Anime & Manga > Sam, ragazzo del West
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Autore: Silen    21/01/2010    2 recensioni
Il paradiso esiste davvero, oppure è soltanto un miraggio nel deserto?
Un giovane pistolero dagli occhi di ghiaccio lo scoprirà durante il cammino per ritrovare suo padre e se stesso.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SAM FanFic

Ascolto consigliato: "Il Vizio di Uccidere" [Per Qualche Dollaro in Più] di Ennio Morricone




I due ragazzi erano fermi ad un crocevia: lei stava facendo dissetare Blanca, che si era ormai abituata alla sua presenza, mentre lui si guardava attorno alla ricerca di nuove tracce da seguire.

La faccia nel vento, il ferro nel braccio
Ti guardi d’intorno con gli occhi di ghiaccio
Non senti dolore con lo sguardo nel sole, Sam!

Lo stretto sentiero che attraversava la gola scavata dal torrente all’inizio era stato ripulito accuratamente dalle impronte, ma non così bene da ingannare l’occhio attento del giovane pistolero; poi, proseguendo, i rapitori avevano smesso di occultare il loro passaggio, forse erroneamente convinti di non avere inseguitori alle calcagna. Oppure, come sospettava, proprio per depistarli.

In quel punto, però, la via si biforcava: da una parte si raggiungevano le sorgenti, dall’altra si scendeva di nuovo nel deserto.

Mentre Sam cercava di perlustrare, Yaotl lo tampinava come un’ombra, dandogli quasi fastidio con la sua sola vicinanza irrequieta e distratta; così, quando lui si bloccò di scatto, lei gli finì addosso.

– Senti, – sbuffò lui, – è meglio se ci dividiamo! – poi addolcì il tono, – Così faremo prima, d’accordo? – e si allontanò senza darle il tempo di replicare.

Dopo appena qualche istante di silenzio in cui non ebbe nemmeno il tempo di pensare, il giovane pistolero udì un gemito soffocato, e la raggiunse.

Lei gli indicò una chiazza di sangue su un arbusto. – Papito…! – mormorò, – È ferito, o… – Così la fece tacere con il solo sguardo, per prevenire una nuova crisi di pianto, poi controllò attentamente e convenne – Sì, è sangue, ma non credo che sia… – lasciò in sospeso, pensoso. Dal suo capo Apache Itza-Chu-Litzoque aveva anche imparato a distinguere le tracce messe apposta per confondere, e quella macchia si trovava in un punto troppo in alto per essere di Emilio, che era basso di statura; inoltre dubitava fortemente che potesse provenire dalla ferita di un bandito, perché era improbabile che il messicano, di costituzione minuta, fosse riuscito a sopraffarne anche uno solo. Le impronte di zoccoli confermavano la presenza di tre uomini: troppi, per il piccolo e presumibilmente legato ostaggio.

E poi non aveva nemmeno molto senso che il gruppo di fuorilegge si stesse dirigendo verso la sorgente del fiumiciattolo, perché il passaggio nella gola diventava man mano più accidentato, e quindi avrebbe offerto ben pochi nascondigli sicuri tra la roccia nuda e liscia. Santiago doveva essere stato preso per un motivo preciso, ed era quasi certo che Sacks fosse il mandante; pertanto, la scelta giusta non poteva essere che quella opposta alle apparenze, seminate ad arte forse per condurlo ad una trappola.

Sam risalì in sella e tese una mano per issare Yaotl, che non fece obiezioni sulla sua decisione, ma domandò soltanto – Pensi che sia stato ferito apposta? – Era sveglia, considerò lui, ma preferì nasconderle la verità per non metterla di nuovo in agitazione. – Potrebbe essere sangue di animale… – buttò lì senza troppa convinzione.

