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Autore: Fidi_    19/01/2010    4 recensioni
Ecco come si potevano riassumere le nostre personalità quando eravamo insieme: io un bugiardo e lui un incosciente. Bugiardo perchè continuavo a ripetere che non non stava succedendo niente, che era tutto a posto, che era solo per questa volta. Incosciente lui perchè si premurava di far notare a tutti quanto in realtà non fosse così.

Eccomi a debuttare anche qui su EFP xD E come non scegliere il sommo Wilde, buttandomi in un'esperienza che so già si rivelerà un suicidio? *_* xD Ovviamente ho scelto il 'Ritratto di Dorian Gray' e non ho fatto altro che riproporre l'incontro fra Dorian e il giovane ex amico chimico Alan Campbell *diciamo che i due sono la mia ultima scoperta slash xD* dal punto di vista di quest'ultimo. Vi dico subito che ho scritto questa roba per puro diletto e che in realtà io non ho mai pensato di avere tutto questo talento per la scrittura xD Quindi siate comprensivi .-. Il titolo è di una canzone di Mina, bellissima, e il banner è un mio disegno. Detto questo, enjoy (L)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a Fede_Wanderer, Anghele, Euterpe e JP per aver recensito ^^ E' molto significativo xD

Bugiardo e incosciente




«Sei pazzo, Dorian»
Gli dico, venendo sistematicamente meno al voto che mi ero fatto, prima di andare da lui: non pronunciare mai più il suo nome. Neanche stavolta mi risparmia la sua civetteria.
«Ah, aspettavo che mi chiamassi Dorian!»
Dice in un sospiro, sedendosi sul divanetto rosso damascato, accanto al tavolo. Non posso fare a meno di seguire ogni suo languido, interminabile movimento e mi scopro tremante quando mi punta addosso lo sguardo determinato.
«Tu sei pazzo, Dorian, lasciatelo dire, pazzo a presumere che avrei sollevato un dito per aiutarti, pazzo a farmi questa confessione mostruosa. Io non voglio avere niente a che fare con questa storia, di qualunque cosa si tratti. Pensi davvero che metterei a repentaglio la mia reputazione per te? Che vuoi che mi importi in che diavolo di pasticcio ti sei cacciato?»
Non credo di essere stato molto convincente, a stento riesco a convincere me stesso. No, non è lui il pazzo fra noi due, in questo momento. Sono io, che sono ancora qui, inchiodato a questa maledetta sedia, senza un briciolo di forza nelle membra. Ancora mi sto chiedendo perchè sono venuto. Avrei potuto ignorare quella lettera, bruciarla...Ma invece sono corso in suo aiuto. Come ho sempre fatto d'altronde.
Dorian si annoiava? Eccomi, sì andiamo a teatro.
Dorian era triste? Eccomi, la spalla su cui piangere.
Dorian si sentiva solo, la notte...? ...Immancabilmente, eccomi.
«E' stato un suicidio, Alan.»
Le sue parole mi scuotono dalla nuvola nera dei miei ricordi.
«Meglio così. Ma chi lo ha portato a tanto? Tu, immagino.»
Lo vedo riflettere un attimo.
«Allora ti rifiuti di fare questo per me?»
Chiede lentamente, osservando l'effetto delle sue parole sul mio volto con occhi rapaci.
«Certo che mi rifiuto.»
Cerco di ostentare lo sdegno nel mio tono voce.
«Non voglio averci assolutamente niente a che fare. Se ti coprirai di vergogna tanto meglio. Te la sei meritata. Non mi dispiacerebbe vederti svergognato, pubblicamente svergognato.»
Sì che mi dispiacerebbe. E sarei l'unico, probabilmente.
«Come osi chiedere a me, fra tutti gli uomini che si trovano sulla terra, di immischiarmi in questa infamia?»
Come osi?...Ora che ero riuscito a dimenticarti, ti rifai vivo, come se niente fosse, maledizione...
«Ti pensavo più sagace nel valutare la natura umana. Il tuo amico Lord Henry Wotton non deve averti insegnato molto di psicologia, per quanto ti abbia insegnato molte altre cose.»
Quel vecchio porco. E' stato degradante dividerti con lui.

«Per nessuna ragione al mondo muoverò un passo per aiutarti.»
Per nessuna ragione al mondo ti permetterò di giocare con i miei sentimenti.

«Ti sei rivolto alla persona sbagliata. Vai da qualcun altro dei tuoi amici, non venire da me.»
Non mi innamorerò di te un'altra volta, io non...

