Serie TV > Ugly Betty
Segui la storia  |       
Autore: Nanyscia    29/12/2009    0 recensioni
Mode contro ELLE: una vecchia storia. Ma questa volta non basterà un abito o qualche tiro a softball per batterli.. molto più utili saranno un vecchio pulmino stile hippy, un vassoio di hamburger super plus e un gruppo di galeotte selvaggie. Ma se si mettono di mezzo questioni di cuore? [SPOILER alla fine della stagione 3!]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VII

VII.

 

In un secondo si era ritrovata sul pavimento del bagno, buttata lì dall’argentino come fosse stata una bambola di pezza. L’uomo si era poi richiuso la porta alle spalle, e aveva cominciato ad avanzare verso di lei con aria tutt’altro che amichevole.

 

“Non possiamo trovare un, ehm, un accordo?” tentò Amanda, sfoderando uno dei suoi migliori sguardi languidi. In caso di emergenza, sempre ricorrere alle proprie armi migliori.

 

Jorge, in risposta, tirò fuori un coltello.

 

“Uhm, direi che non sei interessato.. il che è un peccato, non sai cosa ti perdi, bello...” riprese lei, ma già con molta meno convinzione.

 

Jojo continuava a non rispondere nulla, ma anzi avanzava con aria sempre più minacciosa.

 

Ad Amanda non restava che continuare a indietreggiare, pregando di non raggiungere troppo presto il muro.

 

 

***

 

 

“Perché hai voluto venissi anche io?”

 

“C’è ancora quel pazzo di Jorge in giro, non voglio finire il miei giorni a Stauton, Virginia.”

 

Daniel rise “Vi siete davvero lasciati male...”

 

“Male è un eufemismo!” Marc impallidiva al solo ricordo “Jorge sa essere un dolcissimo amante, ma se per qualsiasi motivo le cose non vanno come vuole lui, è più vendicativo di una casalinga il venerdì nero da Wal-Mart”

 

“Ok, a questo punto non sono sicuro di volerne sapere di più…”

 

“Non ti avrei raccontato nient’altro comunque,  il ricordo mi terrorizza ancora.”

 

Arrivarono finalmente nei pressi dei bagni.


“Vai a controllare se è ancora lì.”

 

Vai?” Marc sgranò gli occhi, velati ancora un po’ dal terrore.

 

“E’ il bagno delle donne, io non posso entrare!”

 

“Adesso vorresti farmi credere che non sei mai entrato in una toilette femminile…?”

 

“Beh.. ma che c’entra, sono cose che non faccio più. Sono un uomo nuovo, io.”

 

“Sì, sì, certo…”


Sorridendo ancora, Marc aprì la porta del bagno ed entrò. Quello che vide, però, subito entrato, gli fece perdere svariati decenni di vita.

 

Jorge, Jojo, il tanghero pazzo di Buenos Aires stava a pochi metri dal lui, e brandiva un coltello nella mano destra. Il tempo di abbassare lo sguardo e vedere lo sguardo terrorizzato di Amanda davanti a quello, e il cervello di Marc smise di ragionare.

 

Si lanciò contro l’argentino, cercando di disarmarlo. Vista però la mole di Jorge, e la certo non decisiva forza fisica di Marc, l’unico risultato che ottenne fu quello di rimanere appeso al braccio dell’argentino.

 

Lasciame pidocchio!” gridò Jorge,  ma nel dirlo gli cadde di mano l’arma.

 

“Amanda, prendi il coltello!”

 

Lei  non riuscì a dire o a fare niente, completamente paralizzata dalla paura; la sua indecisione però finì per condizionare lo scontro, poiché Jorge, approfittando del rivolgersi di Marc all’amica, riuscì finalmente a staccarselo di dosso. Finito a terra, Marc tentò subito di rialzarsi, ma Jorge lo colpì violentemente al viso, tramortendolo.

 

Amanda accennò un movimento in direzione del povero caduto. Si fermò subito però, non appena vide che Jorge aveva ripreso la sua arma ed era tornato a rivolgere la sua attenzione verso di lei.