La ragazza lo costrinse a voltarsi – Non mentirmi, Sam, altrimenti come posso fidarmi di te? – Lui sospirò, confermando la sua ipotesi, poi, vedendo quegli occhi riempirsi di lacrime per l’ennesima volta, si accigliò. – Piagnucolare non serve a niente! – ma si pentì subito della sua reazione troppo brusca, – Fatti forza, Yaotl… – che si asciugò il viso con la manica del vestito e abbassò lo sguardo, – Hai ragione. –

Il ragazzo allora cercò di rassicurarla – Siamo ancora in tempo per raggiungerli, prima che… – esitò, – Ti prometto che impedirò che gli facciano del male! – e lei annuì con riconoscenza, poi lo esortò ad avviarsi.

Una volta ridiscesi a valle, smontarono di nuovo da cavallo per perlustrare i dintorni, e quando il giovane cow-boy scorse un’impronta di stivale all’ombra di un cespuglio, ebbe conferma che la direzione presa era quella giusta: un banale bisogno fisico aveva inconsapevolmente tradito uno degli incauti rapitori; più avanti ebbero un’ulteriore conferma, trovando inequivocabili tracce di zoccoli.

Era quindi ovvio che ora fossero più che sicuri che un eventuale inseguitore avrebbe perso del tempo dietro alla pista sbagliata, di conseguenza sarebbero stati anche più propensi a commettere altre imprudenze, e in questa maniera avrebbero reso più facili i suoi sforzi. Ad ogni modo, la sua natura guardinga gli suggerì che era ancora troppo presto per cantare vittoria, il pericolo poteva sempre sbucare da dietro ogni angolo.

Yaotl non gli aveva più chiesto nulla, limitandosi ad eseguire i suoi ordini in silenzio, sebbene fosse ormai piuttosto evidente che cominciasse ad essere provata; dopotutto stavano cavalcando da parecchio tempo, e anche Blanca dava segni stanchezza. Così Sam riempì la borraccia, perché il corso d’acqua sarebbe stato presto inghiottito dalla sabbia del deserto, e si guardò attorno per trovare un posto all’ombra in cui fermarsi a riposare. Anche lui ne avvertiva il bisogno, e doveva inoltre decidere come agire una volta che avessero avvistato i tre bastardi.

Era già la terza volta che la messicana rigirava il crocefisso tra le mani mormorando qualcosa in spagnolo; quando lei sollevò il suo sguardo, incrociando quello incuriosito del giovane, spiegò – Faccio finta che sia un rosario e prego per papito… –

Lui annuì, e il silenzio divenne fastidioso. – Isamu – disse semplicemente. – Cosa? – domando lei, perplessa. – È il mio vero nome… – rispose lui stringendosi nelle spalle, – Prima volevi saperlo, mi pare… – La ragazza considerò – Non suona indiano… –

Sam scosse la testa – Mia madre era Apache, mio padre giapponese. – Yaotl rifletté qualche secondo, poi commentò – Ah, quindi è emigrato dalla Cina per lavorare alla ferrovia. – Lui sorrise – No, e poi Giappone e Cina sono due paesi diversi. – La vide fare un’espressione interrogativa.

– Quando siamo andati via dal Messico, io sapevo giusto leggere e scrivere, – replicò lei facendo spallucce, – e fino ad oggi non sono mai uscita dal confine dell’Arizona… – si giustificò timidamente. Il pistolero prese un ramoscello con cui tracciò per terra una mappa; anche lui non aveva studiato, solo viaggiato di più quando si trovava in New Mexico, ma i libri di scuola di Carlton Tray erano serviti per capire da dove provenisse il fantasma di suo padre. Così, seppur in modo molto approssimativo, le spiegò il poco che aveva appreso dal precettore dei Bradley.

Yaotl seguì attenta la sua improvvisata lezione di geografia. – Sai dov’è la Spagna? – Il ragazzo fece un attimo mente locale, e al di là dello spazio vuoto nella sabbia, che doveva rappresentare l’oceano Atlantico, disegnò un pentagono frastagliato.