Devo mordermi la lingua per non sentire le lacrime che spingono prepotentemente attraverso le palpebre.
Sono un bugiardo.
Lui è lì, impassibile, mi scruta, mi spoglia, con quegli occhi profondi e crudeli.
Mi priva di qualsiasi difesa, come ha sempre fatto.
Legge nei miei pensieri, come ha sempre fatto.
Io adesso non so ancora chi sei, invece...Non so cosa pensi, cosa provi...
Cosa c'è scritto sul tuo viso, Dorian? Hai sofferto quanto ho sofferto io?
Non porti i segni del dolore...
«Alan è stato un omicidio!»
Omicidio. La parola riecheggia nella mia testa con un'eco infinita. Non ne colgo il significato.
«Ho ucciso io quell'uomo. Non immagini nemmeno quello che mi ha fatto soffrire!»
Esplode, come un bambino capriccioso a cui hanno tolto il giocattolo.
«Quale che sia la mia vita, lui ha contribuito a farla -o a rovinarla- molto più del povero Harry. Forse non era sua intenzione, ma questo è stato il risultato.»
Ad un tratto quel significato perduto ritorna con terribile nitidezza nel mio lessico.
«Un omicidio! Buon Dio, Dorian sei arrivato a questo punto?»
Prorompo, inorridito.
«Non ti denuncerò, non è affar mio. D'altra parte escluso che mi occupi io della faccenda sarai certamente arrestato. Nessuno commette un delitto senza tradirsi con qualche stupidaggine. E, comunque, io non voglio avere niente a che fare con questa storia.»
Sei un incosciente.
Ecco come si potevano riassumere le nostre personalità quando eravamo insieme: io un bugiardo e lui un incosciente. Bugiardo perchè continuavo a ripetere che non non stava succedendo niente, che era tutto a posto, che era solo per questa volta. Incosciente lui perchè si premurava di far notare a tutti quanto in realtà non fosse così.
«Ma tu devi averci a che fare.»
Sibila , irritato, come se dovesse spiegare per l'ennesima volta un concetto semplice a uno scolaretto ottuso. Poi la speranza balenò sul suo viso.
«Aspetta, aspetta un momento...Stammi a sentire, solo a sentire...»
Mi fa un lungo sproloquio su cosa io secondo lui farei negli obitori, sul perchè dovrebbe essere diverso analizzare un cadavere dall'occultarlo. ''Perchè ti scandalizzi tanto'', sembra chiedermi, ''Lo fai già per lavoro, non dovrebbe essere poi così riprovevole''.
«Ma ricorda, quel corpo è l'unica prova contro di me. E se lo scoprono sono perduto; e sarò certamente scoperto se non mi aiuti.»
Conclude.
«Dimentichi un particolare: io non ho alcuna intenzione di aiutarti. La faccenda mi lascia completamente indifferente. Non mi riguarda.»
Ribadisco, glaciale.
Sì, perchè dovrebbe importarmene?
Mi fissa con occhi liquidi.
«Alan, ti supplico!»
Grida, stringendosi a me, per poi scoppiare in lacrime.
Già avevo visto questa scena... cinque anni prima, quando decisi di rompere con lui. La bella dea bionda in lacrime, sedotta e abbandonata, che si accascia contro lo stipite della porta e in lontananza il comune mortale che aveva sfiorato la divinità e che si era accorto che non era poi così perfetta.
Come allora siamo in pieno melodramma.
«Poco prima che tu arrivassi stavo quasi per svenire dal terrore! Anche a te potrà capitare di sapere cos'è il terrore. No, non pensare a questo! Guarda la cosa da un punto di vista strettamente scientifico. Tu non ti chiedi certo da dove provengano i cadaveri su cui conduci i tuoi esperimenti: ebbene, non chiedertelo neanche questa volta. Ti ho già detto anche troppo, ma ti scongiuro, fallo. Alan, eravamo amici una volta.»
Singhiozza.
Amici? E tu definisci quello che eravamo, una semplice amicizia?
Adesso sei tu il bugiardo.
«Non parlare dei vecchi tempi, Dorian. Sono morti.»
«A volte i morti si fermano con noi. L'uomo al piano di sopra non se ne andrà, di sicuro. E' seduto con la testa reclinata sul tavolo e le braccia distese. Alan! Alan! Se non mi aiuti, sono rovinato! Pensaci, Alan m'impiccheranno! Non capisci? M'impiccheranno per quello che ho fatto!»
Sei patetico.
Posso finalmente affermare con certezza che non fai vibrare in me alcuna corda della compassione.
Il tuo continuo piagnucolare non fa altro che acuire il mio disgusto...
Non mi fa certo pietà il tuo corpicino, scosso da singhiozzi, contro il mio, le lacrime, che scendendo lungo le tue guance, finiscono nella tua bocca, così che tu possa assaggiarne il salato.
O forse le tue lacrime sono dolci?
Comunque non sarò io ad asciugartele.
Oh no, certo che no. Non saranno i miei baci a calmarti. Non più.
«E' inutile tirare per le lunghe questa scena. Mi rifiuto drasticamente di occuparmi di questa faccenda. E' pazzesco che tu continui a chiedermelo.»
Gli dico lentamente. Lui si asciuga gli occhi e si stacca da me.
«Allora ti rifiuti?»
«Sì.»
«Alan, te ne supplico.»
«E' inutile.»
Ancora una volta gli si dipinge sul volto un'espressione di teatrale dolore. Si siede di fronte a me e allunga la mano per prendere un foglio di carta. Vi scrive su qualcosa che rilegge due o tre volte, per poi piegare il foglio e lanciarmelo attraverso il tavolo. Con uno scatto nervoso si alza e va alla finestra, in attesa. Non mi resta che vedere cosa c'è scritto su quel foglio...

