Marzia~
Conoscete
il mito della Tanabata? Il giorno dei sospiri, delle anime desiderose di una
gemella irraggiungibile?
Avete
sentito i loro lamenti, bisognosi l’un dell’altra, ma impossibilitati a
realizzare i propri desideri?
Questa è una leggenda risalente a 2000 anni fa, se non più
antica.
Alzate gli occhi, cosa
vedete?
Il
cielo notturno, striato di luci, impercettibili punti brillanti tessuti nel
tempo. In quella regione oscura, che noi mortali non possiamo visitare se non
in fantasiosi pensieri, viveva una fanciulla.
Di
lei non si elogia l’aspetto fisico o la purezza di cuore, ma si decanta solo la
sua straordinaria dote di tessitrice. In ogni
istante di vita, senza dar sollievo alle esili dita giovani ed agili, tesseva
vestiti, irradiati di luce propria.
Il
sommo signore di tutte le divinità, mosso a compassione per quella instancabile
dea, essendo in età da marito, le trovò un compagno degno di lei: un giovane
lavoratore infaticabile.
I
due non si erano mai conosciuti, né sapevano nulla l’uno dell’altra e timorosi
di un destino che non sentivano loro, temevano i giorni che li avvicinavano
sempre più alle nozze.
Respirate a fondo, cosa
sentite?
Fiori
d’arancio, forti ed agrodolci, investono prepotenti l’aere. Il giorno delle
notte era giunto, ma le paure dei due sposi non cessarono, fino a quanto,
sull’altare, non incrociarono i loro sguardi e
fu lì che il mito si sospende.
Chiudete i sensi, cosa vi
dice il cuore?
Nessuno
sa cosa accadde in quella frazione di secondo, in quell’incrocio di sguardi, di
sospiri insicuri, di fiati trattenuti.
Cosa
riflessero quegli occhi incontrandosi l’un l’altro?
Forse
esplose la più travolgente delle passioni, amore a prima vista, fulmine a ciel
sereno; oppure disprezzo ed insoddisfazione
legato ad un fervente bisogno carnale.
E
se invece non fosse nulla di ciò che conosciamo? Chi ha mai detto che l’amore è
per forza come crediamo, stereotipo della società moderna, anzi, chi ha mai
detto che quello fu proprio amore. Infondo, cosa ne sappiamo noi su questo
mistero della vita?
Volete sentire il resto
della storia?
Tra
i due novelli sposi esplose un sentimento inesistente. Era amore? Era desiderio? Semplice necessità? Oppure qualcosa
che nessun essere umano aveva mai provato? Lo si percepiva, ma non lo si
vedeva. Non era chiaro e limpido, ma fugace e nascosto. Esisteva, ma non era
concreto.
Ma
allora cos’era?
Io
credo che nulla di ciò che viviamo sia davvero come ce lo immaginiamo. Ogni
cosa nasconde mille interpretazioni, un po’ come un diamante. Brillante,
costoso ed affascinante, con mille facce rilucenti una uguale all’altra, ma
ognuna nasconde una parte di bellezza tutta sua.
Qual
è la più bella? E chi lo sa! Però, proprio come un diamante ha tante facce, un
sentimento, o quello che sia, ha mille interpretazioni.
Come
i due novelli sposi non seppero mai cosa provarono l’uno per l’altra, neppure
noi possiamo mai sapere cosa proviamo verso chi ci sta intorno. Possiamo
semplicemente ipotizzare e tentare di dare una soluzione, sbagliata che sia e
vivere cercandone una conferma.
In
fondo, è tutto un puzzle, bisogna trovare il tassello giusto per completare il
gioco, così da avere il quadro completo.
Ma
se non riesci a vincere il gioco, se non riesci a completare il puzzle?
Sei
solo un perdente.
Chi
sono io?
Una
bambola polverosa e lasciata a sé, invidiosa di chi può provare qualcosa. Io
sono sola, statica nel tempo che trascorre inesorabile. Non esprimo emozioni,
non trasmetto emozioni; sono perfetta nella mia imperfezione.
Per
quelle come me, non può esistere la felicità, la tristezza: noi non abbiamo una cuore. Se lo sono portato via
tanto tempo fa.
A volte... sì, a volte, vorrei non essere mai nata.