– Abuela Isabella mi ha raccontato che da giovane viveva a Madrid, che è la capitale della Spagna… – poi si illuminò, – Ma allora tu sei nato in Giappone! – Sam scosse di nuovo la testa – No, sono stato abbandonato in un orfanotrofio di Santa Fe, – strinse le labbra in un sogghigno amaro, – e fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno chi fossero i miei genitori. – Lei gli rivolse un’occhiata altrettanto triste, che però non conteneva pietà, soltanto comprensione. – Io ho solo papito, per questo l’idea che sia… – si interruppe, cercando inutilmente di trattenere le lacrime che invece decisero di scendere ugualmente sulle sue gote.

I due giovani si avvicinarono di più, tentando di consolarsi reciprocamente con un tocco rassicurante sulla spalla esile e una stretta sulla mano forte, ma anche trovando un poco di conforto nel percepirsi più simili di quanto avessero creduto. Però il tempo per raccontarsi le vicende del passato non era ancora giunto, avevano da percorrere ancora molta strada, sia per raggiungere Emilio, sia per diventare amici.

Sam esortò la ragazza ad alzarsi – So che è dura per te, ma dobbiamo proseguire almeno un altro po', – considerò recuperando il fucile, – abbiamo ancora un’ora scarsa, prima del calare del sole… – stabilì guardando l’orizzonte.

Yaotl obbedì e si offrì di andare recuperare la cavalla, lasciata libera di scorrazzare nei dintorni e sgranchire così i muscoli indolenziti; questa rispose subito al suo richiamo e la seguì docilmente, sfregando il muso sul braccio in una specie di carezza.

Ritornò dal cow-boy con un sorrisetto – Come vedi, io e Blanca siamo infine diventate amiche! – Lui le restituì uno sguardo altrettanto divertito, ma in cui brillò un lampo di sarcasmo assieme ad un pizzico di speranza. – Devo dedurre che noi due ancora non lo siamo… – Lei sospirò – Scusa, se sono stata… –

– Antipatica? – la interruppe lui mentre rimontavano in sella; di nuovo, fu costretto a voltarsi, stavolta per guardarla negli occhi scintillanti, ma non perché umidi di lacrime. – Diffidente! – puntualizzò lei con enfasi socchiudendo le palpebre.

– E sia! – si arrese infine lui con tono solenne, – Quando questa spiacevole situazione sarà conclusa, vedremo di trovare un modo per risolvere anche quell’altro ‘problema’ che riguarda Sacks, d’accordo? – Lei si limitò ad annuire con espressione seria e a cingergli i fianchi con le braccia. – ¡Vámonos! – lo esortò altrettanto determinata.

* * *

Raggiunto un agglomerato roccioso, che offriva un minimo di riparo e al contempo consentiva una visuale più ampia sul canyon, il ragazzo sfruttò gli ultimi minuti di chiarore del tramonto per osservare e capire quanto ancora fossero distanti dal loro obiettivo; nel frattempo, Yaotl cercava di rendersi utile raccogliendo legna e sterpaglie per accendere il fuoco per la notte.

– Qualcosa continua a non convincermi! – commentò Sam, accigliato, saltando giù da un masso, – A quest’ora avremmo perlomeno dovuto scorgere un accampamento, seppur in lontananza… – La ragazza si strinse nelle spalle.

Poi, un improvviso schiocco secco e un fruscio fecero scattare all’istante la mano del pistolero alla fondina, mentre la messicana si dirigeva euforica verso l’origine del rumore; lui provò inutilmente a richiamarla, temendo che potesse venir morsa da un cane del deserto, o peggio, un serpente velenoso, ma lei si era ormai praticamente gettata dentro ad un cespuglio. Così aspettò, con il dito che premeva sul grilletto, e poco dopo la vide riemergere, scarmigliata ma vittoriosa, tenendo stretta tra le mani una palla di pelo tremante.

– La trappola di corda ha funzionato! – spiegò soddisfatta, – Ero sicura che quel buco fosse una tana di lepri… – Sam rinfoderò la Colt, sollevato – Non male come idea, – poi incrociò le braccia al petto con un sorrisino, – ma prima di mangiarla bisognerà ucciderla e spellarla… – aspettandosi di vederla quantomeno inorridire al pensiero.

