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Autore: Power    30/12/2009    2 recensioni
Aveva ragione Josh: dovevo scrivere delle parole per sfogarmi, una volta per tutte. Non stava parlando di una canzone da inserire in un album, ma una canzone mia. Josh/ Hayley
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

Salve a tutti! eccomi con un'altra storiella, no tanto lunga. Quest fic è nata ascoltando la canzone dei mitici Paramore, "the only exception". Ho fatto un viaggio mentale su come Hayley potrebbe aver scritto la canzone. Sinceramente, tra tutte le canzoni dei Paramore, questa è quella che parla più di tutte delle cantante. Inutile dire che tutta la storia che sta dietro alla canzone è pura fantasia, così come la storia tra Hayley e Josh, che so essere finita da un pezzo. Premetto solo che le parti che riguardano la canzone, quindi Hayley che scrive, sono abbastanza introspettive, mentre il resto ho voluto dargli un tono più romantico e se volete leggermente comico ( ma non tantissimo). Beh, credo di avervi annoiato abbastanza con questa premessa... Buona lettura! 

16:07


                                                                                                When I was younger                                                                                               
I saw my daddy cry
And cursed at the wind
He broke his own heart
And I watched
As he tried to reassemble it.

[Quando ero più giovane
vidi mio padre piangere
e maledire il vento.
Il suo cuore era spezzato
e io lo guardai
mentre cercava di rimetterne insieme i pezzi.]


Ok… fino a qui ci siamo. Lo avevo promesso a lui. Avrei scritto una canzone su di me, solo e stramaledettamente su di me. Erano ormai quattro ore che ero chiusa nella mia stanza. Le prime due ore le avevo passate cercando di chiudere fuori la paura di esprimere quello che provavo, quello che ricordavo. Aveva ragione Josh: dovevo scrivere delle parole per sfogarmi, una volta per tutte. Non stava parlando di una canzone da inserire in un album, ma una canzone mia.

<< voglio che fai una cosa per me. Voglio che per una sola volta nella vita, la grinta che usi nel cantare canzoni che non ti rispecchiano completamente la utilizzi in una canzone tua. Lo farai? >>

Quelle parole mi tornarono alla mente. Aveva ragione: le canzoni che scrivevo il più delle volte non mi rispecchiavano veramente. Era un qualcosa che mi ero ripromessa da anni: non volevo che la gente sapesse quello che avevo dentro, sarebbe stato come abbassare la guardia, le mura che mi ero costruita dopo il divorzio dei miei. Ma ora basta. Con questa canzone, la prima e l’ultima, mi sarei rispecchiata veramente; per poi tornare alla quotidianità. Mi avrebbe fatto bene, lo so.

Ormai sono due ore che sono su questi versi. Gli do una rilettura, e so che vanno bene. È uno dei ricordi più tristi che ho su mio padre… beh, mi sembra un buon inizio….

Oh, si… ora si può parlare anche di mia madre….

17:53

And my momma swore that
She would never let herself forget
And that was the day I promised

I’d never sing of love
If it does not exist

[E mia madre giurò
che non avrebbe mai più dimenticato
e quello fu il giorno in cui promisi a me stessa
che non avrei mai più celebrato l'amore con le mie canzoni,

se questo non fosse esistito].

Era vero. Ricordo nitidamente il giorno in cui giurai che mai avrei celebrato un amore che per me non esisteva. Avevo già subito gli sbagli dei miei genitori, non volevo finire come loro. Avevo sopportato le loro urla, i loro litigi, i loro sguardi. E mai mi sarei cacciata in una situazione come la loro. Mai. Direi che per oggi può bastare, comincio anche già a sentire mal di testa. Credo che me ne andrò a letto presto… credo.

 

21:30

Ok, non sono ubrica… ho solo bevuto un po’… che sarà mai? Non è la prima volta. È solo che mi gira così tanto la testa… eppure sono ferma… credo. Oh, si, sono ferma. Sono sdraiata sul letto, in mezzo ai fogli di carta che ho usato per scrivere quella stupida canzone. Perché è per colpa di quella canzone che ora sono qui, indecisa se alzarmi e fare una corsa in bagno a vomitare ( sempre se ci arrivo in tempo), o restarmene qua e vomitare sul letto, cosa che non sarebbe proprio il caso di fare.

