Per voi.
Caillie
Anime
attorno al Fuoco
Epilogo?
“ Ora non puoi più tirati indietro, Sam ” dichiarò Bilbo, mentre si
sistemava addosso la coperta che gli aveva allungato Aniron.
“ Esatto, devi dirci il
motivo per cui ti sei fatto attendere. ”
Per un attimo l’aria serena di Sam
se ne andò. Fu un attimo, poi l’hobbit tornò a sorridere. “ Padron
Frodo, anche ad un giardiniere deve essere concesso di avere segreti. ”
“ Ma tu non sei un giardiniere, Sam…sei
prima di tutto un amico. ”
Sam avrebbe potuto usare tutte le parole della Terra di
Mezzo, per cercare di distoglierlo da quei pensieri.
“ Vi ringrazio, Padron
Frodo, ” disse infatti, strizzando l’occhio alla
piccola Aniron, “ la mia bocca resta sigillata. ”
“ E’ inutile, Frodo, sprechi il tuo tempo ” osservò
Dama Celebrian, raggiungendo il nutrito gruppetto di amici attorno al Fuoco dei racconti.
La casa di Lindo era cullata nell’abbraccio della sera
inoltrata.
Il Gong era stato fatto vibrare, e fatta eccezione per
Aniron tutti i bambini - anche i più restii - si
trovavano ora sotto le coperte.
“ Io non mi rassegno, invece ” si impuntò
Gimli. “ Visto che sei stato proprio tu a chiederci
di restare svegli in questo salone…adesso spiegherai
tutto. ”
“ A me risulta che fossimo
qui per salutare Fealen nella maniera più opportuna…”
osservò Sam, inarcando un sopracciglio.
“ Sì? Beh, almeno ho tentato. ”
Legolas gli assestò una pacca sulla schiena, tra le risate
generali.
Il nano evitò accuratamente di incontrare lo sguardo
di Dama Galadriel…che non avrebbe mai smesso di
tirare fuori il suo lato più sensibile all'imbarazzo.
“ Mi dispiace, Gimli, ”
insistette l’hobbit, incorruttibile. “ Temo che il
motivo lo conoscerà soltanto Ulmo, al quale non avrei potuto nasconderlo
neanche volendo. ”
“ Perché? ” cercò di aggirare
l’ostacolo Frodo.
“ Niente da fare, ho detto. Dovrete accontentarvi di
questo mio dono. ” Così dicendo Sam estrasse dalla
propria sacca un libro dalla copertina color sabbia, decisamente
voluminoso e ben curato.
“ Ti sei messo a scrivere memorie anche tu. Samvise? ” domandò Bilbo, “ Noi Baggins ti abbiamo proprio contaminato. ”
“ Queste non solo memorie solo mie, Padron Bilbo. Guardate…”
Frodo ricevette dall'amico il volume e vi diede una prima scorsa
insieme a Legolas e Gandalf
che gli erano seduti accanto.
Spalancò la bocca, stupefatto: “ Questo è…”
“ Il libro Rosso dei confini occidentali…" esclamò Legolas, prevenendolo. " Ma…” scosse la testa, divertito, “ non lo avevi lasciato
a tua figlia, a Cioccadoro? ”
“ Questa è in realtà una sua
trascrizione, che Sire Aragorn ha commissionato ai migliori scrivani di Minas Tirith, dopo aver saputo che un giorno sarei partito anche
io per i Rifugi Oscuri. ”
“ Incredibile. Quanto tempo avrà richiesto? ”
“ Dovendo attendere che anche Pipino
e Merry si degnassero di scrivere qualcosa…molto
tempo, vi assicuro. ”
Nel pensare ai due cugini hobbit,
tutti quelli che li avevano conosciuti – anche indirettamente, attraverso i
racconti – risero di gusto. Da parte sua, Gimli era
invece piuttosto offeso. “ Grampasso ha trovato il
modo di mantenere la sua promessa. Mi aveva giurato che ci avrebbe stupito
anche dopo la sua morte. Sicuramente avrà fatto ricopiare su quel libro anche
una delle sue eterne liriche. ”
“ Oh, puoi scommetterci, Mastro Nano! ” commentò Sire Elrond.
“ Bene, " disse Sam, richiedendo con un cenno il volume, " allora…direi di leggere al nostro Fealen qualcosa di nuovo. Qualcosa che Frodo non può avergli ancora
raccontato. ”
* * *
Un tempo sapevamo
quella terra, Tu ed Io.
E una volta là
vagando siamo andati
Nei lunghi giorni da lungo tempo nell’ oblìo,
una bimba bruna,
un bimbo dai
capelli dorati.
Forse per i sentieri del pensiero al focolare
Nella stagione fredda e bianca,
o nelle ore
intessute di blu crepuscolare
di piccoli
letti presto rimboccati
d’estate nella
notte stanca,
nel Dormire tu
ed io viaggiammo sicuri
e là ci siamo
incontrati,
sulla vestina
bianca i tuoi capelli scuri
e i miei
biondi arruffati?
Camminavamo timidi per mano,
in sabbia d’oro
tracce di bambino,
raccoglievamo perle e conchiglie nei secchielli
e tutt’intorno cantavano gli uccelli,
usignoli alti tra le
fronde.
Scavammo a cercare argento con le pale
Cogliendo scintillii di sponde,
poi corremmo a
riva lungo ogni radura erbosa
per scoprire la
tiepida viuzza tortuosa
che ora non
sappiamo più trovare,
tra gli alti
alberi e il loro sussurrare…”
Mar Vanwa Tyaliéva,
29 Aprile 1915
Lasciò da parte il quaderno sgualcito, concluso il giorno prima, e lo fece perdendosi una volta di
più sui caratteri che formavano il suo nome.
Riprese la lettera iniziata per Edith.
Come spesso capitava, uno degli
amori per lui più importanti doveva rivaleggiare con l’altro per avere
la sua attenzione.
Di nuovo avrebbe dovuto rimediare, perché non era
capace di mentirle…neppure per lettera.
Ogni volta si trovava a cercare le parole per scusarsi
con lei…ogni volta dubitava di averle scelte con
efficacia.
Ma forse la sua Edith conosceva davvero bene la persona
che aveva scelto…Conosceva il suo bisogno quasi fisico di narrare…
Forse era riuscito davvero ad esprimerle ciò che
sentiva ogni volta che le parole…lettera dopo lettera…componevano
e descrivevano Quel Mondo…Il giovane studente sperava tanto che fosse così.
Sicuramente le aveva aperto
il suo cuore, parlandole dei personaggi che abitavano i suoi sogni, confidandole
la sua netta sensazione che non fossero solo tali.
Le aveva parlato della
bellezza di un’amicizia, che non era mai stata un rapporto tra padrone e
servitore…di quella purezza di legame che solo le difficoltà avevano saputo far
emergere…
Le aveva descritto l’angoscia
della tentazione del potere, del tradimento.
Le aveva parlato della
regalità dimostrata anche dalla persona più semplice.
Le aveva parlato dei luoghi incontaminati che la sua
fantasia aveva visitato, dei Valar che li avevano
fortemente desiderati e così generati
Le aveva parlato della
promessa che aveva fatto – forse a se stesso, o forse a qualcuno di molto più
importante – la promessa di non smettere mai…mai di raccontare.
Fine