- Non mi hai lasciato il
tempo..
- All’incrinarsi di un
vetro, di uno specchio, il disperdersi di una nuvola .. tempo di una
catastrofe annunciata, si disintegra come quei petali rossi sollevati dal
vento della tua mente, sotto questa fiamma che incenerisce i giorni del
nostro tempo, avendo cura di non lasciarne intatto nessuno…. Ti parlo, e
il vento copre la mia voce, con le sue grida, e le grida nella mia testa e
la mia testa si stacca, e la guardo cadere verso il basso- non c’è pozzo
verso il quale cadere…. È fiamma rossa, e la fiamma brucia, e tu sei sua
figlia, bella e terribile come il sole abbracciato da troppo vicino… ma
sul tuo viso la bellezza si incrina, lasciando spazio alla paura, si
sbriciola il velo di luce….non serve a nulla ricordarti mentre mi bruci
davanti, mi bruci dentro, sfuggendo dalle mie mani come sabbia tenuta
stretta nel pugno, una corsa affannosa, inseguiti dal vento che come una
catastrofe annunciata ti circonda da ogni lato, e con ognuna delle sue
carezze ti strappa la sabbia dal pugno, granello, dopo granello.. apri la
mano, e non c’è serpente dorato che tu possa liberare, nel sole… sabbia
fredda d’acqua, saltellavi a piedi nudi su quel gelo umido, ti guardavo da
lontano, col vento che sollevava la sabbia colpendomi in faccia, ma quelle
frustate non facevano male, e potevo vedere la tua sagoma di bambina danzare
davanti al respiro profondo del mare.. sabbia sui vestiti, sabbia attaccata
alle scarpe che reggevi in mano, sabbia attaccata alle gambe… a volte
anche il mare è coperto di un
torpore squallido, di un gelo offuscato, eppure tra quei brividi di freddo
eri bellissima…
- … sono rossi, i tuoi
capelli…?
- Glielo chiesi spinto da una
forza che non capivo, mai domande, mai a nessuno, la risposta arrivava
stampata sulla pelle da un pugno, ero cresciuto così, eppure, con lei
sentivo l’urgenza di… parlare… riempire lo spazio vuoto che divideva i
nostri corpi con le parole, parole sbriciolate tra le ceneri di questa luna
senza polvere e senza respiro, che non si scuote e non sa tossire neanche
quando i fumi di un’esplosione grande come l’universo gli scoppiano in
faccia….. stride come ghiaccio tagliato col coltello, con la sega da
ossa…sbriciola le ossa…Non mi resta il tempo di uccidere mentre muori…
uccidere una parola, un silenzio, un respiro, o qualunque cosa sia sospesa
accanto a me, su di me in questo vuoto… dentro di me, questo vuoto.
Sbriciola fili di rame che un tempo erano i capelli di una donna – sono
rossi i tuoi capelli?- dimmi ora cosa resta di quella donna, che amo….
- Polvere sale dentro i
polmoni, un alibi per chiudere gli occhi, stringere le palpebre, spingere
fuori le lacrime quando sai che non ti chiederanno un perché, ma a cosa
serve, le mie lacrime non le vedo più da molti anni, si asciugano al fuoco
dei miei occhi prima che possa versarle…
- Solo lei mi ha chiesto dove
le nascondessi…c’era del vento ad increspare le onde del lago, ed un
vago stormire di alberi, non troppo lontano. Mi tenevi la mano e io forse mi
sentivo bene per la prima volta… mi tenevi la testa tra le mani e il mio
dolore spariva, tu eri la sola a potermi guarire….schegge di una morte
rapida e dolorosa mi attraversano le tempie, forse non capisco del tutto che
è la cronaca frammentata della tua agonia… c’era un sole caldo,
torrido, sulla riva del lago, ma noi, nascosti dall’ombra, stavamo bene…
il nostro tempo va in fumo… e mi dicesti che una volta la tua anima era
morta insieme ad un’altra bambina, bambina di luce che bruci come una
stella accesa, una girandola di polvere da sparo….. si frammenta, si
scompone, ma qui la luce resta, è la vita a svanire, lasciandosi dietro
brandelli di quel tempo nostro che da adesso in poi sarà dimenticato.. o
diventerà la mia ossessione. Soffoco nello sbalordimento di una tragedia
troppo annunciata per poterle credere davvero, e che adesso coglie uno dopo
l’altro tutti i nostri giorni, passati e futuri, e bambina dispettosa, li
getta nel pozzo, adesso lo vedo, il pozzo che si apre, nero nel nero del
vuoto che il fuoco lascia spegnendosi, che la vita lascia..
sbriciolandosi… come polvere di stelle, come un meteorite che si incendia
nell’atmosfera…per non colpire la terra…
- È fiamma che incendia un
cielo che non c’è, e tu sei sua figlia…come sono rossi, i tuoi
capelli..
