata con uno strattone. Ichigo
si stava trasformando in un hollow. Lo sapeva. E proprio
perché ne era
consapevole non poteva abbandonarlo al suo incubo, lasciare il suo
fianco in
battaglia.
Lo
raggiunse in un attimo. Un attimo, il tempo di un respiro, di un
battito di
cuore, il tempo per una goccia di pioggia di cadere dal cielo e unirsi
alla
terra.
Alle sue
spalle, Renji continuava a gridare.
Quando fu
al suo fianco, allora, solo allora
il
vuoto catturò anche lei.
-ICHIGO!!!-.
Nero.
La pioggia.
Non la
sentiva più. Eppure, fino ad un momento prima aveva battuto, minacciosa.
Il nemico.
Non
c’era. Ma lo stava combattendo, lo sapeva, aveva sentito le
loro spade
aggredirsi l’un l’altra.
La voce.
Quella
che aveva gridato il suo nome. Non ne era rimasto neanche
l’eco. Ma c’era
stata, ne era certo; a chi apparteneva, a chi?
Rukia.
Era la sua voce. Dov’era
lei adesso?
Ichigo
aprì gli occhi, di colpo. Un raggio di sole riflesso in un
vetro lo abbagliò:
intorno a lui, un mondo capovolto fatto di grattacieli, in cui regnava
un cielo
limpido.
Il suo
mondo.
-Maledizione…-
pensò, mentre cominciava a capire quello che era successo.
Ancora lui. E
ricordò le parole che erano rimbombate nella sua testa, un
attimo prima del
nero: Arrenditi, re.
Lui,
l’altro, l’aveva ingannato di nuovo.
Un forte
dolore al petto la teneva inchiodata al suolo; ma scomparve
velocemente,
lasciandole il dubbio di averlo davvero provato.
Allora si
sollevò, e lasciò vagare il suo sguardo in un
luogo che le era sconosciuto. Non
riusciva a capire: come ci era arrivata? Ricordava solo la sua corsa
disperata
verso Ichigo, prima che il nero la cogliesse…
-Rukia?-
Si voltò:
di fronte a lei, Ichigo la guardava chiaramente stupito.
-Ichigo?-
replicò. –Ma… dove siamo? Dove sono gli
altri?-
L’altro
continuava a fissarla allibito.
-Tu…
questo è il mio mondo. Come hai fatto?-
-Il tuo
mondo?- ripeté Rukia, guardandosi intorno. –No,
aspetta… Ichigo!- nella sua
voce c’era adesso una nota d’ansia. –Lo
sai, vero? Il tuo Hollow-.
Lui.
-Sì. Sì,
lo so-.
La bestia che
viveva dentro di
lui. Che aveva sterminato un nemico senza pietà. Che aveva
ferito un amico.
-E cosa
stai aspettando?-
-In che
senso?-.
-Opponiti!
Riprendi il controllo!- lo sguardo di Rukia era severo. Ichigo
esitò prima di
rispondere.
-Non posso-.
Silenzio.
-Non
puoi?-.
Lui non
rispose.
-Non dire
sciocchezze! Certo che puoi! Tu…-.
Ichigo
abbassò lo sguardo. –Non sono abbastanza forte-.
-Cosa
stai dicendo?!- Rukia quasi urlò. -Tu non sei il tipo da
arrendersi. Ti conosco.
Quindi…-
La bestia che
in fondo era la
parte nascosta di se stesso.
-Quindi
rialzati e affronta quell’Hollow! So che puoi farcela!-.
-Posso
farcela…- ripeté.
Alzò la
testa. Rukia era di fronte a lui, gli occhi infiammati: doveva averci
messo il
cuore nelle sue parole. Credeva davvero a quello che aveva detto? Non
aveva
paura di lui? Disgusto per quello che si portava dentro?
No. Non
lei: non l’avrebbe mai giudicato. In un angolo della sua
anima, Ichigo aveva
sempre saputo che per lui ci sarebbe sempre stata.
-Rukia-.
Lei credeva
in lui. Non rimaneva altro da fare che abbattere quel suo dannato alter
ego.
-Grazie-.
La nobile
shinigami sorrise, e un raggio di luce la illuminò.
-Ichigo-
sussurrò -nella tua anima il sole è splendente.
Sarà così per sempre, vero?
Non…-
I loro occhi
si incrociarono. Un istante lungo un’intera vita.
-… non
permettere che smetta mai di brillare. Promettimi che ti rialzerai
sempre-.
-Te lo
prometto-. Ma se il sole splende,
è
merito tuo, pensò.
La nuova
determinazione che l’aveva preso lo catturò. E
mentre questa si rafforzava e
gli donava nuovo vigore, l’Hollow venne schiacciato.
Ichigo
Kurosaki, il re di quel mondo, riprendeva il suo trono.
Sotto lo
sguardo di Rukia Kuchiki, svanì. Ma i loro occhi non si
sarebbero mai più
incrociati.
***
Ichigo era
scomparso.
Per un
attimo, il panico si era impossessato di lei: era rimasta da sola.
Perché non
era tornata anche lei nel mondo reale? Poi, aveva ricordato.
