Emptiness
Il palazzo di notte è silenzioso. Effetto
del morbo, della paura collettiva, dell’angoscia e della tristezza. Quel
posto è ormai come vuoto, perché così l’ha lasciato
il suo re.
Una sagoma minuta è l’unica a
spezzare il deserto, a percorrere a passi lenti e silenziosi uno di quei
corridoi bui. In mano ha una candela; ripara la luce con le dita, quasi a
volersi impedire di guardarla. Procede adagio ma sicuro. Ha fatto in modo di
non trovare guardie sulla sua strada. Sa dove va, sa
che vuole e deve farlo. Una svolta, e la luce illumina per un solo istante un visetto
composto.
È un ragazzino. Solo un ragazzino.
[ Che ha perso tutto.
]
*I was once like you are
now and I know that it’s not easy
To become when you’ve found something going on*
La porta si staglia davanti a lui, sagoma scura
nella notte. Il suo cuore ha un lieve sobbalzo, ma
nessuna emozione traspare dallo sguardo concentrato.
Si ferma.
Per qualche istante si limita a guardarla, quella
porta, l’ultimo ostacolo tra sé e i ricordi, la sua infanzia
perduta.
Lentamente tende la mano, e spinge.
La stanza è vuota, come sapeva. Sua madre
non ha voluto più dormirci. C’è troppo, troppo di lui, in quel vuoto.
Ancora restio ad indugiare con lo
sguardo, fa scorrere gli occhi sul pavimento, sui tappeti, poi sui muri.
È con immensa fatica che li solleva fino ad osservare il letto bianco,
quel letto in cui gli sembra di vedere ancora
l’impronta del suo corpo,
quello che lui tanto odiava, il corpo
dello storpio, il corpo del re.
Stringe la presa sulla candela. È a questo
che è arrivato, soltanto a questo. A guardare
l’assenza di suo padre, in un castello vuoto di lui, in una terra non
sua.
[ A dodici anni, questo è ciò che gli è rimasto. ]
*But take your time, think a lot, think of everything
you’ve got
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not*
Non era presente, quando è successo.
Nessuno di loro lo era. Solo Amina, e lei ora è lontana, fuggita,
perduta. Accecata dall’odio, dal desiderio di vendetta.
Non se la sente di biasimarla.
Così come non può biasimare sua
madre, rifugiatasi nella follia e nell’illusione, per non cedere al
nulla.
E
lui? Cos’ha lui, a cosa può ricorrere? Come si sopravvive alla
morte di un padre?
Responsabilità.
È tremendo, il peso di quella parola. Eppure
non può tirarsi indietro. È a lui che spetta andare avanti,
è a lui che spetta camminare tra le macerie in cerca di sopravvissuti, e
salvarli.
Perché
è così, lui deve salvarsi per se stesso e per tutti gli altri,
per la sua terra, per il Mondo Emerso, per lui
che probabilmente si aspettava questo da suo figlio.
[ Rialzarsi. Leccarsi le ferite. Andare
avanti. ]
Sospira, mentre senza accorgersene fa scorrere
quella stessa mano vuota sulla coperta fredda.
*Now there’s a way,
and I know that I have to go away
I know, I have to go*
«Padre?»
I
suoi occhi verdi, buoni. Non ha mai visto altri uomini con sguardi come il suo.
«Cosa c’è, Kalth?»
Il
bambino gli mostra il libro aperto alla pagina che ha suscitato la sua
curiosità. È un libro di storia, la storia di Ido,
l’eroe del Mondo Emerso, uno dei suoi eroi.
«Cosa vuol dire ‘morire’?»
Lui
è sorpreso. Lo fissa ancora per un attimo, poi gli
sorride, scompigliandogli i capelli con la mano. Sua madre non sarebbe
contenta di un gesto così intimo, ma a lui non dispiace il calore di suo
padre, i contatti tra di loro. Sono i momenti in cui
lo sente più vicino, da quando quel terribile
incidente lo ha costretto sulla sedia che a volte, implacabile nel suo
significato, spegne il sorriso nei suoi occhi.
«Vuol
dire giungere al termine, lasciarsi alle spalle ciò che di più
bello si è avuto. Ma non è una cosa di cui ti debba
preoccupare. Non ci pensare adesso, e vai a giocare con tua sorella.»
Gentile,
ma
deciso, e protettivo. Quello è suo padre.
Il
bambino non ha ancora capito del tutto quella parola,
ma se è vero che è sinonimo di abbandono, allora sa che non vale per
tutti: lui non lo
lascerà mai.
[
“E invece, te ne sei andato…” ]
*It’s not time to
make a change, just sit down and take it slowly
You’re still young, that’s your fault, there’s so much you
have to go through*
Le ginocchia sul pavimento, la candela al suo
fianco. Resta a lungo immobile a guardare il riverbero di
quella fiammella esitante illuminare appena la superficie morbida del letto.
La guarda indebolirsi a poco a poco, come i ricordi, che pian piano lo
abbandonano per lasciare spazio ancora una volta al vuoto del presente.
Quante cose sono rimaste in sospeso.
Cose che non ha potuto fare, cose che non potrà
fare mai.
[ Quando tutto cambia, non puoi fare nulla per tornare indietro. ]
[ Devi solo accettare. ]
Quel giorno, a dodici anni, si è ritrovato
re.
Quel giorno, a dodici anni, ha perso tutto.
*And it’s hard, but
it’s harder to ignore it*
Col favore della notte, il principe Kalth, il re bambino, abbandona il viso sul letto di suo
padre Neor, figlio di Learco, re della Terra del
Sole.
Al ritmo morente della candela stanca si concede
il pianto, le sue ultime lacrime di figlio.
Oggi ho letto tutto d’un fiato Figlia del sangue, il secondo volume della trilogia delle Leggende. Già alla fine del
primo, alla morte di Neor, mi sono detta
che il suo degno successore avrebbe dovuto per forza essere Kalth:
un ragazzino così saggio, così assennato, eppure così
terribilmente solo. Constatare che effettivamente è andata così,
e trovare nel secondo libro tutto il coraggio e tutto
il bisogno di Kalth di mostrarsi forte al resto della
corte – soprattutto per convincere se
stesso di esserlo – mi ha smosso qualcosa nel cuore.
Credo che Kalth sia destinato a diventare uno
dei miei personaggi preferiti di tutta la saga. Lo ammiro davvero, e mi sono
commossa nella scena in cui fingeva con sua madre Fea
che Amina gli avesse scritto dicendogli di star bene, mentre
invece la sorella era sperduta nella Terra del Vento con Adhara.
Insomma, ho voluto cercare di rendergli un piccolo omaggio. Non so se
ci sono riuscita, e non ne ho neppure la presunzione, ma dovevo
assolutamente scrivere qualcosa su di lui. Perché
se nelle Guerre ho amato il dodicenne
San e la sua ingenuità, nelle Leggende
non posso non amare il dodicenne Kalth e la sua
maturità costretta dagli eventi.
E chissà, magari questa
shot così confusa piacerà pure a qualcuno. ^^
[Credits: I versi riportati in grassetto sono tratti dalla canzone Father and son di Ronan Keating e Cat Stevens.]