Do you remember?
I
know you, who are
you now?
Look into my eyes if
you can’t remember
Do you remember?
Red
“Never be
the same”
Tom non avrebbe mai pensato che quel momento sarebbe arrivato. Il
momento in
cui avrebbe rivisto Bill. Erano passati nove mesi dall’
ultima volta in cui si
erano visti. Nove mesi da quando Bill se n' era andato dalla loro casa,
pieno
di vergogna e sensi di colpa. Nove mesi da quando avevano fatto l'amore
sul letto
dei loro genitori. Erano passati nove mesi, ma non pensava che
l'avrebbe
trovato così cambiato.
Osservò il ragazzo davanti a sé: indossava un
paio di
pantaloni di pelle, neri e aderenti, mentre sopra aveva un gilet nero,
di
almeno una taglia più piccolo: era stretto e così
corto da lasciare scoperte le
ossa appuntite dei fianchi. Alle braccia aveva decine di bracciali
dello stesso
colore degli indumenti, e una lunga collana con un ciondolo a forma di
crocifisso pendeva dal suo collo. Il suo sguardo si posò poi
sui capelli e sul
suo viso. Erano stati tinti di un nero corvino che sotto la luce si
riempiva di
riflessi color blu elettrico, e cadevano ribelli sulle guance pallide.
Da una
parte, le ciocche selvagge erano state messe dietro l’
orecchio, perforato da piercing:
Tom ne contò almeno cinque. Notò poi che gli
occhi erano bistrati di matita
nera. Quel trucco rendeva ancora più ambiguo il suo
viso,accentuando la
femminilità e la delicatezza dei suoi lineamenti.
Se prima la dolcezza dei suoi tratti lo faceva somigliare a
una creatura eterea, ora sembrava un angelo caduto. O in alternativa,
un demone
innocente. E Tom sapeva che l’ unico responsabile di tutto
questo era solo lui.
Fece un passo in avanti,sfiorando con la punta delle dita la
guancia liscia del fratello.
"Dio mio Bill, cosa ti ho fatto?" sussurrò.
Ma non appena lo fece, Bill lo scostò via da sé,
bruscamente come non aveva mai
fatto. Tom fece un passo indietro.
"Bill... non ti riconosco più..."
Proprio mentre lo diceva, lo vide tirar fuori qualcosa dalla tasca
posteriore
dei pantaloni: erano un pacchetto di sigarette e un accendino.
Allibito, lo
guardò accenderne una e aspirare una lunga boccata da essa,
per poi appoggiarsi
di schiena contro il muro con aria strafottente.
"Da quand’ è che hai iniziato a fumare?" gli
chiese.
"Da quando mi pare. Fatti gli affari tuoi." fu la sua risposta.
"Invece sì che sono affari miei!" gridò. Poi
scosse la testa.
"Davvero Bill sei così cambiato..non sei più tu".
"Mi spiace ma il vecchio Bill è sparito per sempre." rispose
lui, aspirando
una lunga boccata di fumo con uno sguardo vuoto e inespressivo che gli
fece
paura.
"E non tornerà mai più?"
Prima di rispondere Bill buttò a terra la sigaretta ormai
finita e la schiacciò
con un piede.
"Non credo" rispose infine " Non sarebbe possibile. Non ricordo
più com’era il vecchio Bill"
"Questo non è vero!" gridò Tom "Tu
non VUOI ricordarlo."
"Insomma, adesso basta. Lasciami in pace"
Bill gli voltò le spalle e fece per andarsene, ma il
fratello lo bloccò. Lo
afferrò per il braccio, costringendolo a voltarsi.
"Ricorda com’ eri, Bill. Guarda nei miei occhi e ricorda"
Ma Bill continuava a tenere lo sguardo rivolto a terra, cercando
inutilmente di
divincolarsi dalla stretta del gemello. Così Tom lo prese
per il mento,
costringendolo ad alzare il viso.
"Guardami Bill. Te lo ricordi ora?"
Il ragazzo cercò di opporre resistenza per qualche secondo,
poi si rassegnò e
fu costretto a perdersi nel nero di quegl’ occhi, identici ai
suoi.
E dentro di essi fu come leggere l' intera storia della sua vita. Era
come se
non ci fosse un singolo minuto della sua vita dove il suo gemello non
fosse
stato presente, come se la sua mano lo avesse sempre aiutato a saltare
tutti
gli ostacoli, come se la sua voce avesse sempre completato ogni suo
pensiero.
Ma poi, il ricordo di quello che era successo tra loro, proprio in quel
lettone
dove da piccoli dormivano abbracciati in mezzo ai loro genitori, fece
riaffiorare in lui il dolore, la vergogna e i sensi di colpa che
l’avevano
lacerato in quei mesi.
"Lasciami andare adesso!" Fece un passo indietro e spinse Tom lontano
da lui. " Non mi toccare. Non ti avvicinare a me. È
sbagliato, è tutto
così sbagliato.."
La voce di Bill si incrinò su quell’ultima frase.
Scoppiò a piangere, non
riuscendo più a fermare le lacrime che aveva trattenuto per
tutto quel tempo.
"Oh Bill.."
Tom si avvicinò e lo strinse tra le braccia. Stavolta il
gemello non si oppose:
non aveva più energie per cercare di allontanarlo, e
lasciò che Tom lo cullasse
dolcemente, massaggiandogli la schiena. Quando Tom sentì che
si era calmato a
sufficienza, lo scostò un pò da sé e
lo guardò.
"Non c è niente di sbagliato, Bill. Puoi fare qualsiasi cosa
per cercare
di dimenticarmi, puoi andare con qualsiasi altro ragazzo, o ragazza, ma
cosa ci
sarà di diverso? Anche loro ti accarezzeranno
così..." sussurrò
accarezzandogli i capelli.
Lo sentì trattenere il respiro mentre con le dita scese
giù,
a sfiorargli le guance e poi il mento.
"E anche loro... ti baceranno così…"
mormorò poi attirandolo verso di
sé e appoggiando delicatamente le labbra sulle sue.
Dopo qualche istante si staccò e lo guardò negli
occhi.
"Sai qual è l’unica differenza, Bill?" gli chiese
facendo rimanere i
loro volti a distanza di pochi centimetri.
"Che noi siamo fratelli..." sussurrò Bill con la voce che
tremava.
"No" lo interruppe Tom posando un dito sulla sua bocca.
"Che loro non ti ameranno mai come ti amo io..." concluse.