Yaotl, invece, ridacchiò – Che uomo di poca fede: non ricordi il lavoro che faccio? – Lui inarcò un sopracciglio, perplesso, non riuscendo subito a cogliere il nesso con il saloon, e lei scoppiò a ridere di gusto. – Se la cucina del Paradise Sacks non è immangiabile, è soltanto merito della sottoscritta! – sfoggiò un’aria piuttosto compiaciuta, – Se solo potessi tirare il collo a Billy Ray come alle galline…! – e mimò il gesto.

L’espressione vagamente omicida che comparve sul bel viso della messicana, mentre scrutava l’ignaro leprotto, fece sorridere il giovane, che sfilò un grosso coltello dalla bisaccia e sentenziò – È tutta tua, bounty killer! –

Poco più tardi la bestiola fu infilzata sullo spiedo, e i due giovani trovarono finalmente il tempo per giungere al fatidico punto di incontro.

Mentre faceva rosolare la cena, Yaotl rifletteva: a dispetto delle voci sul suo passato, il ragazzo pistolero non le aveva ancora dato un solo motivo per temerlo, durante tutte quelle ore passate assieme, per di più Sam non aveva affatto l’aspetto di un bandito pericoloso; realizzò che, nonostante l’apparente indifferenza con cui lo aveva riferito, lui doveva aver fatto non poca fatica ad ammettere di essere solo al mondo, e senza nessun legame con il proprio paese. Invece lei per un po' aveva vissuto con la sua famiglia in Messico, e suo padre le era sempre stato accanto, ma si era già sbagliata una volta a fidarsi di qualcuno che diceva di “volerla soltanto aiutare”.

Osservò il piccolo monile, e la voce della fede le suggerì di concedere una possibilità a quel giovane, il cui sguardo a volte era stato duro, ma che fino ad ora le era sembrato davvero sincero. Così alla fine si decise a raccontargli come e perché una partita a poker apparentemente banale fosse invece finita in un modo così squallido.

– Se non me ne fossi andata in giro per Paradise, da sola e di notte, disobbedendo a papito, a quest’ora saremmo a Las Vegas, – sospirò tristemente, – ma lui non tornava ed io ero preoccupata… – si giustificò, – Pensavo gli fosse successo qualcosa! –

La verità non coincideva con la versione dei fatti fornita da Sacks (e tenuta in piedi da compari e clienti abituali), a cui persino Meredith aveva dato credito. Secondo quanto riferì la ragazza, Billy Ray non solo truffava gli sprovveduti al tavolo da poker, ma era anche solito assoldare una piccola banda di ladruncoli per recuperare il danaro perso di proposito. Così, il tipico damerino benvestito veniva poi assalito nel deserto mentre tornava in città con il calesse, senza che gli aggressori potessero essere in qualche modo ricondotti direttamente al bastardo, perché con soltanto il semplice sospetto di implicazione lo Sceriffo Stoker non avrebbe mai potuto muovere accuse concrete.

Quella sera, tre ceffi perlustrarono la carovana dei messicani, lasciata praticamente incustodita dagli uomini intenti a giocare; poi, una volta ripartiti, avrebbero avuto la spiacevole ‘sorpresa’ di incontrare un gruppo di ‘pellerossa’ armati fino ai denti che li avrebbero derubati, sia delle vincite fasulle che di tutti i loro averi.

Durante il sopralluogo, avevano scorto Yaotl nel suo peregrinare solitario; per un po' si erano divertiti ad infastidirla girandole attorno e rivolgendole apprezzamenti volgari, poi una donna uscita da una carrozza era riuscita a farli allontanare minacciandoli con un fucile. Lei non era solita dare confidenza a dei tizi dall’aria poco raccomandabile, però, tra le maledizioni che avevano mormorato in spagnolo mentre se ne andavano, qualcosa alimentò la sua inquietudine; così decise di seguirli fino al saloon.