Tic...
Tac...
Tic...
Tac...

Non ho mai sopportato quell'orribile orologio dagli stravaganti disegni e ora come ora sembra scandire i minuti di agonia di un condannato a morte, che attende il suo infausto destino, in una notte senza luna.

Tic...
Tac...

Posso vederlo...Sì mi sembra quasi di vederlo il volto di quel condannato.

Tic...
Tac...

Il mio.

Leggo e non credo a quello che è scritto.
Una sola parola, un'accusa e un verdetto che vedo già realizzato.
sei* lettere pesanti come macigni.

SODOMIA.

Saresti davvero capace di farlo?
Lo sai che da una confessione del genere saresti il primo a uscirne rovinato...
O forse no.
Possibile che non ci siano altre parole per descriveci?
E io che credevo di aver conosciuto tutti i tuoi livelli di cattiveria. Ma mi sbagliavo.
No, evidentemente...
Passando una mano sulla fronte, mi accorgo che è madida di sudore.
A un certo punto sento la sua, di mano, posarsi sulla mia spalla; quel contatto mi fa rabbrividire.
«Sono costernato, Alan...»

~ · ~ · ~



Non ho idea di quanto tempo sia passato.
Cinque, sei...Forse sette ore, ma non ne sarei poi così sicuro.
Ho fatto qualcosa... qualcosa di orribile, ma non ricordo cosa.
Solo nausea.
Sto camminando, ma non ho una meta precisa.
Un passante...Un altro...
Rivedo in ognuno il volto di un uomo.
Forse lo stesso di cui ho fatto sparire le tracce poco fa?
Cosa ho fatto?
Non ricordo neanche come si chiamasse, Hallward, forse...
Ma ora è come se quel poveretto non fosse mai esistito.
Io l'ho ucciso una seconda volta.

Oh, il mio laboratorio. Mi sembra improvvisamente così tetro.
Fa freddo qui, non l'avevo mai notato.
Nel primo cassetto sulla destra dovrebbe esserci una pistola, la mia pistola.
Non ha mai avuto tanto senso possederla, ma tutt'a un tratto ha acquistato uno scopo ben preciso.
Come se fosse stata sempre lì solo per questo.
La cerco sotto le scartoffie con movimenti rabbiosi, sento il respiro farsi affannoso.
Accidenti a me e al mio disordine...
Eccola finalmente.
La giro e rigiro fra le mani come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto.
E' la mia ancora di salvezza.
L'unico modo per riscattarmi.
Me la punto con solennità alla tempia, particolare è la sensazione del metallo freddo sulla pelle.
Resto così per qualche secondo.
E poi premo il grilletto...


E' scarica.


E io lo sapevo benissimo. Ma mi sono voluto illudere di avere il coraggio almeno di fare questo.
Ho avuto l'opportunità di compiere un atto di pietà verso me stesso e mi è mancata la forza.
«Maledizione!»
Sono un vigliacco.
«Maledizione...» Come se battere i pugni sul pavimento servisse a farmi scontare almeno in parte la mia codardia.
Ormai non mi rendo neanche più conto delle lacrime che sgorgano copiose dai miei occhi gonfi.
Ad un tratto la stanchezza prende il sopravvento su ogni mia facoltà, le palpebre si chiudono e le membra non rispondono più ad alcun volere.
E piano, con un sottile piacere, mi abbandono a un sonno senza sogni.
Che il Buio mi avvolga e che dal Sonno non mi risvegli mai più.


* il sei non è un errore ma è perchè in realtà ho pensato che Dorian scrivesse la parola in inglese quindi diventa 'SODOMY' con sei lettere.
   
 
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