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Autore: Sotorei    13/12/2009    1 recensioni
Arrivati a un certo livello di potere, gli individui di Rune-Midgard iniziano a far luce, perdendo a lungo andare lo scopo della vita. Ma adesso c'è una novità. Gli dei permettono di superare il limite con la rinascita. Rinascere e diventare più forti. E perdere l'aura di luce, che per il sonno è una gran cosa.
Genere: Parodia, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deviling disse: «Stai barando, pusillanime palla di pus rosa con le ali.»

Angeling, che a tratti corrispondeva alla descrizione di Deviling, avrebbe alzato le spalle se solo le avesse avute. Disse: «Non è possibile barare a Monopoli.»

Deviling mutò il suo ghigno in una smorfia di disapprovazione. «Sì, se continui a fottere soldi dalla banca. Credi che solo perché già ne hai tanti non me ne accorgo?»

«Oh, andiamo» s’intromise Poporing, «perché dovete interrompere sempre al mio turno?»

«Sei solo verde d’invidia» gli disse Marin.

«Che c’entra?» replicò Poporing, che verde era di natura.

«Oh» disse Deviling, «questa sì che era una brutta battuta.»

«Superata, oltre che poco inerente col discorso. Posso tirare?»

Angeling annuì. L’aureola sopra la testa fece su e giù.

Poporing, con una certa difficoltà, fece per tirare il dado. Essendo una palla verde con occhi e bocca, non aveva le mani e doveva mangiarlo per poi sputarlo. Era alla fase sputo quando la sirena d’allarme della Fabbrica dei Giocattoli prese a strillare.

«Ehi, non è colpa nostra» disse Deviling.

Poporing sputò il dado e imprecò nell’unica lingua che conosceva.

«È l’allarme intrusi» disse Angeling.

«Non squilla da anni» disse Marin, guardandosi intorno. «Non pensavo esistesse ancora.»

«Ma sì» disse Deviling. «Rudolph l’ha riattivata adesso che sta facendo la sua cosa.»

«A proposito» disse Angeling. «Voi che ne pensate?»

«Di cosa.»

«Rudolph.»

Deviling, nel gesto di scrollare le spalle che non aveva, scrollò le ali. «Può fare quello che vuole. Ehi, ignoriamo ‘sta allarme. Tira.»

Poporing indicò in avanti col muso. «Ho fatto sei.»

Deviling esaminò il cartone. «Con sei arrivi nel posto che vuoi comprare. No, non vale perché è suonato l’allarme, ritira.»

«Hai detto di ignorarlo.»

«Chi è il capo?» Deviling balzò in avanti. «Eh? Chi è?»

Poporing imprecò ancora. Inghiottì il dado e fece per sputare.

Ancora, fu interrotto.

Non fu l’allarme, che aveva continuato a suonare imperterrita, ma un corpo, che volò sul cartone facendo cadere tutte le pedine e i biglietti di Imprevisti e Probabilità che si dispersero sul pavimento colorato.

Gli Ing si sporsero a osservarlo.

«Un Elfo Biscotto» constatò Marin.

«Ehi, è proprio un Elfo Biscotto» osservò Angeling.

«Un Elfo Biscotto Rosso» rilevò Deviling.

«Un pezzo di merda» analizzò Poporing, e gli sputò il dado addosso.

«Scusate» disse una voce.

Gli Ing si volsero. Davanti a loro, una renna. Dietro la renna, un ragazzo con una spada enorme e una ragazza rosa.

«Scusate un cazzo» disse Poporing.

Quelli li ignorarono.

«Cioè» disse la ragazza rosa al ragazzo. «Io ho detto che non dovevamo fidarci. Che ci avrebbe traditi.»

«Non ne hai avuto il tempo» replicò il ragazzo. «Porca sozza. È stato un fulmine.»

La renna gesticolò. «Sapete, non sapevo nemmeno che ci fosse un allarme, in questo posto.»

La ragazza rosa si portò le mani alle orecchie. «È troppo… fastid—ARGH.» Alzò l’arco e scrutò il soffitto. Scoccò una freccia e colpì un cono rosso e luminoso appeso a un angolo. Quello si spense, ma il rumore no.

«Sapevi non sarebbe servito a nulla, vero?» disse lo spadaccino.

La ragazza rosa strinse i pugni. «Andiamo.»

«Dove?» chiese la renna.

«Da qualche parte!» disse la ragazza. «Dobbiamo cercarli!»

La renna alzò lo zoccolo, e per un momento sembrò Gesù con le corna. «Aspettate» disse, e si avvicinò agli Ing.

Quelli lo guardarono. «Sì?» chiese Deviling.

«Ragazzi» sorrise la renna. «Come andiamo?»

«Male» replicò Deviling. «Hai interrotto la nostra partita.»

«Sono sicuro che avrete modo di farne un’altra.» La renna si abbassò e mise gli zoccoli sulle cosce. «Sentite, abbiamo proprio bisogno di sapere dov’è Babbo Natale. So che lo sapete.»

«Perché non lo chiedi a Rudolph?» Angeling sogghignò. «Sta al secondo livello.»

Deviling grugnì. «Non ti è permesso sogghignare, quella dovrebbe essere una mia prerogativa.»

«Sentitelo» disse Angeling. «Il povero diavolo espulso dall’inferno. Dall’umiliazione ricevuta non potresti nemmeno più sogghignare.»

Deviling fece un saltello. «Sentitelo! Il povero angelo che manco sa che in questo mondo non esiste l’inferno! Hai letto l’Edda?!»

«L’inferno esiste anche nella mitologia nordica, ignorante!»

«Davvero?»

«Credo…»

La renna si allontanò, e assieme ai ragazzi scese al secondo livello.

«Questo è troppo» disse Poporing, e andò via.

Deviling e gli altri lo seguirono con lo sguardo. «Anch’io sarei arrabbiato.»

«Ho vinto» disse Angeling. «Ho più soldi degli altri.»

Deviling annuì. «Sassi e stige. Diamine, dov’è Deviru-chan?» Alzò la voce: «Ho ancora bisogno di quel caffè!»

«La macchinetta è al secondo livello» disse Marin.

«Lo so, dov’è la fottuta macchinetta.»

«Potremmo andare anche noi.»

Deviling fece un lungo sospiro. «Marin, devi capire che se ho dei minion, ci mando loro a fare le commissioni.»

«Intendeva, credo» s’intromise Angeling, «che potremmo scendere per vedere che stanno combinando quei due umani con la renna.» In reazione alla muta reazione, aggiunse: «E prenderci un caffè, anche io ne ho proprio bisogno.»

   
 
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