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Autore: Leliwen    01/01/2010    7 recensioni
Fanfiction del romanzo Lo scudo di Talos di V. M. Manfredi.
Era un uomo ormai, un uomo che aveva combattuto, un uomo che era stato in guerra, un uomo che sapeva come eseguire gli ordini, anche se a quegli ordini era contrario. Ingoiava amaro ed eseguiva.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei ma di Valerio Massimo Manfredi.

Questa storia è, se vogliamo, un Missing Moment del romanzo Lo scudo di Talos. Il protagonista di questa fanfiction, Aghìas, sta per suicidarsi. E' questo il sentimento che sta alla base di questa fanfiction.

Memento per chi non ricordasse bene il libro: Aghìas e Brithos sono due Spartani. Brithos appartiene alla famiglia dei Kleomenidi. L'Ilota zoppo è Talos.I tre sono stati rimandati a Sparta il giorno prima della conclusione della Battaglia delle Termopili che uccise tutti gli Spartani. Il messaggio che dovevano recapitare agliEfori è stato scambiato con uno vuoto durante il tragitto.


Aghìas era buttato lì, vicino al fiume. Era un uomo ormai, un uomo che aveva combattuto, un uomo che era stato in guerra, un uomo che sapeva come eseguire gli ordini, anche se a quegli ordini era contrario. Ingoiava amaro ed eseguiva. L'aveva fatto con Brithos, quando questi aveva deciso di risparmiare l'Ilota zoppo, l'aveva fatto quando Re Leonidas gli aveva ordinato di abbandonare le Termopili per consegnare un messaggio a Sparta.

Perché, allora, Sparta non comunicava il contenuto di quel messaggio?

Perché le ultime volontà di un Re giusto venivano ignorate?

Si mise seduto, con un movimento fluido del suo corpo scattante.

Aveva freddo.

Quel genere di freddo che gela il cuore, ammantando i sensi di disperata agonia.

Il fiume, pigramente, continuava a scorrere e lui, disperatamente, continuava a contare i giorni che lo separavano dell'Inevitabile.

Già le prime maledette voci iniziavano a circolare, dicevano che loro due avevano tradito, che avevano trovato un espediente per scappare al massacro, che quel messaggio era, in realtà, vuoto. Ma quale sciocco, per salvarsi la vita, avrebbe recapitato un messaggio vuoto? Brithos conosceva il modo in cui il Re arricciava le lettere; avrebbe potuto scrivere qualsiasi cosa e spacciarla per un messaggio reale!

Ma nulla di questo ragionamento sarebbe servito: quel messaggio era vuoto e, come tale, li condannava come ignobili traditori.

Volse il capo – con esasperante lentezza – verso Sparta, indugiando con lo sguardo sulla piana, toccando le case basse, scivolando oltre la polis, fino a raggiungere la casa dei Kleomenidi.

Tentò di inghiottire il boccone più amaro del fiele che gli bloccava la gola. Li aveva sentiti – come se non avesse potuto ascoltare null'altro – aveva spiato quella conversazione prima di chiudersi in se stesso e aspettare che il dolore passasse.

Lui l'aveva sentito, quel sentimento crudo che aveva acceso ogni parola di Brithos e aveva sentito l'altro rispondere con ugual forza. Era da quel momento che Brithos non l'aveva più toccato.

Lo stomaco già contratto si attorcigliò maggiormente ricordando come era stato bello avere quel corpo magnifico adagiato contro il proprio caldo e sudato, tremante dell'amplesso appena consumato, sentire le sue labbra, morbide come petali di fiore, posarsi sul suo viso, sul suo collo, reclamandolo come suo.

Aghìas strinse il labbro inferiore tra i denti, arpionò l'effimera solidità dell'arenaria con dita tanto robuste da frantumarla, tentando – in ogni modo – di non singhiozzare.

Brithos non l'aveva più toccato.

Brithos non l'aveva più cercato.

E questo sapeva di tradimento molto più di qualsiasi altra cosa.

Staccò dolorosamente lo sguardo dalla dimora che ospitava colui che gli aveva rubato l'anima, incassando la testa tra le gambe. Sconfitto su tutta la linea. Battuto da un messaggio vuoto e da un Ilota zoppo.

Senza la minima possibilità di redenzione.

Solo, come mai era stato prima d'ora.

L'Inevitabile si avvicinava di più ad ogni respiro e già sentiva addosso l'odore della morte, del suo Fato ingiusto.

Faceva male, ma sentiva di dover resistere, almeno un altro po'.

Se solo... se solo Brithos fosse tornato!

Se avesse potuto averlo con sé, se fosse potuto tornare tra le sue braccia ancora ed ancora... ma quello che temeva maggiormente – quello che sapeva ma che aveva sempre tentato di ignorare – ora si era stagliato davanti ai suoi occhi, aggiungendosi all'amarezza di esser additato come traditore.

Brithos non lo amava. Non l'aveva probabilmente mai amato. E ora che l'amarezza era più forte della passione, lo teneva a distanza, sognando forse mani più giovani, consumate dal lavoro nei campi e dall'uso di un bastone!

Scaraventò un sasso nell'acqua con violenza, alzando alti spruzzi.

Oh, senza alcun dubbio Ade stava aspettando impazientemente la sua anima promessa all'altare delle Termopili, ma perché anche Ambologera* doveva mettersi a giocare con il suo cuore? Perché non l'aveva invece reso insensibile ai suoi mutamenti, incapace di provare alcun dolore? E perché le Parche avevano deciso di vessarlo in questo modo atroce?

Il sole, infuocato, calava ad ovest, accendendo il fiume sulla pianura di riflessi d'oro e di rubino, decretando la fine di altro triste giorno.

Un altro giorno.

Ancora uno.



* secondo wikipedia era il soprannome che gli spartani davano alla Dea Afrodite.




Fine ^^

Almeno per ora^_^

  
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