 

La ragazza tornò a indietreggiare, ma si ritrovò quasi subito con le spalle al muro. Rannicchiandosi, chiuse gli occhi e cercò di prepararsi al peggio.

 

“Fermo!”

 

Jorge si voltò d’istinto per vedere chi avesse parlato. Risultò così più vulnerabile all’attacco, nella fattispecie un diretto che lo colpì sul muso.

 

Riuscì comunque a mantenersi in equilibrio e a rispondere all’assalto con un fendente. Daniel indietreggiò appena in tempo e, con un agilità che Amanda trovò sorprendente, disarmò il nemico.

 

Jorge indietreggiò leggermente, per cercare la rincorsa giusta per il contrattacco, ma finì per inciampare in qualcosa e cadde all’indietro. Daniel ne approfittò, colpendolo nuovamente al viso. Jojo sembrò per un attimo aver incassato senza troppi danni, ma alla fine svenne, dopo aver lanciato un ultimo sguardo di fuoco.

 

“Amanda!” Daniel si accostò alla ragazza, ancora rannicchiata contro il muro e con gli occhi chiusi. “Ehi, è tutto finito… va tutto bene.”

 

Amanda riaprì lentamente gli occhi.

 

“Io.. Oh mio Dio, Marc!” improvvisamente lasciò il muro e Daniel, scattando verso l’amico, che giaceva sotto la possente figura dell’argentino caduto.

 

“Marc!  Marc, per l’amor di Dio svegliati!”

 

Con poca grazia spostò il corpo di Jorge e tirò quello di Marc verso di sé, per poi cominciare a scuoterlo tentando di svegliarlo, forse più spaventata ora di quando poco prima s’era ritrovata con le spalle al muro.

 

“E’ solo svenuto.. credo,” disse Daniel. “Comunque ora ci conviene sparire di qui il più presto possibile, non vorrei che il nostro amico là si svegliasse.. e non abbiamo altro tempo da perdere. Su, andiamo, aiutami a tirarlo su.”

 

Caricatosi Marc sulle spalle, Daniel prese Amanda per mano e insieme corsero via verso l’uscita.

 

***

 

“Oh, perfetto, ora ci siamo persi anche quegli altri due. Qualcun altro vuole andare a cercarli e perdersi anche lui?”

 

Wilhelmina era sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi. Si rendeva conto che c’era stata vicina più spesso nelle ultime ventiquattro ore che in vent’anni di carriera, e questo non faceva altro che aumentare il suo fastidio.

 

Stava appunto meditando se avrebbe potuto sfogare le sue frustrazioni su Betty quando lei e gli altri videro Amanda e Daniel correre verso il pulmino. Solo in un secondo tempo si resero conto che il grosso pacco che il loro capo portava sulle spalle non era nient’altro che Marc.

 

“Dove vi eravate cacciati?”

 

“Che diavolo è successo?”

 

“Perché Marc è svenuto di nuovo?”

 

“Salite subito sul pulmino, veloci,” rispose Daniel, buttando nel contempo Marc su uno dei sedili posteriori. “Vi spiegherò tutto dopo. Matt, metti in moto.”

 

“Daniel, perché sanguini da uno zigomo?”

 

“Betty, dopo!”

 

Poco dopo tutti erano a bordo, e si lasciavano alle spalle il Barn Owl Pub di Stauton, Virginia.

 

Non avevano percorso che poche centinaia di metri quando Betty tornò a bombardare Daniel con domande sull’accaduto, mentre Wilhelmina, che gli stava accanto, conduceva il suo interrogatorio con un semplice movimento del sopracciglio.

 

Prima di rispondere Daniel lanciò un’occhiata ad Amanda, seduta sul sedile in fondo abbracciata a Marc. Lei ricambiò lo sguardo e annuì leggermente, tornando a poggiare il capo sul petto dell’amico ancora senza sensi.

 

“Abbiamo sorpreso quell’argentino, Jorge, minacciare Amanda con un coltello. Se noi – o meglio, Marc – fosse arrivato anche solo qualche secondo dopo… Beh, potete immaginarlo.”

