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Autore: Spike82    08/12/2009    3 recensioni
A Ennis viene data una seconda possibilità. Tutto quello che deve fare è superare le sue stesse paure...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ennis era seduto davanti alla roulotte in cui viveva da troppi anni ormai, il sole di primavera lo accarezzava, riscaldando un corpo che diventava ogni giorno più debole e stanco.

Le sue bambine, tutto il suo mondo ormai, si erano entrambe fatte una vita propria, si erano sposate con uomini di cui non poteva lamentarsi, e la più grande lo aveva anche già reso nonno.

Finalmente era libero, finalmente si sentiva libero, sapeva di non avere altro di cui preoccuparsi, tutto quello che gli restava da fare era ricordare Brokeback Mountain, l’unico periodo della vita in cui era stato veramente felice.

Sospirò passandosi una mano tra i capelli ormai imbiancati dall’età.

Sentì il rumore di una macchina che si avvicinava, ma non girò la testa per vedere chi fosse, poi smise di sentire chiaramente.

Non si rese conto che la persona che lo stava chiamando era la sua bambina, Alma Junior, non si preoccupò quando lei cominciò ad agitarsi, a correre verso di lui, perché non vide nessuna di questa cose, non si rese neppure conto che stava scivolando dalla sedia, non sentì la terra toccare violentemente il suo corpo mentre quello si accasciava privo di vita.

Non vide le lacrime della sua bambina, non sentì le sue parole che gli auguravano di poterlo rivedere, e non seppe mai che lei aveva capito tutto.

 

Riaprì gli occhi, anche se non riusciva a spiegarsi come fosse possibile, un sole accecante splendeva nel cielo, così diverso da quello che era abituato a vedere in città, da quello che era abituato a vedere negli ultimi anni, da quando non gli importava più che cosa succedesse nel mondo.

Distolse lo sguardo quando gli occhi cominciarono a lacrimare, e abbassando lo sguardo si rese conto di un’altra cosa strana.

Portava un paio di jeans che non metteva da anni, da quando non lavorava più nei pascoli in montagna, ricordava vagamente di Averli messi nell’armadio, accanto alla camicia azzurra sporca di sangue.

Sfiorò i pantaloni con una mano, distrattamente, magari era veramente uscito di testa quella volta.

Sì, doveva essere così, doveva essere impazzito perché era certo di non trovarsi in una fottuta cittadina sperduta nel niente, puzzolente e moribonda.

Si trovava a Brokeback Mountain, poteva sentire il loro fiume scorrere vicino a dove stava, immobile come un idiota, come la prima volta che lo aveva visto, imbarazzato dalla sua stessa gioia.

Se quello voleva dire essere pazzi allora andava bene, era tutto quello che aveva sempre desiderato.

Mosse passi incerti, mentre la sensazione dei ciottoli sotto le scarpe si rimpadroniva dei suoi sensi, familiare e sicura come quel luogo era sempre stato per lui.

Mentre camminava la sua attenzione fu attratta da se stesso, dalla velocità con cui camminava, dalla completa essenza di fatica e soprattutto dalle sue mani, non erano le mani di un uomo abituato a spaccarsi la schiena per una vita intera, non erano le mani di un vecchio che è arrivato alla vecchiaia dopo aver bevuto e sofferto troppo.

Erano le mani di un giovane, di un trentenne che cerca un lavoro per l’estate e che invece di quello trova qualcosa di bello e importante che come un idiota manda al diavolo per paura.

Cominciò a correre, magari non era pazzia quella che stava vivendo ma qualcosa di ancora più incredibile, anche se magari pazzo lo era davvero se pensava a quello che la sua mente non voleva credere e che il suo cuore sperava con tutto se stesso.

Cominciò a correre e per poco non riuscì a fermarsi quando i suoi occhi videro quello che stava cercando e che aveva avuto paura di non poter più trovare.

Una tenda bianca stava solitaria accanto ad un campo.

Una tenda bianca che conosceva bene, che ricordava non essere in grado di tenere lontano il freddo notturno.

Una tenda bianca che almeno per un po’ era stata in grado di tenere protetto quel sentimento che non aveva voluto guardare in faccia per paura la prima volta.

Una tenda bianca che era stata la loro casa.

Una tenda bianca che era stata un’alcova, uno scrigno dove racchiudere quello che la realtà di tutti i giorni avrebbe fatto a pezzi senza pietà.

E davanti alla tenda quello che vedeva sempre, da anni, nei suoi sogni.

Quello che non poteva fare a meno di guardare.

Un giovane, con una camicia azzurra e un paio di jeans dello stesso colore e il cappello da cowboy calato sul viso per difendersi dal sole stava dormendo, ed era bellissimo.

Bello come un angelo caduto dal cielo solo per dannarlo, e se quella era la sua seconda occasione questa volta avrebbe accettato la dannazione senza pensarci due volte.

