Milo di Scorpio ( Le Fleur Du Mal )
Aphrodite
dei Pesci ( Kijomi )
Camus dell’Acquario ( Ren-Chan )
Presentano:
Heramachia
Prologo
Signore e signori:
Tanto per cominciare, ci scusiamo per l'incidente: Shaka e Ikki avevando deciso di colonizzare l'Heramachia con le loro drabble e questa fanfiction era stata aggiornata con due capitoli da cento parole. Ma li abbiamo sgamati e siamo riuscite a intervenire: e c'è chi dice ancora che Virgo e Phoenix non siabo due splendidi bastardi. Bah!
***
Cogliamo l'occasione per pubblicare l'ultimo capitolo dell'Heramachia - Prologo. Esattamente. L'ultimo capitolo.
Siamo arrivati alla fine del Prologo e l'abbiamo tirato per le lunghe, ma alla fine siamo qui: grazie a tutti coloro che ci hanno seguito in questa piccola avventura con i Goldie bambini, e a coloro che aspettano il seguito: L'Heramachia sarà uan cosa ENORME e, poco ma sicuro, la troverete presto su questi schermi. XD Speriamo che vi coinvolga come sta appassionando noi.
Tra la pubblicazione del Prologo e quella della Saga vera e propria, vi faremo una sorpresa lunga almeno almeno quattordici capitoli.
Vi aspettiamo sempre, con tutto il nostro amore <3
L’Undicesima Casa dello Zodiaco era pulita, ma non si poteva
dire che brillasse.
I servitori addetti alle pulizie avrebbero dovuto tenerla bene in
ordine e linda, per la sacralità del luogo e in onore del
custode che l’abitava, il Gold Saint di Aquarius. Solo che a
capo della servitù, lì, non c’era un
servitore: c’era un guerriero.
Argo berciò qualcosa a bassa voce e infilò altri
due panni da lavare nella cesta della biancheria. Assolutamente
inammissibile che lui, un Argonauta, uno dei più valenti
guerrieri della più elevata casta della Madre Hera fosse
costretto a fare il lavapavimenti, lo sguattero, il servitore di un
maledetto moccioso del Tempio di Athena! Eppure così aveva
voluto la divina Hera, madre degli dèi e del suo destino: li
aveva dati al Santuario di Atene come dono, pegno per un incidente
diplomatico.
Quanti anni erano passati, da allora? Dodici? Tredici?
Quegli ultimi tempi non erano stati felici per il Santuario di Atene:
molti avvenimenti lugubri e cupi si erano susseguiti e regnava, sotto
l’apparente tranquillità mediterranea, sotto i
colori brillanti della vita di Grecia, un’oscurità
densa e pregnante che soffocava i cuori.
Il Sacerdote della Pallade Athena suscitava ancora obbedienza, ma Argo
aveva visto che era più attraverso la paura che esercitava
il comando, piuttosto che con il rispetto.
Di certo un’ottima notizia da portare alla Madre.
Argo ricordava il suo primo ingresso all’Undicesima Casa: era
entrato, smargiasso, deciso a non farsi mettere i piedi in testa, e
quello che si era trovato davanti era uno scricciolo dai capelli rossi
e le guance paffute, la frangia tagliata di fresco sulle sopracciglia
severe.
Il suo primo pensiero era stato, inconsapevolmente, lo stesso aveva
avuto Milo di Scorpio, Cavaliere di Athena dell’Ottava Casa: Va là. E’
un pinguino.
Il pinguino si era fatto avanti, gli occhioni assottigliati
nell’espressione di chi è uno dei Dodici Mocciosi
più forti del pianeta e l’aveva fronteggiato.
“E tu che diavolo vuoi?”
“Sono Camus di Aquarius. Cavaliere di Athena e custode del
Tempio della Giara Sacra” aveva mormorato sotto la frangia di
capelli rossi. “Chi sei tu?”
Nonostante gli arrivasse poco più su del ginocchio, non
sembrava particolarmente intimorito.
