Forse
non era ancora il momento giusto per prendere un aereo e andare. Andare
dove,
poi? Purtroppo non c’erano molti indizi su cui lavorare.
Forse,
se avesse trovato quei due minuti mancanti del video… La
risposta, o gran parte
di essa, doveva celarsi lì, senza dubbio. Aveva rispedito in
fretta e furia
Watari in quell’edificio a recuperare altre cassette, ma
ormai la polizia era
intervenuta, aveva sequestrato tutto e messo i sigilli sulle porte.
Anche
dicendo che agiva per conto di L (e comunque tutti sapevano che Watari
gli
faceva da intermediario) era stato parecchio complicato ottenere delle
cassette, o almeno dei duplicati. Chissà se c’era
da fidarsi anche dei
duplicati. L si ricordò che anche qualche poliziotto, con
ogni probabilità, era
coinvolto.
Come,
ormai era su quell’aereo, diretto per la Scozia. Almeno da
qualche parte doveva
pur cominciare.
E
se invece si fosse trattato di una finta? In fondo, perché
prendere per oro
colato quello che dicevano delle persone simili? Se solo Erin fosse
stata
ancora viva…
Quando
si fece spedire via mail le copie dei video da Watari purtroppo ebbe la
conferma ai suoi sospetti: a vederli, anche quei video sembravano
ritoccati. E
comunque non mostravano nulla su Erin. Era per stare sicuri che non si
trovasse
nulla? Inoltre alcune immagini sembravano parecchio sgranate,
così come i
rumori di sottofondo sembravano molto confusi.
L,
interessantissimo da quei video, non si preoccupò neanche di
prestare un minimo
di attenzione ai suoi vicini di posto che lo guardavano sconcertati,
convinti
che si stesse guardando un porno. Bè, non che ci fosse molta
differenza…
Quando
arrivò nella sua lussuosa stanza d’albergo che
Watari aveva ordinato per lui
capì che forse il suo era stato un viaggio inutile. Avrebbe
dovuto pensarci di
più. nonostante facesse il detective da tanto,
c’era sempre qualcosa che non
andava nel suo operato, e questo non riusciva mai a perdonarselo.
Mai
più mi mostrerò in volto così
facilmente. Mai più mi muoverò senza certezze.
Questo si diceva, mentre revisionava i video hard.
Fino
a tarda notte restò impalato davanti alla TV.
Finchè… Ma come?!
Sorrideva.
Come
aveva fatto a essere così stupido?! E dire che la risposta
ce l’aveva sotto il
naso!
Quei
particolari determinanti a cui nessuno dava credito…
Finalmente sapeva dove
cercare il resto delle prove!
Non
c’era un secondo da perdere. Prese di corsa il cellulare e
chiamò Watari.
-Sto
partendo subito per Londra, nella massima segretezza. Nessuno deve
sapere che
sto tornando. Capito? Nessuno. Tantomeno la polizia. Anzi, se chiedono
di me
svaga un po’, digli che sono andato in Siberia a indagare.
Nel frattempo
trasferisciti in una stanza d’albergo vicino la questura, e
tieni d’occhio
tutti gli agenti, anche quelli in borghese, gli ispettori, gli uomini
delle
pulizie. Ti ringrazio-
Ma
prima di arrivare a Londra aveva bisogno di comunicarlo a qualcuno. Una
sorta
di vendetta personale per gli sguardi scettici che si era beccato fino
a quel
momento.
Non
pensò minimamente a prepararsi un discorso, a scusarsi per
l’ora tarda, a
pensare a cosa dire per giustificare quell’improvvisata,
bussò senza pensarci e
grattandosi di poco la chioma nera disordinata.
Trovò
quasi risibile la sua faccia, sorpresa, stupita, confusa. Felice.
-Cosa
ci fai qui?-
-Ciao,
Caroline-
Lo
fece accomodare, gli offrì del tè e dei biscotti,
gli mostrò di sfuggita il
monolocale dove si era trasferita da poco con Nathan, a pochi passi dal
negozio
della sorella dove lavorava. Lui le chiede un po’ della vita
che faceva ora, e
lei col sorriso gli raccontò quasi ogni cosa, che la vita
andava avanti con una
tranquillità sorprendente per lei, che era felice.
