Film > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: Frytty    26/12/2009    2 recensioni
Era vuoto.
Solo.
Le mani sporche di sangue.
E gli incubi erano tornati a fargli visita.
Genere: Malinconico, Thriller, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi sono cimentata, in occasione del Giro dell'Oca, indetto da Writers Arena, nella scrittura di una Ff, la prima, di genere Horror/Giallo. Non so se ci sono pienamente riuscita, in effetti. La storia si divide in due capitoli più il prologo che sarebbe quello seguente, e tratta di Hannibal Lecter, non tenendo conto degli avvenimenti avvenuti in Hannibal Lecter-Le origini del Male di Thomas Harris, se non in minima parte. Si svolge nel periodo in cui Hannibal studia all'Università di Parigi, nella facoltà di Medicina.

Spero vi piaccia e se vi va di farmi sapere cosa ne pensate io sono qui ^^

 

Enjoy!

 

Prologo

 

 

Vede solo il buio. Solo il buio.

Ha freddo. E fame.

I capelli, troppo lunghi sulla fronte, gli danno fastidio, ma non può spostarli con le mani.

La catena che ha al collo pesa come un macigno, e le mani gli formicolano, costrette nella stessa posizione per troppo tempo, legate insieme da una corda sottile che pian piano gli sta lacerando la carne dei polsi.

E' seduto vicino alla ringhiera delle scale al secondo piano nel casale e la coperta è stata abbandonata più in là, anche se sta gelando.

Ci sono degli uomini che parlano di sotto e sua sorella, Misha, che hanno aiutato a far sedere su un tavolo, li osserva stranita mentre la spogliano e le tastano le braccia bianche infreddolite e le dicono di tossire, come se fossero dei veri dottori.

Ubbidisce Misha, ignara che quegli uomini stanno per segnare il suo destino, la sua condanna.

< Prendiamo lei, tanto morirà comunque. > Dice uno di loro, gli occhiali che gli scivolano di continuo sul naso e lo strano cappello verde militare schiacciato sulla testa.

Cominciano a battere con le palette di legno sulla pentola di metallo arrugginita, cantando la canzone tedesca che Misha preferisce.

< Tenetele ferma la testa! > Esclama colui che riesce a riconoscere come il capo del gruppo.

< Non qui! Non qui, Grutas. > E' la risposta secca dell'uomo con gli occhiali mentre gli altri continuano a cantare.

L'accetta viene abbassata e uno sguardo significativo, recepito dagli altri, li invitano a sollevare di peso la bambina e a prenderla per mano, mentre la sua testolina bionda si volta verso di lui al secondo piano con il grido del suo nome sulle labbra.

< Hanniba! >

 

L'ultima vocale di quel nome pronunciato male riecheggiò nelle orecchie di un Hannibal Lecter più adulto, mentre si tirava a sedere sul letto, grondante di sudore, gli occhi sgranati dalla paura, una semplice canotta bianca a coprirgli il petto e i capelli castano chiari portati corti, appena più lunghi sulla fronte a formare due ciuffi, uno a sinistra e l'altro a destra, separati da una riga centrale poco definita.

< Cosa succede? > La voce impastata di sonno di Shari si fece sentire nel silenzio della stanza, mentre alzava appena il busto per inquadrare la figura del suo fidanzato che cercava di regolarizzare il proprio respiro.

< Nulla. Torna a dormire. > Rispose atono, voltando appena la testa verso di lei.

Shari si lasciò cadere nuovamente sul materasso, i capelli lunghi e neri come un'aureola sul cuscino. Sospirò, come se sapesse per certo che non avrebbe ripreso sonno dopo quella brusca sveglia.

< Sempre lo stesso incubo? > Gli chiese ancora, accarezzandogli appena la schiena con una mano.

< Ci ho quasi fatto l'abitudine ormai. > Sospirò, lasciandosi accarezzare dolcemente.

Anche se non voleva darlo a vedere, anche se il ricordo di sua sorella sarebbe dovuto essere ormai estinto da tempo, perlomeno dopo la vendetta che aveva compiuto in suo nome, quelle carezze lo confortavano, lo riempivano.

Shari lo amava e lui questo lo sapeva.

Studenti del quarto anno di medicina, si erano conosciuti quasi per caso, durante una delle sue solite permanenze in laboratorio per completare i suoi schizzi. Aveva atteso come sempre che l'istituto si fosse svuotato e aveva chiuso personalmente le porte principali. Era salito al secondo piano e si era avvicinato alla cavia di turno per studiarne i polmoni, una matita tra le labbra e un foglio appena ingiallito sul tavolino da lavoro di poco più lontano.

