Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona né
offenderla in alcun modo.
Those Days
Nulla andava per il verso giusto.
Ogni cosa girava al contrario. Erano stati troppo imprudenti. Aveva fatto
trasparire troppe cose, così convinti che nulla gli sarebbe sfuggito, troppo
presi da quei pensieri e così sicuri di
loro stessi. Troppe battutine buttate in aria, servite su un piatto d’argento
con tanto di contorno. Bocche troppo aperte, sorrisi e sguardi complici.
La verità e che erano stati degli
stupidi, ma solo lui sembrava accorgersene. Ormai era chiaro, pochi giorni e
tutti avrebbero compreso la verità. Sommando tutto quello che avevano fornito
incuranti e studiando gli indizi. Era tutto li, sotto i loro occhi e lui non
avrebbe più avuto un solo attimo, non che ne avesse, tranquillo e tutto quello
che si era sempre cercato di nascondere non sarebbe servito a nulla.
Imprudenti e stolti.
Ma se era accaduto la colpa era
solo loro. Loro e del loro amore. Di quell’assurdo sentimento che era nato,
tentato di nascondere e che alla fine era uscito, ritrovandosi stranamente
ricambiato.
Ricambiato dai suoi occhi verdi,
dalle sue labbra sottili, dal suo viso dolce, dai suoi sorrisi. Espressioni
confidenziali, affettuose, complici, beffarde, divertite, lusinghiere e… amorevoli.
Da cosa era nato tutto questo non
l’aveva ancora ben compreso. Ma sapeva, che ormai, ogni cosa era legata a lui,
e non poteva non perdersi nei suoi occhi chiari intensi, tali da incatenarlo,
con il potere di farlo tacere senza neanche accorgersene.
Che lui avesse cercato in tutti
modi di lasciarsi tutto alle spalle, di dimenticare, di cercare qualcos’altro,
mettendo tutto se stesso concentrato sul lavoro, non era servito a persuaderlo.
Tutto quel tempo, in continuo contatto, sempre e costantemente, se non con
piccole boccate d’aria, insieme. Quella situazione non poteva certo aiutarlo,
ansi aggravava la cosa, rendendolo paranoico, disperato e schiavo.
Sapeva, che per quanto potesse
mettercela tutta, non sarebbe cambiato alcunché.
E per quanto la cosa potesse
pesargli, trovava il tutto semplicemente stupendo. Quei momenti, attimi con lui
erano magici e unici, non poteva chiedere di meglio.
- Sei così concentrato, a cosa
pensi? – Chiese la figura dietro di se, curioso, accennando un piccolo sorriso,
avvicinandosi lentamente.
Lui non poté non trasalire,
battendo le palpebre più volte, curate, truccate, innalzando di poco la
schiena, focalizzando la figura posta d’innanzi, che l’osservava curioso. – Ah,
niente di che. – Rispose schivo con tono fermo,
sistemandosi meglio sulla poltrona di pelle nera, mentre teneva un
blocchetto tra le gambe con poche righe scritte e una penna.
La figura l’osservò dubbioso,
cercando nei suoi occhi nocciola una risposta, mentre lo vedeva nuovamente in
trance, immerso in chissà quali pensieri. – Sei sicuro? – Chiese calmo con voce
vellutata, guardandolo dall’alto, mentre lui, richiamato alla realtà, alzava
gli occhi per guardarlo.
- Si, nessun problema. – Rispose
tranquillo, accennandogli un sorriso, portandosi le gambe al ventre, poggiando
il blocchetto su esso.
Lo guardò scettico. Chi aveva
parlato di problema? – Bill, cosa
c’è? – Chiese preoccupato cono tono dolce, abbassandosi e portandosi alla sua
altezza.
Il cantante si irrigidì,
costatando di averlo troppo vicino, trattenendo a fatica un sospiro, stringendo
maggiormente le gambe a se. – Nulla, davvero. – Pronunciò pacatamente a bassa voce, mostrandogli un’altro sorriso.
