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Autore: Stregatta    09/01/2010    2 recensioni
Non ho l’aria di uno che si assume responsabilità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Steve Forrest
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Crawl
 
 
Non ho l’aria di uno che si assume responsabilità.
 
Saranno i tatuaggi, sarà il fatto che i biondi sono vittime di pregiudizi assolutamente ingiusti, sarà che sono ancora l’ultimo arrivato nonostante… Mhm… Eh, ormai è da un po’ che ci sto dentro.
Ci sto talmente dentro da capire ed accettare realtà assolutamente al di fuori della normalità così come la intende la maggior parte della popolazione mondiale – ho visto cose che voi umani… Ok, la smetto.
Talvolta sono persino in grado di accettare compromessi, situazioni dove pro e contro sono in equilibrio piuttosto precario ed i secondi rischiano di superare i primi.
Il compromesso più grande immagino sia stato lasciare gli Evaline per i Placebo.
Sì, immagino cosa starete pensando: “Oh, pooovero caro! Mollare il proprio gruppetto misconosciuto per una band esponenzialmente più affermata… Guarda, ti siamo tutti vicini.”
... oh, ma che ne sapete voi?
Mica avete mai avuto a che fare con Brian Molko.
 
- Stanza 213, terzo piano. Una e tre quarti. Bussa la sezione ritmica dell’intro di Kitty Litter sulla porta e vedi di non farti beccare da nessuno. –
Ovviamente non era un invito. Brian non ha la più pallida idea di cosa sia un invito – dalla sua bocca escono ordini cinguettati, tutt’al più.
È anche piuttosto complicato, a livello di processi mentali. La sezione ritmica di Kitty Litter ad opera delle mie dita sul legno della porta ne era una dimostrazione abbastanza chiara.
Brian aprì la porta e mi infilò una mano nello scollo della maglietta, tirandomi dentro la stanza con uno scatto fulmineo.
- Sei in ritardo di dieci minuti. – mi redarguì, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi.
Erano lunghi, allora, e drittissimi attorno al suo viso.
Sembravano appena un po’ elettrici, un po’ volatili – a causa dell’aria troppo secca, forse.
- Scusami. –
Non avevo una spiegazione a portata di mano e neanche mi andava di improvvisarla.
In realtà non mi andava nemmeno di venire da lui – all’inizio era divertente: la clandestinità, i sottintesi, le allusioni… E poi, cazzo, Brian era ed è davvero bravo da quel punto di vista.
- Mhm, non importa… – mi concesse, lasciando la maniglia della porta ormai chiusa.
- … recupereremo il tempo perduto, in qualche modo. –
 
Facciamo sesso, sì.
Se dicessi che non mi piace, che non è incredibilmente eccitante sentirlo sciogliersi contro la mia pelle mentirei.
Diventa così docile quando lo tocco. Forse è il suo modo di sfuggire a sé stesso.
Non sto dicendo che lui non sia soddisfatto delle sue scelte, della sua vita e di come la sta gestendo. Voglio dire, è che tutti talvolta sentiamo il bisogno di sgusciare dai nostri ruoli, dai nostri cliché per diventare altro.
Lo so. Anch’io vorrei non essere sempre il fottutissimo Gumpie o l’adorabile Sunshine.
Sì, sono fondamentalmente dotato di un buon carattere e poi questi miei stramaledetti capelli biondi fanno il resto ma cavolo. Nel mio piccolo mi incazzo e mi scazzo anch’io.
È anche questo che mi piace di Brian… Lui sotto sotto lo capisce, questo.
Solo che non gliene frega niente…
 
