Anime & Manga > Alice nel paese di Heartland
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Autore: Battler_Ushiromya    18/01/2010    2 recensioni
Introduzione rimossa poiché priva di cenni relativi alla trama. Si prega di inserirne una valida al più presto.
Rinoa81, assistente amministratrice.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In the wonderland
Da qualche parte ci fu un sogno.
Chi lo sognò è sconosciuto. Fu un sogno così piccolo …
Il piccolo sogno pensò: “Non voglio mollare tutto così! Come potrò fare in modo che la gente mi guardi?”
Il piccolo sogno pensò e ripensò e alla fine ebbe un idea:
“Troverò gente da attirare al mio interno,gli lascerò creare il mondo!”
Capitolo 1 -- Nella tana del coniglio
Nick si guardò intorno, era buio e non si riusciva a vedere nulla eccetto che una leggera luce bianca sullo sfondo di quella ferrovia oramai usurata dal tempo. Era il 4 maggio, ma era come se il tempo si fosse fermato a quella data. Il treno continuava incessante la sua corsa verso la stazione successiva. Erano anni che quella stazione , troppo malandata , non funzionava più e oramai persino lo stesso Nick si chiedeva il perché di quella sua visita notturna a Brocken G.
Quando il treno fu abbastanza vicino da poter sentire il vento che sfiorava i capelli del ragazzo, si spostò, leggermente senza fretta, quasi avesse tenuto il conto dei secondi rimanenti, il treno procurava un suono assordante quando passava attraverso quei binari arrugginiti, un suono simile ad un fischietto, unica cosa che, insieme al rumore delle cicale, rompesse quel silenzio quasi assordante.
“Un silenzioso rumore eh?”
Questi furono i primi pensieri che passarono per la sua testa appena il treno superò completamente la stazione. La pioggia aveva formato due pozzanghere sul pavimento cementato poco al di fuori dei binari. Nick gli guardò dentro e ciò che vide gli provava quasi un senso di disgusto. Capelli scuri, occhi castano chiari e carnagione chiarissima, era un ragazzo nella norma, nulla di speciale eppure perché si sentiva così diverso?
“io sono solo me stesso, non seguo né stili né moda”
Quelle parole gli davano un forte disgusto nella moralità di chi le diceva,
“una persona che è se stessa non ha bisogno di dirlo …”
Oramai Nick era perso nel suo mondo personale, il mondo in cui tutto è fermo, il mondo della mente, mentre guardava il treno allontanarsi si sedette in una panchina vicino l’uscita della stazione.
Pian piano un rumore piatto, un rumore familiare lo fece risvegliare dal suo piccolo mondo. Iniziò a piovere. Dapprima le piccole gocce provocavano un piccolo ticchettio come quello di un semplice orologio, poi leggermente, aumentarono fino a diventare tanti piccoli chiodi che battevano sull’asfalto freddo. Le cicale smisero di far rumore, si dispersero e questo seccò leggermente Nick che trovava nel suono di quest’ultime un po’ di pace.
“E così anche oggi …”
“Si, anche oggi, come sempre ...”
La risposta di Nick a quella voce fu lampante, quasi come lo è una battuta di un attore, però sembrava sia preparata che improvvisata, la sua voce tradiva la troppa sicurezza di sé che aveva dimostrato. L’ espressione del viso metteva in mostra tutto il suo stupore.
I due ragazzi passarono ancora del tempo prima di dividersi, il tizio incappucciato scoprì il volto, i capelli lisci come la seta sfiorarono, per un attimo, il viso di un angelo. Occhi azzurri come il cielo, occhi tanto chiari da mettere in mostra l’oscurità del suo cuore, la ragazza guardò per un attimo Nick, potremmo dire che lo folgorò, in un istante la sua bellezza lo avevano messo in imbarazzo, sebbene la conoscesse bene si stupiva sempre più ad ogni loro incontro. Le sue dolci labbra si aprirono per prendere un respiro. Le socchiuse, poi con tono lieve disse …
“Benvenuto nella tana del Bianconiglio, Cappellaio matto …”
Quella era una frase detta così, sulla leggera, in realtà non significava nulla in particolare, il loro “Wonderland” era solo il loro mondo, quello in cui si rinchiudevano da tutto e da tutti. La loro possibilità di vittoria contro una società narcisista e contro un sistema che loro odiavano.
La ragazza si girò e pian piano scomparve anche lei, sfuggente, come lo era stato il treno prima di lei, e come lo sarà il prossimo, così come lo è la vita, semplice, monotona e noiosa.  
Un tonfo fece sobbalzare Nick che subito si voltò dalla parte opposta in cui era sparita la ragazza.
“Chi è?”
La voce di Nick tremava, eppure conosceva bene quel posto, erano anni che era diventata la sua “casa”
“Chi è là!”
La sua voce si fece, per un attimo, seria. Aveva forse paura? In tutta la sua vita non aveva mai avuto paura, non sapeva nemmeno cosa significasse quella parola, eppure in quel momento la sentì, sentì un brivido che lo percosse lungo tutta la schiena. Decise di andare a controllare.
Pian piano, superò il percorso cementato che portava dalla stazione ad una piccola centralina elettrica, si trovava di fronte ad un piccolo boschetto, il rumore era sempre più forte. Doveva capire da dove provenisse.
“Perché più mi avvicino e più il rumore si allontana?”
Nick continuava a richiederselo eppure non ne trovava una risposta se non ché il rumore si muoveva.
Intravide un coniglio bianco. “strano” pensò “Non dovrebbero esserci conigli in questo posto”.
Nick continuò a correre con la speranza di ritrovare il coniglio e capire da dove provenisse. Poi un tuono. Svenne e quando rinvenne si trovava in una stanza colorata in stile scozzese, c’era una carta da parati di colore rosso, giallo e blu. Il tutto era terribilmente simmetrico.
Nick continuò a camminare per un lungo corridoio, ogni porta che superasse lo rendeva sempre più piccolo, fino a quando non entrò in una grande stanza rosa, la stanza aveva un tavolino rotondo al centro dove vi erano due bottiglie, una rossa l’altra blu. Sul soffitto vi era un lettino giallo messo sottosopra.
“Strano, il lampadario è quaggiù, ma dove mi trovo?”
Aveva parlato troppo forte e come risultato si udì una voce, era una voce calda e familiare, fece tranquillizzare Nick.
“Cappellaio matto, qui ci troviamo nel Wonderland non sorprenderti per così poco …”
A quelle parole, Nick non ebbe più dubbio, era lei la stessa donna che incontrava da mesi alla stazione abbandonata.
“E così, adesso puoi dirmi il tuo nome?”
La ragazza esitò, poi socchiuse gli occhi e guardò in alto, stava cercando qualcosa sebbene il suo sgardo tradiva la sua ricerca.
“Visto dove ci troviamo … Chiamami Alice!”
Il Cappellaio sorrise dolcemente, e poi disse
“Entriamo nel wonderland Alice?”
La ragazza annuì.

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