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Autore: Elwerien    15/10/2009    8 recensioni
Non poteva esserci pioggia senza sangue.
"Fu con dolore che realizzò che lei, il suo sorriso, non lo avrebbe mai più potuto vedere. Odiò quell’Hollow senza nome per averglielo rubato."
[I classificata al "Your Thirty-One IchiRuki fictions" contest, del Death&Strawberry forum]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Vincitrice del concorso “Your Thirty-One IchiRuki fictions” del Death & Strawberry forum.

 

Ambientazione: dopo il “The Lust” Arc, in un momento imprecisato della storia.
Ergo, spoiler per chi non segue le scan. Fuggite ora, siete ancora in tempo.
Buona lettura!

 

 

[21. Vuoto]
 

 

Pioggia.
Quella sì, la ricordava.
L’aveva sporcato per la prima volta sulla riva di un fiume, anni prima, quando si era mischiata al sangue di sua madre.
La seconda volta che l’aveva inghiottito nel suo orrore, era stato quando un portale sekai si era chiuso, lasciandolo a terra –di nuovo- sotto una tempesta di luglio senza fine. Immerso nel suo stesso sangue, aveva visto come l’acqua che cadeva dal cielo si mischiava a quel rosso mortale che si sottraeva al suo corpo.
E ora, per la terza volta, si ritrovava ad affrontare il nemico sotto un cielo che faceva piovere promesse di morte. Acqua maledetta.
 

Perché lo sapeva, che non c’era pioggia senza sangue. 

 

*** 

 
La ferita bruciava. Trafitto dalla lama del suo avversario, Kurosaki Ichigo crollò a terra, mentre la bocca gli si riempiva di un sapore metallico.
La pioggia batteva forte.
-Lascialo a me, Ichigo-.
La voce alle sue spalle, calda e in qualche modo sicura, ebbe il potere di farlo riscuotere. Si stava forse arrendendo? Afferrò Zangetsu e si rialzò, ignorando il dolore. No, non si arrendeva.
-Stai indietro, Rukia. Questo…-.
La lama della sua zanpakuto squarciò l’aria, minacciosa.
-… questo è il mio avversario!-.
Ancora colpi di spada, fendenti sferrati per ferire la carne. Di chi era il sangue? Suo o del nemico?

Arrenditi, re. A me dovrai arrenderti.
-No…-.
Hai perso, re.
-No!-.
Di nuovo sangue, di nuovo dolore, prima di scivolare nel nulla, prima di potere anche solo provare ad opporsi. E un urlo, in un punto dello spazio che non riusciva a cogliere. Fragoroso come il tuono di una tempesta d’estate, disperato come il grido di un’anima sola.
-ICHIGO!!!-.
 

Nero. 

 

No rain without blood

-di Elwerien-

 

  

-Se hai paura dell’Hollow dentro di te, diventa tanto più forte da poterlo sconfiggere!-.
Erano queste le parole che Rukia aveva urlato ad Ichigo, una mattina di settembre di non molto tempo prima.
L’aveva riscosso, risvegliato, rapito al suo stato d’animo inquieto, e ne era stata contenta; sotto il suo sguardo volutamente severo, l’aveva visto rialzarsi e impugnare la spada, finendo l’Hollow con un solo, potente colpo.
Questo era l’Ichigo che conosceva, l’uomo che ancora viveva nel suo cuore.
Ma solo ora vedeva cosa realmente significasse, per Ichigo, quel mostro che si portava dentro; quale tormento dovesse essere condividere con lui la propria anima, e quale orrore vivere col timore di essere sopraffatto e sconfitto da lui, quell’alter ego dalla mente deviata e assetata di sangue.
Solo ora lo capiva. Ichigo aveva impugnato Zangetsu, si era scagliato contro l’avversario con tutte le sue forze; sangue era schizzato dal loro scontro, ma Rukia non era riuscita a capire chi fosse stato ferito. Subito dopo, una reiatsu maligna si era sprigionata da lui. Ichigo. Il nero l’aveva avvolto.