 

Betty a questo punto aveva spalancato la bocca. Matt si lasciò scappare un “Oh Dio!” e perfino Wilhelmina lanciò un’occhiata semi-spaventata ai due ragazzi seduti dietro.

 

“Ad ogni modo,” proseguì Daniel, “Marc ha tentato di disarmarlo per primo, ma è stato colpito. Poi sono arrivato io e insieme siamo riusciti a metterlo fuori gioco definitivamente.” Omise volontariamente il dettaglio che Marc, quando era intervenuto la seconda volta contro Jojo, lo aveva fatto da svenuto.

 

“In sostanza, dunque, ora voi due sareste delle specie di eroi?” chiese ironica Wilhelmina.


Sono degli eroi!” le rispose Betty, con una vocina squillante. “Davvero, è sorprendente!”

 

“Beh, alla fine non è che abbia fatto così tanto,” rispose Daniel, in un moto di modestia. “Anzi, il grosso del merito va a Marc.”


“Smettila di fare il falso modesto, scommetto che ti diverte un mondo giocare al prode cavaliere,” tornò alla carica Willie.

 

“Non sto facendo il falso modesto!”

 

“Certo, sicuro. Andiamo, ammettilo che ancora non ti sei medicato per poter giocare un altro po’ all’eroe che sfoggia le sue ferite.”


“Io... no! E’ solo che non è niente.”

 

“Mmm, in effetti però non ha un bell’aspetto,” intervenne Betty. “Aspetta, Lily dovrebbe aver messo anche una cassettina del pronto soccorso insieme ai bagagli.”

 

“Sì, eccola.”

 

Wilhelmina, inaspettatamente, era andata subito a caccia della cassetta, che ora stringeva tra le mani.

 

“Wilhelmina…” Daniel spostò lentamente lo sguardo verso di lei, spaventato dalla risposta che poteva ottenere. “Cosa hai intenzione di fare?”

 

“Non vuoi che sia io a farlo o, come credo sia più probabile, sei uno di quegli uomini che ancora non sopportano il bruciore dell’acqua ossigenata?”

 

“Non voglio che sia tu a medicarmi!”

 

“Bene. Betty?” Wilhelmina le porse un batuffolo di cotone e il flacone di disinfettante. “Potresti pensarci tu?”

 

“Certo, non c’è problema!”

 

Betty s’era già voltata e sporta dal suo sedile, e stava per arrivare col batuffolo al viso di Daniel, quando l’uomo si ritrasse di colpo. Betty ritentò, ma quello si ritrasse ancora. Al terzo tentativo andato a vuoto, Betty fu costretta a sfoderare, dopo tanto tempo, quella sua espressione di biasimo espressamente dedicata a Daniel.

 

“Betty, smettila,” la rimproverò Daniel.

 

“Cosa?”

 

“Con il tuo sguardo da farfalla giudica tutti!”

 

“Ehi! Ma, Daniel, hai paura di farti medicare un graffio!”

 

Non ho paura… Betty, ho messo al tappeto un pazzoide armato meno di mezz’ora fa, come posso aver paura di un batuffolo imbevuto d’acqua ossigenata?”

 

“Allora perché mi sfuggi?”

 

“Dio mio, che strazio. Da’ qua!” Un secondo dopo Wilhelmina aveva ripreso in mano la strumentazione e senza troppo indugio si era fiondata con il batuffolo tra le dita, sulla ferita di Daniel.

 

“AHI! Brucia!”

 

“Quanto sei melodrammatico.. ora taci e sta’ fermo.”

 

Daniel ubbidì senza battere ciglio. Più o meno un minuto dopo la ferita era disinfettata e un cerotto vi era stato sistemato sopra.

 

“Finito. Fattelo dire, Charlie Brown ti sta a pennello.”

 

“Chi?”

 

“Daniel,” gli rispose Betty, “c’erano solo dei cerotti dei Peanuts.

 

“Oh… Charlie Brown, uh?”

 

Wilhelmina e Betty annuirono insieme, mentre sulle labbra di entrambe faceva capolino l’inizio di una risata.