Coraggiosamente, – o stupidamente? – si arrischiò ad entrare per cercare il padre, e subito fu oggetto degli sguardi bramosi degli avventori; diede una fugace occhiata in giro, ma ormai era stata attorniata da un gruppetto di balordi che, essendo lei piccola di statura, le impedivano la visuale. Così, più saggiamente, si voltò per uscire alla svelta, ma una mano la bloccò mentre apriva la porta, e si era trovata davanti Billy Ray, che allontanò tutti quanti e l’accompagnò fuori con fare protettivo.

Al contempo Emilio stava tentando la fortuna come tanti altri suoi connazionali, e pure era riuscito ad accumulare una piccola somma; la confusione creatasi dall’ingresso della figlia lo incuriosì, ma poi non si curò di capire cosa stesse succedendo, perché la partita contro Gregory Morton, il maniscalco ubriacone di Paradise, stava volgendo a suo favore. L’imprudenza della giovane, mossa dalla preoccupazione per il genitore distratto che la sapeva al sicuro nella carovana, segnò quindi il destino dei Santiago.

Con maniere gentili e tono di voce dolce, l’infida serpe si fece dire il suo nome, poi si offrì di andare a chiamare il padre al suo posto, invitandola ad attendere in un’altra stanza insieme alle due fidate guardie del corpo, che l’avrebbero protetta, perché non sarebbe stato prudente restare da sola, né fuori, né dentro al locale.

Così la ragazza aveva creduto incautamente alle parole di quell’uomo dall’aspetto distinto che sembrava solo volerla aiutare; invece il bastardo, una volta rientrato ed individuato Emilio, non si fece scrupolo ad approfittarsi anche della sua ingenuità.

Morton colse al volo le intenzioni del compare: la scenetta dell’ubriaco che dava di matto era stata recitata tante volte al Paradise Sacks, a bella posta per quegli allocchi che, non volendo rischiare di essere coinvolti in una rissa, decidevano di andarsene accontentandosi di quanto vinto fino a quel momento. Così, mentre il fabbro beone prendeva a calci tavoli e sedie, e tirava bottiglie e bicchieri contro i muri imprecando contro la malasorte, il padrone invitò il messicano ad incassare, scusandosi persino per il comportamento spregevole dell’uomo nel suo “rispettabile” saloon.

Quando questi si presentò rivelando di chiamarsi Santiago, Sacks si finse meravigliato, addirittura preoccupato, perché proprio pochi minuti prima era entrata una ragazzina, che stava cercando proprio lui… E siccome non sarebbe stato affatto prudente lasciarla girovagare da sola per la città a quell’ora tarda, l’aveva fatta accompagnare in un’altra stanza dai suoi ‘uomini fidati’. Così, anche il pover’uomo fu persuaso con l’inganno a credere al serpente a sonagli; lo seguì, ringraziandolo, e invece si ritrovò davanti la figlia con una lama puntata alla gola. Fu costretto a giocare di nuovo sotto minaccia, conscio che la parola di un cane messicano non avrebbe avuto potere contro quella di un bianco bastardo, e per forza dovette perdere tutto, tranne il crocefisso d’argento.

Al contempo tutti quanti avrebbero pensato che l’ennesimo ‘pollo’ era semplicemente stato tradito dalla fortuna, e che aveva infine tentato un ultimo gesto dettato dalla disperazione. Insomma, nulla di nuovo in paradiso.

Sam trattenne a stento la collera, poi la scagliò insieme ad un ramoscello nel fuoco scoppiettante, i cui bagliori si riflettevano nelle sue iridi di ghiaccio. – Non la passerà liscia, Yaotl, – sibilò, – da quello che hai appena detto, se il maledetto fosse costretto a sputar fuori la verità, insieme al suo stesso sangue… – Il cosiddetto ‘piano’ stava rapidamente prendendo un’altra forma, dentro la sua testa, mentre osservava il volto della ragazza attraverso il rosso acceso delle fiamme.

