GOLD DUST
E noi due ci riconoscemmo l’un l’altra: io il suo viso e lei la
mia leggenda.
- Anais Nin
Sights and sounds
Pull me back down another year
I was here
I was here
Novembre, l’erba è verde. Nei miei ricordi non ha mai fatto freddo. Tendi le
mani per coprirti gli occhi dal sole e poi indichi l’arcobaleno: "Mamma mi ha
detto che lì c’è una pentola d’oro."
Osservo i colori sfumati nel cielo, un arco che abbraccia lo spicchio di
mondo dove tu e io esistiamo e la nostra infanzia è impigliata fra i rami degli
alberi.
"…ma non scivola?"
Ridi, una foglia ti cade tra i capelli. Non te ne accorgi.
"E’ sotto". Ti metti seduto e alzi un polverone di stelle. Qui, quando
sbuffi, tu muovi le nuvole. Dio è una coccinella posatasi sul tuo ginocchio.
Cominci a correre e ti vengo dietro come se dovessi dissolverti in un’onda. Sei
la schiuma nei miei pensieri, metto le mani a coppa per raccoglierti ma scivoli
sempre via.
"Dove stai andando?"
"A prenderla!"
Il tuo sorriso – solco indelebile sulla bocca del mondo.
Whipping past
The riflecting pool
Me and you
Skipping school
Sta mattina mi sono svegliato senza pelle.
Le cose sono eccessive, qui. Il cuscino mi soffoca le coperte mi schiacciano
il materasso mi ha lasciato i lividi. L’erba si ficca a sangue nella schiena.
Ore davanti allo specchio a riflettere su ciò che fino a poco tempo fa mi
sembrava normale. Ho paura che il mio corpo cada a pezzi, che la lingua si
stacchi mentre starnutisco e i capelli che restano nella spazzola poi non
ritornino. Il cervello potrebbe uscirmi dal naso e non saprei nemmeno più come
mi chiamo.
Questo corpo sono io?
Non conosco i movimenti, ho preso in prestito da te i miei gesti. Resto fermo
davanti al tavolo e alla sedia chiedendomi se c’è spazio per passare. Abbasso la
testa attraversando porte alte come palazzi.
A volte c’è troppo silenzio e tu rimbalzi come una palla di gomma nella
stanza.
Toc.
Toc.
Mi concentro su quel suono e io sparisco. La mia anima si stacca. Il corpo è
una prigione in modo non dissimile a un’armatura quando quello che vuoi non è lì
per essere toccato.
La notte ti vedo ancora correre giù dalla collina, l’arcobaleno indica la
strada, ma io sono troppo lento per venirti dietro e non passo più per i tuoi
stessi buchi. Da piccolo mi nascondevo sempre nella cesta del bucato. L’ho
cercata tante e tante volte in questi anni e non potevo entrarci, perché l’avrei
rotta. Questo mi è rimasto, la sensazione orribile di essere troppo gigantesco,
e tu. Tu come lo scoiattolo sulla spalla dell’elefante.
Riconosco questa stanza, ma non è mia. Questi muri, ma non sono miei. Ho
lasciato libri vasi scarpe in giro e ancora non ci sono io. Sono la polvere
sullo scaffale. Soffio e mi disperdo.
Ho ben chiari i gradini davanti a casa nostra. Avevo chiesto a mamma di papà.
Mi faceva pensare all’inverno: la vita c’è, ma celata sotto la neve.
"Papà a volte non si voleva bene."
"Com’è possibile?"
"Non è così scontato. E tu sei ancora piccolo, non sai cosa vuol dire amarti.
Per questo devi stare accanto a tuo fratello. Perché voi avete imparato ad
amarvi l’un l’altro prima ancora di amare voi stessi."
"Che schifo" hai detto aggrottando la fronte, in equilibrio sulla
staccionata. Winry camminava all’indietro come un gamberetto, qualche metro più
in là, diceva "ancora un po’, dai, ci sei quasi ". T’impegnavi anche se non
avresti vinto niente. Avanzavi col sole alle spalle.
