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Autore: Bellatrix    12/07/2005    3 recensioni
Da "Quattro amiche e un paio di jeans" di Anne Brashares.
Ho voluto scrivere l'avventura di Bailey attraverso i suoi occhi perchè... bè, in realtà non lo so neanch'io! Ma è un personaggio che mi piace molto, e ho cercato di immedesimarmi in lei come meglio potevo! Read&Review, please, è molto importante per me!
Ps. Non c'è bisogno di aver letto il libro per comprendere la storia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con gli occhi di Bailey

Con gli occhi di Bailey

 

 

Capitolo 2

 

Bailey strizzò gli occhi. Era sdraiata. Le sembrava che qualcosa sotto di lei si stesse muovendo. Aprì leggermente gli occhi, e vide una sagoma verde spuntare sullo sfondo bianco. Sentiva che qualcuno le teneva la mano, e la strinse.

 

Si rese conto di essere su un’ambulanza.

 

Quando aprì definitivamente gli occhi, si accorse che la sagoma era una ragazza di circa quattordici anni con capelli ricci e disordinati, con la divisa di Wallman’s.

 

Sorpresa, si girò e chiese a quello che sembrava essere un infermiere: “Perché questa qui di Wallman’s mi tiene la mano?”

 

***

 

Bailey non si ricordava esattamente cosa fosse successo durante il resto del tragitto, ma una volta arrivata in ospedale era stata portata in una stanza privata, e poco dopo erano arrivati anche i suoi genitori, preoccupati più che mai.

 

Bailey, santo cielo, non sai che spavento ci hai fatto prendere!” esclamò la madre abbracciandola. “Stai bene? Hai male da qualche parte?”

 

“No… Sto bene, mamma, non preoccuparti” rispose Bailey, che non aveva le idee molto chiare su quello che era successo. Era caduta? Dove?

 

In quel momento un dottore entrò nella stanza.

 

“Salve, sono il dottor Moore. Voi siete i signori Graffman?” chiese. Era un uomo di mezza età, con la faccia un po’ rossa e due gran baffoni. A Bailey venne in mente un personaggio di Futurama, quella specie di aragosta… il dottor Qualcosa.

 

Il padre rispose facendo un cenno affermativo con il capo, mentre la madre continuava a guardare la ragazza apprensiva.

 

“Vostra figlia non si è fatta praticamente nulla, ha solo perso conoscenza per qualche minuto… Può tornare a casa anche subito” continuò il dottore.

 

“è sicuro che stia bene? Avete fatto tutte le analisi?” insistette la signora Graffman.

 

“Non si preoccupi, signora, le assicuro che è tutto regolare. Ora vi lascio” e detto questo, uscì dalla stanza.

 

***

 

Poche ore dopo, Bailey era rientrata a casa con sua madre, mentre il padre era tornato al lavoro.

 

Era stesa sul letto, intenta a fissare le foto sul comodino. Lei e i suoi genitori. Lei e Maddie. Le foto ritraevano tutte gli stessi soggetti.

 

Prima che la ragazza potesse deprimersi ancora di più, il campanello di casa suonò. Non sarebbe certo stato un evento così eccezionale, se non fosse stato per il fatto che il campanello di casa Graffman suonava esclusivamente se il padre dimenticava le chiavi, fatto comunque molto raro.

 

Sentì i passi della madre che si dirigevano verso la porta. Poi sentì una voce che non riconobbe.

 

Pochi secondi dopo, altri passi incerti salivano le scale e si dirigevano verso la camera di Bailey. La porta socchiusa si aprì di qualche centimetro, e ne sbucò una testa arruffata.

 

La testa disse “Ehi, ciao” e avanzò di qualche passo, portandosi dietro il resto del corpo. “, sono Tibby…”

 

Bailey la riconobbe.

 

“Sei la ragazza del supermercato” disse, alzandosi a sedere.

 

“Sì”. Tibby si avvicinò ancora al letto e le porse un portafoglio che Bailey conosceva. Era il suo.