– Vedi, Sam, io non metto in dubbio che tu possa riuscirci, – sospirò, – ma quel beone di Morton confermerebbe la “versione ufficiale” – e sottolineò le ultime parole con una smorfia amara; poi tacque, riflettendo se rivelargli anche quella parte di verità per cui ora provava soltanto vergogna. Il giovane convenne che, se anche fosse riuscito ad estorcergli una confessione, davanti allo sceriffo la sola parola di un muso giallo non avrebbe avuto valore, ma le promise che il bastardo l’avrebbe pagata doppia.

Lei lo fissò per qualche istante, dopodiché continuò il suo racconto. – All’inizio mi ero illusa che sarei riuscita a persuaderlo a lasciarmi andare, una volta ottenuto… – esitò, – quello che un uomo vuole da una donna. Però Sacks si è accorto subito che non… avevo mai… – avvampò, prendendo sulle guance lo stesso colore del fuoco. – Quindi, sono stata risparmiata dell’umiliazione immediata, ma sai bene anche tu come invece è andata a finire! – passò una mano sulle palpebre stanche, – Non so cosa sia peggio, adesso… – esalò, – Se la condanna, oppure la sua attesa inesorabile! –

Il fiume di parole si arrestò ancora una volta, ma poi si riversò nel silenzio della notte stellata con un ultimo impeto di collera, stavolta diretto contro se stessa. – Se solo fossi rimasta nella carovana ad aspettare papito, invece di fare di testa mia… – e alla fine la sua pena si dissolse in un unico singhiozzo soffocato.

Il pistolero intravide silenziose lacrime di rimorso scendere dagli occhi socchiusi, e, conoscendo quella spiacevole sensazione che così tante volte lo aveva oppresso, si accostò alla ragazza per confortarla. – Tutti commettiamo degli errori, anche gravi… – le sussurrò dolcemente sfiorandole la guancia umida con un dito.

Yaotl aveva un estremo bisogno di appoggiarsi a qualcuno in quel momento, così il petto di Sam fu il rifugio perfetto contro cui allentare la tensione accumulata in tutto quel tempo. Lui la accolse tra le sue braccia – Nemmeno io posso tornare indietro per cambiare il passato, ma è possibile rendere migliore il futuro. – Tacque permettendole di continuare a sfogarsi piangendo, poi, quando le esili spalle smisero di sussultare, la trattenne ancora stretta a sé, accarezzandole gentilmente la schiena. Al contempo dovette reprimere il bizzarro desiderio di passare le labbra sulle gote bagnate della messicana; non avrebbe di nuovo commesso l’errore di farla allontanare.

L’ululato lontano di un coyote alla luna lo riscosse: adesso il ragazzo era pronto per avvicinarsi a lei, per tentare anche lui di liberarsi dai rimorsi confidando a qualcuno il peso delle sue colpe. – Io ero immerso nei guai fino al collo, ma ho accettato l’aiuto di un perfetto sconosciuto, mettendo da parte l’orgoglio; solo così sono riuscito ad uscire del tutto dal mondo sbagliato in cui ero stato cresciuto, perché convinto che per me non ci fossero alternative migliori… – incominciò lui, – Per questo ora vorrei poter fare lo stesso per te e tuo padre… – tacque di nuovo e attese.

Lei si tirò su a sedere: la sua attenzione era stata catturata, e ora avrebbe ascoltato attentamente il racconto del pistolero dagli occhi di ghiaccio, disposta finalmente a mettere da parte davvero la diffidenza nei suoi confronti.


Credits e Note:

Il Vizio di Uccidere | Per Qualche Dollaro in Più [Colonna sonora] – Ennio Morricone | © Warner Music

Sam, ragazzo del West | Un qualsiasi album o raccolta di vecchie sigle – Nico Fidenco | © RCA

* * *

Come sempre ringrazio tutti i lettori affezionati, in particolare Lady Snape ed il caro amico MaxT per il consueto sostegno.
Ma per qualsiasi errore o inesattezza possiate trovare la responsabilità è unicamente della sottoscritta.


In questo capitolo conosciamo l'ultimo dei personaggi principali della storia.
Vi presento lo Sceriffo Andrew Stoker, interpretato da Dennis Farina

  
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