Comincia a far freddo. Ho ancora le mani congelate per un pupazzo di neve che
abbiamo fatto insieme.
Ti sto aspettando lì.
And we make it up
As we go along
We make it up
We go along
Mi sembra di non riconoscere più Winry. Il suo viso si è assottigliato, e
anche la vita. A volte non capisco ciò che dice, ma non voglio ammetterlo perché
sennò sarebbe triste. Ci sono cose che ho perso e non ritorneranno più. Un buco
di duecento pagine strappate proprio in mezzo alla mia storia fino a qui.
L’ultima parola che è rimasta è "Ed".
Apre anche questo nuovo capitolo e aspetto che si srotoli davanti a me.
Ti ricordo come ricordo me stesso, forse meglio.
Non ammettevi mai di non saper fare qualcosa e questo ci metteva nei guai. Un
miliardo di strigliate, elaboravamo strategie per scappare di casa in un fortino
fatto coi cuscini. Il tuo viso paffuto illuminato dalla torcia.
Le volte che un acquazzone ci ha sorpresi.
Quante balle che mi hai raccontato, vorrei darti un pugno.
Odiavo che lasciassi le tue scarpe in giro.
Non ricordo perché stessi piangendo. Tu ti sei seduto accanto a me e non hai
parlato.
Piango le stesse lacrime, non nello stesso angolo. Mi hanno detto che abbiamo
bruciato la nostra casa. Ho riso, perché…beh, un po’ fa ridere, no? Ti conosco e
non ti conosco. So cos’è tipico di te ma non sono sicuro di sapere cos’è tipico
di me. Ma che abitudini può avere un bambino di dieci anni, se non quelle che ha
assimilato dal fratello? Che poi è una cosa che i fratelli maggiori odiano, no?
La persona che sono stato in questi anni adesso è cancellata. Forse mi
aspetta al varco, forse no. Forse sarò una persona così diversa da quella con
cui tu parlavi, che se c’incontrassimo nemmeno mi riconosceresti. E forse io non
riconoscerei più te.
Tuttavia, resti il riassunto in quarta copertina.
Io e te con un asciugamano in testa e cioccolata calda tra le mani, mentre
fuori piove.
You said
- you raced from Langley-
pulling me underneath
a cherry blossom canopy
Ho il tuo cappotto tra le mani e non mi dice niente. Le storie che racconta
sono in lingua sconosciuta.
Parlare con Winry è strano, il suo sorriso è un suono che fa riecheggiare
nelle orecchie la tua melodia che mi sforzo d’intonare anch’io.
Ti vedo nei suoi occhi e solo per intuito so che sei tu. Sei riflesso in ogni
cosa che fa. A volte ride per qualcosa che tu hai detto e poi cerca di
nascondere che sta piangendo. Se raccogliessi le sue lacrime in un fazzoletto e
lo strizzassi, ne usciresti dalla testa ai piedi. Insieme ti ricreiamo nella
stanza e a volte quello che vediamo è uguale, a volte del tutto inconciliabile.
Sono così geloso.
Non vedo solo te, sai, vedo anche il modo in cui tu la guardavi e lei credeva
d’essere guardata. Solo raramente coincidevano.
Lavora sempre sul tuo braccio che è qui, e quindi è come se anche tu fossi
qui, e a volte la vedo bene fissare la porta come se tu dovessi aprirla per
venire a prenderlo.
Sarà perché ce l’ho davanti sempre – anzi, non può essere che per quello- ma
il tuo braccio lo ricordo bene.
Ti chiamavano Fullmetal. Chissà se sai quanto questo dica di te.
L’acciaio, per diventare acciaio, passa la prova degli elementi. Se il sangue
e le intemperie intaccano una spada una torre o una rotaia, il loro cuore
d’acciaio resta forte e possono rinascere.
L’acciaio si può piegare all’infinito e non si spezza.
Anche se mi dicono il contrario, a me sembra caldo.
