Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ballerinaclassica    07/11/2009    4 recensioni
Ciel Phantomhive non ha mai ucciso una farfalla.
{ Seconda classificata, parimerito con Saeko no Danna, a quell'INFERNO di Contest indetto da DarkRose86 e vincitrice del premio per lo stile. }
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lau Tare, Ranmao
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lau Ranmao

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Red Damned Flower.












Delicata e lenta, era dotata di così tanta leggerezza, quella sottile scia di fumo. Aveva abbandonato in un sospiro le sue labbra, andando poi a dispiegare le ali e disperdersi, come fosse Zhuang Zhou ancora preso dal suo folle sogno.
La spirale di tiepido grigio saliva ed esplorava la cabina della nave, fino a diradarsi piano e diventare sempre più evanescente. Era come un arabesco, quel fumo che intrepido immaginava di essere una farfalla, che si ostinava a voler andare oltre, inseguendo ciò che di più evasivo potesse esserci.
Era effimera ed era sfuggente, di più, la meta del loro ultimo volo, evidentemente. Era lontana, probabilmente troppo per ciò che si sarebbe consumato in un battito d'ali.
Quel gioco, che elegantemente aveva viaggiato, raggiunse presto il soffitto, andando a cozzare con inaspettata dolcezza contro la parete di legno chiaro, infrangendosi e sparendo nell'istante successivo.

- Non era poi così bravo a fare la farfalla, non trovi? -

Lau non si era mai aspettato una risposta da lei, si limitava a tenerla sulle ginocchia e a sorriderle di tanto in tanto, tra una carezza ed un'altra.
Né Ranmao aveva mai avuto intenzione di proferire parola.

- Hai ragione, piccola sorella. -

Poi aveva lasciato perdere il suo thé del tutto, Lau, e si era concentrato su Londra.



- Non pensi sia un sogno, Ranmao? -
L'aveva vista socchiudere gli occhi. E gli era parso strano, in un primo momento, vedere la sua espressione mutare.
Delicatamente, aveva appoggiato le labbra sul suo collo. Lambendolo ancora un po' e desiderandolo mille volte di più dei suoi veleni.
Lau non aveva potuto fare mai a meno della sua piccola sorella. Aveva bisogno di tenerla sempre su di sé.
Anche di più, forse, di quell'enigmatico sorriso.



- Il Conte sta facendo tardi, vero, Ranmao? -

Di nuovo, aveva sentito il sapore del suo fumo invadergli la bocca, spingere nei polmoni dopo avergli dato alla testa ancora un po'.
E questo gli faceva socchiudere gli occhi, solo per intravedere accenni di ciò che lo circondava, solo per quel momento, solo per rendersi partecipe di un assaggio, solo per qualche altra ora ancora.
Aveva staccato il bocchino dalle labbra, percependone la mancanza già dall'attimo successivo. Aveva espirato di nuovo ed osservato la lenta ascesa della farfalla.

- Forse starà prendendo il thé. Forse. -

Chinando la testa indietro, Lau richiuse gli occhi, perdendosi nel turbine di fumo che aveva invaso la cabina.
Aveva trascinato con sé chissà quanti ricordi, quanti sogni e quanti dolori, quel veleno d'un grigio chiaro ed evanescente, portandoli via, allontanandoli, annullandoli.




Nemmeno una farfalla aveva preso fuoco. Nessuna di esse si era tinta dello stesso rosso che colorava i fiori tutt'intorno.
Nemmeno una aveva finito per scottarsi e perdere le proprie ali, vederle sparire e divenire una manciata di cenere nera.
- Non pensi sia un sogno, Ranmao? -
Era così morbida, la sua pelle. Almeno quanto lo era il colore di tutti i petali che andavano dolcemente a sconstrarsi contro i loro occhi e sotto i loro corpi.
Aveva dell'evanescente e conservava quella nota irreale dopo ogni carezza, ogni bacio, ogni ansito ed abbraccio.
Solo ora che potevano restare uniti e unirsi ancora, in un luogo fin troppo sfuggente.
- Il sogno di una farfalla. - le aveva sussurrato Lau contro la spalla, perdendosi ancora nel sentore della sua pelle.