Nero come il vuoto di un sogno, aveva pensato prima di scattare in avanti, decisa a riportarlo indietro.
-Fermati, Rukia!- Renji l’aveva trattenuta, afferrandola per un braccio. –È pericoloso! Cosa pensi di fare? Si sta trasformando…-.
-Lasciami, Renji!- si era liberata con uno strattone. Ichigo si stava trasformando in un hollow. Lo sapeva. E proprio perché ne era consapevole non poteva abbandonarlo al suo incubo, lasciare il suo fianco in battaglia.
Lo raggiunse in un attimo. Un attimo, il tempo di un respiro, di un battito di cuore, il tempo per una goccia di pioggia di cadere dal cielo e unirsi alla terra.
Alle sue spalle, Renji continuava a gridare.
Quando fu al suo fianco, allora, solo allora il vuoto catturò anche lei.
-ICHIGO!!!-.

 
Nero.  

***

  

La pioggia.
Non la sentiva più. Eppure, fino ad un momento prima aveva battuto, minacciosa.

Il nemico.
Non c’era. Ma lo stava combattendo, lo sapeva, aveva sentito le loro spade aggredirsi l’un l’altra.

La voce.
Quella che aveva gridato il suo nome. Non ne era rimasto neanche l’eco. Ma c’era stata, ne era certo; a chi apparteneva, a chi?

Rukia.
Era la sua voce. Dov’era lei adesso?
Ichigo aprì gli occhi, di colpo. Un raggio di sole riflesso in un vetro lo abbagliò: intorno a lui, un mondo capovolto fatto di grattacieli, in cui regnava un cielo limpido.
Il suo mondo.
-Maledizione…- pensò, mentre cominciava a capire quello che era successo. Ancora lui. E ricordò le parole che erano rimbombate nella sua testa, un attimo prima del nero: Arrenditi, re.
Lui, l’altro, l’aveva ingannato di nuovo. 

 

Un forte dolore al petto la teneva inchiodata al suolo; ma scomparve velocemente, lasciandole il dubbio di averlo davvero provato.
Allora si sollevò, e lasciò vagare il suo sguardo in un luogo che le era sconosciuto. Non riusciva a capire: come ci era arrivata? Ricordava solo la sua corsa disperata verso Ichigo, prima che il nero la cogliesse…
-Rukia?-
Si voltò: di fronte a lei, Ichigo la guardava chiaramente stupito.
-Ichigo?- replicò. –Ma… dove siamo? Dove sono gli altri?-
L’altro continuava a fissarla allibito.
-Tu… questo è il mio mondo. Come hai fatto?-
-Il tuo mondo?- ripeté Rukia, guardandosi intorno. –No, aspetta… Ichigo!- nella sua voce c’era adesso una nota d’ansia. –Lo sai, vero? Il tuo Hollow-.

Lui.
-Sì. Sì, lo so-.

La bestia che viveva dentro di lui. Che aveva sterminato un nemico senza pietà. Che aveva ferito un amico.
-E cosa stai aspettando?-
-In che senso?-.
-Opponiti! Riprendi il controllo!- lo sguardo di Rukia era severo. Ichigo esitò prima di rispondere.
-Non posso-.
Silenzio.
-Non puoi?-.
Lui non rispose. 
-Non dire sciocchezze! Certo che puoi! Tu…-.
Ichigo abbassò lo sguardo. –Non sono abbastanza forte-.
-Cosa stai dicendo?!- Rukia quasi urlò. -Tu non sei il tipo da arrendersi. Ti conosco. Quindi…-