-E
tu, invece?- chiese lei alla fine dei suoi discorsi –Ancora a
dare la caccia a
quelli…?-
-Stavolta
so dove cercare la prova decisiva-
Lei
annuì, senza nessun pensiero particolare.
-Però
tranquilla. Non sono passato a chiedere informazioni…-
Lei
rise –Vorresti farmi credere che la tua è una
semplice visita di cortesia,
Nicholas?-
Lui
si ammutolì, per qualche secondo, senza poter dare risposta.
Il fatto che lo
chiamasse ancora Nicholas lo lasciava interdetto.
-Caroline…
Dovresti averlo capito che…-
-Che
non ti chiami Nicholas sul serio? Certo che l’ho capito.
L’ultima volta quel
signore anziano ti ha chiamato L…- non sembrava arrabbiata
per avergli nascosto
il nome –Sapevo fin dall’inizio che Nicholas Lewis
era uno pseudonimo. Ma non
ho mai chiesto quale fosse il tuo nome. Sai come la penso…-
-La
curiosità uccide-
-Già,
in effetti tu dovresti essere già morto!-
Anche
se leggermente, anche L sorrise a quella battuta. Non aveva mica tutti
i torti.
-Partirai
subito?-
-Ho
noleggiato una macchina ed è tutto il giorno che
guido… Sono un po’ stanco-
-Allora
non ti trattengo. Immagino abbia prenotato una stanza, no?-
-A
dire il vero no…-
-Allora
rimani- stavolta il tono fu quasi supplichevole. Però a L
conveniva, quindi
perché no?
Caroline
si alzò e lo accompagnò nel salotto –Il
divano è anche letto- spiegò lei –Io
vado in camera mia. ah, se senti piangere non preoccuparti, non
scomodarti
nemmeno. Fai come se fossi a casa tua-
-Ti
ringrazio, ma non è necessario…-
-Dormire
su un divano è scomodo, sai?-
Durante
la notte, quando fu sicuro che Caroline dormisse, restituì
al divano la sua
forma originaria, e si sedette alla sua maniera, piegando le ginocchia
vicino
al mento. Restò a fissare il vuoto per un po’. Un
po’ si sentiva a disagio. Era
piombato a casa sua come se niente fosse, e ora se ne stava
lì a far niente.
era meglio guidare anche durante la notte, pensò.
Fece
un leggero sobbalzo quando
la luce si
accese all’improvviso senza la sua volontà.
-Non
riesci a dormire?- chiese Caroline, in camicia da notte
-Se
sono sveglio… Tu, invece?-
-Ho
sete- rispose semplicemente lei –Tu vuoi niente?-
-No,
grazie-
Osservava
la sua figura disinvolta prendere il bicchiere e riempirlo
d’acqua del
rubinetto, per poi dissetarsi in un solo sorso. Lei si diresse poi
verso di
lui, con un espressione serena. Si sedette, senza chiedere nulla.
-Volevo
ringraziarti… Ancora…-
-Non
devi- rispose lui –E’ mio dovere-
-Quando
mi sono trasferita qui pensavo che non ti avrei più
rivisto… Però, d’ora in
poi, appena hai tempo torna a farmi visita. Anche Nathan ne sarebbe
contento-
-Appena
ho tempo- rispose subito L –Promesso-
-Vedi
di mantenere la parola!-
Sorrisero
entrambi. Lei si rialzò di nuovo, approfittando per dare una
pacca sulla spalla
di L.
-Buonanotte…-
-Buonanotte-
La
mattina seguente fu abbastanza sbrigativo, partì
all’alba salutando velocemente
Caroline e senza vedere il bambino. Così come era arrivato,
era sparito nuovamente
dalla sua vita, e forse non sarebbe tornato. Caroline non lo sapeva, ma
difficilmente L sarebbe riuscito a mantenere la promessa.
Perché
lui aveva già promesso a sé stesso di farsi
più invisibile agli occhi della
gente.