Gli
artigli, poco prima del vuoto. Così dannatamente affilati,
così dolorosamente
veri. E il sangue, che aveva visto schizzare senza vedere ferita
alcuna, doveva
essere il suo. Il suo sangue era
stato versato, la sua carne era
stata
lacerata, e la sua, la sua vita…
-Capisco-
mormorò fra sé e sé, ponendo fine ai
propri pensieri. Un tremore che si affrettò
a domare la percorse tutta, mentre la buia consapevolezza la coglieva.
-Ancora
qui? Pensavo di averti fatta secca, Rukia-chan-
disse una voce beffarda alle sue spalle.
Fu allora
che lo vide.
Aveva i
tratti di Ichigo, ma i colori non gli appartenevano: il nero e il
bianco lo
dominavano. Le tinte di un Hollow. Aveva un’espressione che
Ichigo non avrebbe
mai mostrato: quel ghigno perfido non aveva niente a che vedere con il
sorriso
dolce di lui. Fu con dolore che
realizzò che lei, quel sorriso, non lo avrebbe mai
più potuto vedere. Odiò
quell’Hollow senza nome per averglielo rubato.
E la
pioggia fece la sua comparsa.
Irruppe,
annunciata dal più accecante dei fulmini, dal più
fragoroso dei tuoni; si
riversò con potenza inaudita, quasi volesse distruggere quel
mondo, inondarlo
col suo dolore.
Che ne
era della promessa?
-Aaaah-
riprese il suo assassino. –Pare che il re si sia accorto che
sei morta, Rukia-chan-.
Ichigo.
-A
saperlo, ti avrei lasciata stare. Adesso chi lo sente Zangetsu?- rise
sguaiatamente, divertito.
Stava
soffrendo per lei.
-Ma non
temere: mi prenderò io cura del nostro caro sovrano!- e la
risata divenne
crudele.
Rukia
sguainò Sode no Shirayuki e si gettò contro
quell’essere, decisa a finirlo; ma
la sua spada non arrivò mai a sfiorarlo.
-Cosa
speri di fare, eh?- le sussurrò lui, serrandole il polso in
una morsa letale.
–Uccidermi, così lui sarà libero? Ah!-
la guardò sprezzante. –Sei solo l’ombra
di te stessa, Rukia-chan-.
La vista
la tradiva: tutto si era offuscato. Non aveva più alcun
controllo sul suo
corpo. Lo sentiva debole, lontano… inesistente.
Lasciò la presa sull’elsa, e la
sua katana cadde. Il rumore metallico echeggiò in quel mondo
dominato dalla tempesta.
Fu
l’ultima cosa che Kuchiki Rukia sentì, prima di
svanire nel nulla, prima di lasciare
un vuoto incomabile in quell’anima straziata.
L’Hollow
che l’aveva uccisa la fissò fino
all’ultimo. Quando di lei non rimase più
nulla, si voltò.
-Addio,
regina decaduta-.
L’ennesimo
tuono mise a tacere l’ultimo strascico della sua risata.
***
Aprì gli
occhi, steso sulla schiena. Gocce di pioggia gli ferirono il viso; ma
nel suo
mondo splendeva il sole. Era tornato.
Aveva vinto il suo Hollow, ancora una volta: giurò a se
stesso che non si
sarebbe mai più lasciato rapire, mai più.
Fece per
rialzarsi, quando si accorse di un lieve peso sul suo petto: Rukia.
Sorrise,
chiedendosi come avesse fatto a raggiungerlo fin dentro la sua anima.
La scosse
leggermente, chiamandola.
Ma lei
non rispose.
-Ehi,
Rukia…-
Non un
minimo movimento.
-Svegliati…-
Non una
risposta.
-Ruk…-
Un dubbio
lo prese. No, non poteva essere. Era stata con lui fino a un attimo
prima. Non
poteva…
Si
sollevò di scatto, tenendola fra le braccia per non farla
cadere. Temendo per
quello che avrebbe visto –ma no, non avrebbe visto nulla,
assolutamente nulla- la
girò in modo da guardarla in
viso.
Il suo
cuore perse un colpo.
La
pioggia che cadeva dal cielo, indifferente a cosa colpiva, gli parve
diventare
pesante.
Dietro di
lui udiva dei passi affrettati, voci che lo chiamavano.
“Ichigo!”, “Kurosaki-kun!”,
dicevano.
Ma chi
era Kurosaki Ichigo?
Non lo
conosceva.
Eppure
quel viso, che stava fissando come se ne andasse della sua stessa vita,
quello
sì che sapeva a chi appartenesse.
-Rukia…-
Gli occhi
crudelmente chiusi, il volto di un pallore mortale. La veste squarciata
all’altezza del cuore, e inondata di sangue; sangue scuro,
assassino, che le
aveva rubato la vita. E chiari segni di quello che l’aveva
uccisa.
Artigli. Taglienti.
Da Hollow.
-Ru…-
Morta.
Era morta.
-…kia…-
Assassinata. Uccisa.
Spezzata.
-…!-
Il suo
sguardo pieno di orrore vagò fino a guardare le proprie mani.