L’osservò allungo, cercando di
comprendere qualcosa. Cos’era che teneva tanto in ansia il front-man?
– Lo sai che puoi dirmi qualunque cosa, qualunque. – Disse amorevolmente,
marcando l’ultima parola, poggiando una mano sulle sue ginocchia, sorridendogli
sincero.
Annuì col capo, guardando
attentamente i suoi occhi verdi, ritrovandosi improvvisamente calmo, tranquillo
e rapito. Catturato, imprigionato, incatenato dai suoi occhi chiari e caldi,
sinceri e puri, desiderati e amati. Così vicino a lui, così gentile, così
amorevole, come poteva smettere di provare quei sentimenti? Quei sentimenti
celati, apparsi quando meno se lo sarebbe aspettato, soffrendo in silenzio,
cercando di regalare al mondo e a lui il suo sorriso. E poi, immancabilmente,
nel momento in cui sembrava sprofondare del tutto, cadere in un baratro senza
fine, eccolo spuntare come se fosse il suo angelo custode. – Davvero, non
preoccuparti Georg. – Pronunciò dolcemente, portandosi una mano sul volto,
spostandosi i lunghi capelli neri, lasciati scivolare sul volto.
Lui lo guardò attentamente,
notando quel qualcosa che tanto lo caratterizzava. – E’ mio dovere farlo. –
Pronunciò conciso, autoritario e inflessibile, sorridendogli beffardo,
avvicinandosi al suo volto, prendendo il viso tra l’indice e il pollice,
cominciando ad assaporare le sue labbra carnose e rosee, con delicatezza,
percorrendole con la lingua, accentuando il bacio, cominciando a premere su di
esse, catturandole definitivamente, mentre la vittima, soggetta ad ogni sua
morsa, trovandosi stupita dall’azione ricevuta, cominciava a rispondere,
lasciandosi trascinare. Giochi, sussurri, risatine soffocate, l’intensità
cresceva, le mani si intrecciavano tra loro, trasportando maggior calore e la
complicità cresceva.
- Sei la mia ragazza. – Pronunciò rocamente in un sussurro il bassista ad un
soffio dalle sue labbra, mescolando i loro respiri, sorridendogli ammiccante.
Il moro sgranò gli occhi,
attraversato da un brivido, successivamente si imbronciò, distogliendo lo
sguardo accigliato, abbandonando la sua mano, portando le braccia in posizione
conserta.
Possibile che dovesse sempre
chiamarlo in quel modo?
Tutto era nato per nascondere il
tutto e dare un velo di mistero. Avevano informato il mondo che Georg fosse
fidanzato, ma non avevano mai rivelato nulla in suo proposito, nulla che
rivelasse la sua reale esistenza. Perché in realtà non esisteva. Era tutto un
pura balla. O meglio, il fidanzamento era vero, esisteva, viveva, cresceva,
maturava, ma la persona che veniva definita “la sua ragazza” era tutt’altra e
conoscendo la persona, si potevano permettere di giocare su quella ambiguità.
Un gioco uscito per caso, un giorno come tanti, diventato un ordine superiore.
Mentire spudoratamente, nascondere la verità e godersi la vita nel buio.
Lasciando quell’unica persona piena di interrogativi, dispiaceri e
preoccupazioni.
Il più grande l’osservo
divertito, conoscendo fin troppo bene quelle espressioni. Gli prese il viso tra
le mani, girandolo delicatamente verso di se, impossessandosi, nuovamente, delle sue labbra amate e
contemplate, cominciando ad esplorare la bocca centimetro per centimetro,
mentre il cantante si lasciava trascinare dal suo potere, di nuovo.
Nel momento stesso in cui il più
piccolo si faceva avvolgere da quelle emozioni, dimenticando i pensieri che lo
tormentavano, il bassista si staccò sorridendogli dolcemente. – Non dovresti
pensare costantemente a questa storia, ti tormenta troppo. – Esordì
saggiamente, accarezzandogli amorevolmente con il dorso delle dita il volto.
