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Autore: ElderClaud    01/02/2010    2 recensioni
"Sai, si dice che in tempi remoti ella fu la prima Hollow a raggiungere l'Hueco Mundo [...] Quando iniziarono a sopraggiungere in questo luogo altri Hollow, lei in automatico li divorava tutti. Uno ad uno, persino le creature più potenti, finivano nel suo ventre mai sazio. Ed ella crebbe e fu temuta in ogni dimensione esistente..."
Forse certe cose è meglio non saperle mai, rimanendo eternamente nel dubbio. Nosense inside
{Altri personaggi che si vedranno: Yylfort Grantz, Tesla, Zommari Leroux, Kaname Tousen, Starrk e col tempo anche altri }
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaroniero Arurruerie, Altri, Inoue Orihime, Nnoitra Jilga, Szayel Aporro Grantz
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ma che c'è scritto qui?”
Tu Fui, Ego Eris”
Cosa?!”
C'è scritto mio signore, che quello che tu sei, io lo ero.
Quello che io sono, tu lo sarai.
Ossia che tu sei vivo e io lo ero. Io son morto, e tu lo sarai.
Non esiste regno che non rechi tale dicitura nelle sue porte”

[Dall'Epopea di Ichigo Kurosaki. Capitoli infernali. Biblioteca di Las Noches]


Enjoy the Silence
Fiori del Deserto



Lasciarsi alle spalle una opprimente oscurità, è spesso la cosa che reca più sollievo in una persona.

Inoue non era da meno, e una volta che si ritrovò fuori dal portone che divideva il corridoio dal profumo di libertà, tirò un sofferto sospiro di sollievo.
Una sferzata di vento insolitamente freddo le scompigliò i capelli e le vesti, ma invece di turbarla si ritrovò a bearsi di un vento e di un sole che le erano stati reclusi per troppo tempo. Davanti a lei si estendeva una terrazza semi circolare, che finiva poi in gradini che portavano verso la sabbia e li affondavano. Un paesaggio incredibilmente bianco, interrotto solo da enormi colonne che si ergevano dalla sabbia, e si univano in ramificazioni alla fine della loro corsa verso il cielo.
Forse era tutto ciò che rimaneva di una navata dalle volte a crociera.
Tuttavia, la sabbia non copriva del tutto quel luogo, e molto era il pavimento che poteva osservare. Il marmo opaco era intagliato in grandi piastrelle, e tutte erano rovinate dalla furia degli elementi e dalla incuria del tempo. Ma anche se questi due elementi avevano fortemente colpito quel luogo, era affascinante notare come se ne rimanesse in piedi quasi con nobiltà, e non cedesse il passo a strutture più moderne.
Si sentiva affascinata da quel luogo, questo era vero, e se al posto del silenzio ci fosse stato qualche ramo di pesco o il cinguettio dei passeri, sarebbe stato ancora più interessante.
Ma il vento alle sue orecchie portava solo silenzio, e questo le lasciò un po' di nostalgia in fondo al cuore.
Questo pensiero tuttavia, non ebbe il potere di distrarla da chi la stava raggiungendo con calma, rimanendosene comunque a debita distanza quasi offeso per il piccolo episodio nel corridoio.
La camminata di Aporro Grantz era già solo quella di una arroganza estrema. Tanto che la stessa Orihime si ritrovò a contrarre il volto in una espressione disgustata quando avvertì quei passi dietro di lei.
Si tenne lontano dalla femmina giusto due piedi, lasciando che scorresse il vento tra loro, a marcare ancora di più quel loro teso silenzio.
Anche se le lacrime e i singhiozzi se ne erano andati via dal corpo della fanciulla una volta arrivata all'esterno, un orribile senso di frustrazione la colpì come una frustata appena la fonte dei suoi dolori sgusciò fuori dall'opprimente oscurità.
Rovinandole la serenità riacquistata, con parole insolitamente neutre, che non mancavano tuttavia di lieve risentimento.

Questa che vedi è la sala della grande Ipostele”
la voce era tagliente in quel silenzio tranquillo e severo. Ma questo non la distolse a sorprendersi della risposta data. Aveva praticamente accantonato l'episodio di prima, e sembrava ora intenzionato a continuare con il suo tour.
Senza neppure volerlo, si ritrovò a girare il capo verso di lui con fare interrogativo. Ma lui non si scompose, e dalla sua posizione continuò a parlare.

