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Autore: Stupid Lamb    07/01/2010    5 recensioni
"Chi l’ha detto che il pagliaccio innamorato deve per forza essere triste, eh? Perché non può trovare l’anima gemella, una volta ogni tanto? Perché il mio numero deve sempre finire con una batosta fisica e amorosa?"
Edward è un tramp, un pagliaccio romantico, che ogni sera si esibisce al Cullen Circus. Riuscirà a trovare la sua amata? - Rating Verde
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’idea per questa mini ff è partita più o meno una settimana fa, dopo aver visto questo video

L’idea per questa mini ff è partita più o meno una settimana fa, dopo aver visto questo video. Ho iniziato a pensare, pensare, pensare, fino a sfociare nel delirio. Sul serio, il mio neurone è difettato.

 

Ad ogni modo, beccatevi questo obbrobrio XD

Come sono gentile XD

 

*Ridi pagliaccio appartiene a Ruggero Leoncavallo.

*Twilight e i suoi personaggi appartengono a Stephenie Meyer.

*Jerome è mio.

 

Ridi Pagliaccio

 

Prima parte

 

Edward

Attorno a me c’è confusione, come ogni sera.

Il camerino, in questo posto, è un enorme stanzone provvisto di pochi tavoli dotati di specchio, ammassati su uno dei due lati della tenda, quello che confina col parcheggio. Il mio tavolo (mio per modo di dire… lo spartisco con altre venti persone) è l’ultimo della fila. Si trova accanto all’apertura che porta all’esterno. Non la chiamo porta poiché non è una porta. E’ un semplice squarcio nel tendone giallo che ci sovrasta.

 

Sul tavolo c’è tutto l’occorrente per il mio numero.

Come ogni sera, più per ingannare il tempo che per altro, controllo minuziosamente che non manchi nulla.

Cerone bianco, c’è.

Parrucca nera, c’è anche quella.

Bombetta simile a quella di Charlot, c’è. E’ ancora un po’ ammaccata, dopo l’episodio di ieri sera con quel bimbo fin troppo vivace. Infilo le dita all’interno e premo verso l’alto, riportandola alla normalità. Ok, bombetta simile a quella di Charlot, c’è.

Matita nera con cui disegnare una lacrima sotto l’occhio, c’è.

 

Sembra esserci tutto. Getto gli occhi sotto al tavolo traballante, alla ricerca delle scarpe.

In teoria dovrei possederne un paio mio ma, come per il tavolo, qui ci troviamo a spartire tutto con tutti.

E’ la filosofia del circo, se vogliamo. Si vive insieme, si mangia assieme, si lavora assieme, si viaggia assieme. Come un’unica famiglia.

 

Peccato che io in questa famiglia ci sia capitato per caso. Peccato che io desideri avere uno spazio mio, a volte. Privato, esclusivo, silenzioso.

 

Il rullo dei tamburi della piccola orchestra mi ricorda che mancano meno di dieci minuti al mio numero. In questo momento un elefante sta per scavalcare il corpo giunonico di Rose. Muoverà una zampa, poi l’altra, le altre due, e i piatti della batteria dichiareranno finito il numero, assieme alle trombe.

 

Il pubblico applaudirà, Rose si alzerà da terra, s’inchinerà tre volte: al centro, a destra e a sinistra. Accarezzerà l’elefante, e sparirà.

 

Le luci si abbasseranno, ed entrerò io.

Jerome, il pagliaccio innamorato.

Non ho scelto io questo nome, né questo trucco, né questa parrucca, né questo paio di scarpe, troppo grandi perfino per un clown.

L’unica mia colpa, se proprio vogliamo trovarne una, è stata quella di indossare per gioco un naso rosso, più di dieci anni fa, per far ridere una bambina che si trovava in fila al banco dei popcorn e piangeva perché non voleva tornare a casa. Rise del mio viso, dei miei buffi capelli rossi (non una parrucca… ho davvero i capelli rossi), mossi a causa del vento, e Alice passò di lì per caso.

Decise che quella era la mia natura, e che avrei fatto grandi cose per la nostra famiglia.

A nulla valse il mio rifiuto, a nulla valsero i miei ‘voglio continuare a pulire le gabbie, lasciatemi in pace’.

Alice è fatta così. E’ piccola, ma possiede tanta energia. E’ lei che ci mette in riga quando siamo in ritardo, è lei che fissa le nuove date, è lei che fa tutto, fondamentalmente.

 

Il grido di spavento del pubblico mi fa da timer. Mancano cinque minuti. L’elefante ha finto di abbassare una zampa sullo stomaco di Rose, per poi procedere in avanti. A volte la bionda ama rischiare. Le piace ottenere più applausi.

 

Inizio a stendere il cerone con due mani, dopo aver raccolto i capelli sotto una cuffia recuperata da una vecchia calza di nylon. Uno strato leggero, in modo da coprire solo le lentiggini ed il colorito roseo.

Uso la matita attorno agli occhi e sotto uno di essi, ricreando una lacrima perfetta.

Chi l’ha detto che il pagliaccio innamorato deve per forza essere triste, eh? Perché non può trovare l’anima gemella, una volta ogni tanto? Perché il mio numero deve sempre finire con una batosta fisica e amorosa?

 

Il pubblico ride, e paga. Questo è ciò che conta, per cui stai zitto, Edward, e componi il tuo personaggio.

Infilo la parrucca nera, posiziono la bombetta e indosso le scarpe.

Mi alzo in piedi quando il rumore dei piatti copre finalmente il baccano del camerino, e mi guardo allo specchio.

Pantalone nero, largo ai piedi. Maglietta a maniche lunghe, con righe bianche e nere orizzontali. Due vistose bretelle rosse, che richiamano il colore del naso che devo ancora dipingere. Lo faccio in fretta, ma con accuratezza, come sempre.

Ho detto addio al naso di plastica diversi anni fa, in fondo non sono un clown qualunque io.

Sono un tramp, un pagliaccio romantico.

 

Gli applausi del pubblico mi dicono che Rose è ancora in scena, e la voce del presentatore non fa che confermare la mia idea.

 

Stendo il rossetto scuro (è simile al nero… scelta di Alice) con le dita, e le passo poi su un vecchio asciugamano per ripulirle.

 

“Sono pronto,” mi dico, come faccio ogni sera.

Fletto le ginocchia, come ogni sera.

Appoggio una mano sul cuore e ringrazio Dio, come ogni sera, proprio mentre il presentatore annuncia me.

 

Jerome, il pagliaccio romantico.

 

   
 
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