Quando una parola può
ucciderti...
Il suo ricordo,
le emozioni che ti ha
dato,
la bruciatura che ti ha lasciato...
Giocavo a
poker. Avevo una coppia di due servita di mano. Nessuna possibilità
di vincere. Nessuna ambizione di vincere. Giocai il tutto per tutto
senza speranza, senza interesse. Cambiai quattro carte. Poker.
Avevo il poker in mano. D'un tratto pensai che potevo vincere.
Decisi di giocarmi ciò a cui tenevo di più, sicuro
che non lo avrei perso. Mi giocai il cuore.
Piano piano il
Destino mostrò le sue carte. Scala reale. Aveva vinto. Capii
che non si poteva battere il destino, qualsiasi carta tu abbia in
mano. Persi il mio cuore e smisi di giocare.
Ma senza il
cuore ti resta il vuoto al suo posto. Un vuoto profondo, lacerante,
distruttivo. Un vuoto insopportabile.
Pensavo che il
Destino prima o poi mi rendesse il cuore. Passava il tempo e
l'insopportabile vuoto continuava a farla da padrone. Non mi
avrebbere mai reso il mio cuore. C'era un solo modo per riaverlo.
Tornare a giocare.
Alla prima mano non mi uscì alcuna
combinazione. Poi arrivò una coppia di due. Ma non si
trasformò in poker. Continuavo a perdere. E ogni volta
sapevo di perdere un pezzo di me. Nelle ultime mani uscì
persino il tris ma eravamo ben lontani dal poker in cui perdetti il
cuore. E comunque il Destino aveva sempre una scala reale.
Ancora
adesso sono qua a giocare nella speranza di riprendermi il cuore.
Ancora adesso sono qua a perdere un pezzo di me.
Forse
dovrei smettere. Prima o poi il Destino mi renderà ciò
che ha preso. Ma continuo sempre a giocare in nome di una parola.
"Fai?". Nulla, gioco a carte col destino e continuo a
perdere. Solo perchè una volta ho creduto di vincere.