 

***

 

Da quando Wilhelmina aveva dovuto trasformare il viso di Daniel in una striscia a fumetti erano trascorse più di tre ore. Loro due e Betty avevano finito con l’addormentarsi, così come Amanda. Marc ancora non si era svegliato, mentre Matt tentava il tutto per tutto per non raggiungerli nel mondo dei sogni.

 

Il fatto che la strada, in quel punto, fosse assolutamente rettilinea e deserta fu molto d’aiuto quando Matt sbandò e prese in pieno un cespuglio sul bordo della strada. Per sua fortuna nessuno parve accorgersi del pericolo corso. O almeno,  nessuno tra quelli addormentati. Marc, che fondamentalmente era stato incosciente fino a quel momento, beneficiò invece di quel violento scossone, riprendendo finalmente i sensi.

 

Riaprendo gli occhi, la prima cosa che vide fu Amanda, addormentata, con la testa ancora poggiata sul suo petto. Si guardò poi un po’ intorno, cercando di realizzare dove fossero, quanto tempo fosse passato, come avessero fatto lui, Daniel e Amanda a salvarsi da Jorge.

 

Compreso quasi subito che in quel momento nessuna delle sue domande avrebbero avuto una risposta, riportò lo sguardo sull’amica. Si accorse che una ciocca di capelli le cadeva sul viso, nascondendolo in parte: delicatamente lo spostò di lì, accarezzandola.

 

Poiché, però, al suo tocco Amanda aveva mosso leggermente la testa, mormorando qualcosa, Marc subito fermò la mano, temendo di svegliarla. Si sorprendeva sempre di quanto i suoi lineamenti si addolcissero quando dormiva, e come tra le sue braccia sembrasse tanto fragile e indifesa, così piccola.

 

Per non disturbarla ancora decise di limitarsi a continuare a guardarla dormire, come già gli era capitato di fare da quando aveva avuto quell’offerta da Vogue.

 

Aveva cercato di farle capire che non era sua intenzione abbandonarla, che ciò che lo tratteneva ancora a New York era innanzitutto lei – anche più della fedeltà a Wilhelmina.

 

O forse, rifletteva, la verità  era che alla fine dei conti si stava comportando solo da egoista. Aveva messo quel lavoro davanti a tutto, anche alla loro amicizia, proprio come aveva messo la sua paura per Jorge davanti alla possibilità di fare pace.

 

Mentre pensava questo Amanda si mosse ancora: stavolta però riaprì gli occhi.

 

“Ehi,” disse piano, ancora stretta a lui. “Ti sei svegliato finalmente. Come stai?”

 

“Oh, mai stato meglio,” le rispose sorridendo. “Tu stai bene?”

 

Marc la sentì stringersi a lui: “Sì, ora sì.”

 

“Cosa... Cosa è successo dopo che sono svenuto?” si decise a chiederle.

 

“Niente di che...” rispose Amanda con tono vago. “Mi hai solo salvato la vita.”

 

“Io cosa? Ma se sono svenuto come un idiota!”

 

“Fidati quando ti dico che sei stato determinante anche senza sensi...” continuò Amanda.  “E poi quello che conta è che tu sia venuto in mio aiuto, ed abbia affrontato quel pazzo con così tanto coraggio...”

 

Marc sentì qualcosa di caldo bagnargli il petto: Amanda, nel dire quelle ultime parole, si era ritrovata quasi senza accorgersene con il viso solcato dalle lacrime.

 

“Oh tesoro, non fare così... Ormai è tutto finito, non è successo niente...” cercò di tranquillizzarla Marc, asciugandole il volto.

 

Amanda sciolse l’abbraccio, cercò anche lei di asciugarsi e prese un bel respiro.

 

“Scusa… è solo che... Marc, hai rischiato davvero tanto...”

 

“Mandy, tesoro, non è successo niente... è tutto passato, cerca solo di dimenticare questa brutta storia.”

 

Lei annuì, poco convinta. Allora lui la ritirò a sé, abbracciandola di nuovo.

