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Autore: Liy    01/02/2010    4 recensioni
Aveva a lungo combattuto contro di lei per negarla, ed ora che lei se n'era andata, ora che lui aveva vinto, l'unica cosa che Battler seriamente desiderava era riportare in vita quella strega che tanto aveva odiato in passato e che aveva giurato di uccidere con le sue stesse mani.
“Non piangere più, Battler.”
[Spoiler Ep6][BatoBea]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: E poi scomparve
Personaggi: Battler, Beatrice.
Pairing: BattlerxBeatrice.
Rating: Verde.
Genere: Angst.
Avvertimenti: One-shot, missing-moment, Spoiler!.

Note: Ok, è la prima volta che scrivo in questo fandom, anche se ne sono pazzamente innamorata. Se devo essere sincera, questa fanfic non mi piace. Perché la pubblico allora? Perché il fandom di Umineko ha poche fanfic e perché sono sotto minaccia.
Ah, questa fanfic è piuttosto spoilerosa. Se non avete letto l'episodio sei "Dawn of the Golden Witch" o non volete anticiparvi qualcosa, chiudete o tornate indietro!

Disclaimer: Battler, Batrice e tutti gli altri personaggi di Umineko appartengono a quel genio di Ryu07.



E poi scomparve
 
“La me che vuoi tu se n'è andata”
 