Le rovine che vedi, sono ciò che resta di un grande tempio antico. Di che epoca fosse, nessuno lo sa, ma era già in rovina dai tempi dell'ultimo re dell'Hueco Mundo... – fece dei piccoli passi verso di lei, scandendo così il silenzio con marcato rumore – ...questo è ciò che rimane della vecchia sala del trono. E dove siamo noi ora... Beh, sedeva il re stesso!”
Sembrava esserci della beffardaggine gratuita ma velata in quelle sue parole. E quella sua voce odiosamente melliflua rendeva quella sensazione ancor più marcata.

Oh...! e vedi quelle dune la in fondo? Oltre quel muro naturale si estende tutto il deserto. E a meno che tu non sa un Arrancar come noi, dubito che sopravviveresti a lungo!”
Come a dirle: Se provi a fuggire dalle mie mani, sei morta in partenza.
Decisamente esplicito nonostante stesse girando attorno alla portata offerta, e questo invece di spaventarla in modo sottile, la disgustò facendole voltare il capo verso le dune. Tentando così di ignorare quello sguardo così intenso e così poco desiderato. Stringendosi le braccia al petto, come intimorita dal sottile vento gelido, voleva semplicemente stargli il più lontana possibile.

Posso perlustrare le rovine?”
Certamente che puoi...”
Anche se dava le spalle al mostro, sapeva perfettamente che stava sorridendo beffardo. Che la stava denigrando guardandola dall'alto in basso. E forse, magari, sentendosi quasi onorato di aver tolto il privilegio ad altri maschi più umani di lui di osservarla nuda e impaurita.
Questo in effetti era avvilente, e più ci pensava, più la pancia tornava a farle male. Come pugnalate che scandivano i suoi passi sul marmo rovinato, mentre scendeva con calma quei gradini di pietra per andare incontro alla sabbia e ad un – quasi – profumo di libertà che le era proibito.
Fitte dolorosissime di un umore fatto a pezzi, le torcevano un volto che era prossimo ad altre lacrime se non si fosse allontanata da lui il più possibile.
A parte suo fratello, nessun altro l'aveva scorta senza veli nei suoi anni di solitudine, e lei non si era mai relazionata con qualche ragazzo in modo sufficientemente intenso anche solo per una piccola confidenza.
Solo per il fatto che lui avesse sfondato tutte quelle barriere pudiche e morali, la faceva ribollire di rabbia e disperazione.
Passo dopo passo, il marmo cedette il passo alla prima sabbia, che l'accolse con morbidezza come se si fosse trovata in spiaggia. Solo questo ebbe il potere di distrarla un poco, ma fu solo quando iniziò ad avvicinarsi alla prima – e maestosa – colonna bianca, che riuscì a distrarsi e a ritrovare in parte la serenità perduta. Ora era semplicemente fuori dal palazzo, era fuori dalla sua prigione che sapeva di chiuso e di polvere, ed era ora in un mondo pieno di aria fresca e di silenzio.
Era sorprendente per lei, come nonostante il vento e l'ambiente fosse freddo, al tocco della sua mano quella candida colonna era piacevolmente calda. Scaldata forse dal pallido sole di quel deserto senza fine, era un elemento alieno almeno a suo modesto parere.

Ci si sarebbe persa volentieri in quel giardino diroccato e senza fiori, se non fosse stato che un paio di voci distrassero lei e il suo accompagnatore che ancora presidiava il piccolo piazzale.
Voltando entrambi i loro sguardi verso le dune, due individui vestiti di bianco scivolavano agilmente sulla sabbia in una dolce discesa, gridando loro parole sconnesse portate via dal vento incessante.
Inoue scrutò le due nuove figure con espressione interrogativa e grave, e preoccupata si voltò verso l'Octava Espada anch'egli sorpreso da quella visita. Oltre i suoi occhiali, si leggeva una nota un po' preoccupata, ma non per questo allarmata.