La bestia che in fondo era la parte nascosta di se stesso.
-Quindi rialzati e affronta quell’Hollow! So che puoi farcela!-.
-Posso farcela…- ripeté.
Alzò la testa. Rukia era di fronte a lui, gli occhi infiammati: doveva averci messo il cuore nelle sue parole. Credeva davvero a quello che aveva detto? Non aveva paura di lui? Disgusto per quello che si portava dentro?
No. Non lei: non l’avrebbe mai giudicato. In un angolo della sua anima, Ichigo aveva sempre saputo che per lui ci sarebbe sempre stata.
-Rukia-.
Lei credeva in lui. Non rimaneva altro da fare che abbattere quel suo dannato alter ego.
-Grazie-.
La nobile shinigami sorrise, e un raggio di luce la illuminò.
-Ichigo- sussurrò -nella tua anima il sole è splendente. Sarà così per sempre, vero? Non…-
I loro occhi si incrociarono. Un istante lungo un’intera vita.
-… non permettere che smetta mai di brillare. Promettimi che ti rialzerai sempre-.
-Te lo prometto-. Ma se il sole splende, è merito tuo, pensò.
La nuova determinazione che l’aveva preso lo catturò. E mentre questa si rafforzava e gli donava nuovo vigore, l’Hollow venne schiacciato.
Ichigo Kurosaki, il re di quel mondo, riprendeva il suo trono.
Sotto lo sguardo di Rukia Kuchiki, svanì. Ma i loro occhi non si sarebbero mai più incrociati. 

 

*** 

 

Ichigo era scomparso.
Per un attimo, il panico si era impossessato di lei: era rimasta da sola. Perché non era tornata anche lei nel mondo reale? Poi, aveva ricordato.
Gli artigli, poco prima del vuoto. Così dannatamente affilati, così dolorosamente veri. E il sangue, che aveva visto schizzare senza vedere ferita alcuna, doveva essere il suo. Il suo sangue era stato versato, la sua carne era stata lacerata, e la sua, la sua vita…
-Capisco- mormorò fra sé e sé, ponendo fine ai propri pensieri. Un tremore che si affrettò a domare la percorse tutta, mentre la buia consapevolezza la coglieva.
-Ancora qui? Pensavo di averti fatta secca, Rukia-chan- disse una voce beffarda alle sue spalle.
Fu allora che lo vide.
Aveva i tratti di Ichigo, ma i colori non gli appartenevano: il nero e il bianco lo dominavano. Le tinte di un Hollow. Aveva un’espressione che Ichigo non avrebbe mai mostrato: quel ghigno perfido non aveva niente a che vedere con il sorriso dolce di lui. Fu con dolore che realizzò che lei, quel sorriso, non lo avrebbe mai più potuto vedere. Odiò quell’Hollow senza nome per averglielo rubato.
E la pioggia fece la sua comparsa.
Irruppe, annunciata dal più accecante dei fulmini, dal più fragoroso dei tuoni; si riversò con potenza inaudita, quasi volesse distruggere quel mondo, inondarlo col suo dolore.
Che ne era della promessa?
-Aaaah- riprese il suo assassino. –Pare che il re si sia accorto che sei morta, Rukia-chan-.

Ichigo.
-A saperlo, ti avrei lasciata stare. Adesso chi lo sente Zangetsu?- rise sguaiatamente, divertito.

Stava soffrendo per lei.
-Ma non temere: mi prenderò io cura del nostro caro sovrano!- e la risata divenne crudele.
Rukia sguainò Sode no Shirayuki e si gettò contro quell’essere, decisa a finirlo; ma la sua spada non arrivò mai a sfiorarlo.
-Cosa speri di fare, eh?- le sussurrò lui, serrandole il polso in una morsa letale. –Uccidermi, così lui sarà libero? Ah!- la guardò sprezzante. –Sei solo l’ombra di te stessa, Rukia-chan-.
La vista la tradiva: tutto si era offuscato. Non aveva più alcun controllo sul suo corpo. Lo sentiva debole, lontano… inesistente. Lasciò la presa sull’elsa, e la sua katana cadde. Il rumore metallico echeggiò in quel mondo dominato dalla tempesta.
Fu l’ultima cosa che Kuchiki Rukia sentì, prima di svanire nel nulla, prima di lasciare un vuoto incomabile in quell’anima straziata.
L’Hollow che l’aveva uccisa la fissò fino all’ultimo. Quando di lei non rimase più nulla, si voltò.
-Addio, regina decaduta-.
L’ennesimo tuono mise a tacere l’ultimo strascico della sua risata. 
 

