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Autore: Elly    09/02/2010    21 recensioni
Dedicata a tutti coloro che, come me, all'ultimo capitolo non hanno potuto fare a meno di piangere.
**Rufy però osserva attentamente e, in quelle scene che vede a rallentatore, ha ancora il tempo di chiedersi perchè il rumore della vivrecard che crepita e si consuma sia così forte da sovrastare tutto il resto.**
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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REquiem

nda: è strano che io scriva le mie considerazioni prima della storia stessa, ma non posso farne a meno. Questa storiella è estremamente spoilerosa (cap.573 e 574 del manga) e queste anticipazioni non piaceranno a tutti, perchè rivoluzioneranno il mondo di One Piece. Vi prego di leggerla ascoltando la canzone che ho citato, ovvero “End” dei Secondhand serenade, perchè è terribilmente azzeccata e rende al meglio questo piccolo lavoro che a me ha lasciato l’amaro in bocca. Buona lettura!



Il mio posto nel mondo
(e tu, fratellino, sarai abbastanza forte?)


“...Don't let me drown
Don't let me down

I tried to be
I can't get you out of my lonely mind
I'm suffering
How did I die...”
(End- Secondhand serenade)

***

Non sento più il dolore. E’ esploso tutto insieme in un primo momento, ma dopo l’ondata di bianco che mi ha reso cieco per qualche secondo, la sensazione del mio corpo che viene spezzata in due è andata pian piano scemando, lasciandomi sospeso in un vuoto indefinito dove i confini tra la mente e il corpo non sono più così netti.

***

Confusione ovunque. Urla, rumore di passi, esclamazione di rabbia o giubilio, non importa; tutto sembra subire un brusco abbassamento di volume
non appena Ace si para innanzi a lui, con i muscoli contratti ed un’espressione di puro dolore sul viso. Il magma cola dal pugno stretto di Akainu, violentando la pelle del fratello, che lotta per restare cosciente, nonostante la ferita al petto; si vorrebbe scusare per la propria stupidità, vorrebbe dire a quel fratello che ora vede sfocato che non rimpiange nulla, o forse sì, ma giusto una cosa o due...però il dolore è così forte, o forse è solo un’impressione, perchè essendo fuoco non aveva mai provato l’esperienza dell’essere scottato. Neanche si accorge di essersi inginocchiato, non vede il proprio sangue colare a terra in grosse gocce color marmellata

(Ha sempre amato la marmellata...e Makino la faceva così buona)

impastandosi con la polvere. Rufy però osserva attentamente e, in quelle scene che vede a rallentatore, ha ancora il tempo di chiedersi perchè il rumore della vivrecard che crepita e si consuma sia così forte da sovrastare tutto il resto. Gli occhi di Ace cercano disperatamente di restare aperti, perchè se deve andarsene lì ed ora, bene, vuole farlo con l’immagine di suo fratello impressa nella memoria. Ha confluito le sue forze tutte nel ricercare uno scopo, una ragione che gli potesse consentire di trovare il proprio posto nel mondo e riderebbe di cuore se i muscoli rispondessero ancora, perchè la risposta l’ha trovata nello stesso momento in cui la sua vita è finita. Rufy lo osserva con gli occhi sgranati ed Ace sente ancora

(ma è un’eco lontano, una voce che urla nel vento)

il suo grido di disperazione. Sente le forze venirgli meno e si lascia scivolare via, ma il suolo rimane lontano e solo dopo qualche secondo Ace ne comprende il motivo. Rufy è davanti a lui, lo sta sostenendo, le ginocchia piegate per lo sforzo e le braccia strette intorno al suo corpo esausto. Si sta macchiando di sangue, ma fa di tutto per non farci caso, perchè per lui la speranza è sempre stata l’ultima a morire.

“Me l’hai promesso!”

Quelle parole infantili esplodono sulle labbra di Rufy, che sta guardando il Ace con una disperata amarezza. Lui scuote piano la testa, cercando di abbracciare quel fratellino insolente.
Chissà perchè ha così voglia di vivere, ora.

“Scusa, Rufy...”