- Stanza 168. Secondo piano. Mezzanotte. Bussa il ritornello di Battle for the Sun sulla porta. –
La raccomandazione di non farmi vedere né sentire da anima viva non c’era più da parecchio, esattamente come la maggior parte della lunghezza della chioma di Brian.
In compenso, davanti ai miei occhi stava dondolando una calza con il mio nome sopra.
- Per me? – ridacchiai, prendendola in mano e tastandone la superficie rigonfia.
- Già… Aprila. – sorrise Brian, prendendomi delicatamente per il gomito e conducendomi sul letto.
Rovesciai il contenuto della calza sul materasso; ero piuttosto curioso di scoprirne la natura.
Cioccolatini, un paio di strane bacchette legate assieme da un nastro rosso ed un buon numero di preservativi.
- Cacchio… Non dovevi. – ero sinceramente stupito.
Brian rise, prendendo in mano le bacchette e rigirandosele tra le dita.
- Andiamo, a Natale siamo tutti più buoni… Persino io. –
Scartai un cioccolatino al liquore e glielo allungai – ‘fanculo la sua fobia del grasso, si meritava un dolcetto.
Lo allontanò con una bacchetta, esclamando: - Sai che sono luminose? Si chiamano Firestix. Hanno un LED a basso consumo che le fa brillare automaticamente al buio, quando inizi a suonare. –
Lo fissai da cima a fondo prima di togliermi la maglietta, sdraiarmi e posarmi il cioccolatino sull’ombelico.
Quando si chinò esitante a prenderlo in bocca dimenticai del tutto che ero venuto all’appuntamento per lasciarlo in via definitiva e pensai a come sarebbe stato figo aprire il venturo concerto con le Firestix saettanti nella penombra.
 
 
… non gliene frega niente perché è a lui che va stretto sé stesso.
Non posso comprendere fino in fondo chi è adesso e chi è stato prima che arrivassi, ma ci mette una sorta di… Di entusiasmo così affannoso, nel trasformarsi nel mio amante che mi dà da pensare.
 
- Stanza 284. Quarto piano. L’una in punto. Bussa… -
- Posso bussare The Crawl? –
- Uh? Be’, avevo pensato a… Oh, chi se ne frega, fa’ come credi. –
 
Non ho l’aria di uno che si assume responsabilità, ma quella sera me ne spettava una piuttosto importante.
Sul letto c’erano un paio di manette – senza peluche ad ornarne i bracciali – ed un frustino.
Mai usato questo genere di affari. Sono per il sesso semplice, in linea di massima – di coppia o plurimo, ma senza giochetti di potere del cazzo.
Feci eccezione quella notte solo perché si trattava di un giochetto di potere all’interno di un disegno simile ma più ampio, più ambiguo.
- Spero che tu abbia capito tutto. –
Brian era accanto a me, con una mano posata sulla mia spalla quasi a rassicurarmi.
- Imparo in fretta. –
Mi baciò sotto l’orecchio, sussurrando: - L’ho notato. –
Prese a sbottonarsi la camicia, mentre scuotevo il frustino chiedendomi se sarei stato in grado di non fargli troppo male – in fondo era la prima volta, con quel coso.
 
Fin quando usciremo dai nostri ruoli, dai nostri corpi per entrare l’uno in quello dell’altro andrà tutto bene. Potremo andare avanti ad essere Sunshine e Brian Molko.
Sapremo chi siamo e chi possiamo essere – e cavolo, ditemi se non vale la pena di accettare compromessi per questo.
 
 
First of all, tutto falso, all'insaputa dei protagonisti e bla bla vari per pararsi le ch... Voglio dire, doverose precisazioni u.u.
Second of all, questa storia partecipa ai Dodici Mesi di Fedeltà, concorso indetto da nainai.
Abbastanza riuscita (almeno ai miei occhi - siete liberi di spernacchiarla quanto vi pare xDDD), per essere una storia che ho buttato giù davvero di getto. A rileggerla ho avuto ben poco da correggere e me ne sono sorpresa – sto diventando così pignola O_o! In ogni trama vedo buchi da rattoppare xD! Invece qui non ho avuto problemi, forse perché una trama non c’è. C’è solo un Sunshine un po’ angstoso e un Brian un po’ … Atipico, per l’ennesima volta xD? Per un Molko fuori dal comune e probabilmente improbabile (amate l’assonanza, please) chiamate il 555 – STREGATTA xDDDDDD!
Oooh, e come ultima noticina curiosa eccovi le Firestix in tutto il loro fulgore a basso consumo U.U!
:****
   
 
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