 

“Ora voglio…” le sussurrò a un orecchio, “…che tu dimentichi tutto, tranne un dettaglio.”

 

“Cosa…?”

 

“Quanto io tengo a te.”

 

Amanda non ebbe il coraggio di ribattere. Lasciò che continuasse a stringerla, si lasciò riscaldare dal bacio che le diede sulle fronte, con gli occhi chiusi. Capì che era giunto per lei il momento di cominciare ad abituarsi all’idea di lasciarlo andare…

***

 

Due ore e mezza dopo i sogni dei viaggiatori addormentati furono bruscamente interrotti da una serie di suonate al clacson da parte di Matt.

 

Wilhelmina fu la prima ad essere abbastanza lucida da esprimere il biasimo generale.

 

“Cosa diavolo ti è preso?” sbraitò. “Vuoi davvero finire i tuoi giorni in questa landa desolata?”

 

“Oh, scusami Wilhelmina, ma avevo bisogno di svegliarvi tutti subito... Ho esagerato?”

 

In coro, tutti gli altri risposero di sì.

 

“Scusatemi, non volevo... Beh, comunque lo scopo è stato raggiunto mi pare.”

 

Con gli sguardi ancora un po’ assonnati, tutti risposerò con un’occhiata di disapprovazione.

 

“Si può sapere che c’era di così urgente?” chiese Amanda, soffocando uno sbadiglio.

 

“C’è che sono quasi sei ore che guido, e c’è bisogno che qualcuno mi sostituisca. Io scarterei Marc, visto quello che è successo, quindi c’è bisogno che si offra qualcun altro.”

 

Daniel si rivolse a Betty. “Tu una volta mi avevi detto di saper guidare…”

 

“Oh Daniel, non credo sia il caso… Oltretutto non c’è nemmeno il cambio automatico, con quello manuale non sono molto bra-”

 

“Per favore,” la interruppe Wilhelmina. “Se mettiamo alla guida lei, in Florida ci arriviamo la settimana prossima. Marc, non fare la femminuccia e torna a collaborare alla causa.”

 

Marc tentò di ribattere, ma il suo capo subito continuò “Se sei stato bene stanotte per blaterare quasi un’ora con la tua amichetta non vedo perché tu non possa esserlo adesso.”

 

L’assistente capì che non era nella posizione di giustificarsi ancora, così sbiascicò un poco convinto “Va bene.”

 

“Perfetto... Matt, fermati pure appena puoi, così che Marc possa sostituirti e io possa andare a cercare un telefono.”

 

“Cosa vuoi fare, chiamare un taxi?” la punzecchiò Daniel.

 

“Spiritoso... No, voglio avvisare gli organizzatori che arriveremo in ritardo. Se arriveremo…”

 

“Non credo che troverai nessuno a quest’ora, è quasi l’alba…”

 

“Beh, se non saranno loro sarà un meccanico.”

 

“Perché?” chiese Matt.

 

“Ti ho sentito, stanotte, quando ti sei fermato e hai passato dieci minuti buoni a litigare con il motore…”

 

L’occhio generale tornò sull’Hartley che, sentendosi osservato, subito cercò di rassicurarli. “Tranquilli, è tutto apposto. Davvero.”

 

Raggiunsero nel frattempo un grande spiazzo erboso, dietro il quale s’innalzava una palazzina in costruzione. Appena il mezzo fu fermo, Wilhelmina scattò giù.

 

“Dove vai, non vedi dove siamo?” cercò di fermarla Daniel.

 

“Laggiù c’è qualcosa, proverò là.”

 

“All’alba non ti aprirebbero nemmeno se fossi il Presidente.”

 

“Mmm, il colorito c’è…” finì per rispondergli la Slater, riprendendo la sua strada.

 

Daniel fece un profondo sospiro, alzando gli occhi al cielo.


“Wilhelmina.. aspettami.”

 

Lei, nemmeno troppo sorpresa, si voltò. “Muoviti, non abbiamo tempo da perdere.”

 

Daniel corse verso di lei. Quando l’ebbe raggiunta, Willie lo prese in giro:“Avevi paura a lasciarmi andare da sola?”