***

 
Aprì gli occhi, steso sulla schiena. Gocce di pioggia gli ferirono il viso; ma nel suo mondo splendeva il sole. Era tornato. Aveva vinto il suo Hollow, ancora una volta: giurò a se stesso che non si sarebbe mai più lasciato rapire, mai più.
Fece per rialzarsi, quando si accorse di un lieve peso sul suo petto: Rukia. Sorrise, chiedendosi come avesse fatto a raggiungerlo fin dentro la sua anima. La scosse leggermente, chiamandola.
Ma lei non rispose.
-Ehi, Rukia…-
Non un minimo movimento.
-Svegliati…-
Non una risposta.
-Ruk…-
Un dubbio lo prese. No, non poteva essere. Era stata con lui fino a un attimo prima. Non poteva…
Si sollevò di scatto, tenendola fra le braccia per non farla cadere. Temendo per quello che avrebbe visto –ma no, non avrebbe visto nulla, assolutamente nulla- la girò in modo da guardarla in viso.
Il suo cuore perse un colpo.
La pioggia che cadeva dal cielo, indifferente a cosa colpiva, gli parve diventare pesante.
Dietro di lui udiva dei passi affrettati, voci che lo chiamavano. “Ichigo!”, “Kurosaki-kun!”, dicevano.
Ma chi era Kurosaki Ichigo?
Non lo conosceva.
Eppure quel viso, che stava fissando come se ne andasse della sua stessa vita, quello sì che sapeva a chi appartenesse.
-Rukia…-
Gli occhi crudelmente chiusi, il volto di un pallore mortale. La veste squarciata all’altezza del cuore, e inondata di sangue; sangue scuro, assassino, che le aveva rubato la vita. E chiari segni di quello che l’aveva uccisa.

Artigli. Taglienti. Da Hollow.
-Ru…-
Morta. Era morta.
-…kia…-
Assassinata. Uccisa. Spezzata.
-…!-
Il suo sguardo pieno di orrore vagò fino a guardare le proprie mani.
E lì vide il sangue che le macchiava.
-RUKIA!!!-

 Nero.
 

*** 

 

Non sentiva il dolore delle ferite.
Lei non era morta. Non poteva esserlo. Era viva, e lui si stava ingannando.
Il sangue aveva smesso di scorrere.
La realtà intorno a lui stava svanendo. Il suo mondo stava crollando. Il potere che aveva –di cui lei gli aveva fatto dono- stava andando in frantumi.
No, il sangue non scorreva. Non scorreva.

-Dammi la katana, shinigami! Proviamo con il tuo piano-
-Non “shinigami” ma “Rukia Kuchiki”-
-Io sono Ichigo Kurosaki. Preghiamo che questo non sia il nostro ultimo saluto-.

 
Eppure lo vedeva, quello di lei, mischiarsi alla pioggia.
La pioggia che cadeva. Cadeva. Non avrebbe mai smesso di cadere.
 

-Ero venuto per salvarti… e di nuovo, sono stato io ad essere protetto!-
 

Ma quella maledetta sovrana del cielo che lo macchiava ogni volta di nuovi delitti, non si era forse fermata, tempo prima?
 

-Grazie, Ichigo-
-No… sono io che devo ringraziarti, Rukia. Grazie a te, sembra che la pioggia si sia fermata-.