Il tuo braccio lo portavi come un trofeo strappato a un macchinario gemente.
Per ridarmi la vita hai camminato su una gamba sola, e io…
…Dio. Io ricordo a mala pena che non ti piaceva il latte.
I do I have
- of course I have-
beneath my raincoat
I have your photographs
Di giorno ti cerco nella pianura, ti ritrovo sempre nel fruscio dell’erba o
in quello dei rami secchi, nella strada che ci portava al fiume. Ci sono
fantasmi stesi come bucato ad asciugare. Di notte però tolgo queste cose e il
mondo resta un telo di velluto.
Chiederò un favore al mondo: può cortesemente spegnersi affinché io trovi gli
occhi che brillano come lucciole? Gli dispiace essere così gentile da tacere
solo un attimo, così che possa sentire se da qualche parte, adesso, mio fratello
mi sta chiamando?
And the sun on your face
I’m freezing that frame
And somewhere Alfie cries
and said: "Enjoy his every smile you can see in the dark
through the eyes of Laura Mars"
"Non portarmelo via."
Winry alza la testa dal suo interminabile lavoro che tratta come un’opera
d’arte.
"Al…?"
"Quando troverò niisan…ti prego…solo per un po’, non portarmelo via…"
Lei posa la chiave inglese che cade come una delle mie lacrime.
E’ a questo che serve un corpo? Fa davvero schifo.
"E’ strano che tu me lo chieda, sai…"
Il suo sorriso, come lo sbuffo di vapore su una tazza di tè.
"…perché sai, più di una volta sono stata sul punto di chiedere la stessa
cosa a te…"
How did it go so fast
You’ll say as we are looking back
And then we’ll understand
We held gold dust
In our hands
Il tuo viso sta davanti a me come un quadro senza cornice.
La tua voce è la voce del tempo, ha annunciato regine e condannato uomini
giusti. Con la tua voce gli amanti si sono sempre chiesti scusa e chissà quanti
non ti hanno sentito dire "ti perdono". La tua voce è quella che gli uomini
hanno usato per parlare di Dio.
Il ricordo di chi ti ha incontrato risuona col mio e si espande all’infinito.
In loro ti vedo troppo grande, quasi non riesco a contenerti. Posso
abbracciarti, ma solo come un cumulo di foglie.
Ho costruito una zattera, tu soffiandoci gonfi le vele e la fai andare
avanti. Ti intravedo in fondo al mare ma sei troppo lontano e non riesco a
raggiungerti, la tua espressione non è chiara tra le increspature.
Chi sono io?
Quanto di te c’è dentro di me?
Quando entro in una stanza Winry trattiene sempre il fiato.
Hai lasciato sul mondo l’impronta della tua mano sulla quale adesso io calco
la mia.
Ti porto come un anello al dito. Insegnerò il tuo culto al mondo, così che
ovunque tu ti trovi senta parlare di te stesso e quelle parole tu riesca a
trovarmi.
Ripeterò il tuo nome fino a marzo.
Edward. Edward. Edward.
Dove sei?
Ti sei dissolto nel vento e ora il suo fischio ha la tua voce.
Ogni giorno cado e ti vedo ancora ridere di me.
Dove sei?
Maledizione, dove sei?
Gaslights
Glow in the street
Twilight held us
In her palm
As we walked along
Ci sono ancora, niisan, non ti ho lasciato andare, non lo farei mai per
niente al mondo.
Da ieri la pelle mi brucia, mi si staccano gli anni di dosso come la vernice
sopra un vecchio muro e lì sotto ci sono i ricordi che ho sepolto, riesco quasi
a toccarli. Ho vomitato l’ansia a un angolo di strada. Una volta sono caduto nel
fiume e mi hai insultato per ore, ma prima di farlo sei venuto a prendermi e
dalla preoccupazione non riuscivi più a parlare. Ci ritroviamo sempre inzuppati,
noi due, ci specchiavamo nella meraviglia della nostra reciproca ignoranza.