“Tsk. Io sono Argo”. Argo della Vela, era stato
lì lì per aggiungere, ma si era trattenuto in
tempo. “E adesso levati di mezzo: devo fare le
pulizie”.
“Falle con criterio” puntualizzò il
Pinguino, e prima che Argo avesse avuto il tempo di azzopparlo,
squartarlo, appenderlo per i piedi o fare qualcosa di molto crudele, il
moccioso era già trotterellato via, sereno e rapido, senza
muovere un muscolo del cipiglio sul faccino.
“Bah!” aveva sbottato Argo della Vela, ed era
rientrato per spazzare il naos.
Anche in quel momento, mentre portava fuori il bucato da fare, pensava
alla Madre Hera che intesseva i suoi piani a Samo, al destino crudele
che aveva avuto in serbo per lui, Giasone e Tifi: servitori al Tempio
della Pallade. Era solo una copertura, certo, lo sapeva, per permettere
alla divina Madre di avere i suoi occhi all’interno delle
mura di Atene, ma che prezzo! Gli vennero i brividi: quante volte si
era trovato uno dei mocciosi d’oro così vicino e
indifeso da poterlo uccidere solo allungando una mano? Quante volte,
nella notte, avrebbe potuto incendiare il Santuario e prenderlo
dall’interno, come gli Achei avevano preso Ilio, un tempo?
Eh? Quante volte…?
“Ehi, Argo!” Giasone lo raggiunse, distraendolo
dalle sue elucubrazioni sanguinose. “Aspettami, vengo
anch’io”.
Aveva una cesta piena di panni, a sua volta che gli copriva quasi tutta
la faccia. Aveva un aspetto smunto.
“Mh” grugnì Argo in risposta,
studiandolo.
E’ colpa di Quellogrande! Lo stressa a morte con la pulizia
della casa, dei vestiti, della cucina, delle colonne…!
Se ad Argo era andata tutto sommato bene, finendo a capo della
servitù dell’Undicesima Casa (che Camus
dell’Acquario era stato un bambino riservato e crescendo era
diventato un giovane altrettanto discreto) a Giasone era andata peggio:
servitore alla Dodicesima Casa, era una spina nel fianco di Aphrodite
dei Pesci quanto Aphrodite dei Pesci lo era nel suo.
Uno detestava l’altro in un silenzio rassegnato,
perché gli ordini – che venissero da Hera o dalle
disposizioni pontificie – non si potevano discutere e
l’uno era stato assegnato all’altro.
Il Grande Sacerdote Shion, quando i tre Argonauti erano giunti al
Tempio, aveva deciso che gli ostaggi di Hera rimanesseroa servire alle
Case dello Zodiaco: avrebbero potuto essere più controllati
che a gomito a gomito con dei Cavalieri d’Oro?
Era stata un’ottima pensata.
Tranne, naturalmente, che per Aphrodite dei Pesci e per Giasone del
Vello d’Oro.
“Tutti” borbottava intanto Argo, scendendo con il
compagno lungo le scalinate scavate nella roccia “Li
ammazzerò tutti. Appena Hera ci darà
l’ordine, questi marmocchi li ammazzo tutti di persona,
parola mia! Dovessi aspettare altri dodici anni…”
Giasone sospirò sollevando gli occhi al cielo. Era abituato
a sentire Argo proferire sanguinosissime minacce ai danni dei Gold
Saint che aveva visto crescere. Illustrava scenari apocalittici, di
come li avrebbe uccisi per Hera e ballato sulle loro
spoglie… salvo poi, specie negli anni
dell’infanzia dei Cavalieri d’Oro, correre come una
chioccia protettiva e preoccupata a rialzare il ragazzino che era
caduto a terra, che aveva sbattuto contro una colonna, che si era rotto
due o tre falangi all’arena.
Argo, quando minacciava i Saint di Athena, era credibile quanto Giasone
che cercava di frullare le verdure per i capricci alimentari di
Aphrodite dei Pesci.