 

Nel suo animo si scatenò la più violenta delle tempeste.
E sangue e pioggia, pioggia e sangue continuavano a mischiarsi.
A mischiarsi. Ancora. 

 

***

  

Non sapeva, non pensava, non ricordava.
Ma l’acqua violenta, che sentiva cadere dal cielo nero.
Quella sì. Sì, la ricordava.
La prima volta che l’aveva ferito era stato quando qualcuno era morto per proteggerlo. Fiume. C’era un fiume. E c’era sangue.
La seconda volta era stata quando una persona a cui teneva molto gli era stata portata via. Una strada deserta. E c’era sangue, sì.
E ora era la terza volta.
Stringeva qualcuno fra le braccia. Un nome nella sua mente: “Rukia”. C’era di nuovo pioggia, c’era di nuovo sangue; questo lo sapeva per istinto. Intorno a sé, il vuoto. Immerso nel nero, non vedeva, non percepiva, non sentiva.
Ma lo avvertiva, quel dolore sordo nel petto, che rischiava di ucciderlo. Nell’immobilità in cui era precipitato, era l’unica cosa che ancora lo faceva sentire vivo.
Anche se il vuoto della sua anima l’aveva ormai risucchiato. 

 

Sì, l’aveva sempre saputo.
Non poteva esserci pioggia senza sangue.

 

My flower, withered between
The pages two and three
The once and forever bloom
Gone with my sins.

[Nemo, Nightwish]

 

Un uomo cede alla presa di un mostro che lo divora dall’interno.
Una donna lo vede, e inizia a correre. Pensa che lo aiuterà, lo salverà.
Lei gli va incontro, e lo raggiunge. Andrà tutto bene, pensa.
Ed è in quel momento che l’uomo, non più uomo ma demone, trafigge la donna.
Quella cade sul petto di colui che ama, mortalmente ferita; il sangue inizia a scorrere dallo squarcio sul petto.
Gli occhi di lei si chiudono.
E il tempo si ferma.
Eccoli, li vedete: si incontrano per l’ultima volta in un mondo che non appartiene alla realtà. 

 

***Fine***

 

 

El’s corner

 
Salve <3
È la El che vi parla, la nuova emerita sconosciuta del fandom di Bleach! XD
In realtà scrivo su Efp da ormai quasi 4 anni -fino ad ora prevalentemente sul fandom di Naruto- ma questo è il mio esordio in questa sezione, e non potevo che iniziare con una IchiRuki: “No rain without blood”, che ha vinto il concorso di fanfiction del Death&Strawberry fanforum. Ok, forse avrei potuto evitare di farla finire in tragedia. Ma dettagli. La prossima volta scriverò qualcosa di felice e zuccheroso, lo giuro (lo dico da 3 anni, non credeteci).
Riguardo alla storia, so che Ichigo può sembrare un po’ strano ad una prima lettura, ma in fondo personalmente non credo che sia Ooc: l’abbiamo già visto nella serie in uno stato di depressione e sconforto. Qui ho tentato di immaginare il suo stato d’animo dopo quello che è successo in The Lust e l’ho visto così, scoraggiato e anche spaventato.
Ho lasciato i dettagli del dove sono, quando sono e contro chi stanno combattendo per far risaltare il più possibile i due protagonisti: in fondo, la storia si svolge in un mondo interiore.  Ergo, il loro nemico potrebbe essere chiunque. Anche Yammi, eh °°
Comunque, per intenderci, Rukia era già morta quando è entrata nel mondo interiore del Fragolo. Ho immaginato che la sua essenza, o qualcosa del genere, riuscisse a mettersi in contatto col suo amato Ichigo un’ultima volta. Certo, se avessero saputo la verità, forse si sarebbero detti addio in un modo più… ahemm… consono. Rimando la NC17 alla prossima volta.

 Ho detto anche troppo, vi saluto.
See ya!
El*

 

   
 
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