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Autore: Lella Duke    03/01/2010    1 recensioni
Un Capodanno speciale per uno dei Duke... o forse per tutti e quattro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’anno che verrà

 

E un altro anno se ne sta andando. Stavolta però sarà diverso da quelli passati. La mezzanotte annuncerà la fine di un periodo terribile e l’inizio di una vita nuova. Se penso a quanto tempo sono stato lontano dalla mia casa, se penso alla paura che mi ha accompagnato per quattro lunghi anni.

Paura di dover lasciare per sempre la mia famiglia, paura di arrecare un dolore troppo grande da sopportare a tutti coloro che amo.

Ma tutto questo oramai non ha più importanza.

Ce ne stiamo tutti e quattro stipati nel nostro pick up bianco e siamo diretti ad Hazzard.

Anche quest’anno J.D. Hogg non ha badato a spese ed ha organizzato uno spettacolo pirotecnico degno di un Super Bowl. Farebbe di tutto pur di sapere che i nostri fuochi d’artificio sono migliori rispetto a quelli della Contea di Sweet Water e a tutti noi sta bene così. Una volta all’anno Boss tira fuori il portafogli e tutta la comunità ne è entusiasta perché può godere di uno spettacolo senza eguali.

Zio Jesse sta guidando, ha entrambe le mani poggiate sulle sterzo e gli occhi vigili a scrutare la strada. Il suo volto emana tanta serenità, non ricordo quando è stata l’ultima volta che l’ho visto così calmo. Quando sono partito era più giovane ovviamente, eppure ora, a dispetto di barba e capelli bianchi, sembra dimostrare meno anni. La sua fronte rugosa sembra si sia distesa.

Daisy è diventata bellissima. L’ho lasciata che era un’adolescente ed ora è una splendida donna. Ho paura che d’ora in avanti le renderò la vita impossibile. Sono consapevole che sarò geloso di tutti i ragazzi che si permetteranno di avvicinarla. Sono sempre stato molto protettivo nei confronti di tutta la mia famiglia e temo che in futuro potrò avere molti scontri con Daisy e con i suoi pretendenti. Ma è meglio sorvolare adesso. Il pensiero che qualche temerario giovanotto possa spezzarle il cuore mi fa ribollire il sangue. Tempo al tempo. Se succederà mi farò trovare al suo fianco.

Ricordo come fosse ieri il giorno in cui ho salutato Bo alla stazione. Era poco più di un bambino. Aveva la testa piena di biondi riccioli arruffati e gli occhi gonfi di pianto. Mi stringeva con tutta la forza che aveva in corpo e mi pregava di ritornare presto a casa. Il suo desiderio è stato esaudito. Non avrei mai pensato che lo avrei ritrovato tanto cambiato: ora è più alto di me e, da quel poco che ho potuto notare, esercita un gran fascino sulle fanciulle. Il suo carattere invece non è mutato. Per certi versi è ancora quel bambino solare, simpatico e affettuoso che mi guardava singhiozzando sulla banchina della stazione.

Tutto quello che udiamo è il cigolio del vecchio pick up mentre fende il buio della campagna. Nessuno osa rompere il silenzio che ci circonda e ci avvolge. Le parole sono superflue, noi non ne abbiamo bisogno. Riesco a cogliere perfettamente i pensieri dei miei cugini e di mio zio, così come loro, ne sono certo, intuiscono i miei. Ci stiamo godendo questi istanti insieme dopo tanti anni di incertezza.

E’ passato poco più di un mese dal mio ritorno a casa e sono grato a Dio che sia capitato in questo periodo. Ho già perso troppi compleanni, troppe festività. Non avrei sopportato un altro Natale lontano da casa. E quello festeggiato quest’anno è stato tra i più belli della mia vita. Non credo Daisy abbia mai cucinato tanto e non ricordo di aver mai visto tanti amici e parenti tutti insieme nella nostra fattoria. Ma ciò che più di tutto mi ha reso felice è stato vedere zio Jesse sorridere, sentire Daisy cantare, osservare Bo ridere fino alle lacrime.