Mormora piano, come quando da bambini gli raccontava le storie di mari e pirati sconosciuti, per farlo addormentare. Il ragazzo sente la propria presa sul fratello farsi più scivolosa, ma non ci fa caso, non guarda il sangue che continua a scendere a fiotti, perchè forse, se sarà abbastanza forte da riuscire ad ignorarlo, se sarà abbastanza forte da non farsi prendere dalla disperazione e continuare a lottare, Ace si salverà.


“Rufy, guarda che anche se tiri su la coperta ti vedo lo stesso. Smettila di fare i capricci e vieni a fare il bagno”

Il fratellino spunta da sotto il suo nascondiglio con aria confusa.

“Ma io non ti vedevo...come hai fatto ad indovinare che ero proprio lì?”



Ace è sempre stato fuoco. E il fuoco non può essere scottato.

Rufy ripete queste parole in una litania infinita, perchè non può credere che tutto ciò stia accadendo davvero. Sente il corpo di Ace farsi più pesante secondo dopo secondo, i suoi muscoli urlano per il dolore e lastanchezza, ma tutto sembra lontano dalla sua mente, compreso l’eco della battaglia che ancora infuria intorno a loro.

“Grazie di aver voluto bene ad un buono a nulla come me...”

Se avesse ancora sette anni, Rufy si tapperebbe le orecchie con le mani per non sentire quelle parole. Gli sembra di camminare in un sogno, quelli in cui vorresti scappare ma non puoi perchè le gambe sono pesanti come piombo e ti tengono inchiodato a terra. Ace, con la testa abbandonata sulla spalla del fratello, sorride.

“...di aver voluto così bene al figlio di un demonio...Grazie!”

La voce di Ace è un sussurro, ma Rufy la sente lo stesso e capisce ogni parola. Vorrebbe urlargli di smetterla di dire certe cose, che non ha bisogno di nessun grazie e che è sempre il solito, stupido fratellone. La voce però non esce, la gola sembra fatta di cartone e perchè d’improvviso Ace è diventato così pesante? Le ginocchia gli cedono e lui capitola a terra, tra il sangue e la polvere, abbracciato a quel fratello per cui avrebbe dato volentieri la vita e che si è sacrificato per la stessa ragione. Rufy chiude gli occhi, perchè se lui non vede il mondo quest’ultimo non vedrà lui ed anche il dolore rimarrà chiuso fuori. Nella sua stretta il corpo di Ace diventa a poco a poco più freddo.

(Lui che è sempre stato caldo, che è sempre stato fuoco)


e nonostante i tentativi di chiuderla fuori, la realtà si fa largo, prepotente, nel petto di Rufy, lasciando al posto del cuore un vuoto desolante che ad ogni momento che passa lo mangia sempre un po’ di più. Perchè la battaglia non cessa, stordita dalle vibrazioni di quel dolore che sembra volergli squarciare il petto? Perchè continua a soffiare il vento, perchè il sole ancora gli brucia la nuca, ora che tutto è finito? Perchè il mondo non è morto in quello stesso momento in cui Ace ha smesso di respirare?
Rufy rivolge uno sguardo al cielo e vorrebbe urlare, urlare con tutto il fiato che ha dentro, ma i sentimenti si accavallano, si mescolano, e il risultato è un urlo silenzioso, senza che le lacrime possano farsi spazio per cominciare a sciacquare via un po’ di tutta quell’angoscia.

(Come può ancora sorgere il sole, domani?)

“Ace...”

“Cosa?”

“Tu non mi lascerai mai, vero?”

“Certo che no, scemo di un fratello. Sei troppo debole per cavartela da solo”

Rufy, dentro di sè, sorride.

“Promesso?”

Gli tende il ditino e lo guarda fiducioso. Ace sbuffa e lo asseconda.

“Promesso”


Fine


NDA
Sono profondamente scossa, ve lo giuro. Mai e poi mai mi sarei aspettata una simile svolta nel manga, tantomeno pensando che la vittima sacrificale fosse Ace. Era il mio personaggio preferito e leggendo il nuovo capitolo ho pianto, perchè ha fatto una vita dannatamente miserabile. Quando avrò elaborato la cosa riscriverò una fanfiction più degna di questo nome; sappiate che questa è frutto della mia tristezza nonchè del mio sgomento, però è spontanea e ho deciso di pubblicarla per questo. Un bacio a tutte coloro che si trovano nel mio stesso stato perchè amanti di Ace ç_ç

   
 
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