Lau lasciò perdere per un attimo le sue droghe allucinogene, tornando alla realtà per qualche minuto ancora.
Aveva passato gran parte del suo tempo a parlare di Zhouang Zhou, della sua Cina, della Guerra dell'Oppio e di come l'Inghilterra aveva portato quel veleno nel suo paese. Le aveva raccontato di nuovi prati da raggiungere e di una nuova meta di pace. Le aveva anche promesso di rimanere con lei e riportarla nella loro terra.
Eppure, in risposta la sua piccola sorella non gli aveva concesso altro che un "Bugiardo".

- Ogni cosa ha il suo prezzo. -

Non aveva capito con esattezza cosa Lau intendesse. Lui si era limitato ad un enigmatico sorriso - ancora - e a posarle la testa su una spalla, a mo' di carezza.
E seppure cercasse di rassicurarla in qualche modo, non erano di certo un "Nulla" ed una stretta contro il petto, a farla calmare.
Lau necessitava di Ranmao perché lei pensava a lui.
Ranmao necessitava di Lau perché lui pensava a lei.
Niente di meno, né niente di più. Era così che perdonavano ed assecondavano il loro desiderio di protezione dal mondo.

La piccola sorella strusciava la guancia contro il petto di Lau. Aveva iniziato ancora a concentrarsi sul suo oppio, lui.

- Aspettiamo ancora un po', Ranmao. Il Conte non può mancare. -



Poggiando un palmo tra i fiori rossi, Lau era rimasto ad osservarla per un altro istante.
Potevano restare ancora vicini, i loro corpi, ad intrecciarsi, ad abbracciarsi, unirsi, amarsi, proteggersi ed illudersi ancora un po'.
Ed era solo una mera utopia, quella che strappavano e vantavano adesso.
Tanto intensi, i loro sospiri macchiavano tuttora di un infinito benessere ogni lembo della loro pelle, andando poi a sbattere prepotentemente sulle labbra dischiuse dell'uno e dell'altro, mischiando i sapori, gli odori, unendo due bisogni e una mancanza.
- Non pensi sia un sogno, Ranmao? -
Abbandonavano le loro bocche così calde e s'infrangevano sul contrasto del loro amplesso.
- Il sogno di una
farfalla. -
Mentre il rosso dei fiori, stonava sotto il bianco che esplodeva tra le loro gambe; mentre anche il cielo, forse, si tingeva un po' delle
loro tonatilità e del loro umore; mentre vivevano quella che non era che l'effimera anticipazione che Eros gli dava di altre millemila volte.
Lau stringeva Ranmao, perché aveva bisogno di lei.
Ranmao restava immobile, capendo quanto ancora fosse indispensabile per lui.
- Aaahh~! -
Tra gli ansiti ed i gemiti, aveva continuato a rimenergli vicino, forse molto più di quanto non lo erano mai stati.
Come due bambini che stringevano le reciproche mani per non separarsi mentre inseguivano quella meravigliosa
farfalla.
Era un'alchimia andata a crearsi col tempo, quel
sogno, un gioco destinato a non spezzarsi mai; solo ad intensificarsi e continuare per sempre.





Le aveva accarezzato la testa un'altra volta ancora, Lau. Poi aveva riportato alle labbra il bocchino, riempiendosi ancora un po' dell'essenza della sua illusione.
Ranmao aveva assottigliato lo sguardo, concentrandosi sulla porta scardinata. Il trambusto degli affondi delle palle di cannone e i colpi sulla nave e tutt'intorno erano ormai diventati insostenibili ed insopportabili.

- Finalmente siete arrivato, Conte. -

Non c'era stato nessun colpo di gelo, tremore o sussulto da parte di Lau. Nemmeno quando Ciel Phantomhive gli aveva puntato contro la nera canna della pistola.
Non aveva mai sentito parlare di una farfalla uccisa.

- Lau Tare. -

Aveva semplicemente stretto Ranmao a sé, convinto che mancasse solo qualche altro minuto alla realizzazione della loro meravigliosa utopia.
Nel fumo si era persa la sua voce e nel fascino allucinogeno di quell'ammasso di veleni, senza decadenza od odori migliori, avrebbe continuato a viaggiare.








- In questo mondo, ogni cosa è il sogno di una farfalla. -
E in quel mondo, nessuno bruciava, né osava strappar loro le ali. Avrebbero dovuto semplicemente riprendere il loro sogno.
   
 
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