Eccomi
ancora a stressare con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, ringrazio le
persone che hanno inserito la mia storia fra i seguiti e le
preferiti, spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative,
spero d’ora in poi di riuscire ad aggiornare più frequentemente visto che ho
finito gli esami J!!!
:-D
eccovi il nuovo capitolo vi prego ditemi che ne pensate, sono curiosa anche di
sentire critiche e suggerimenti, non si migliorerebbe mai senza quelli, buona
lettura e fatemi sapere!!
La porta si aprì con un leggero click metallico,
non era necessario sapere chi era, Marie si alzò dalla poltrona e dopo aver
gettato uno sguardo al
suo assistito si inchinò, aveva notato che stranamente il re non arrivava mai
con il ricco seguito, e fu così anche questa volta, le passò davanti senza
guardarla per andare a fianco del letto di Filippo gli toccò la fronte e dopo
aver constatato l’assenza di febbre, rivolse la sua attenzione alla ragazza:
“Ebbene Marie, mai avrei immaginato di trovarti
abbigliata in tal modo.”
“Eppure sire dovevate pur aver previsto tale
evenienza se avevate fatto preparare questi abiti.”
“Avevo chiesto
ad Ughette di preparare qualcosa nel caso in cui avessi superato l’esame, ci
speravo in realtà…” a quelle parole la ragazza alzò lo sguardo e lo fissò
dritto negli occhi, il re sentì una stilettata trafiggerlo e si sentì in dovere
di precisare: “Ordinando a quelle quattro arpie di non sottoporti all’esame, ti
avrebbero tolto di mezzo in qualche modo, voi donne ne sapete una più del diavolo
in queste cose, ti avrebbero fatto passare per una strega e sarebbe stata la
tua fine. Con cinque minuti di paura ti sei guadagnata il diritto di assistere
lui e delle alleate, la verginità è un bene prezioso più dell’oro in certi
ambienti. Alzati, mi secca abbassare lo sguardo per parlare con te.” La ragazza riabbassò lo sguardo e si alzò,
“Da come mi aveva descritto la situazione Ughette,
sembrava dovesse morire da un momento all’altro, hai fatto davvero un buon
lavoro”
“Grazie per la vostra gentilezza” sussurrò Marie
quasi arrossendo
“Non ti rendi conto di quale immenso servizio mi
hai fatto, se fosse morto non me lo sarei perdonato per il resto della vita e
la regina non lo avrebbe fatto mai”
“Non è stata colpa vostra, non avete scelto voi
di essere re, ne tantomeno di avere un fratello.”
Un leggero colpo di tosse fece interrompere la
conversazione:
“Marie…” ad un lieve cenno del re la ragazza si
avvicinò, “Ben svegliato, dormito bene?”
Filippo annuì
con un sorriso: “C’è qui qualcuno per voi” a quelle parole, subito l’uomo tentò
di mettersi seduto, ma le sue braccia, deboli e ferite, non erano di molto
aiuto, la giovane gli circondò le spalle e lo tirò su sostenendolo con due
cuscini, poi si riavvicinò al re che le disse: “Esci, voglio parlargli da
solo.” Con una riverenza la ragazza uscì e scese in cucina, erano circa
dodici ore che non consumava un pasto decente e la fame cominciava a farsi
sentire, salì pochissimo tempo dopo con qualche boccone nello stomaco, dovette
aspettare ancora tranquillamente, appoggiata al muro accanto alla porta della
camera.
Dopo un tempo interminabile, la porta si aprì, ne
uscì il re: “Vieni” le disse “Parliamo, un po’”
“Certo sire” camminando un passo dietro al re la
ragazza percorse gli eleganti corridoi con timore; passo dopo passo, osservando
l’eleganza di quella bellissima dimora, gli stucchi, i fregi dorati con balze
di nastri e fiori fantasiosi, Marie non potè
astenersi dal pensare all’ingiustizia che si stava consumando, da una parte il
re in questa specie di paradiso dorato, dall’altra la gente comune costretta a
vivere in casupole con il tetto di paglia, quante volte aveva portato latte a
madri che non ne avevano per i loro figli, come la avevano colpita quelle magre
figure di donne, con una frotta di bambini al seguito che chiedevano cibo
attaccati alla loro gonna, in quelle penose scene lei non vedeva dei bambini,
ma solo vampiri aggrappati all’unica persona che si occupava di loro, ma come
poteva dare torto anche a loro? Quando la fame si faceva sentire, ben poche
cose contano, ed ora vedere tutta questa eleganza, i sorrisini delle dame
fasciate in abiti damascati, le faceva ribollire il sangue nelle vene e i suoi
occhi avrebbero incenerito se non li avesse tenuti rigorosamente incollati al
pavimento.
Erano arrivati nel frattempo nei pressi di una
sala il re entrò e si sedette su una delle poltrone facendo segno anche a Marie
di farlo, la ragazza si accomodò e poggiò le mani con deferenza sui braccioli:
“Da quello che hai visto, che ne pensi della mia
umile dimora?”