 

“Mi hai sfilato il portafoglio?” chiese strizzando gli occhi. Sapeva di non essere simpatica. Ormai era una abitudine comportarsi così, si divertiva quasi.

 

La ragazza chiamata Tibby la guardò torva. “Non ti ho sfilato il portafoglio. All’ospedale lo hanno usato per chiamare i tuoi genitori e poi per sbaglio è rimasto a me. Eccolo, comunque” e lo lanciò sul letto.

 

Bailey lo afferrò e guardò dentro, contando le banconote. “Secondo me avevo più di quattro dollari”

 

“Io credo di no.

 

Perché li hai presi tu.”

 

Tibby sembrava incredula. “Stai scherzando? Credi davvero che ti avrei rubato i soldi e poi mi sarei fatta tutta questa strada per venire qui a riportarti il tuo patetico portafoglio? Cos’altro c’è che vale la pena di restituire a parte i soldi? Il tuo oroscopo? Rischiamo chissà che disgrazia se dimentichi il tuo segno zodiacale?”

 

Bailey era sorpresa. Le piaceva la gente che diceva apertamente quello che pensava, ma non credeva che Tibby fosse una di quelle.

 

Ovviamente questo non significava che adesso sarebbe stata più gentile.

 

“E cosa c’è invece di importante nel tuo portafoglio? Una patente per guidare la bici? Un tesserino di riconoscimento di Wallman’s?” ribattè, curandosi di pronunciare Wallman’s con quanto più disprezzo riusciva a fare.

 

Tibby la osservò strizzando gli occhi. “Quanti anni hai? Dieci? Chi ti ha insegnato ad essere così tagliente?

 

Bailey la fissò arrabbiata. “Ne ho dodici.” disse gelida. “Quanti anni hai tu? Tredici?”

 

In quel momento la voce di sua madre arrivò dal piano di sotto. “Bailey! È ora di prendere la medicina! Vuoi mandare giù la tua amica?”

 

“Certo” gridò Bailey di rimando. Guardò Tibby con aria divertita. “Ti dispiace?”

 

L’altra scosse la testa. “Certo che no, visto come accetti i favori. e uscì dalla stanza avviandosi giù per le scale.

 

Bailey aspettò che Tibby rientrasse, ansiosa di riprendere la battaglia. Prese le pillole che le porgeva la ragazza. “Allora hai mentito sull’età per avere il posto da Wallman’s? Il minimo non è quindici?”

 

L’altra ragazza aveva assunto un sorriso falso. “Sì, è il minimo. E in effetti ho quindici anni.”

 

Bailey si irritò. Perché era tornata gentile? “Non li dimostri” disse, cercando di provocarla.

 

“Credo di no” rispose piano Tibby.

 

Bailey capì. Aveva quasi voglia di piangere, e in effetti gli occhi le si stavano inumidendo pericolosamente. “Te l’ha detto, vero?”

 

“Mi ha detto cosa?” chiese Tibby praticamente senza espressività.

 

Che sono malata!” esclamò Bailey, cercando di mantenere un’aria da dura.

 

“No” mormorò l’altra, fissando il pavimento.

 

“Non credevo che fossi una bugiarda” ribatté secca Bailey.

 

Tibby era chiaramente a disagio. “è meglio che io vada” disse in un sussurro.

 

“Bene. Esci di qui” disse Bailey, dura.

 

“Okay. Ci vediamo” la salutò la ragazza, andando verso la porta.

 

“Complimenti per il grembiule” le sibilò Bailey alle spalle.

 

Non ne era sicura, ma le sembrava di aver sentito un flebile “Grazie” mentre Tibby usciva.

 

***

 

Hola! E così è andato anche il secondo capitolo… ora… ringraziamenti!

 

Elychan: Sono contenta che ti piaccia il personaggio di Bailey, ha colpito molto anche me! Continua a recensire, eh! ^__^

 

Alla prossima! Baci Bellatrix

 

 

  
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