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Autore: laguerriera    29/11/2009    8 recensioni
questa storia e ambientata agli inizi del settecento. Rose una contessa di diciassette anni dal carattere molto testardo, che a causa di un incendio perde i genitori e i suoi averi, si ritroverà a fare da serva ad una famiglia nobile e, qui incontrerà Luck il figlio del conte, misterioso, freddo e bellissimo. Tra i due nasce un rapporto di puro odio ma, questo rapporto può trasformarsi in amore?...” maledetto conte dei miei stivali! Avete voluto la guerra? Bene e guerra sia!” dissi a denti stretti con tutta la rabbia che avevo dentro. Lui mi guardò con quei suoi occhi viola bellissimi e magnetici e, con un sorriso sghembo sulle labbra disse “non aspettavo altro...”
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte fonda, nell'aria si sentiva l'ululato di un lupo, il vento muoveva le foglie e dava al bosco un' aspetto inquietante. La selva in quel momento mi sembrava un posto lugubre e terrificante, sembrava che il bosco fosse uscito da un libro del terrore. Girai il viso in direzione del finestrino della carrozza, per vedere quello che un tempo era la mia casa. Cenere, solo questo c'era.
Un incendio improvviso aveva devastato la mia dimora, uccidendo i miei genitori, e bruciando tutto quello che era di valore. Quattro ore prima ero figlia di un conte, avevo una casa, avevo i soldi e adesso... non ho più niente. Mi ritrovavo in una carrozza con altri due servi e il padre Hilbert che ci aveva ospitati nel suo monastero finché non ci avesse trovato una sistemazione. Non avevo parenti ero rimasta sola, e sicuramente il prete ci avrebbe trovato una sistemazione da qualche conte stupido e borioso.
Improvvisamente la carrozza cominciò a muoversi e mentre ci allontanavamo, diedi un ultima occhiata a quella che un tempo era la mia casa. Ero distrutta e sconvolta era successo tutto troppo in fretta, l'incendio, le urla e il fumo che non riusciva a farti respirare. Grazie alla mia fedele serva Elena sono riuscita a salvarmi, invece i miei genitori non c'è l'anno fatta. Tutto d'un tratto il padre Hilbert disse “ so come vi sentite figliola, forza e coraggio tutto si risolverà. Queste cose capitano, certi dicono che sono cose che succedono, altri invece pensano che sia una prova che il signore manda ad ognuno di noi” feci una smorfia e dissi “ ditemi padre, vi è mai capitato di perdere una persona importante?” il padre fece cenno con la testa di no, “ allora non sa come mi sento, potrà essere anche una prova che il signore mi ha mandato ma, io mi domando il perché. Perché Dio avrebbe mandato un incendio, causando la morte dei miei genitori?” il prete abbassò gli occhi e disse “ non so perché il signore vi abbia mandato questa prova, ma quel che certo è che queste cose avvengono per un motivo” rivolsi il mio sguardo in direzione del finestrino e feci capire che la conversazione era finita.
Mentre la carrozza procedeva in direzione della sua meta, ripensai ai miei genitori, con la mente cercai di ricordare i loro volti. Mio padre sempre con quell'aria severa e indifferente che in realtà nascondeva una personalità solare e a volte divertente. Mio padre portava sempre i baffi, i capelli castani pettinati all'indietro, naso dritto e due occhi grandi e del colore del cioccolato, Anche se aveva quarant'anni li portava benissimo. Invece mia madre, era la donna più bella che avessi mai visto. Aveva lunghi capelli neri e mossi, un naso piccolino due occhi grandi e verdi e un fisico formoso, era davvero splendida. Il suo carattere era spettacolare, se facevo un guaio lei era sempre li a difendermi ed era dolcissima non sembrava che aveva trentasette anni. Io invece ero il contrario di lei, ero testarda , ribelle e non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno. Invece il mio aspetto fisico era un misto dei miei genitori, avevo capelli lunghi, mossi e castani. Due occhi grandi e castani molto chiari che alla luce del sole sembravano verdi, labbra piccole e carnose ma il naso lo avevo ereditato da mio padre, ed ero abbastanza formosa un po' troppo rotonda forse.
“ Siamo arrivati Signorina” la voce di Elena mi allontanò dai miei pensieri, mi girai nella sua direzione e vidi che era scesa dalla carrozza e con la mano mi invitava ad uscire.
Un vento gelido mi colpì in pieno viso costringendomi ad alzare il cappuccio del mantello,dinanzi a me si innalzava un grande edifico di pietra giallognola. Possedeva un portone di legno e delle finestre che circondavano tutto l'edificio e in cima c'era una croce, era un posto molto semplice ma, per me andava benissimo. Ero stanchissima, dopo l'incendio padre Hilbert aiutato da altri uomini ha seppellito i corpi e dopo una piccola messa, abbiamo lasciato quella che un tempo era la mia casa. All'interno dell'edificio appesi al muro c'erano dei quadri che ritraevano il nostro signore Gesù e sua madre Maria. In fondo c'era un altare molto semplice e appeso al muro una grande croce di legno e, in mezzo alla sala c'erano delle panchine.
“ per di qua signorina Rose” il padre Hilbert ci condusse nelle nostre stanze dopo aver salito alcune scale. All'interno della mia stanza c'era un letto vicino alla finestra, una cassapanca e un piccolo armadio, mi girai in direzione del prete e dissi “ padre vi ringrazio per tutto quello che state facendo...” il padre sorrise e disse “ di niente cara, adesso riposatevi va bene?” annuii “ allora buona notte” “ buona notte padre” e detto questo il prete se ne andò portando con se Elena.
Mi sdraiai sul letto esausta e pensai a quello che mi aspettava domani, solo a pensare che da li al giorno dopo sarei diventata la serva di uno stupido conte, mi veniva la pelle d'oca. Ma decisi di non pensarci così chiusi gli occhi e mi addormentai.



Spero che questa storia vi piaccia e se volete lasciatemi qualche commento okay? Alla prossima!!

  
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