“Penso che definirla umile è un azzardo, in più pensavo non fosse
questo l’argomento della conversazione.”
“Hai ragione, era mia intenzione condurre la
corte in una battuta di caccia al cervo, che ne pensi?”
“Penso che sebbene mi dispiaccia per quel povero
cervo, ne ricaverei una certa utilità.”
“Questa volta la tua naturale perspicacia non ti
aiuta…”
“Al contrario, potrei approfittarne per far
uscire vostro fratello, e ne ricaverebbe una certa utilità la regina vostra
madre se riusciste a persuaderla a rimanere.”
“Centro, come al solito… la farò rimanere, potrà
parlare con lui con calma.” L’uomo parve riflettere per poco
poi:
“Voglio ricompensarti Marie.”
“Sua maestà sa che non chiedo compensi.”
“Questo non potrai rifiutarlo, voglio assegnarti
un maestro, voglio che tu sappia leggere e scrivere”
“Sua maestà arriva tardi, so già fare tutto
questo.”
Il re si aggrappò ai braccioli della sedia e fu
Marie che si sentì in dovere questa volta di fornire precisazioni: “Il mio
mestiere come sa è molto delicato, se non sapessi scrivere e leggere non
riuscirei ad identificare facilmente tutte le erbe, la maggior parte dei miei
colleghi dice di riuscirci con l’olfatto o con segni sulle bottiglie, ma trovo
la scrittura più comoda e molto più versatile.”
“Bene, allora dovrò pensare a qualcosa d’altro
per te.”
“Oltre a questi vestiti?”
“Questi non sono un regalo, non mi piace avere
straccioni attorno a me, ed anzi ti manderò Ughette per farti fare un bel
bagno, poi lo farai fare anche a Filippo, capisco che le dame, ad eccezione
della mia adorata, non vogliano lavarsi per paura dei malanni, ma mi aspetto
che tu non dia credito a certe credenze.” Marie si chiese chi mai fosse la adorata del re, ma non erano affari suoi
“Naturalmente, sire, appunto volevo chiederle se
verso sera potevo far portare una tinozza con dell’acqua calda in camera di
vostro fratello.”
“Ma certo… puoi andare ora, ho dovuto dirgli
tutto, non so in che stato lo troverai”
Marie uscì e attraversò i corridoi, quasi in modo
affannoso, qualcosa le diceva di essere la nel più breve tempo possibile,
inciampò nell’elegante gonna di alcune signore, ma non se ne avvide, sebbene il
loro sguardo, di fronte ad una simile mancanza di rispetto volesse
disintegrarla.
Arrivò alla porta ed entrò, qualcuno si era
premunito di posare sul tavolino vicino alla porta un vassoio con po’ di cibo,
la ragazza lo sollevò e lo portò dietro i paraventi.
“Ciao Marie” disse Filippo sorridendo “Salve,
come state?”
“Molto bene” lo sguardo del giovane non la
sorprese più di tanto, era scosso, meno di quello che si aspettava in realtà ma
c’era qualcos’altro una sorta di forte sentimento, imbrigliato e incatenato, celato
in fondo all’animo, il cui unico punto di sfogo erano gli occhi: “Che avete?”
“Assolutamente niente, perchè?”
“Non siete bravo a mentire” disse la ragazza con
un sorriso
“Cosa ti fa pensare che menta?”
“I vostri occhi, si vede che avete qualcosa che
vi rode e morite dalla voglia di dirmelo ma avete paura, mi sbaglio?”
“Ma che vai a pensare?” disse l’altro
visibilmente alterato, facendo capire a Marie di avere fatto irrimediabilmente centro
“Aggiungerei anche che voi non volete darmi in
mano armi da cui non sapreste come difendervi.”
“Qualcosa di simile, effettivamente.” Cedette,
all’inevitabile verità
“Cosa potrei
mai farvi? Sono solo una donna” disse lei con una punta di sarcarsmo
L’uomo capì al volo l’allusione e sorrise, distolgliendo lo sguardo:
“Comincia a far freddo, vi prendo un'altra
coperta.”
“Non disturbarti, non sento freddo”
La voce di Ughette si fece sentire:
“Marie, è pronta l’acqua calda, si può entrare?”
“Certo, signora, grazie!”
Subito la donna entrò con dell’acqua e con dei
panni bianchi, li posò vicino alla ragazza e attizzò il fuoco
“Il vino è qui.” disse la signora indicando un
punto imprecisato della stanza e Filippo si chiese a che mai servisse del vino
a una ragazza, così posata come sembrava essere Marie.
“Grazie. Non è che mi potrebbe fare un favore,
già che mi viene in mente?”
“Dimmi”
“Potrebbe far portare una brocca di latte? Sempre
se per lei non è di disturbo.”