- La vita è un sogno…. Un
sogno ritagliato sulle pagine dei quaderni dove disegnavo con
un’ostinazione un po’ idiota, un po’ patetica e in fondo in fondo
anche da ammirare, negato com’ero, migliaia e migliaia di fatine, fatine
coi lunghi capelli rossi della mia compagna più bella…come sono rossi i
tuoi capelli, nel riverbero di questo fuoco d’artificio nel quale la tua
vita si consuma…che senso può avere mentre ogni tempo rimasto si
incenerisce, che senso può avere …amarsi per sempre?
- Non illudere un sogno
interrotto dall’urlo di una sirena, non illudere un uomo che muore, il
sempre si sbriciola nelle lacrime di fuoco dei tuoi occhi, mentre sprofondi, bambina di luce, nel buio….
-
- ...carried
away, by a moonlight shadow....
-
- Mi sveglio, come mille
altre volte, come mille altre notti … forse meno, forse di più, che
importanza ha….mi sveglio, e torno a perderti…ti ho persa
all’infinito. Silenzio, nella stanza. Ombra di luna, nel silenzio. La voce
che parlava nella mia testa tace per sempre. L’ultimo eco di lei nella mia
mente, un grido, un gomitolo di parole ….
- Parole accartocciate come
carta e foglie secche su una
strada di città, abbandonate dal caso, come le margherite nel pozzo del
nostro futuro che non c’è….
- “.. ti amerò per
sempre…”
- Una barca, una casa, un
albergo, un aeroplano, in nessun luogo, neanche sulla riva del mare, neanche
sulla sponda del lago.. neanche sulle rive del mare luminoso e dei crateri
d’argento che fanno capolino, tra plastica e ragnatele, dall’angolo
della finestra, potrò mai ritrovare qualcosa di quello che è perso. Ti amo
ancora. Continuo a sognarti perché la vita è un sogno al quale non devo
pagar prezzi per la mia follia, un sogno di laghi, di spiagge e di case
grandi come castelli, sogno di una bambina
che mi prendeva per mano e cancellava ogni male dal corpo e dal
cuore, una bambina che non esplode in una girandola di fiamme ma stringe la
mia mano e sorride, e il riflesso del sole trai suoi capelli rossi è
l’unico fuoco d’artificio che l’abbia mai sfiorata… un sogno di
fatine disegnate dalla mano incerta di un ragazzino daltonico sull’orlo
dei suoi quaderni di scuola, che ballano tra numeri e quadretti, senza
sapere che fuori esiste il freddo del dolore e il vuoto della morte, che
corrono sulla spiaggia di un equazione con le scarpe in mano e i tulipani
infilati di nascosto nella borsa, che pattinano sul lago ghiacciato mentre
noi le stiamo a guardare, mano nella mano, sciogliere i loro capelli rossi
al vento….erano rossi i tuoi capelli, bambina di luce…
- Luce che sbiadisce i sogni,
mentre si fa giorno, e la luna continua a fissare il niente che hai
lasciato, col suo unico stupido occhio bianco, polvere che non si alza
a darti una alibi per lacrimare, per sanguinare, adesso. Eppure il
morso resta, colpo di tosse inutile che non sconfigge l’avanzata delle
fiamme dentro… le dita lunghe del sole che si infilano
tra me e la notte, strappandomi a quei sogni che distruggere non mi
farà sentire meglio. Voci nella mente. Non sono voci, sono gemiti. Gemiti
del dolore col quale convivo ormai ogni giorno, che mi strappa il senno
dalle tempie e me lo restituisce dagli occhi sottoforma di mille aghi
sottili. Penetrano nella carne, senza distruggerla mai abbastanza. Gli
incantesimi della regina sono stati sciolti, e adesso è il loro regno.
Dimentico il dolore e guardo
fuori.. ancora luna, ottusa sfera di pietra incapace di morire, ancora luna,
di spiagge e di laghi aridi, lontani dal mio sogno sbiadito… se guardi
meglio vedrai il pozzo ancora aperto, e le margherite in fondo al pozzo,
congelate come la storia dei nostri giorni che non sono mai stati…
- fremono sotto il respiro di
mille fatine addormentate, fatine dai capelli rossi…
- ….erano rossi i tuoi capelli, Jean, amore mio...