Argo della Vela, per intenderci, era anche quello che c’era
rimasto peggio di tutti, tra lui, Giasone e Tifi, quando era morto
Aioros di Sagitter.
Che fosse traditore o no, era solo un ragazzo, aveva detto
a Giasone.
Una notte era successo il finimondo, la dea appena nata che veniva
rapita, veniva sgozzata – tra la servitù per un
paio d’ore si era vociferato persino che la neonata avesse
ammazzato il Sacerdote, ma fortunatamente era stata messa a tacere in
fretta – o spariva nel nulla. Poi si era venuto a sapere che
era stato Aioros di Sagitter a rapirla, ma che era stato ammazzato in
fretta e senza troppo spargimento di sangue e che la bambina era
tornata al sicuro al Tredicesimo Tempio. Giasone aveva seguito la
faccenda con timido distacco, in tutto quel fragore. Tifi aveva avuto
il suo da fare, giovane custode del piccolo Custode
dell’Ottava Casa, che dalla morte di Aioros di Sagitter aveva
avuto il cuore spezzato.
Ma Argo era stato devastato. Ad Argo della Vela Aioros era piaciuto
– alla maniera in cui un Saint d’Athena
può piacere a un Argonauta di Hera, certo – da
subito, come il suo compagno quando insieme erano giunti a Samo per
riprendersi Quellogrande e Quellopiccolo.
Sembrava un bravo
ragazzo, no? Aveva detto a Tifi e lei gli aveva
accarezzato la guancia, stanca. Chi
l’avrebbe detto che sotto un aspetto così puro, si
nascondesse tanto marciume?
Quella notte, Aioros di Sagitter era morto e Saga di Gemini scomparso.
Argo, per tutta la mattina seguente, era rimasto quasi atterrito a
fissare gli occhi atterriti del bambino dell’Acquario,
smarrito più di lui, senza che nessuno dei due sapesse cosa
fare: quegli avvenimenti erano come un terribile auspicio.
“Li ammazzo uno per uno!”
“Sì, Argo. Ma aspetta che sia la divina Hera a
darci gli ordini” sospirò Giasone.
Scesero ancora e fu DeathMask di Cancer a incrociarli sulle scale.
Stava salendo verso la Dodicesima.
“Ehi” sibilò Argo “Dove va
quello?”
“Da Aphrodite dei Pesci, immagino”. Nemmeno Giasone
si era rassegnato al fatto che Cancer e Pisces trascorressero il
più della giornata insieme: non trovava che la compagnia del
Cavaliere della Quarta Casa fosse adatto al Custode della Dodicesima.
“Ancora? Cosa aspetta Quellogrande a liberarsene?”
sbottò Argo. DeathMask passò tra di loro, come se
nemmeno li vedesse. All’ultimo momento, però,
saettò uno sguardo rosso e malevolo a Giasone, fece un
ghignaccio e lo spintonò più in là.
“Ehi!” gli ringhiò dietro Argo, ma
già il Saint di Cancer, ventitre anni compiuti da poco,
scompariva dietro la curva della scala.
“Ah, fa niente” Giasone fece un gesto: conosceva
abbastanza gli amici di Aphrodite per sapere che, in un modo tutto suo,
Cancer l’aveva appena salutato. “Andiamo, che si fa
tardi”.
Pochi minuti dopo oltrepassavano l’arena e gli alloggi dei
soldati, diretti alle lavanderie. Sulla soglia dell’edificio
antico in muratura nuda, Tifi li stava aspettando all’ombra,
appoggiata alla parete, una gamba ripiegata morbidamente. Parlava con
un uomo alto, abbronzato e muscoloso, che sebbene la sovrastasse per
mole e altezza, sembrava pendere dalle sue labbra, il viso addolcito
mentre la guardava: era stato un guerriero una volta. In lizza, da
fanciullo, per l’Armatura d’Oro del Sagittario,
scomparsa ormai dal Santuario da tredici anni – da quando
Aioros era fuggito e morto nel tentativo di rapire la dea fanciulla. Il
corpo di Sagitter non era più stato ritrovato. Neppure
l’armatura.