“Te la faccio portar su subito”
La donna uscì lasciandoli di nuovo soli, la
ragazza non perse tempo, afferrò le coperte e le lenzuola che stavano sul letto
e iniziò a ripiegarle su loro stesse, per scoprire il corpo del suo paziente.
“Se riuscite, tiratevi su, per favore”
Il giovane sebbene a fatica, riuscì
a piegarsi di quel tanto da permettere alla ragazza di tirargli via la
camicia che indossava, sapeva di avere addosso fasciature, ma non credeva così
tante, a quanto pare era stato fortunato, molto fortunato; ma era alquanto
imbarazzante pensare alle mani di quella giovane sul corpo, visto e considerato
che l’unica donna della sua vita era stata una giunonica signora di circa una
cinquantina d’anni che gli aveva fatto da nonna più che altro.
“Non sentitevi imbarazzato, vi prego, non è la
prima volta che vi vedo nudo, ed ora dovrete stringere i denti, vi farò molto
male.”
Dapprima l’uomo pensò che scherzasse, che fosse
più che altro un’allusione maliziosa, ma si sbagliava di grosso, il vino sulle
ferite bruciava e molto, sentiva fitte dolorose in corrispondenza delle lesioni
e l’odore forte del vino nelle narici, dopo quello che
sembrò un secolo, Filippo sentì la ragazza dirgli:
“Tutto finito ora passerò a lavarvi con
dell’acqua calda, cercate di dormire, vi prego”
Ma come fare a dormire con tutte le domande che
gli ronzavano in testa, ma nel frattempo il panno caldo tra le mani della
ragazza passava sulle ferite con delicatezza, rinfrescandole, chiuse gli occhi, e per non indulgere
in pensieri impuri immaginò fosse una vecchia piena di bozzi e bitorzoli, non
l’angelo che continuava a vedere sotto le spoglie di quella mesta e umile
ragazza che gli stava facendo tanto del bene.
La tortura finì presto, si sentì ricoprire con le
coperte, aveva ancora gli occhi chiusi, sentì Marie che afferrava la sua mano,
la sentì sedersi e spalmare sull’ estremità in
questione, ferita per alcuni proiettili di striscio, un qualcosa di fresco e di profumato che alleviava
il dolore e rilassava, non si era mai sentito tanto bene in tutta la sua vita, tutti
i problemi sembravano lontani, facevano parte di un altro mondo. Sentiva Marie
cantare la stessa melodia di prima, mentre si affaccendava a sistemare le lenzuola
“Dormite, domani volevo portarvi fuori. Sempre se avete voglia”
Annuì semplicemente e scivolò definitivamente in
un dolce torpore.
Il giorno dopo, il sole sembrava avere in serbo
il più bello spettacolo mai visto fino ad allora da
quelle parti, la luce che filtrava dalle finestre era variegata dall’ombra di
bizzarre nubi bianche che si stagliavano verso l’orizzonte, l’alba tingeva
tutto di rosa ed in quel castello, che di giorno era popolato da chiacchiere e
da risate, regnava la calma, intervallata di tanto in tanto dal rumore di qualche
uccello che cantava, i raggi del sole creavano strane figure sulle pareti di
quella lussuosa dimora, dandole un che di artefatto, come lo era tutto in quella casa, a cominciare
dai comportamenti delle persone.
Marie uscì di prima mattina, sentendosi fresca e
felice, come non lo era da tantissimo tempo, il giorno prima dopo aver curato
il suo protetto ed averlo fatto addormentare era passata Ughette, che dopo
quello che era successo la notte prima, sembrava intenzionata a diventare sua
amica, nonostante tutto, l’aveva condotta di nuovo nella sala da bagno e
l’aveva aiutata a lavarsi ed acconciarsi i capelli, raccontandole vari aneddoti
della vita di corte, l’aveva poi assistita nel preparare tutto l’occorrente per
l’uscita di Filippo. La regina diceva Ughette era particolarmente in ansia,
all’idea dell’incontro con suo figlio la terrorizzava, si tormentava nel dubbio
di essere una cattiva madre e che una volta faccia a faccia l’avrebbe incolpata
di tutte le sofferenze patite, Marie le aveva risposto che da quello che aveva
potuto intuire non ci sarebbe stata nessuna scena del genere, le due continuavano
a discutere e si era fatta l’ora di cena e Marie si sedette con lui a parlare,
non aveva mai avuto occasione di parlare con lui, ad eccezione delle poche
battute che si erano scambiati la sera prima, scoprì con piacere che era un
interlocutore arguto e sensibile, cosa che non si sarebbe detta di primo
acchito, quando lo aveva trovato in quello stato pietoso quella notte in cui suo
fratello l’aveva mandata a chiamare, quanto aveva voglia di rivederlo, il suo François,
il primo uomo che l’aveva protetta e su cui aveva potuto fare affidamento anche
quando da piccola si infilava nel suo letto perché aveva paura dei fulmini.