E lì vide
il sangue che le macchiava.
-RUKIA!!!-
***
Non
sentiva il dolore delle ferite.
Lei non
era morta. Non poteva esserlo. Era viva, e lui si stava ingannando.
Il sangue
aveva smesso di scorrere.
La realtà
intorno a lui stava svanendo. Il suo mondo stava crollando. Il potere
che aveva
–di cui lei gli aveva
fatto dono-
stava andando in frantumi.
No, il
sangue non scorreva. Non scorreva.
-Non “shinigami” ma “Rukia Kuchiki”-
-Io sono Ichigo Kurosaki. Preghiamo che questo non sia il nostro ultimo saluto-.
Eppure lo
vedeva, quello di lei, mischiarsi alla pioggia.
La
pioggia che cadeva. Cadeva. Non avrebbe mai smesso di cadere.
-Ero venuto
per
salvarti… e di nuovo, sono stato io ad essere protetto!-
Ma quella
maledetta sovrana del cielo che lo macchiava ogni volta di nuovi
delitti, non
si era forse fermata, tempo prima?
-Grazie,
Ichigo-
-No… sono io che
devo ringraziarti, Rukia. Grazie a te, sembra che la pioggia si sia
fermata-.
Nel suo
animo si scatenò la più violenta delle tempeste.
E sangue
e pioggia, pioggia e sangue continuavano a mischiarsi.
A
mischiarsi. Ancora.
***
Non
sapeva, non pensava, non ricordava.
Ma l’acqua
violenta, che sentiva cadere dal cielo nero.
Quella
sì. Sì, la ricordava.
La prima
volta che l’aveva ferito era stato quando qualcuno era morto
per proteggerlo.
Fiume. C’era un fiume. E c’era sangue.
La
seconda volta era stata quando una persona a cui teneva molto gli era
stata
portata via. Una strada deserta. E c’era sangue,
sì.
E ora era
la terza volta.
Stringeva
qualcuno fra le braccia. Un nome nella sua mente:
“Rukia”. C’era di nuovo pioggia,
c’era di nuovo sangue; questo lo sapeva per istinto. Intorno
a sé, il vuoto.
Immerso nel nero, non vedeva, non percepiva, non sentiva.
Ma lo avvertiva,
quel dolore sordo nel petto, che rischiava di ucciderlo.
Nell’immobilità in cui
era precipitato, era l’unica cosa che ancora lo faceva
sentire vivo.
Anche se
il vuoto della sua anima l’aveva ormai risucchiato.
Non poteva esserci pioggia senza sangue.
My flower,
withered
between
The pages two and
three
The once and forever
bloom
Gone with my sins.
[Nemo,
Nightwish]
Un uomo cede
alla presa di un
mostro che lo divora dall’interno.
Una donna lo vede, e inizia a
correre. Pensa che lo aiuterà, lo salverà.
Lei gli va incontro, e lo
raggiunge. Andrà tutto bene, pensa.
Ed è in quel momento che l’uomo,
non più uomo ma demone, trafigge la donna.
Quella cade sul petto di colui che
ama, mortalmente ferita; il sangue inizia a scorrere dallo squarcio sul
petto.
Gli occhi di lei si chiudono.
E il tempo si ferma.
Eccoli, li vedete: si incontrano
per l’ultima volta in un mondo che non appartiene alla
realtà.
***Fine***
El’s corner
Salve
<3
È la El
che vi parla, la nuova emerita sconosciuta del fandom di Bleach! XD
In realtà
scrivo su Efp da ormai quasi 4 anni -fino ad ora prevalentemente sul
fandom di
Naruto- ma questo è il mio esordio in questa sezione, e non
potevo che iniziare
con una IchiRuki: “No rain without blood”, che ha vinto il concorso di
fanfiction del Death&Strawberry fanforum. Ok, forse
avrei potuto evitare di farla finire in tragedia. Ma
dettagli. La prossima volta scriverò qualcosa di felice e
zuccheroso, lo giuro
(lo dico da 3 anni, non credeteci).
Riguardo
alla storia, so che Ichigo può sembrare un po’
strano ad una prima lettura, ma
in fondo personalmente non credo che sia Ooc: l’abbiamo
già visto nella serie
in uno stato di depressione e sconforto. Qui ho tentato di immaginare
il suo
stato d’animo dopo quello che è successo in The
Lust e l’ho visto così, scoraggiato e
anche spaventato.
Ho
lasciato i dettagli del dove sono, quando sono e contro chi stanno
combattendo
per far risaltare il più possibile i due protagonisti: in
fondo, la storia si
svolge in un mondo interiore. Ergo,
il
loro nemico potrebbe essere chiunque. Anche Yammi, eh °°
Comunque,
per intenderci, Rukia era già morta quando è
entrata nel mondo interiore del
Fragolo. Ho immaginato che la sua essenza, o qualcosa del genere,
riuscisse a
mettersi in contatto col suo amato Ichigo un’ultima volta.
Certo, se
avessero saputo la verità, forse si sarebbero detti addio in
un modo più…
ahemm… consono. Rimando la NC17 alla prossima volta.
See ya!
El*