Galan, antico compagno d’arme di Aioros, era caduto in
disgrazia – si diceva, al Tempio – dopo avere
tentato di rubare l’ichor
di Athena, come un volgare ladro, il peggiore dei traditori. Era stato
perdonato dopo avere pagato le sue colpe in uno scontro che
l’aveva visto, a quel tempo, contrapporsi proprio
all’amico Aioros.
Era stato uno scontro durissimo: Galan aveva chinato il capo e si era
pentito; era stato destituito dall’onore di poter un giorno
combattere per la Sacra Armatura. Era stato radiato, destinato a
prestare servizio l’ordine che aveva violato come servitore
nelle Case dello Zodiaco. Aveva perso un occhio e un braccio, in quella
battaglia.
Ciononostante, o forse proprio per quella ragione, sembrava avere un
successo notevole con le donne.
Soprattutto con Tifi.
Che diavolo vuole quello?
Pensò Argo tra sé: era molto protettivo nei
confronti dell’amica.
Anche Giasone stava dando segni di impazienza, nel vederli:
“Ancora lui. Sempre in mezzo ai piedi!”
“Già” annuì Argo, cupo.
L’uomo che sorrideva a Tifi di un sorriso bianco e perfetto
– il sorriso dell’eroe – era il servitore
adibito alla cura della Quinta Casa e del Gold Saint di Leo: dopo la
morte di Sagitter, Galan era stato uno dei pochi a professare
l’innocenza del vecchio amico ed era rimasto al fianco del
giovane cavaliere d’Oro di Leo, fratello minore di Aioros.
Tifi aveva avuto modo di conoscerlo bene, data l’amicizia di
Aioria di Leo e di Milo di Scorpio. Negli anni dell’infanzia
dei Cavalieri d’Oro spesso si era ritrovata il giovane Leo
scorrazzare per l’Ottavo Tempio o aveva dovuto impedire a
Milo di mandare all’aria i lavori di riordino del collega.
Anche Argo lo conosceva: il Pinguino era amico di Aioria di Leo e di
Quellopiccolo tanto da offrire la loro compagnia ad Argo della Vela
più di quanto l’Argonauta avesse ritenuto
necessario.
“Ora è meglio che vada” stava dicendo a
Tifi l’omaccione. “Il mio signore Aioria
è tornato da Tokyo da poco e non è più
lo stesso. Temo, dolce Tifi, che sia successo qualcosa quando si
è recato a vistare il Pontefice nelle sue stanze: gli
resterò vicino per portargli aiuto, in caso lo
necessiti”.
“Sì, Galan. Spero di rivederti, questa
sera”. Lo salutò lei ed ebbe per
l’interlocutore un sorriso dolcissimo che portò
Argo a pensare che se suo nonno, il Sacerdote Menelao, avesse visto
come civettava con un nemico, gli sarebbe preso un infarto secco a
quella povera anima!
Poi Galan della Quinta Casa fece una cosa che per poco non fece
prendere un infarto secco ad Argo e Giasone: si chinò sulla
piccola Tifi, le prese una guancia nella mano e appoggiò le
labbra sulle sue.
Maledetto monco!
Berciò Argo, tra sé. Ma l’espressione
di Tifi era così felice, così deliziata, che non
ebbe il coraggio di tradurre in parole i suoi pensieri. Del resto tra
quei due andava avanti da abbastanza tempo per essersene fatti una
ragione. Turbato come se Tifi fosse stata la sua stessa sorella, Argo
si voltò dall’altra parte, cupo.
Giasone, più accomodante, invece si era fatto avanti in
tempo per salutare cordialmente Galan e prendere posto accanto a Tifi,
nell’ombra della vigna che scendeva fresca dal tetto della
lavanderia.
Lei salutò l’amico strizzando l’occhio e
si sporse per vedere se stesse arrivando anche Argo.