Battler era seduto alla scrivania, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo spento.
Le lacrime avevano smesso di cadere da poco - ancora cercava di non dar peso a quel fastidioso mal di testa ma ormai aveva capito che era inutile: tanto valeva aspettare, calmarsi.
Concentrarsi sul gioco lo faceva star male, concentrarsi su qualsiasi cosa lo faceva star male.
Non doveva pensare. Doveva semplicemente estraniarsi, fissare un punto indefinito, senza meta ne' spazio, e smetterla di pensare. Pensare faceva male, quindi era meglio annullarsi, lasciarsi andare all'oblio.
… Anche la vera Beato probabilmente in quel momento si trovava avvolta dall'oblio. E probabilmente era sola.
“Beato...”
Forse anche lei piangeva.
“... Beato...”
… O forse dormiva beatamente, inconscia del fatto che in quel momento lui fosse solo, inconscia del fatto che lui stesse provando di tutto per farla tornare da lui, ancora una volta. Magari nemmeno lo ricordava.
E se fosse per quel motivo che la Beato che lui aveva riportato in vita si comportava in quel modo?
E se quella era la vera Beatrice, ma semplicemente non ricordava nulla?
No. Beatrice era più orgogliosa, spavalda.
Questa Beato era ingenua e innocente.
Non era nemmeno lontanamente simile alla vera Beatrice, la Beato che lui voleva riportare in vita. La Beato che più di ogni altro desiderava avere accanto in quel momento, che lo consigliasse sul da farsi in quel maledetto gioco.
Sarebbe stato meglio morire in quella Cattedrale, pensava a volte Battler. Sarebbe stato meglio morire là, abbracciato dalla sua amata strega, ignaro della verità, piuttosto che continuare quella sua semi-esistenza (infondo lui è già morto, e più di una volta), senza la sua avversaria.
Non aveva senso per lui sedere al posto del Game Master, non senza aver al suo fianco Beato.
Lui la voleva. Disperatamente.
E non passava giorno che non le desse della stupida per non averlo atteso, anche se sapeva benissimo che lei non poteva sentirlo, o tanto meno rispondergli.
“Io... ho risolto tutti i tuoi misteri, ti ho capita... ma tu... tu non hai saputo aspettare. Non mi hai saputo aspettare...”
Pensare faceva male. Ma smetterla di pensare era difficile, almeno in un momento come quello.
“Beato... perché...?”
Strinse i pugni e chiuse gli occhi, singhiozzando amaramente.
Stava sbagliando, lo sapeva bene. Doveva tornare dalla sua famiglia, da Ange. Quel gioco ormai non aveva più senso, non ora che lui sapeva la verità e che Beatrice se n'era andata. Doveva terminarlo, tornarsene a casa.
… Eppure, senza Beatrice continuare non aveva un senso. Andare avanti, superare il dolore per la sua perdita, per Battler non era cosa inconcepibile.
Aveva a lungo combattuto contro di lei per negarla, ed ora che lei se n'era andata, ora che lui aveva vinto, l'unica cosa che Battler seriamente desiderava era riportare in vita quella strega che tanto aveva odiato in passato e che aveva giurato di uccidere con le sue stesse mani.
Un sorriso triste gli si dipinse in volto, mentre ricordava come Beatrice lo avesse messo con le spalle al muro più di una volta.
Era stato uno sciocco.
Se solo avesse capito tutto prima...
“... Non ti avrei fatto soffrire in quel modo.”
Si coprì il volto con una mano, mentre dagli occhi chiusi gli sfuggiva qualche lacrima.
“Non ti avrei torturata...”
Gli sfuggì un singhiozzo, le braccia ricaddero entrambe lungo i fianchi e altre lacrime amare tornarono a solcargli il volto.
“Non ci sono scuse...”
Piangere in quel modo lo faceva sentire uno stupido; quante volte Beato lo aveva schermito per tutte le volte che aveva versato delle lacrime per i suoi famigliari? Ed ora lui le stava versando per lei.
Che stupido. Era senza speranza.
“Non importa.”
Un debole vento gli mosse i capelli, e due mani gli coprirono gli occhi dolcemente. Conosceva bene quelle mani, e quella voce.
“Non importa. Non è colpa tua, Battler.”
Sentiva il volto di lei vicino al suo, sentiva il suo profumo e il solo suono della sua voce lo faceva tremare. Aveva i capelli sciolti, riusciva a sentire delle ciocche sfiorargli la mano. Quanto gli mancava. Quando gli mancava quella dannata strega che per lungo tempo aveva solo desiderato uccidere.
“... Beato...”, allungò una mano verso quelle di lei – che ancora gli coprivano gli occhi – ma sapeva bene che quella era solo una sua fantasia, uno scherzo della sua mente. Beatrice era morta e, per quanto lui avesse provato, non era stato in grado di farla tornare in vita.
“Battler... Devi smetterla”, sentiva ancora le ciocche di capelli muoversi come sospinte da un vento inesistente, “... non puoi andare avanti così.”
C'era una nota di malinconia nella sua voce, mentre si aggrappava a lui e chiudeva gli occhi.
“Non puoi continuare a piangermi in questo modo, è una cosa stupida, anche per uno come te.” La sentì sbuffare, e la immaginò mentre increspava appena le labbra in un accenno di sorriso.
Desiderava tanto vederla, vedere quel sorriso che tanto gli mancava.
“Beato... lasciami vedere il tuo sorriso ancora una volta...”
“No.”
Per un attimo, a Battler mancò il fiato. Quella risposta lo colpì come un pugno allo stomaco.
“Beato...”
“No, Battler. Non posso. E nemmeno tu puoi.”
Non aveva senso. Ciò che stava accadendo era un mera illusione, una pura scena dettata dalla sua fantasia... quindi perché non gli era permesso di godere appieno degli scherzi che gli faceva la sua mente?
Non era la prima volta che succedeva una cosa cosa simile: sin da quando Beatrice se n'era andata – perché ciò implicava che prima o poi tornasse – non faceva altro che aver quel tipo di allucinazioni. Ormai non dormiva nemmeno più.
“Perché... non posso?”
L'aveva vista ridere, scherzare, schermirlo qualche minuto prima, perché ora non aveva più di diritto di poterla osservare?
“Perché ti faresti del male, e non voglio questo.”
… Ironico. Ironico come la Strega che lo aveva ucciso e fatto tornare in vita più volte, adesso volesse proteggerlo. Ironico come lui, che aveva giurato più di una volta di cancellare la sua esistenza, di ucciderla, stesse cercando in tutti i modi di poterla vedere anche solo per un'ultima volta. Ironico come fossero tornati al punto di partenza: incapaci di vedersi l'un l'altra; due entità incapaci di coesistere.
“Beato, non...”
“Battler, termina questo gioco. Mantieni la promessa che mi hai fatto.”
La sua mente doveva veramente odiarlo, realizzò Battler dopo quella frase.
“Faccio schifo a mantenere le promesse.”
La sentì ride. Gli mancava quella sua risata.
“... Lo so. Lo so meglio di chiunque altro.”
La presa sul volto di Battler si fece sempre più flebile, la risalta di lei sempre più spenta. Lei, sempre più lontana.
“Non piangere più, Battler.”
E scomparve, avvolta da una marea di farfalle dorate.
   
 
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