È tutto a posto Orihime, ma tieniti comunque lontano”
La voce era severa, e la sfacciataggine era scomparsa. I due individui che si stavano avvicinando a loro superando tutte le colonne, con tranquillità apparente, dovevano essere persone di un certo calibro e potenza. O quantomeno ad osservarli, l'individuo che avanzava per primo – incredibilmente alto e con in pugno una alabarda gigantesca – era piuttosto inquietante.
La giovane tuttavia, decise di assecondare l'ordine impartitole, e titubante prese le distanze da coloro che si avvicinavano, “rifugiandosi” verso un'altra colonna in parte crollata. Senza togliere lo sguardo sulle due figure guerriere, si ritrovò malauguratamente ad incrociare l'unica pupilla di quello che sembrava essere il capo.
Appena quel volto affilato e magro si spostò su di lei, Inoue avvertì il sangue nelle vene congelarsi all'istante.
Si congelò quando vide quel – forse – perenne ghigno allungarsi in un inquietante sorriso nell'incrociare il suo sguardo, e questo la distolse in parte a continuare a guardarlo. Controllandosi momentaneamente i calzari sporchi di sabbia, in un gesto che trasudava paura e lieve imbarazzo.
E le parve per giunta di sentire la voce di quello che si chiamava Grantz, richiamare a se un certo “Nnoitra” che indugiava troppo accanto alle prime colonne. Con tutta probabilità, stava richiamando all'ordine quello con la benda sull'occhio e il sorriso poco raccomandabile.
Quando si decise ad alzare lo sguardo dal suolo, vide che il tizio a cui era stato imposto il richiamo, parlottava a bassa voce rivolto a quello dietro di lui, che in silenzio e rigido sull'attenti, ascoltava come se stesse prendendo ordini.
Non riusciva a distinguere bene cosa gli stesse dicendo, e purtroppo lei non sapeva affatto leggere le labbra.

Si sorprese però – con all'inizio una nota allarmata – quando vide il giovane distanziarsi dal suo signore per andarle incontro, mentre l'alto rideva sfacciato ad un Aporro che, senza comunque muoversi di li, gli chiese a gran voce che cosa intendesse fare.

Sta tranquillo amico mio – biascicò la Quinta Espada andandogli incontro lentamente – Ci baderà Tesla alla tua femmina, mentre noi due ci facciamo una bella chiacchierata, ti va?”
No, non che a Szayel andava. Affatto per giunta.
E la smorfia che si dipinse sul volto elegante del folle scienziato, la diceva lunga sui sentimenti di sufficienza che nutriva verso il proprio collega. Che seppur era maggiormente superiore a lui in scala gerarchica, non approvava i suoi modi così diretti e poco raffinati.

Non sono in vena di chiacchierare Nnoitra. Non abbiamo il tempo per simili sciocchezze e...”
Sai che ho notato una cosa interessante del tuo nome?”
Aporro detestava i babbei, ma ciò che detestava maggiormente era essere interrotto bruscamente. E quello che il suo interlocutore aveva appena fatto, ebbe il potere di rabbuiarlo in volto.
Già dal corridoio i nervi si erano fatti fragili, in più ci si metteva quell'idiota con discorsi totalmente differenti. Non capiva ormai, quale compagnia fosse peggio. Se la femmina mortale, o l'Espada.

E sentiamo, caro mio... – trattenne un lungo sospiro di rimprovero per se e continuò la domanda – cosa c'è di interessante nel mio nome?”
Nnoitra abbassò per un breve momento il capo verso terra, quasi divertito dalla collera trattenuta a stento dal povero Octava. Girò persino un po' in circolo attorno al proprio interlocutore, con passi eleganti e un poco teatrali. Giusto quel tanto per riuscire a far irritare ancora di più quel povero sfigato.

Ho notato – altro mezzo secondo di silenzio – che tutti e tre i tuoi nomi, ossia Szayel Aporro Grantz, sono perfettamente composti da sei lettere ciascuno...”
E questo dovrebbe interessarmi secondo la tua logica?”
Magari si... Se involontariamente porti il numero del diavolo!”
In effetti non ci aveva mai fatto caso, e ora che glielo faceva notare, si ritrovò a sbattere le palpebre perplesso.
Il numero seicentosessantasei era strettamente legato alla bestia, e in quanto scienziato, era un nemico naturale di Dio. Il fatto che portasse addosso una simile stranezza comunque, avrebbe anche potuto renderlo un po' onorato, se non fosse stato che la giornata era partita malissimo.

