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Autore: gattoridens    14/12/2009    5 recensioni
Dal brano: Avevo visto mia madre piangere la morte di un figlio, i miei fratelli abbattuti, contriti, e non seppi resistere a tutto quel dolore. Me ne andai.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da quella notte che vagavo.
Avevo visto mia madre piangere la morte di un figlio, i miei fratelli abbattuti, contriti, e non seppi resistere a tutto quel dolore. Me ne andai.
Da quella notte non volli più tornare nei luoghi che tanto mi ricordavano la vita di prima, ma una domanda non mi abbandonava mai: perché? Perché non ero riuscito ad andare avanti? Cosa mi aveva trattenuto dal continuare sulla mia strada?
Più mi porgevo questa domanda, più l'istinto mi dirigeva verso casa, più il mio cuore si rifiutava di tornarci.
Sapevo che il mio vagabondare era forzato, quasi volontario, frutto di un'ostinazione che tenevo stretta. Ero io che mi costringevo a restare lontano alla soluzione dei miei problemi.

Avevo già visto susseguirsi tre primavere da quella notte. Questa, che già si apprestava a verdeggiare sui rami degli alberi, non sembrava poi tanto diversa dalle altre. Ma fu la stagione della svolta.

Una mattina in cui i raggi del sole, ancora delicati, inondavano l'aria frizzante della brezza mattutina, mi ritrovai ad errare nella verde campagna inglese; senza accorgermene, sempre assillato dalle mie domande, me la ritrovai dinnanzi: la Tana.
Poco era cambiato, quasi nulla. Solo il prato era più curato.
L'emozione era diventata un fiume in piena che mi travolgeva, sentivo ancora la voglia di fuggire, ma l'istinto mi portò ad avvicinarmi a quel luogo a me tanto caro.
Doveva essere abbastanza presto: non si sentiva il solito cicaleccio di voci che ricordavo o forse, amaramente pensai, era passato così tanto tempo che tutti erano tanto cresciuti da diventare persone pacate e tutt'altro che chiassose?
Un fruscio mi portò sul retro della casa, la mia amata casa.
Un lenzuolo steso sul filo che attraversava tutto l'orto ed una figura snella che, dietro di esso, muoveva veloce le mani per togliere ogni piega dalla stoffa che il sole doveva asciugare.
Era lei. L'avrei riconosciuta tra mille, tra un milione, un miliardo di donne. Anche dopo anni, anche dopo secoli.
Guardavo la sua ombra disegnata sul candido drappo, non riuscivo più a pensare nulla, ero svuotato da ogni domanda, da ogni dolore, nei miei occhi solo lei, la sua essenza: Angelina.
Mi ripresi dal torpore di cui mi sentivo in balia solo quando sentii la porta alle mie spalle annunciare, stridendo, l'arrivo di qualcuno.
Uno sguardo identico al mio, solo qualche anno più vecchio, sorrideva alla stessa ombra per cui mi ero perso da pochi istanti, ma anche da una vita.
Non mi vide.
Era stata una mia scelta non farmi vedere. Avevo potuto scegliere, e quella era stata la mia decisione. Ed in quell'attimo fui contento di averlo fatto.
Mio fratello mi sorpassò, con passi lenti e morbidi. Sul suo volto era impresso un sorriso dolce che gli rendeva il viso limpido come quello di un bambino, un viso che neppure l'assenza dell'orecchio aveva deturpato.
Raggiunse il lenzuolo, i cui lembi cominciavano a danzare mossi dal venticello primaverile, allungò una mano e, senza scostare la stoffa, andò ad incontrare quella della mia dolce Angelina che, dal lato opposto della sottile barriera, sfiorava la sagoma delle dita di mio fratello.
Avrei dovuto sentirmi oltraggiato, geloso, tradito: la ragazza che avevo sempre amato si rivolgeva a mio fratello con un sentimento così profondo in quel gesto semplice, e lui traboccava di altrettanto calore.
Sul viso di lui gioia e tenerezza, nel gesto di lei fiducia e trasporto.
Era questa la felicità che mi era stata negata? Era per vedere questo che non avevo potuto passare oltre quella maledetta notte? Era perché già immaginavo a cosa sarei andato incontro che ho voluto scontare il mio errare lontano da quei luoghi in cui non avrei potuto sottrarmi dal comprendere?
Sì.
E no.
Sì: avevo già iniziato a percepire i sentimenti di George per Angelina, avevo capito che c'era qualcosa di profondo che li legava, li avevo consciamente tenuti separati solo con la mia presenza, perché sapevo, speravo, che avessero avuto scrupolo ad avvicinarsi, quando avevo già esternato più volte i miei sentimenti per lei, anche se lo avevo sempre fatto con la copertura della scherzo, ma loro mi conoscevano e mi volevano troppo bene, entrambi, per causarmi qualsiasi tipo di sofferenza, e così non si erano mai dichiarati.
No: avevo compreso che il mio mancato passaggio all'aldilà non era dovuto a qualche Entità Superiore che volesse punirmi mostrandomi quello che era sempre stato il mio incubo in vita.
Avrei dovuto sentirmi oltraggiato, geloso, tradito. Non era così.
Ero commosso, sereno, mi sentivo completo.
Avevo capito, ora avrei potuto andarmene.
Mentre la Luce si stava facendo strada in me, donandomi una sensazione di immensa pace ed infinita serenità, udii ancora la voce della creatura più meravigliosa che avesse mai posato un passo sulla Terra:
- George, secondo te, lui non si sentirà triste, per noi, non si sentirà tradito? -
- No Angelina, so che non è così. Fino ad ora non avrei potuto risponderti con questa sicurezza, ma, chiamalo il sesto senso dei gemelli, io adesso sono sicuro che Fred abbia accettato quello che noi proviamo e che, se fosse qui, ci darebbe la sua benedizione -
Guardai George voltarsi verso di me. Non avrebbe dovuto vedermi, ma chiamiamolo il sesto senso dei gemelli, almeno di quelli Weasley, sentii che era proprio a me che sorrideva, allora un ghignetto mi si dipinse in volto, dopo anni, e gliela diedi la mia benedizione, con una strizzatina di occhio.
- Sai, penso che ce l'abbia data... -
- Cosa? -
- La sua benedizione... adesso... -
Angelina sbucò da dietro il lenzuolo, con uno sguardo indagatore scrutò nel vuoto, verso il punto in cui mi stavo riempiendo di Luce, segno che stavo per raggiungere il mio posto.
- George, non prendermi per pazza, ma stavolta penso di doverti dare ragione. -
Abbandonai la terra dei vivi con una pienezza che non avevo mai provato e la consapevolezza che esisteva un legame speciale, che trascendeva la morte, con le due persone che amavo di più al mondo.