C’è tutta Hazzard nella piazzetta principale. Facciamo fatica a trovare un posto dove lasciare il pick up e alla fine lo parcheggiamo proprio dietro alla banca. Quasi non abbiamo il tempo di scendere che Cooter ci corre incontro e ci abbraccia uno ad uno. Credo abbia già cominciato a brindare perché ha il naso paonazzo e le guance bollenti tipiche di chi si è riempito troppi bicchieri. Ci consegna una bottiglia dicendoci di averla tenuta in serbo per noi. Ci ordina di stapparla e di festeggiare l’anno nuovo non appena scoccherà la mezzanotte. Ci avviciniamo ad una delle poche panchine rimaste libere e ci accomodiamo. Mancano pochi minuti e zio Jesse ne approfitta per salutare alcuni suoi amici, salvo poi affrettarsi e tornare a sedere accanto a noi.

Le luci della piazza si spengono e d’improvviso un sibilo forte irrompe tra il chiacchiericcio generale. Segue un’esplosione. Non faccio in tempo a vedere la cascata di stelle colorate che viene subito dopo, perché ho già chiuso gli occhi.

Non me lo aspettavo, ma il cuore ha cominciato a martellarmi nel petto. Pensavo di aver abbandonato certe sensazioni ‘laggiù’ e invece mi hanno seguito fino a casa. D’un tratto ho risentito il fischio di un missile e l’esplosione di una bomba. Il vociare allegro e meravigliato della piazza, è diventato il grido d’aiuto dei miei compagni.

Parte un altro fuoco d’artificio e la mia mente lo registra come un ennesimo attacco ed ecco che ne parte subito un altro e un altro ancora.

Senza rendermene conto mi porto le mani sulle orecchie e tento in tutti i modi di impedire al rumore di quelle detonazioni di arrivarmi al cervello.

Non voglio mai più vedere quello che ho visto ‘laggiù’.

Non voglio mai più sentire quello che ho sentito ‘laggiù’.

Poi, d’un tratto, sento il peso di una mano poggiarsi sulla mia spalla.

Ne sento un'altra tenermi saldo un ginocchio.

Sento due braccia calde e forti che mi cingono la testa e sento un bacio poggiarsi sulla mia fronte.

Apro gli occhi e vedo Daisy accucciata di fronte a me mentre mi poggia la testa sulle gambe, mi volto e sento le braccia di Bo circondarmi la vita con forza. Mi occorre ancora un istante per capire che il solletico che avverto sul naso è provocato dalla barba di zio Jesse le cui braccia mi cingono con vingore la testa per ripararmi dal rumore.

Le mie guance sono diventate umide, sto piangendo.

Nella mie lacrime c’è dolore per la perdita di tante vite innocenti, c’è rabbia per aver partecipato ad un conflitto stupido e inutile, ma c’è anche tanta gratitudine.

Sono grato alla mia famiglia per l’amore che mi ha sempre dimostrato e che mi sta donando anche ora. Sono grato a Dio che mi ha permesso di tornare a casa.

Parte l’ennesimo fuoco d’artificio, ma stavolta ho gli occhi aperti e riesco a vedere la pioggia di stelle rosse cadere sopra le nostre teste. Sento il battito del mio cuore tornare finalmente regolare e percepisco il nascere di un timido sorriso sulle mie labbra.

Dovrò fare molta strada per riuscire ad appendere ad un chiodo tutte le mie paure proprio come ho fatto con la mia divisa, ma sono sicuro che ce la farò.

Il nuovo anno è per me sinonimo di rinascita, rappresenta l’inizio di una vita nuova diversa da quella che avevo prima di partire, è innegabile che io sia cambiato e che molte delle cose nelle quali credevo un tempo, oggi non ci sono più.

Solo tre certezze hanno attraversato indenni questi quattro anni:

zio Jesse;

Daisy;

Bo.

 

Fine

   
 
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