E... Prova ad indovinare di quante cifre è formato il nome della ragazza?”
Il gioco però continuava, senza tener conto delle deduzioni del dottore. Prendendolo alla sprovvista, e distraendolo dai propri pensieri. Irritandolo ancora e non poco.

A parte essere formato da sette cifre, non vedo co...”
Si fermò stupito una volta capito il poco simpatico giochetto, mentre l'ennesima folata di vento scompigliò i suoi capelli delicati. Se era un quesito posto per passarsi il tempo, era davvero di pessimo gusto, e quasi sicuramente era stato creato per girare attorno alla portata principale del piatto.
Il numero di lettere con con cui era composto il nome di Orihime, equivaleva all'esoterico sette. Il numero di Dio.

Molto... Molto divertente Nnoitra. Complimenti”
Non era affatto un complimento, e gli occhi ancora spalancati per il ragionamento fatto, lasciavano intendere una certa nota stizzita nei confronti del molesto e allampanato interlocutore.

Aha, grazie! E dimmi... – l'Espada si fece improvvisamente più vicino a lui con fare complice – è davvero una fanciulla divina la tua?”
Se solo non avesse avuto una tabella di impegni da rispettare, avrebbe volentieri impalato la gola di quel buffone giusto per farlo stare zitto un paio d'ore.
Tuttavia invece, decise di cambiare decisamente argomento che non scadesse per forza di cose nello scabroso, puntandosi unicamente su come si fosse passato la serata l'Arrancar guerriero.

Piuttosto, sei stato a caccia in queste ultime notti... Giusto?”
Uhu, e con questo?!” volle sapere un Nnoitra velatamente annoiato per quel cambio di programma.
Trovato niente di interessante tra le dune?”
La domanda che Grantz voleva dare si allacciava principalmente allo status di suo fratello. Il fatto che gli Hollow fossero in agitazione, poteva presagire che gli Shinigami erano ormai entrati in guerra, e di conseguenza era bene tenersi pronti.
Ad ogni modo, la risposta che Jilga rilasciò a quella noiosa domanda, fu a dir poco sconcertante.

Bah! Non abbiamo trovato nessuna preda nel raggio di chilometri! Ci è semplicemente parso di sentire delle voci verso sud-ovest, ma nulla di più... Veramente una cosa assurda!”
La delusione in quella voce guerriera era tanta, mista ad una rabbia quasi infantile. Ma ciò che lasciò ammutolito e pensieroso Szayel, fu il fatto che ora come ora Nnoitra smentiva i fatti descritti da Yylfort. Rendendolo perplesso e, per sua sfortuna, un poco preoccupato.

Capisco... Un magro bottino insomma”
Ma se non era stato un combattimento a deturpare il volto di suo fratello maggiore, chi altri era stato?

- - - - - - - - - -

Inoue non sapeva esattamente cosa fare.
All'improvviso si era ritrovata il ragazzo di fronte, ma lui non sembrava particolarmente interessato alla sua reale presenza. Continuava a restarsene sull'attenti, e a guardarla con l'unico occhio che possedeva – l'altro era coperto da una benda nera – con tranquillità apparente. Quasi con noia avrebbe aggiunto.
Il silenzio che correva tra i due la stava improvvisamente mettendo in ridicolo imbarazzo, e nel cercare di spezzarlo, le uscirono dalla gola solo dei mugugni strozzati. Cosa che il nuovo arrivato, se ne accorse.

Non sono qui per farti del male”
Lo disse in modo schietto ma comunque gentile, se così si poteva definire il tono morbido usato. E nonostante la sorpresa della risposta ricevuta, strano ma vero la fanciulla si calmò un poco.
Rimanendosene comunque diffidente e tenendosi lontana da lui di un paio di passi.