Hey, cosa? Ecco, adesso lacrimo pure… stupido alcool! Ma perché mi viene da piangere? Dopotutto sono cose che avevo superato. In effetti non sto nemmeno piangendo per i miei vecchi ricordi famigliari, su questo non ci piove. Sarò anche ubriaca, ma sicuramente non sto in pena per loro. Ma credo di essere anche abbastanza brilla da non riuscire a capire perché sono così triste da piangere, oltretutto inconsciamente. Anzi, no! Io non sono ubriaca! Assolutamente mi rifiuto di crederlo... mai stata meglio.

Uahh! Che sonno…

Mi giro su un fianco, la posizione più comoda per cominciare a dormire, quando qualcuno bussa alla mia porta. E mo’ che faccio? Tiro un bel respiro e cerco di sembrare sobria… perché alla fine lo sono, o almeno spero.

<< Avanti >> dico.

Vedo una figura entare, ma è buio, e non riesco a capire chi è.

<< ti ho svegliata? >> chiede una voce particolarmente familiare. Oh no!!! Lui no!

<< Josh >> dico, con una nota acuta involontaria. Mi passo le mani sulle guance per cercare di asciugare l’umido lasciato dalle lacrime. Nascondo velocemente la bottiglia di vodka sotto le coperte. Non voglio che capisca nulla. Adesso scambieremo due parole e se ne andrà.

<< allora, hai già cominciato? Ho visto che ti sei chiusa qua dentro per ore oggi pomeriggio… >> comincia lui.

<< ehm.. si >> dico, cercando di tenere i contorni della sua figura nitidi nella mia visuale, cosa alquanto complessa.

<< guarda cosa ti ho portato >> dice, sventolando qualcosa in mano. Qualcosa di piccolo. << tieni >>

Io faccio per afferrarlo con una mano, ma tra lui che sventola e tra io che non sono sobria, riuscire a prenderlo è impossibile. E non ho ancora capito cosa sia.

<< hey, ma ce la fai? >> chiede, divertito. Capito che non sarei riuscita ad afferrarlo, lo fa cadere sulle coperte. Tasto su di esse per riuscire a conquistare l’oggetto. Il mio bracciale. Credevo di averlo perso.

<< ma dove…? >> chiedo, cercando di tirarmi su seduta, ma sentendo una fitta di mal di testa, capisco che non è una buona idea.

<< mmh… hai bevuto… >> dice lui.

<< sciocchezze >> ribatto io. Non mi piace quando usa quel tono da genitore: non sono più una bambina!

<< senti, non sono scemo, si vede. E poi c’è odore di alcool in questa stanza. Ti ho chiesto di sfogarti con la canzone, non bevendo. >> dice lui, rimproverandomi, una nota di delusione nella voce

Non rispondo. Non che gli do ragione, ma non so cosa dire. Diciamo che si, forse nel profondo ( ma molto profondo) mi sento in colpa per averlo deluso. E a me non piace deluderlo.

Stiamo in silenzio, fissandoci negli occhi. I suoi sono bellissimi, ci si può perdere in essi. E poi le labbra… dio, è come se mi dicessero – baciami… baciami… -. Non posso farlo… voglio farlo… mi avvicino lentamente badando bene ad ogni suo movimento, in modo da fermarmi in tempo… so già che avrò un rifiuto: è per il bene della band, e anche nostro. Ma ormai è tardi. Aspetto un suo movimento che mi faccia arrestare prima di toccare le sue labbra… e lui che fa? Con un movimento rapido annulla la nostra distanza, baciandomi con passione, come se fossero giorni, mesi, che volesse farlo. Mi lascio trasportare dal mio istinto e per una notte, cerco di pensare solo a lui, a noi.

Piaciuto??? Spero di si. Il prossimo capitolo sarà pronot a breve... non metto in dubbio che possa essere l'ultimo, o al massimo ce ne potrà essere un terzo. Rimane tutto un forse.
I commenti sono ben graditi, belli o brutti,  ma sempre costruttivi.
Alla prossima...power.
   
 
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