L’Argonauta della Vela si fece avanti solo qualche istante
dopo, fingendo di avere perso un importantissimo panno di Aquarius e
poi di averlo ritrovato sul fondo della cesta.
“Sei arrivata prima” cominciò Giasone,
tanto per attaccare bottone.
Lei sorrise.
“Milo ha rotto la tunica in allenamento, stamattina. Volevo
che la riavesse pronta per il pomeriggio”.
Inventò. La verità era che Camus era sceso
dall’Undicesima qualche ora prima per andare a trovare
Scorpio e lei era scivolata silenziosamente fuori per lasciare soli di
due Gold Saint e per vedere Galan.
Quello evitò di dirlo agli amici, però. Si
illudeva ancora di passare inosservata.
“Bah!” berciò Argo, buttando i panni nel
bacile di pietra “Quellopiccolo deve darsi una regolata! Non
è che può far fuori una tunica al
giorno!”
“Beh, devono pur allenarsi” tentò
Giasone “Sono guerrieri. Siamo noi che siamo giù
d’allenamento da tredici anni!”
“Ssssh!” Tifi si guardò alle spalle,
cauta. Non c’era nessuno.
“Tsk!” sibilò Argo e proseguì
sottovoce “Non possiamo mica allenarci ed esplodere il Cosmo
sotto gli occhi di tutti! Ci scoprirebbero!”
Giasone borbottò qualcosa di affermativo e Tifi tacque, il
pensiero rotto tra il nonno e i compagni, da una parte, e Galan e Milo
dall’altra.
“Ma quando Hera ci
chiamerà…!” terminò
trionfante Argo della Vela “Quando Hera ci
chiamerà farò una strage! Basterà un
mio pugno per sbarazzarmi di tutti questi marmocchi e si dovranno
preoccupare del loro faccino, altro che delle tunichette! Li sradico da
terra! Li faccio a pezzi! Ah, vedrete! Quando Hera ci
chiamerà…”
Hera
li chiamò.
Solo, li chiamò quando ormai tutto era perduto.
Tredici anni dopo la morte di Sagitter, una ragazzina era giunta da
Tokyo asserendo di essere Athena, con un manipolo di Bronze Saint al
suo seguito.
Il Santuario li chiamò traditori, tutti, ma come guidati da
mano divina i cinque giovani Bronze salirono le scalinate di marmo
Tempio dopo Tempio, sconfiggendo e uccidendone i custodi.
Argo e Milo sprofondarono nel lutto, quando persero Aquarius per mano
dello stesso allievo che Camus aveva cresciuto.
Tifi non poté che partecipare al loro dolore, ma fu toccata
anche dalla gioia di Galan, nel vedere la figura di Aioros,
l’amico defunto, tornare alla luce, brillante e splendente
com’era stato in vita: eroe senza macchia finalmente
riabilitato al cielo di Grecia, lui che aveva salvato Athena, non
rapita.
Giasone tacque per giorni. Aphrodite era morto e a lui era sempre parso
immortale, nell’algida noncuranza che aveva sempre distinto
il suo protetto agli occhi di Giasone. Con lui era morto DeathMask di
Cancer, il Saint dagli occhi rossi e crudeli che lo salutava sulle
scale del Tempio a forza di spallate. E Shura di Capricorn, amico degli
altri due tanto da soggiornare alla Dodicesima quanto Aphrodite.
Giasone tacque per giorni e quando ricominciò a parlare lo
fece con più riserbo e attenzione e se raramente
nominò i Gold Saint defunti, da quel momento, mai lo fece
accostando la parola morte nella stessa frase.
Poi venne Hades a distruggere le pietre antiche del Santuario, ad
uccidere i Saint che erano sopravvissuti. Quando Hera
richiamò a sé gli Argonauti che aveva lasciato
alle costole di Athena come spie, il Grande Tempio era distrutto, le
rovine quasi deserte e i suoi tre guerrieri portavano macerie pesanti e
polverose sui loro cuori.
Però obbedirono e una notte scomparvero, tornando a Samo.