Capisco” mormorò lei, quasi disilludendosi di poter ricevere in quel luogo, un po' di gentilezza genuina. Portandosi ancora alla sabbia, ma questa volta solo per poterla esaminare meglio. Chinandosi a terra, e posando le dita su quei granelli bianchi delicati e caldi. Anche se li dove si trovavano i due c'era la leggera ombra della colonna a coprire quel tratto di sabbia, la superficie rimaneva comunque calda grazie ai lontani raggi solari.
Scavando leggermente con le dita quella superficie così friabile, le parve persino da andare a toccare la zoccolatura della grande colonna distrutta. Cosa avesse portato quel luogo alla distruzione, lei non poteva saperlo, ma fu forse spinta da sentimenti nostalgici per quel posto – e per se stessa – che iniziò a tracciare sul terreno malleabile quelli che erano autentici fiori stilizzati.
Non era mai stata brava con il disegno Orihime, ma le piaceva lo stesso disegnare. Anche cose che non c'entravano nulla con il tema o l'ambientazione in cui creava.
Anche sotto lo sguardo vigile e neutrale di chi iniziò ad osservarla con velata curiosità, senza comunque spiccare una parola.
Le geometrie contorte ed infantili che Inoue tracciava sulla sabbia, recavano fiori che comunque nella realtà esistevano. Erano margherite dalla corolla gigantesca, tulipani dalla campana più grande del gambo, e le calle erano sproporzionate rispetto al resto della composizione.
Certo, non erano i fiori più belli del mondo, ma erano comunque dei fiori nati in un luogo dove non dovevano stare. Partoriti dalla sua immaginazione sincera, si immerse in quel prato immaginario, e in un gesto di pura inventiva, si accinse a cogliere uno ad uno i gambi invisibili dei fiori.
Uno a uno il coglieva a farne un mazzo maestoso, che però nella realtà di quel mondo vuoto si perdeva come il vento. Portandoseli a tratti al naso, per sentirne una fragranza che le sembrava non sentire più da secoli.
Questo gesto quasi assurdo e infantile per come poteva apparire ad alcuni, non le fece dimenticare che accanto a lei, ancora in piedi e con le braccia incrociate dietro la schiena, vi era quel giovane Arrancar di guardia ai suoi giochi.
Si voltò appena per scrutarlo, ma constatò che su quel giovane volto non c'era nessuna espressione contrita dal disgusto o dalla perplessità, vedendola comportarsi quasi come una matta. Ma solo uno sguardo lievemente incuriosito e nulla più.

Ne vuoi uno?”
Le parole le uscirono di bocca improvvise, così come il gesto di allungare il braccio verso di lui, e porgli il fiore immaginario appena colto.
Quello giustamente, la guardò un po' stupito per quella strana offerta. Mentre il braccio della fanciulla continuava ad essere proteso verso di lui in un gesto cortese e un po' triste.
Triste come il suo sorriso.

Come scusa?”
Era lievemente perplesso, ma non per questo shoccato da quel comportamento assurdo e apparentemente folle. Ma la buona fede non bastò con il timido approccio della femmina, che accortasi forse di essere stata troppo sognatrice, decise di ritirare il braccio imbarazzata.

No... niente. Perdona se...”
No aspetta, lo prendo volentieri”
Si rese conto del gesto della ragazza, delle sue reali motivazioni, solo quando stava per subentrare la ragione di aver commesso un atto a dir poco stupido. Era puro istinto quello che gli diceva di provare a portare – un poco e comunque rimanendo istintivamente distaccato – un po' di serenità ad una femmina che sembrava, effettivamente, non aver passato una bella giornata. Così come quasi sicuramente la permanenza a Las Noches non doveva essere il massimo per una umana.
Prese il “fiore” dalle mani della ragazza con una certa attenzione, per poi portarselo al volto e sentirne la fragranza invisibile.

Ha un buon profumo, davvero”
Il primo gesto gentile che Inoue ricevette da quando si trovava li, venne da un ragazzo poco più grande di lei – per dirla in termini spicci, dato che forse contava qualche secolo – che stette a quel gioco infantile accennando persino un timido sorriso.
Sorriso che lei accolse con uno di rimando però fortemente imbarazzato quanto stanco.

Ti ringrazio...”

- - - - - - - - - -

Che cosa stanno facendo quei due...?”
Gli Occhi ambrati del Grantz, si spostarono allarmati oltre la magra figura della Quinta Espada, nell'atto di osservare i due soggetti accanto ad una colonna crollata, allontanarsi da essa e sparire dietro la parte caduta a terra.
La giovane femmina umana stava seguendo la Fracctiòn di Nnoitra, disobbedendo così agli ordini di rimanere sempre in vista. Di quella faccenda se ne accorse pure il sire del giovane servo, che guardò in direzione della colonna crollata osservandone la scena.