L'intromissione dell'autrice...
Deve essere un segno: 1000 parole giuste giuste (almeno secondo il contatore di Word)!
Quindi, dopo questa comunicazione celeste non mi rammaricherò più se, invece di aggiornare "Il bottino", ho postato questo malinconico scorcio di Fred (quello trapassato, perché quello vivo malinconico non ce lo vedo proprio), che segna sicuramente delle novità per me:
a) una fic che non contenga Ron/Hermione;
b) una fic totalmente malinconica;
c) una fic quasi totalmente introspettiva.
Mi sarò evoluta? Mah... come i digimon... gattoridens digievolve... in che digievolvo? Gatomon c'è già...
D'altra parte, ho avuto anche una conferma ad una certa teoria che avevo: trovo ispirazione nelle cose più assurde e comuni, nei momenti più assurdi e comuni. In tal caso, mi ritrovavo ad aggirarmi per il bagno per apprestarmi ad arginare il problema della crisi idrica mondiale (...), quando il mio occhio cadde sullo stendino che, colmo di maglie, troneggiava nella vasca da bagno, così pensai che lì non avrei mai potuto mettere ad asciugare un lenzuolo, visto il minimo spazio disponibile tra filo e fondo della vasca, ed allora immaginai il freddo alle mani per andare a stendere il suddetto lenzuolo in giardino, sognando, con languida malinconia, il ritorno di climi più miti, così mi ritrovai a contemplare nei miei ricordi un'immagine del mio manga preferito dove la protagonista stava stendendo i panni... e poi succedeva una cosa romanticissima... e a quel punto... puff! La fic con il fantasma, invisibile, di Fred che contemplava Angelina si è fatta strada così prepotentemente che, seppur abbia tentato con tutte le mie forze di scacciarla momentaneamente da un paio di giorni, in favore dell'aggiornamento dell'altra fic, non ce l'ho fatta a resistere ed ho dovuto scriverla...
So che tutto ciò importa a ben pochi (tra cui io, che non valgo nel conteggio), ma che ci volete fare... sono fatta così: voglio condividere con voi anche queste cose.
Festeggiando gli 11 anni di patente, saluto tutti!
Un bacio,
Elisa




   
 
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