 

“Sì, ma non per te. Penso più ad un eventuale malcapitato che avesse la malcapitata idea di infastidirti..”

 

 

***

 

 

Wilhelmina e Daniel s’erano allontanati da una decina di minuti, mentre gli altri componenti del gruppo avevano deciso di godersi un po’ l’arietta fresca di una mattina di inizio Luglio, accomodandosi sul prato.

 

Betty notò solo allora che Amanda s’era seduta accanto a Marc, o meglio, s’era sdraiata poggiando la testa sulle sue ginocchia.

 

“Ma voi due non avevate litigato...?” chiese Betty.

 

“Davvero?” le rispose Amanda. “Uhm, non me lo ricordo più. Tu Marc?”

 

“Nemmeno. Hai fame? Ho trovato un pacchetto di Bagarozzi al cioccolato nascosto nel bagagliaio prima,” disse lui, tirandoli fuori dalla borsa che aveva accanto.

 

“Oh, non ne mangerei,” intervenne Matt. “Ce li ha nascosti ieri Wilhelmina.”

 

“Da’ qua,” ordinò invece Amanda a Marc. “Ho bisogno di cibo, è da ieri sera che non mangio...”

 

“Amanda, non so se è il caso...”

 

Ma lei non lo stava più a sentire, ormai tutta presa dai dolci Bagarozzi.

 

Matt scosse il capo ridacchiando, poi si girò verso Betty. “Io l’ho avvisata, tu ne sei testimone. Non voglio responsabilità, poi.”

 

Betty alzò le spalle. “Beh dai, considerando cosa ha passato ieri sera, una sfuriata di Wilhelmina per dei dolcetti è il minimo...”

 

“Già, hai ragione...”

 

Seguì un lungo, imbarazzante minuto di silenzio, nel quale entrambi si sforzarono il più possibile di trovare un qualsiasi stupido argomento da introdurre.

 

Poi, esattamente nell’instante in cui entrambi avevano finalmente trovato qualcosa da dire (rispettivamente, previsioni sul viaggio e i dieci modi in cui Willie l’avrebbe fatta pagare ad Amanda), l’aria fu squarciata da un urlo.

 

“Dio!”

 

Tutti e quattro, istintivamente, alzarono lo sguardo verso la palazzina che li sovrastava.

 

“Non so voi, ma sto cominciando a trovare questo posto decisamente inquietante...” disse Betty.

 

Matt riportò lo sguardo su di lei. “Lo penso anche io... Spero che Daniel e Wilhelmina si sbrighino a ritornare...”

 

Gli occhi di Betty furono attraversati da un lampo di terrore. “E se quell’urlo avesse a che fare con loro?”

 

“Mmm... sì, probabilmente è qualcosa che Wilhelmina ha abbattuto.”

 

Scoppiarono a ridere. Poi però, quando la foga della battuta fu passata, sul volto di entrambi rimase un sorriso.

 

“Sai...” riprese Betty, “…credo questa sia la prima volta che noi due ridiamo insieme di qualcosa... Voglio dire, la prima volta da... quando è successo quello che è successo.”


“Sembra anche a me...”

 

Lo sguardo di Betty, allora, fu molto più eloquente di mille discorsi. L’aveva baciata, avevano ballato, avevano riso di nuovo insieme... c’era dunque ancora speranza?

 

“Cosa aspetti? Che ti dica che provo ancora qualcosa per te?” chiese improvvisamente Matt, tornato serio.

 

“E’ così?”

 

“Forse sì. Forse no. O forse, alla fine di questo delirio, vorrò tornare ad andarmene in giro per il mondo. Sai, qualche volta non so fino a che punto sia stata una buona idea accettare questo lavoro...”

 

Betty avrebbe voluto rispondergli che sì, era stata un’idea dannatamente buona, che non aveva bisogno di andarsi a cacciare in qualche remoto deserto per provare a capire cosa ci potesse essere ancora tra loro, perché era così lampante…

 

Invece, si limitò a simulare un nuovo sorriso e a rispondergli: “Capito. Non c’è problema... Sono perfettamente consapevole di come tutta questa situazione si sia creata innanzitutto per colpa mia, quindi... Quindi nessuna domanda, nessuna pressione.” Betty forzò ancora di più per tentare di assumere un’espressione serena. “Ti prometto che da parte mia non ci sarà altro che una paziente attesa...”