Sono ancora qui, tu stai correndo senza guardarti indietro – il bosco che
davanti a te si apre come se anche lui temesse la tua furia mi respinge, le
unghie dei rami mi graffiano.
Non ho più dieci anni, ma le mie ginocchia sono ancora sbucciate.
Mi vedo mentre cado sopra un riccio spappolato che tu hai pestato, le
castagne sono poco lontane. Dovremmo raccoglierle – sì, penso a questo, e la
mamma ce ne farà un cartoccio.
"Niisan, aspetta! Aspetta!"
Tu ti fermi, ti giri, vedi me e vedi la collina da dove siamo arrivati, vedi
la lunga strada che insieme abbiamo fatto e che io non riesco a ricordare.
"Che c’è? Alzati, dai."
"E’ solo una storia, l’arcobaleno non ha una fine! Torniamo a casa!"
Comincia a piovere e il fango fa sprofondare i miei passi. E dire che Winry
mi vorrebbe a casa, con una coperta sulle spalle, dice che ho la febbre. Passo
oltre il piccolo Al che si tira su inginocchiandosi sopra le foglie secche e
passo oltre a te che lo stai guardando – "Cerca di spicciarti, guarda che io non
potrò starti sempre dietro!"
La pioggia cade a sassi dal cielo. Mi stringo nel tuo cappotto, era il nastro
che avvolgeva il dono che mi hai fatto: la mia vita, niisan, questo corpo, tu li
hai impacchettati e non sei rimasto a vedere la mia reazione quando li avrei
aperti. I rami si piegano, si spaccano. Se ci fosse un soffitto mi cadrebbe
addosso.
Da quando sono tornato sto cercando di stipare la mia vita in una valigia
piccolissima.
Basta, sono stanco. Voglio lasciare un gran casino.
Non ho più le forze di continuare e cado a terra, proprio come da bambino, ci
pensi? Smetterò mai di essere un peso per te, niisan? Tu mi hai insegnato tutto,
ti ho lasciato qualcosa?
Ovunque tu sia, sei solo?
Sei solo quanto me adesso?
Mi annodo in un gomitolo in mezzo alle foglie ora stoppose e sono proprio un
idiota, ti sto sporcando il cappotto. Anche sotto il cappuccio i capelli mi si
riempiono di fango. Piango a lungo, così tanto che non distinguo più il rumore
della pioggia. Poi non so se accade davvero, o se come tutti sospettavano ho
finito per impazzire, ma le nuvole si aprono e sotto l’arcobaleno c’è il tuo
viso. Non più bambino, neanche adulto, sei piegato su di me e la tua treccia
oscilla per scandire il tempo che rimane.
"Sei un disastro" dici "Devo sempre tornare a prenderti."
Ti tocco, il tuo calore mi commuove. Mi aiuti ad alzarmi e ti fermo così
nella memoria, prima che tu scompaia. Poi noi due bambini ritorniamo a casa e io
ci guardo andar via. Ho i tuoi occhi tatuati sopra ai miei.
And we make it up
As we go along
We make it up
As we go along
"Che cosa credevi di fare?"
Ancora sotto il soffitto dove i ricordi si staccano. Nella notte mi cadono in
faccia. Aldilà della finestra è notte e aldilà delle colline forse è giorno e
dov’è giorno forse tu mi stai aspettando e guardi l’orologio.
"Alphonse, rispondimi! Che cosa credevi di fare?!"
"Volevo vedere niisan."
Winry stringe forte gli occhi, c’è una tinozza di disperazione sul comò e ci
ha intinto il panno che adesso ho sulla fronte. "Credi che sarebbe contento di
vederti fare cose stupide col corpo che ti ha dato?"
La sua voce è come un binario dissestato.
"Credi che a me non manchi, Al?"
Il treno deraglia.
"Lui è sparito per te, quindi prenditi le tue responsabilità e abbi cura di
te stesso!"
L’erba è secca, prende fuoco facilmente. La fornace è aperta, il carbone
rovesciato.
Che razza di disastro.