Lui l’osservò a lungo, provando
ad interpretare in modo corretto quelle parole, preso da una fitta al cuore,
cercando di stare calmo quanto gli era possibile. Respirò a fondo, mentre i
battici cardiaci aumentavano, costatando secondo per secondo la vicinanza
eccessiva che era presente in quel momento e di certo non l’aiutava a
ragionare.
Due ciocche nere ribelli gli
ricoprirono il volto nascondendolo, trovando stranamente sollievo in quei pochi
attimi concessi da quell’allontanamento. Il castano le spostò lentamente,
trattenendo a stento il fiato, notando i lunghi capelli impigliati tra le
ciglia nere, curate e lunghe, incrociando quelle perle nocciola intenso,
costatando l’eccessiva bellezza che animava il cantante. Troppo eccessiva, tale da averlo reso schiavo per troppo tempo. I
sentimenti che vivevano in lui sembravano crescere ogni giorno di più.
- Abbiamo parlato fin troppo.
Qualcuno comincerà a mettere insieme i pezzi. – Proferì accigliato il più
piccolo, facendo percepire una nota di ansia, guardandolo seccato negli occhi,
aggrottando la fronte.
Il bassista lo guardò basito,
pronto per proferire parola, ma non uscì alcun suono, se non il caldo respiro
che si unì a quello del moro. Grattò la testa indeciso, cercando una possibile
risposta.
- Non siamo stati attenti. –
Continuò il cantante alzando leggermente il tono della voce adirato, sbattendo
da un punto all’altro la penna che teneva tra le mani nervosamente.
- Bill, se mai uscirà qualcosa di
compromettente non ci saranno problemi, sarà l’occasione giusta per rivelarlo
al mondo. – Sentenziò calmo e dolcemente, prendendogli una mano, intrecciandola
tra loro, appoggiandole alle ginocchia snelle del front-man.
Il moro sbatté le palpebre più
volte, guardandolo stupito, aggrottando la fronte. – Lo riveleremo al mondo? –
Chiese a bassa voce più a se stesso che al suo interlocutore, inumidendo il
labbro inferiore ancora caldo.
- Lo riveleremo al mondo. –
Esclamò entusiasta, annuendo con la testa, regalandogli un sorriso caldo. – A
chiunque vorrai. – Continuò con la stessa intensità, con voce vellutata e
dolce, mentre gli occhi del più piccolo si inumidivano, increspando le labbra.
– Finché saremo insieme il tempo passerà velocemente. – Concluse saggiamente,
regalandogli l’ennesimo sorriso, lanciandogli occhiate ammirate e piene
d’affetto.
Il cantante si rabbuiò, chiudendo
gli occhi deluso, mentre nuove fitte gli colpivano il cuore e i brividi gli
percorrevano il corpo magno, delicato e candido. – Tempo…
- Sussurrò in un filo di voce quasi impercettibile, allentando la presa che
teneva incatenata la mano alla sua.
Immancabilmente il maggiore lo
guardò ancora una volta stupito, avendo udito quella parola quasi
impercettibile. Si sedette incrociando le gambe, in una morsa rafforzò la
presa, avvicinandolo a se, costringendolo ad abbassare la gambe, facendolo
scivolare con forza sulle proprie, incurante del taccuino caduto, mentre il
moro sgranava gli occhi stupefatto. – Bill, a me non importa del tempo che
scorre, voglio solo stare con te. –
Pronunciò chiaro e conciso con tono profondo, appoggiando la fronte sulla sua,
sfiorandogli il naso, intensificando la stretta sulla mano.
Il gemello minore lo guardava
scioccato, il cuore accelerava, i brividi gli percorrevano la schiena e una
strana ansia, mista al panico e alla gioia si impossessava di lui. – Davvero? –
Farfugliò in un sussurro, mentre gli occhi luccicavano, con tono tenero e
impacciato.