 

Matt ebbe voglia, per un attimo di prenderla e baciarla, quello dopo di accarezzarla almeno, e dopo ancora di sorriderle, di dirle almeno con gli occhi che la speranza c’era.

 

Abbassò lo sguardo.

 

“Grazie. Lo apprezzo molto.”

 

C’era speranza, ma per ora nessuno dei due aveva il coraggio di prenderne davvero atto.

 

***

 

“Ma sono morti quei due?”

 

Amanda, divorando l’ultimo Bagarozzo dell’ultimo pacchetto ritrovato in fondo al baule, ruppe così il silenzio che ancora una volta era sceso sul gruppo.

 

“Arriveranno a breve... Credo... Spero...” le rispose Matt.

 

“Eccolì!” esclamò improvvisamente Betty, saltando in piedi e rispondendo energicamente al saluto di Daniel, riapparso finalmente all’orizzonte accanto a Wilhelmina.

 

Quando ebbero finalmente raggiunto il gruppo, Daniel parlò subito, cercando di fermare sul nascere il nuovo mare di domande che già sentiva arrivargli addosso.

 

“Abbiamo girato un po’, ma non abbiamo trovato niente, tutto qui.”

 

“Willie, cosa hai fatto al polpaccio?”

 

“Daniel, perché sei tutto spettinato?”

 

Né Marc né Betty erano stati soddisfatti dal tentativo di Daniel di mettere sotto silenzio il recente passato.

 

Wilhelmina sbuffò. “Sono inciampata e sono caduta. Qualche problema?”

 

Lo sguardo che accompagnò la sua risposta fu per Marc un motivo sufficiente per non fare ulteriori domande.

 

“Quindi,” riprese lei, “Se non avete altre domande superflue direi che è ora di rimetterci in viaggio.”

 

Si erano appena risistemati sul pulmino, (con il povero Marc costretto, nonostante tutto, a rimettersi alla guida), quando Amanda si girò indietro, verso il sedile dove stavano Daniel e Wilhelmina.


Sporgendosi quel tanto da poter parlare senza farsi sentire troppo dagli altri, chiese: “Daniel, a me puoi dirlo: quell’urlo che abbiamo sentito prima aveva a che fare con te e Wilhelmina?”

 

Daniel la guardò fissa negli occhi “Amanda, andiamo... stiamo parlando di Wilhelmina. Non sono il tipo da mettersi a giocare a scacchi con la regina dei ghiacci.”

 

“Mmm, va bene,” rispose lei. “Come dici tu,” e tornò a sedersi, non prima però di avergli fatto l’occhiolino.

 

“Dove sono?!?”

 

Mentre Daniel e Amanda parlavano Wilhelmina si era fatta passare da Matt la sua borsa dal bagagliaio, e quando aveva visto che i suoi Bagarozzi mancavano all’appello aveva urlato in quel modo.

 

Nessuno osò dire niente nei trenta secondi successivi.

 

Poi Matt si decise a fare qualcosa per salvare le loro vite.

 

“Marc,” esclamò, “Accendi la radio.”

 

“Radio?” risposero tutti gli altri in coro.

 

“Sì, radio. A quanto pare il nostro mezzo è dotato di una radio perfino funzionante...”

 

Gli altri continuavano ad avere espressioni perplesse.

 

“L’ho scoperto stanotte, mentre tutti dormivate. E’ stata anche accesa per un po’... Eravate proprio stanchi, eh?”

 

Amanda cominciò allora ad armeggiare dalle parti del cruscotto, finché finalmente trovò la manopola per l’accensione.

 

“Dio, questo affare andrà a valvole?” commentò Marc, aggiungendo poi, “...comunque non funziona.”

 

“Un pugno,” suggerì Matt.