Rispondendo:
ArabianPhoenix: Ah, grazie! Grazie! Non finiremo mai per
ringraziarti dei complimenti che ci hai fatto per questa fanfiction.
Questo è l'ultimo capitolo del Prologo ed è qui
che i Gold Saint cessando di essere beambini, Quando Heramachia
ricomincerà, l'ambientazione sarà quella di un
ipotetico Post Hades, con i character come li ricordi dal manga e
dall'anime. Grazie per averci seguito fin qui. Speriamo di ritrovarti
presto anche per la saga vera e propria!
Engel: Accidenti, grazie davvero! Te
la sei letta tutta d'un fiato e poi ti abbiamo lasciato sospirare con
questo ultimo capitolo. Ci dispiace immensamente! Ma adesso, se non
altro, il Prologo è terminato. XD Grazie anche per le belle
parole che hai avuto per il nostro Tiresia. E' un personaggio a cui
siamo estremamente affezionate, tutte e tre, E' un personaggio
difficilissimo da rendere e quindi le tue osservazioni ci rendono
doppiamente orgogliose, Speriamo di non deluderti, continua a seguirci!
Idem per Hera: cerchiamo di caratterizzare la Madre nel modo migliore,
ma è un personaggio così eccelso che temiamo
sempre di non essere all'altezza. Saga e Aioros insieme...
vabbè. =ç= *GUH!* ...avranno
modo di tornare ad esserlo nella saga vera e propria, vedrai <3
Grazie di tutto.
nikkith: Ollallà!
Ci togliamo il cappello! Ovviamente i Gold ci saranno tutti. Shion e
Kanon in testa agli altri. Ci mancherebbe altro, lasciarli a casa. Li
vedrai e li vedrai eccome. I Bronze appariranno di certo e avranno il
giusto spazio che necessitano: sono pur sempre i protagonisti, la
piccola scorta armata di Athena. Non abbiamo nessuna intenzione di
togliere loro importanza. Seiya, Shiryu, Hyoga, Shun e Ikki
presenzieranno come nella serie originale. Saranno i Gold ad avere
più spazio del solito perchè se lo meritano, ecco
<3 *FETICISTE* Grazie per i complimenti, sono stati di
una dolcezza adorabile. Siamo in ritardo, ma alla fine abbiamo
aggiornato. Ci vuoi ancora bene? éOè
beat: la
nostra meravigliosa beat! Alla fine allora te la sei letta!
çOç Grazie! Non sai che felicità ci
hai dato. Di certo sarà un progetto ambizioso. E' una cosa
ENORME da gestitre ed è il motivo per cui andiamo
così piano; non vogliamo rischiare di rovinare qualcosa che,
per noi, è già diventata molto importante e ci
piacerebbe conquistasse anche voi. Milo e Phro sono un'arma di
distruzione di massa, così piccoli, è vero. Che
puccezza. Ma sono pericolosi proprio per quello. Gli Argionauti
cominciano ad averne un'idea. <3 Hera darà
eccome filo da torcere alla piccola Athena. Ma questa volta Saori
è pronta per affrontare un'avversaria di questo calibro al
massimo delle sue forze: ci saranno sorprese interessanti, vedrai. O,
almeno, lo speriamo. Grazie di tiutto anche a te, tesoro. Ti
abbracciamo forte.
ECCOCI
ALLA FINE: GRAZIE ANCORA A TUTTI. A CHI HA COMMENTATO, A CHI HA LETTO,
A CHI CI HA MESSO NEI PREFERITI, A CHI CI HA STAMPATO, A CHI CI HA
REGALATO DELLE CARAMELLE, A CHI HA SPUCCIATO APHRODITE DEI PESCI:
GRAZIE INFINITE.
LA SAGA COMINCERA'
PRESTO, DOPO QUESTO PROLOGO. NEL FRATTEMPO, CHI E' INTERESSATO AI
RETROSCENA DELLHERAMACHIA, LI PUO' TROVARE QUI, IN PROGRESS: CLIKKATE
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