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Autore: Rowena    06/01/2010    0 recensioni
Quella sera, però, Betty aveva qualcosa che nemmeno Mama Morton poteva ottenere con i suoi trucchi: notizie fresche e di primissima mano sull’avvenimento del giorno. O della notte, vista l’ora. Solo Betty aveva informazioni di prima mano sulla morte di John Dillinger. [Chicago/Nemico pubblico]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza non rispose subito. Sapeva benissimo di chi si trattava, solo una persona nella palazzina poteva bussare alla sua porta a quell’ora e chiamarla zucchero: la padrona di casa, Miss Mama Morton. Betty pensò per un attimo a fare finta di niente, ma di certo quella strega si era appostata alla finestra aspettando di vederla rientrare per scendere al suo pianerottolo e bussare. Il motivo era facile da indovinare, Mama Morton aveva la mania di ascoltare la radio a tutte le ore, e ormai i giornalisti dovevano essere stati informati di quanto era successo a Lincoln Avenue. La notizia della morte di un criminale famoso come John Dillinger non poteva certo aspettare!
Non se poteva guadagnarci su, questo era sicuro. Betty sospirò pesantemente, consapevole di non avere via di fuga, e accese una lampada posata su un tavolino del salotto: poteva fingere un malore? Forse così avrebbe guadagnato una serata tranquilla…
«Sono appena tornata, Miss Morton», rispose alla fine a voce alta, «le serve qualcosa?»
Era una domanda retorica perché, in realtà, Mama non aveva mai bisogno di nulla: aveva uno straordinario talento nel trovare non solo ciò che le mancava direttamente, ma anche piccole cose che avrebbero fatto felici le sue inquiline. Se si aveva necessità di qualcosa, anche generi di contrabbando come i liquori finché era stato in vigore il Proibizionismo, ossia il dicembre precedente, bastava chiedere a lei; era un talento che aveva scoperto e sfruttato per tutto il periodo in cui aveva lavorato nel carcere della Contea Cook, raccontava lei senza vergogna, passando sotto banco sigarette e chissà che altro alle detenute.
Mama ancora si vantava di tutto ciò, sebbene si curasse di tralasciare che quel talento innato, però, era stato la causa del suo licenziamento: quando il nuovo Governatore si era insediato sulla sua poltrona e aveva dato un giro di vite al sistema carcerario della contea, infatti, aveva deciso che anche certe pratiche come quei piccoli favori alle detenute in cambio di denaro, senza parlare delle percentuali che la matrona riceveva dai contratti con l’agenzia Morris. Le jazziste criminali, infatti, facevano scalpore e il mondo dello spettacolo era sempre in caccia di nuove celebrità; Mama non faceva altro che contattare l’agenzia più famosa della città e negoziare qualche ingaggio per le ragazze prossime alla scarcerazione, e poi conteggiare la giusta percentuale per il suo lavoro.
Non aveva importanza che lei tacesse su quei dettagli: tutti sapevano che con il gruzzolo messo via in quegli anni aveva comprato lo stabile dove aveva creato la pensione in cui anche Betty viveva. Ad ogni modo, pagando la padrona di casa, si poteva avere qualunque cosa, bastava essere buoni con lei. Lei lo sarebbe stata a sua volta.
Quella sera, però, Betty aveva qualcosa che nemmeno Mama Morton poteva ottenere con i suoi trucchi: notizie fresche e di primissima mano sull’avvenimento del giorno. O della notte, vista l’ora.
«Non vorrei disturbarti, dolcezza», continuò la donna dall’altra parte della porta, e Betty sapeva che quanti più nomignoli teneri e leziosi avrebbe usato tanto più non si sarebbe arresa davanti a nulla, «ma ho appena sentito la radio… È vero quello che dicono?»
 
È vero che John Dillinger è morto? Questa è la domanda che vorresti pormi, ma non ne hai il coraggio. Ti fa ancora paura come un fantasma delle storie per bambini, tant’è vero che da un anno non ti rechi più in banca per evitare di essere coinvolta in una rapina!
 
Non aveva avuto disposizioni per tacere sulla faccenda prima che il Bureau emanasse la sua versione ufficiale, ma in quel momento le dispiaceva davvero.
«Sì, la telefonata dall’agente Purvis è arrivata in sede poco più di un’ora fa». Betty sperò che si accontentasse, scioccamente. Mama Morton non si faceva mettere a posto con così poco.
«Davvero? Sono sconvolta… Ma aprimi, tesoro, su: non sta bene parlare così con una porta in mezzo».
Forse, eppure Betty non voleva cedere: far entrare la padrona di casa l’avrebbe obbligata a rimanere in piedi ancora per un pezzo e a raccontare nei dettagli cos’era successo nella notte.
Un’altra ragazza probabilmente sarebbe stata più gentile con Mama: Betty sapeva che avrebbe dovuto esserlo, poiché la donna le aveva dato un posto dove stare quando era arrivata a Chicago, le aveva anche trovato un lavoro presso un sarto suo conoscente, in cambio dei magri risparmi che la giovane aveva portato con sé nella fuga verso la città, ma proprio non le riusciva di volerle bene.
Forse perché le aveva trovato un ingaggio per un numero in uno dei principali teatri della città senza neanche chiederglielo, o perché aveva origliato le sue telefonate con gli agenti del Bureau per poi andare a riferire il loro contenuto ai giornalisti, chissà.
Stava cercando una scusa decente così come aveva fatto al lavoro, quando un’altra voce s’infilò nella conversazione: «Ma cos’è questo chiasso, Mama? Io ho bisogno di dormire, lo sai: come potrò trovare un nuovo ingaggio senza il mio riposo di bellezza? Diventerò brutta e indesiderabile, e i proprietari dei club mi rideranno in faccia!»
Betty riconobbe immediatamente quella voce e maledì se stessa per non essere riuscita a liquidare Mama: Roxie Hart era entrata in azione.




Eccomi qui con il secondo capitolo! ^^
Grazie a lolla20 che ha recensito... A presto! Rowi
   
 
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