Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Mannu    02/12/2009    0 recensioni
Dopo l'ultima movimentata avventura Miki è tornata alla normalità. Banale normalità: solitudine, conti da pagare, ingaggi da trovare per sé e per la sua astronave, revisionata e pronta a partire. Normalità destinata a durare poco: basta una malinconica serata in giro per locali per aprire diversi fronti sui quali Miki dovrà combattere!
Nota importante: ancora crediti a Cassiana, che ha scritto l'intero capitolo 1, da me rivisto e adattato al resto del racconto che gli ho "costruito" intorno. Crediti a Cassiana anche per il personaggio di Pavel "Spyro" Zebrinsky, da lei strappato dalla foto di gruppo dell'equipaggio del Raja ed elevato al rango di protagonista a tutto tondo. Grazie, Cassiana! Anche questa è per te!
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In nebula - 7
7.

Come tutte le tute da vuoto, anche quella era scomoda, fredda e umida. I moduli EVA, che le permettevano di muoversi liberamente nel vuoto, erano però migliori di quelli della sua tuta personale che riposava tranquilla a bordo del Coyote. Dove avrebbe voluto essere anche lei in quel momento.
La nebulosa vista col telescopio era fantastica: rossa, blu, gialla... era percorsa da affascinanti lampi bianchi, tendeva filacciose estremità in tutte le direzioni, sembrava la fotografia di un'esplosione di vapore colorato. Era ancora molto lontana ma riempiva totalmente lo spazio intorno alla nave.
Vista dall'interno della tuta EVA, annichiliva. Una volta uscita dalla camera d'equilibrio aveva perso il controllo del respiro ed era caduta vittima delle vertigini, come una stupida, paurosa principiante. Ma “paura” non era la definizione migliore per descrivere ciò che aveva provato. Aveva chiuso gli occhi strizzandoli per vincere le vertigini, per sconfiggere la morsa che le aveva improvvisamente serrato il petto. Aveva aperto la bocca e cominciato a boccheggiare contro la sua volontà, come se stesse affogando. Ma ce l'aveva fatta e si era ripresa. Fronteggiare quel mostro la stava provando, ma richiamando alla mente l'addestramento per le passeggiate spaziali era riuscita a vincere lo sconforto totale, la paura e le difficoltà di respirazione. Le girava ancora la testa ogni volta che staccava gli occhi dallo scafo del cargo alla deriva, ma sapeva di potercela fare. Strinse i denti e si concentrò su un solo punto dello scafo, un punto che le pareva fisso davanti al suo naso. Come le avevano insegnato, controllava il suo respiro.
- Controlla la velocità.
La voce di Spyro. Gli strumenti della tuta erano disturbati dalle emissioni della nebulosa. Anche la radio era disturbata, ma riusciva a capire quello che le veniva trasmesso dal Raja. Non essendoci modo di sapere quale fosse la sua velocità senza strumenti, accese i motori della tuta per frenare un poco. Solo un piccolo impulso. Un brevissimo sbuffo d'azoto dagli ugelli. Lo scafo del cargo alla deriva appariva scuro, privo di dettagli. La maggior parte della luce giungeva dal nucleo della nebulosa, una chiazza chiara e insondabile. Emetteva di tutto, facendo impazzire gli strumenti e accecando i sensori. E facendo naufragare le astronavi, aggiunse. Si chiese se la tuta fosse un riparo sufficiente da quelle radiazioni e che effetto avrebbe avuto sul suo corpo quell'esposizione. Ma ormai è troppo tardi: sono fuori.
- Vedi qualcosa? - ancora Spyro. A causa della scarsa qualità del segnale non poteva percepire il tono della sua voce, ma le sembrò ugualmente ansioso.
- Nulla. Ma sono ancora troppo lontana.
Fece scorrere gli occhi su tutta la porzione di scafo visibile. Le serviva la camera di equilibrio, un portello di carico, qualsiasi cosa. Doveva provare a entrare, a tutti i costi. Non sapeva che ci fossero attrezzi simili a bordo del Raja ed era rimasta stupita quando, seguendo le indicazioni del Secondo, aveva aperto un armadio nella stiva 2 e trovato un laser per prospezioni minerarie. Ingombrante, ma efficace. Lo aveva agganciato all'imbracatura del braccio destro: bastava puntare la mano e stringere il pugno. Il grilletto infatti era fatto per fissarsi sul palmo del guanto corazzato. Era il suo biglietto per salire a bordo.
- Ah, i gemelli si sono svegliati. Stanno abbastanza bene e ti salutano – la voce distorta dalle interferenze interruppe il silenzio. Le sembrò che Spyro non riuscisse a stare zitto troppo a lungo. Doveva essere giunto al limite della sopportazione anche lui. Dopotutto non era fatto di acciaio come voleva far credere, pensò sorridendo dentro il casco riflettente. Ricambiò i saluti e pensò ad Adso e Zarina: due spaziali da oltre cinque generazioni. Spaventosamente alti e magri, i loro arti lunghi e sottili come quelli di certi insetti le facevano spavento. Come se non bastasse erano albini e, nonostante fossero fratello e sorella, quasi indistinguibili. Soprattutto quando Zarina si tagliava i capelli a spazzola come il fratello.
Lo scafo del relitto cominciò a farsi più grande all'improvviso. Miki frenò ancora, più a lungo. Non ci teneva a sfracellarsi.