Si avvicinò a lui lentamente, imbarazzato come non era stato neppure il giorno del suo matrimonio, e si inginocchiò accanto a lui cercando di non fare rumore, non voleva svegliarlo, non voleva rovinare tutto, voleva solo guardarlo, osservarlo in quel momento, rilassato e sereno come lo aveva visto solo quella meravigliosa estate e come non era più riuscito a vederlo, sapeva che lo aveva fatto soffrire, che era stato egoista e spietato con lui e con i suoi sentimenti.

Sospirò e spostò con attenzione il cappello dal volto del ragazzo. Dal bellissimo volto del ragazzo.

Al posto dell’espressione dura o accusatoria che si era aspettato negli occhi di Jack, una volta che si furono abituati all’improvvisa luce del sole, vide solo amore ed un velo di tristezza.

“Ciao…ti stavo aspettando!”

La sua voce era dolce, come la ricordava, ma dio come adorava poterla sentire ancore, invece di essere solo costretto ad immaginarla.

Lo baciò, non seppe fare altro, ma sperava che fosse la cosa giusta da fare.

Sperava di non rovinare tutto, e si malediceva per non riuscire a pensare ad altro, stava diventando noioso anche per se stesso.

Non che si fosse mai sentito una di quelle persone spigliate e divertenti, ma non gli era mai capitato di farsi venire voglia di prendersi a sberle solo per far smettere quelle ripetizioni.

“Non lo hai mai fatto…”

La voce di Jack lo riportò a concentrarsi su quello che era veramente importante.

Era vero, non era mai stato il primo a baciarlo.

“Ci sono molte cose che non ho mai fatto e che intendo fare adesso!”

Non ricordava di aver mai parlato così tanto da quando l’altro se ne era andato, ma ricordava anche che con lui era sempre stato facile parlare.

Si baciarono ancora, impacciati, timidi, appassionati.

Non avevano fretta, non quella volta, non c’erano famiglie da cui tornare, bestiame da tenere d’occhio, non c’erano uomini al di fuori di quella terra a cui rendere conto. Non c’era semplicemente nessuno, solo la cosa che importava veramente, c’erano solo loro.

Jack si alzò agilmente , tendendo la mano ad Ennis. Sorrise quando sentì le dita dell’altro allacciarsi alle sue.

Entrarono nella loro tenda sorridendo, come bambini felici, come uomini che si sono finalmente trovati, che hanno superato mille ostacoli, solo per essere insieme.

Ennis si voltò verso Jack, gli prese il viso tra le mani e lo baciò ancora, come se il suo sapore non gli bastasse mai, come se dal contatto con quelle labbra dipendesse la sua stessa vita.

Si sdraiarono insieme, nessuna paura, nessun ripensamento, solo una voglia che era cresciuta con il tempo e una tenerezza che forse non era mai stata abbastanza espressa.

Ennis si sollevò sulle braccia, portando il suo sguardo all’altezza di quello di Jack, incatenando i loro occhi.

Bello, era bellissimo, e completamente suo, ma sentiva di dover fare ancora una cosa per poter sentire finalmente quell’appartenenza, per poter sentire di appartenergli a sua volta.

Le mani di Jack gli accarezzavano la schiena dolcemente, ma non parlava, come se sapesse che quello era un momento fondamentale per ola loro nuova vita insieme.

I loro corpi nudi, stretti in un abbraccio sensuale e allo stesso tempo casto erano in attesa che il tempo ricominciasse a scorrere, ma solo Ennis aveva il potere di permettere che ciò avvenisse.

Ennis chiuse gli occhi per un istante, cercando dentro di sé tutto il coraggio che gli era sempre mancato, solo perché lo aveva cercato nei sentimenti sbagliati, ma adesso sapeva dove trovarlo, nel suo amore per Jack e da nessuna altra parte.

Riaprì gli occhi e l’immagine di Jack riempì la sua vista e tutto il suo essere.

“Ti amo. Ti amo Jack, adesso e per sempre io ti amo!”

Fu allora che il tempo ricominciò a scorrere, come le lacrime di Jack che le lunghe ciglia non furono in grado di trattenere.

Per anni aveva sperato di sentire quelle parole pronunciate da Ennis, e per la prima le sue lacrime non erano di rabbia e dolore, ma di gioia, una gioia infinita che aveva avuto il potere di superare anche la morte pur di riuscire ad affermarsi. 

“Lo so… l’ho sempre saputo, ma non sai quanto sia bello sentirtelo finalmente ammettere!”

Jack lo attirò a sé, portando i loro corpi quasi a fondersi e questa volta fu lui a baciarlo, mentre schiudeva le gambe, per permettere all’altro di trovare posto tra esse.

Il sole intanto stava tramontando dietro le vette di Brokeback Mountain colorando con riflessi rossi una storia che sembrava finita anni prima e che invece era appena cominciata.

 

FINE

 

  

 

 

 

  
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