Il bassista trattenne il fiato,
specchiandosi nelle sue irridi color cioccolato al latte, ritrovandosi
stranamente appagato, avvolto in un misterioso calore, che troppe volte, quando
stava con lui, lo invadeva. – Stare solo
con te. – Ribadì con tono amorevole, sorridendogli
dolcemente, riscaldandogli il cuore, accarezzandogli delicatamente uno zigomo.
Il moro si irrigidì, attraversato
da mille sensazioni ed emozioni tutte contrastanti tra loro, investito in
qualcosa che non riusciva a spiegare, mentre quegli occhi si inumidivano sempre
più. In un attimo, in una frazione di secondo, catturato totalmente da quelle
sensazioni, gli gettò le braccia al collo, facendo cadere la penna per terra,
stringendolo possessivamente a se, nascondendo il capo tra l’incavo e il collo.
Il castano in un primo momento resto interdetto, sbalordito da quel gesto, ma
fu trascinato da quei sentimenti che non smettevano di crescere ogni attimo di
più, rispose a quell’abbraccio, stringendolo maggiormente, avvertendo il dolce
respiro caldo sulla sua pelle. – Sempre. – Sussurrò lieve, intensificando la
stretta, sentendo il suo corpo caldo e fragile tra le mani, mentre disegnava
con un dito lentamente sulla sua schiena. Il cantante, percosso dai mille
brividi che gli invadevano il corpo, si strinse alle sue spalle forti e larghe,
invaso da quella sensazione di protezione, benessere e amore. Amore profondo e incalcolabile.
Avvolti da quella frenesia, non
si rendevano conto neanche del tempo che scorreva inesorabilmente, trascinati
da quelle sensazione e dalla consapevolezza che qualsiasi cosa sarebbe accaduta
nulla avrebbe spezzato quel legame. Un legame che aveva lottato per essere ciò
che era e che avrebbe continuato in futuro, perché
le avversità potevano solo intensificarlo.
The End
Ma questa è una storia senza una vera fine, perché essa avverrà solo
col tempo.
Uh, è conclusa anche questa e posso finalmente tirare un
sospiro di sollievo. ù.ù
Sto scherzando! La stesura è cominciata quando ancora stavo
scrivendo “Non cercare la via più facile” (che si trova in un forum, trovate il link nel mio profilo) ero sotto la doccia e sono stata colta da uno dei miei
soliti, mille, flash. Ma perché? Perché giustamente ero concentrata su una
provabile trama futura su questa coppia. E perché questa coppia? Tutta colpa
della Mazzi (Dream_Girl)
Lei, le sue pensate e le sue sparate. E’ nata da frasi,
situazioni, ambiguità, occhiate che si lanciavano la band in questione. E
soprattutto dalla “gelosia” eccessiva e battutine del caro Tom Kaulitz! Ringraziamolo, prego. ù.ù
Sono un po’ combattuta, sinceramente avrei voluto mettere
dell’altro, ma per questa volta voglio optare per qualcosa di semplice e, a mio
parere, fin troppo mielato. O.O Ogni tanto si può
fare, dai. ù.ù
Come si può ben capire, amo anche questa creazione e mi
pare anche il minimo, perché se non lo faccio io, non lo farà mai nessuno. ù.ù
E’ semplice, corta e da una visione che può essere anche interpretata.
Non desideravo altro, anche perché è un anno, un mese, una
settimana e tre giorni che non scrivo qualcosa sui miei amati Tokio Hotel.
Glielo dovevo. Li ringrazio sempre per quello che sono e che mi regalano.
Sono le persone più magiche, magnifiche che il mondo poteva
darmi, insieme ad altre. Non trascuriamo nessuno. ù.ù
Grazie!
In più concludo dicendo che…
Codesta creazione è
dedicata totalmente alla Mazzi.
Anche perché se non era per lei, questi flash non sarebbero
mai nati. ù.ù
Ringraziamo anche lei. ù.ù
A presto!
© Anty