Massì... Sono ragazzi Aporro! Lascia che si divertano un po'!”
Il malizioso umorismo dell'Arrancar non era una buona giustificazione a ciò che stava accadendo. Quella stupida era sotto la sua responsabilità, e se le fosse accaduto qualcosa che l'avrebbe portata magari a farsi davvero molto male, ci sarebbe andato di mezzo lui.
Senza contare quindi Nnoitra che cercava – ridendo – di dissuaderlo dall'andare a interrompere i due, si affrettò a passi veloci a scendere la gradinata e raggiungere il luogo in rovina.
Non era semplicemente una giornata iniziata male, ma ad irritarlo maggiormente, c'erano i segreti che suo fratello teneva per se a tormentarlo di irritazione. Quasi lo facesse apposta a raccontargli balle.

Una volta arrivato a destinazione, svoltando il candido angolo della colonna spezzata – e levigato da secoli di intemperie, vide i due giovani disubbidienti chini a terra e intenti a delineare sulla sabbia disegni della più svariata natura.
Le dita tese sulla superficie piatta e friabile, si fermarono di punto in bianco alla vista di quello sguardo cupo e inquietante. Entrambi lo squadrano con sguardo sorpreso, e negli occhi della femmina non mancò una certa nota preoccupata.
Erano giochi innocenti i loro, fatti solo per passarsi il tempo e nulla più. Ben lontani da pensieri poco ortodossi che riempivano la testa ad individui ben più grandi di loro.
Ma l'anima dell'Octava Espada era nera, e il suo unico ordine non andò affatto commentato da nessuno dei due.


Il tour per quest'oggi è finito, Orihime”



Un modo un po' brusco per interrompere il capitolo, lo so! Ma avevo scarse idee, e per giunta la mia ispirazione è andata un po' scemando mentre scrivevo tale episodio. Tuttavia ce l'ho fatta a finirlo, anche se mi ha dato un po' di problemi nella descrizione del luogo.
La Sala della grande Ipostele per chi non lo sapesse, esiste veramente e si trova in Egitto. A Karnak.
Un tempio decisamente vasto famoso per la sua sala piena di colonne.
Mentre per l resto del capitolo, alcuni di voi avranno finalmente decifrato il perchè Zommari parlava dei numeri sei e sette. Mentre la citazione prima del titolo, è una mia inventiva. Ma la spiegazione data alla frase in latino è vera, significa proprio quello che c'è scritto.
Oltre a questo volevo ringraziare chi mi ha recensito!

Exodus: i congiuntivi sono il mio peggior nemico! Scherzi a parte, ti ringrazio della segnalazione. Cercherò di stare più attenta. Per la mitologia Hollow ti dirò, è la parte della storia che mi diverte di più. Certo però, la vera sfida sta nell'inventarsi un mito, senza andare troppo fuori l'ambientazione originale del manga. Spero apprezzerai i miei futuri tentativi, intanto grazie XD

Serenity: Si è vero, Szayel non è esattamente la persona più “solare” di questo mondo, quindi non c'è da stupirsi se Orihime non se la passi un granché bene (anche se forse manco con Ulquiorra era a suo agio mi sa...). Non stupiamoci dei pensieri che lui fa, poi se ti chiedi se attuerà o meno il suo diabolico piano, è tutto da scoprire. Ti lascio nel dubbio... Esattamente come dici tu, “tutto è da scoprire”

raxilia_running: Posso ben immaginare cosa stavi provando nel leggere il capitolo! Mi è poi piaciuto come lo hai definito, cioè affilato come un bisturi. Sinceramente, credo che sia un termine azzeccato per un personaggio come quello di Aporro che, con l'aggravante di essere uno scienziato, è privo di scrupoli. Ti ringrazio ancora che ancora una volta ti mostri una fidata lettrice ^^

Ps: Mi ero ripromessa di non aprire altre longfic oltre questa, invece l'ho fatto eccome! “Enjoy the Silence” mi sta riservando parecchie sorprese, quindi tanti spin off in parte (o velatamente) legati a tale storia ci saranno. Niente di così “pesante” da andare a collegarsi strettamente con la trama principale, ma solo episodi che riguarderanno personaggi differenti. Anche della Soul Society.
Il primo spinoff che mi sono concessa è
Stirb nicht vor mir”, e non dovrebbe andare oltre i sette capitoli.

Per il resto mi auguro abbiate fatto buona lettura!

   
 
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