 

“Eh?”

 

Amanda colse invece il suggerimento, e con un destro fece partire l’apparecchio.

 

—everything to you

You say you wanna start something new

And it's breakin' my heart you're leavin'

Baby, I'm grievin'

 

A cantare non fu solo la vecchia radio: Amanda infatti, resasi conto dopo poche note di quale canzone fosse e di quanto potesse risultarle utile per far capire ad una certa persona qualcosa che non aveva la forza di dire da sola, si unì quasi immediatamente all’apparecchio nell’esecuzione canora.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you have a lot of nice things to wear

But then a lot of nice things turn bad out there

 

Marc si voltò verso di lei (rischiando di travolgere una vecchia Cadillac dell’71 che li precedeva), cercando di capire quanto intendesse davvero di quel che aveva appena cantato; lei gli sorrise, distogliendo poi lo sguardo.

 

Intanto anche Daniel decise che poteva servirsi di Wild World , sebbene consapevole dei rischi che comportava farlo con un’altra certa persona.

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

 

“Come mi hai appena chiamato?”

 

Daniel ignorò il tono crudele e il sopracciglio sollevato all’inverosimile di Wilhelmina, e continuò

 

It's hard to get by just upon a smile

 

La Slater alzò gli occhi al cielo, sospirò e procedette a ripagarlo con la stessa moneta

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

I'll always remember you like a child, girl

 

“Mi hai appena dato della bambina?”

 

Wilhelmina annuendo rise.

 

You know I've seen a lot of what the world can do

And it's breakin' my heart in two

Because I never wanna see you a sad girl

Don't be a bad girl

 

Anche il giovane Hartley si unì all’esecuzione, e Betty, sedutole accanto, non faticò molto a capire a chi era rivolto il suo messaggio.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you make a lot of nice friends out there

But just remember there's a lot of bad and beware

Beware

 

Betty non era certo la più intonata del gruppo, ma riuscì a darsi abbastanza coraggio per dare il suo contributo – e per far arrivare il suo messaggio (con buona pace della pazienza già ai limiti di Wilhelmina).

 

Ooh, baby, baby, it's a wild world

It's hard to get by just upon a smile

Ooh, baby, baby, it's a wild world

I'll always remember you like a child, girl

 

Finirono più o meno tutti a cantare nella riproposizione del ritornello (dove il più o meno era dato dal cantare di Wilhelmina a labbra semi-sigillate).

 

La-la-la la la...

Baby, I love you...

 

Contemporaneamente, Betty e Amanda andarono a prendere e stringere una mano dei loro uomini: entrambi accettarono e ricambiarono la stretta.

 

But if you wanna leave, take good care

I hope you make a lot of nice friends out there

But just remember there's a lot of bad and beware

Be—

 

“Che succede?” esclamò subito Betty dal fondo.

 

“Non lo so... non risponde più...” rispose Marc, corso ad armeggiare con l’apparecchio dopo aver dovuto lasciare a malincuore la mano di Amanda “... niente, credo sia andata.”

 

“Uff...” sbuffò Amanda. “Finisce sempre così...”

 

“Marc, è una mia impressione o stiamo perdendo velocità?”

 

“No Daniel, è davvero così... gente, temo che la radio non sia l’unica cosa ad essere morta qui..”

 

Pochi instanti dopo la visuale fu coperta da un fitto fumo. Ancora dopo, il mezzo sobbalzò violentemente, poi si udì il rumore di quella che sembrò una piccola esplosione provenire dall’area del motore.

 

“Non può essere... non DI NUOVO...!” proruppe Wilhelmina.

 

“Secondo me qui c’è qualcuno che porta sfortuna...” commentò Daniel.

 

“Non guardate me!” si difese Marc. “È solo un coincidenza il fatto che mi sia sempre trovato io alla guida in certi momen

 

Proprio mentre parlava, il mezzo li abbandonò fermandosi di colpo, con toni che preannunciavano come ormai nemmeno un miracolo avrebbe potuto farlo resuscitare ancora.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Ugly Betty / Vai alla pagina dell'autore: Nanyscia