Aveva quasi terminato che un rumore l'aveva distratto. Qualcuno stava cercando di aprire le porte, tirando e strattonando.

Aveva recuperato il bisturi dal tavolo degli strumenti lì accanto, e aveva sceso le scale furtivamente, ma l'ingresso era troppo buio per distinguere alcunché.

Accese una lampada e quando riconobbe la figura di una ragazza rannicchiata contro il muro, la borsa accanto a lei e lo sguardo stanco e rassegnato, si affrettò a nascondere il bisturi nella tasca del camice bianco che indossava.

Il suo sguardo color del ghiaccio si era incrociato con quello smeraldo di lei e avevano trascorso la notte conoscendosi meglio, scoprendo di frequentare le stesse classi e di non essersi mai notati prima.

Hannibal era il solito ragazzo di poche parole, ben educato ed estremamente gentile e Shari era lusingata delle sue attenzioni pratiche e sempre prudenti, ma mai fastidiose o troppo invadenti.

Era per questo che si era innamorata di lui. O forse non solo.

< Va meglio? > Gli sorrise, anche se al buio non riuscì a vederla.

Hannibal si sistemò su un fianco, scostando appena le coperte pesanti ed osservando il viso di Shari, ricambiando il sorriso e accarezzandole con il dorso di un dito una guancia, leggero, sentendo la pelle riscaldarsi sotto il suo tocco.

Era arrossita, come sempre.

< Mi spiace averti svegliata. > Era la verità. 

Hannibal non era capace di amare? Hannibal era un mostro? Si, forse, ma provava qualcosa per quella ragazza dai capelli neri come il carbone e gli occhi verdi come le fronde degli alberi in estate.

Cosa? Chissà, ma era pur sempre qualcosa. Gli agitava il cuore, lo faceva battere più forte, lo manteneva in vita, lo rassicurava sugli incubi sui quali tutti avevano soprasseduto, sui quali tutti si erano arresi senza neanche provarci.

< Non importa. Sei stanco? > Scosse appena le spalle e gli sfiorò con un dito le leggere occhiaie che gli circondavano gli occhi.

< Non abbastanza. > Rispose, avvicinando il viso a quello di lei e sfiorando le labbra appena carnose con le sue in un bacio dolce.

Shari gli accarezzò i capelli corti della nuca e si strinse di più a lui, intrecciando una gamba tra le sue.

< Forse non dovremmo... > Accennò con lo sguardo alle mani di lui già intente a liberarla della maglia corta che indossava. Il suo era poco più di un sussurro, ma Hannibal si arrestò, guardandola negli occhi e scorgendovi lo stesso desiderio che, ne era sicuro, animava i suoi.

< Cosa? > Le chiese, facendo finta di niente.

< Potrebbero sentirci... > In fondo la sua era solo una vecchia camera per studenti appartenente all'edificio dell'istituto, e non erano soli: le pareti comunicavano con le camere di altri ragazzi che avevano ottenuto le prime dieci borse di studio in medicina. E lei non doveva essere lì oltre l'orario consentito.

< E' solo questo che ti spaventa, dolce Shari? > La chiamava sempre così, dolce Shari, perché adorava farle complimenti anche sui più piccoli particolari che non avrebbe mai potuto notare nessun altro.

< Io non dovrei essere qui, Hannibal. Se qualcuno venisse a controllare... > Ma lui l'interruppe.

< Shh! Non pensare. > Le occupò le labbra in un altro bacio meno casto del precedente e fece scivolare le mani al di sotto della stoffa della maglia, sentendo la pelle liscia e morbida sotto i polpastrelli e poi i seni rotondi e le spalle, ritornando giù fino all'ombelico, a sfiorare l'orlo dei pantaloni del pigiama che lui puntualmente le prestava quando riusciva a convincerla a rimanere da lui per la notte.

Lo sorpassò con due dita, incontrando l'ostacolo dei suoi slip semplici.

Shari osservò rapita i suoi movimenti mentre si portava su di lei e finiva di spogliarla prima di farla sua completamente.

I loro sospiri si mescolarono rapidi, confondendo i profumi e i sapori e portandoli all'orgasmo nello stesso istante, persi l'uno negli occhi dell'altra.

Quando si sollevò per sistemarsi dal suo lato di letto, lei aveva già chiuso gli occhi e il suo respiro si era fatto profondo e regolare. Si mosse con attenzione e la coprì con il lenzuolo. Lei si strinse al suo petto, circondandogli la vita con un braccio, i capelli neri appena spettinati.

 

Shari era la sua ragione di vita. Lo era sempre stata e glie l'avevano portata via.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: Frytty