- Controllo cima di sicurezza – disse aprendo il canale della radio.
- Estensione regolare – un lungo nastro arancione si distendeva dritto dietro la sua schiena e la collegava al Raja. In caso di necessità Spyro avrebbe potuto riavvolgere la cima e trascinarla così dentro la camera di equilibrio, lasciata aperta. Eventualità del tutto indesiderabile perché presupponeva il verificarsi di una spiacevole situazione di emergenza con lei protagonista.
Lo scafo era sempre più vicino. Aveva puntato al secondo modulo di carico dopo quello abitabile che costituiva la prua del cargo. Era una classe di astronavi da trasporto molto vecchia, ma vide che certe strutture erano sempre più o meno le stesse. Col diminuire della distanza cominciò a notare i particolari: i moduli non erano tutti uguali. Quello aveva un solo portello di carico, enorme. A giudicare dall'aspetto, non doveva essere pressurizzato. Ciò la fece stare più tranquilla. Era stata categorica: per nessun motivo sarebbe entrata nel modulo abitabile. Non aveva nessuna voglia di sapere se era vero tutto quello che si diceva dei cadaveri nelle navi rimaste abbandonate a lungo. Finalmente poté manovrare per posare gli stivali adesivi al metallo dello scafo del relitto e provare a camminare. L'atterraggio fu un po' brusco ma se la cavò con un semplice spavento. Mi verranno i capelli bianchi prima della fine di questa storia, si disse.
- Ho toccato.
- Ottimo. Ti guido io. Girati leggermente a destra e comincia a camminare.
Spyro la stava tenendo d'occhio col telescopio di bordo e poteva avere una visione d'insieme molto dettagliata anche senza il video proveniente dalla sua tuta. Le interferenze erano troppe per trasmettere il video e la telemetria. Miki pensò che ora poteva immaginare come si sentisse un insetto posato su una parete o sul soffitto. Semplicemente non faceva differenza.
- Ferma. Guarda a destra.
Miki obbedì e accese la luce orientabile della tuta. La segnaletica era ancora visibile: c'era qualcosa lì. Sembrava un portello di qualche genere: c'era un profilo evidenziato da uno spesso bordo rosso verniciato sul bianco sporco del relitto. Pensò che era da secoli ormai che non si usava esclusivamente la vernice bianca per lo scafo esterno, ma che probabilmente era stato proprio per merito di quella che aveva notato la nave alla deriva.
- Direi di tagliare – disse soddisfatta. Non vedeva l'ora di usare quel laser che portava attaccato al braccio destro.
- Attenta: quell'affare è pericoloso – che carino Spyro: si preoccupa per me, pensò ridacchiando. Quando torno lo bacio.
Tagliò quello che sembrava il meccanismo di chiusura di un portello secondario. Tra gli attrezzi della tuta EVA c'era un divaricatore elettrico auto-alimentato, piuttosto potente. Non riuscì a combinarci nulla fino a quando non ebbe tagliato il portello in altri cinque punti. Per essere il portello di un cargo è chiuso bene, pensò.
Si calò nell'apertura buia. Il metallo era spesso, il portello doveva pesare parecchio. Sembrava blindato: il laser aveva fatto fatica a tagliare e ci aveva messo parecchio tempo. I fari ora illuminavano un ambiente vasto: ci mise un poco a capire che quella era una stiva piena. Oltre il vicinissimo orizzonte di una passerella metallica c'erano container impilati ovunque, in bell'ordine, assicurati con un vecchio sistema a cavi metallici per impedire che se ne andassero a spasso durante le manovre. Miki quasi si commosse al pensiero che quella stiva era ferma nel tempo esattamente come l'avevano lasciata gli ultimi che vi avevano avuto accesso. Chissà dove, chissà quando.
- Cosa vedi? - la radio era ancora disturbata e per di più ora il segnale si era attenuato per via dello scafo del relitto che si frapponeva fra lei e le antenne del Raja.
- Vecchi container... somigliano a quelli di tipo D: grandi, rettangolari, ormeggiati. Tutto in ordine.
- Tagliane uno.
Facile a dirsi per te, pensò Miki. Controllò puntando in giro le luci di profondità della tuta creando ombre spettrali in movimento. Le si insinuò il fastidioso pensiero che in mezzo a tutte quelle ombre che sembravano fuggire da lei si potesse nascondere qualcuno. O Qualcosa. Troppi olofilm sui mostri spaziali, si disse. Si assicurò che la cima di sicurezza non fosse impigliata e cominciò a scendere con molta cautela.
Quando fu accanto al container più vicino azionò il laser stringendo il pugno destro. Fu come tagliare il burro con un coltello caldo: aperta una finestra rettangolare nel metallo puntò la luce dentro il buco.
Roccia?
- Come sarebbe? - la voce di Spyro era un sussurro lontano, debolissima.
- Roccia, sabbia, pietre... pezzettini di quarzo... non sono una geologa, non so cosa sia questa roba. Luccica, va bene?
- D'accordo, non discutiamo. Preleva un campione e vieni via.
Quelle parole le fecero balenare nella mente che forse aveva reagito un po' troppo bruscamente. Aprì il contenitore tubolare che aveva portato con sé e cominciò a scavare fuori dal foro nel container tutto quello che poteva prendere.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Mannu