"Scusa…"
"Non chiedere scusa, scusa non vuol dire niente!" Butta la pezza nella
tinozza e l’acqua schizza. Una minuscola pioggia al chiuso. Si strofina gli
occhi. "Chiedete sempre scusa e poi non cambia niente! Fate sempre di testa
vostra!" Si siede sul letto e scoppia a piangere. "Mi dispiace" singhiozza,
credo. Non lo so. Resta girata, chi non vuole che la veda piangere? Che cosa
vede in me quando mi guarda come se dovessi spargere l’estate dalle tasche?
"Scusa" ripeto. La carne mi scivola dal cuore. Lei continua a piangere.
And somewhere Alfie smiles
and says: "Enjoy her every cry you can see in the dark
through the eyes of Laura Mars"
Ancora sulla collina, io e lei come se tu ci fossi.
Domani devo ripartire e allora mi cucio questi luoghi nella pancia, così che
nell'infanzia che ogni giorno devi rivivere tu possa trovare intatti i colori.
Voglio vederti invecchiare, niisan, ti toglierò gli anni dalle spalle per
caricarli sulle mie affinché tu possa riposare. Voglio che gli alberi marciscano
e i ricordi svaniscano. Voglio vederti, adesso.
Winry si piega su di me e mi bacia. E’ solo un attimo.
"L’avevo conservato per Ed" mi dice.
Forse anch’io.
Amo mio fratello.
Né in senso romantico né in senso fraterno. Nell’unico senso che conosco:
quello assoluto.
How did it go so fast
You’ll say as we are looking back
And then we’ll understand
We held gold dust
In our hands
Aspettami, niisan.
Adesso riesco ad alzarmi da solo.
Note dell'autrice: non mi dilungo che ho già l'ansia da prestazione
*_*; la prima volta che scrivo qualcosa in canon su una nuova serie è sempre
meno rilassante che strapparmi le unghie dei piedi con una pinza e poi sbatterle
contro l'angolo del frigorifero.
Dunque...ho fatto i capricci, volevo scrivere qualcosa con Gold Dust, una
delle mie canzoni preferite della Tori xD" Se volete farvi molto male o molto
bene, a seconda di come volete prenderla, ascoltatela perché è bellissima.
Mentre scrivevo Levitico (una lunghissima Ed/Al/Heiderich
che qui non posso pubblicare perché le regole dell'EFP si scioglierebbero,
essendo tipo una NC47) sono tornata a leggermi il primo lavoro di Anais Nin
(certo, cronologicamente verrebbero prima parte dei diari, ma dettagli), "La
casa dell'incesto", e sono stata nuovamente affascinata dalla scrittura puramente
per immagini che sceglie di usare, a costo di compromettere l'immediatezza e
parte della comprensione. Non per niente parla di "aver spinto la fantasia tanto
in là da essere incomprensibile agli altri". Io non solo non posso neanche
sbattere lo zerbino di Anais Nin (alla quale ho, tra l'altro, impunemente rubato l'espressione del "macchinario gemente"), ma non ho la formazione poetica necessaria per
tentare una cosa simile, tutta via ho provato nel mio piccolo a tralasciare le
azioni concentrandomi sulle immagini. Senza strafare.
E quindi...niente, ho scritto questa cosa inutile xD Però ho così appurato che
il canon non mi dispiace, quindi spero di poterci tornare con qualcosa di
consistente :3 Comunque non la rileggo e non la rileggerò mai, sennò la smonto.
Accontentatevi.
Vi rimando come sempre (beh, per chi mi leggerà in questa sezione è una novità) ad High Fidelity per aggiornamenti e risposta alle recensioni (fatene, che vi voglio già bene) e a Normal Again, il mio archivio personale, per leggere tutte le mie storie, comprese le NC17 su Fullmetal Alchemist che non mi va/non posso pubblicare su EFP.
(Ah, hugglo Nacchan, che dovrebbe tenermi la manina nel fandom e invece mi ci ha più o meno sbattuto dentro a calci in culo, ma io le vb lo stesso :*)